Beppe Braida (comico)     Grugliasco (To)  nov. 2003

                     Intervista di Gianfranco Gramola

Il cabarettista che ha vinto il Premio Walter Chiari

Beppe è piemontese, classe ’63 . Ormai tutti conoscono il suo umorismo e la sua faccia da simpatico furbacchione. Il suo "Attentato" del Tg 4 è diventato un tormentone. Anche il suo libro va molto bene. Ha venduto 170.000 copie in poco tempo. Il comico torinese ha iniziato prestissimo a calcare il palcoscenico come cabarettista e vanta numerosi premi, tra cui il "Charlot" di Paestum (SA), "L’Oscar del Mare" di Sanremo, ecc…Con la banda dello Zelig, di viale Monza ha raggiunto il Top della popolarità , tanto che uno dei maggiori quotidiani lo ha subito battezzato " Super Braida, il giustiziere della battuta errante ". Il quotidiano La Stampa scrive:"Il comico torinese presenta, stravolgendole, vicende di tutti i giorni, punta sulla mimica, trasformando il palcoscenico in una sorta di specchio deformante in cui si riflettono vizi e virtù dell’italiano medio". In poche parole è un vero trascinatore con le sue battute al vetriolo, come dice La Repubblica. Personalmente ringrazio Beppe Braida per la sua disponibilità e anche perché con le sue geniali gag dei TG e con il suo bellissimo libro mi regala dei momenti di allegria e di serenità impagabili.

Ha detto:

- Siamo circondati da manuali che pretendono di insegnarci come tenere una relazione con un partner o come comunicare con una pianta grassa.

- I politici di questa generazione hanno a cuore il nostro bene. Ecco perché io voto Alì Babà, almeno so che i ladroni sono solo quaranta.

- Ho realizzato il sogno di essere conosciuto, grazie a Zelig. Ora il mio sogno è che duri vent'anni.

- Ho letto che quando Bush è alla Casa Bianca prega ogni giorno per noi. Io dico da quando Bush è alla Casa Bianca anche noi preghiamo ogni giorno per noi.

- Il mio eroe? Papa Giovanni Paolo II.

Curiosità

- Un suo rimpianto è quello di non essersi laureato.

- Il suo colore preferito è il nero, come fiore è la margherita e come poeta, per reminescenze scolastiche, il Leopardi.

Intervista 

Beppe che rapporto hai con Roma?

Ottimo, caro Gianfranco, poi tieni conto che mia madre è romana. Inoltre io sono cresciuto a Roma fino a sei anni e poi abbiamo avuto casa nella Città Eterna per tanti anni. Quindi ogni volta che torno a Roma è proprio come se tornassi a casa. Io abitavo sull’Aventino, quindi una zona molto bella della Capitale.

C’è sicuramente una zona di Roma che ami particolarmente, vero?

Ma io Roma la amo tutta, da Trastevere ai Parioli, da Villa Borghese a piazza di Spagna… La amo tutta anche perché dentro di me c’è sangue romano, quindi è inevitabile che la ami tutta.

Ti piace la matriciana?

Beh! Quella è strepitosa come tutta la cucina romana, del resto. Ogni volta che vengo a Roma devo controllarmi. Sai, io giro l’Italia in lungo e in largo per il mio lavoro. Ogni tanto mi viene voglia di bucatini alla matriciana, che è uno dei miei piatti preferiti, per cui, non vedo l’ora di tornare a casa per mangiarli. E’ un ossessione, è una cosa più forte di me, anche perché sono molto goloso.

Qual è, secondo te, il fascino di Roma?

Il fascino di Roma è… Roma. Perché con tutto quello che ci hanno lasciato, a livello artistico e monumentale , con il fatto del gran turismo , che a Roma c’è il Papa, il Vaticano e tutte le sue bellezze, è chiaro il fatto che il fascino di Roma è proprio Roma stessa, il chiamarsi Roma.

Una cosa fastidiosa di Roma?

Il traffico è l’unico difetto, anche se è una cosa che accomuna tutte le grandi città italiane. A Roma in particolare, il traffico è ancora più caotico.

Come vivi la Roma by night?

Tu pensa Gianfranco, che Roma ha un fascino strepitoso di giorno, di notte il fascino è uguale ma con i colori della sera, tutto illuminato, il solito via vai della gente, i localini, ecc… Infatti quando sono a Roma per lavoro , vivo con lo stesso entusiasmo sia il giorno che la notte perché, ripeto, Roma è Roma, ragazzi.

In quale Roma del passato ti sarebbe piaciuto vivere, Beppe?

Da quello che ci hanno lasciato, direi che mi sarebbe piaciuto vivere al tempo dei romani, quello di Giulio Cesare. Visto che loro hanno lasciato un’impronta indelebile in tutto il mondo, se ci pensi, quell’epoca deve essere stata meravigliosa.

Qual è stata la tua più grande soddisfazione nel campo artistico?

A parte i premi, i vari concorsi e le varie targhe che ti danno perché ti apprezzano per questo o per quel motivo, devo dire che quest’anno, c’è stato in particolare un ottimo rapporto con il pubblico, nel senso che mi sono trovato a Imola di fronte a seimila persone e per me è stata una serata molto bella. Stessa scena a Modena. E’ quindi il rapporto con il pubblico quello che mi ha dato in assoluto la più grande soddisfazione artistica.

Ma come è nata la passione per lo spettacolo?

Ma sin da piccolo ero il classico casinista della compagnia a cui piaceva fare il deficiente, nel senso buono, chiaramente. Ero quello che praticamente invitavano tutte le compagnie perché ero uno che faceva ridere, teneva alto il morale e che però non trombava mai, perché ero troppo impegnato a far ridere gli altri. Quindi è nata lì la passione e l’amore per la risata. Poi dall’amatoriale sono passato al semi-professionale e da lì è stata una processione fino ad oggi.

Ma i tuoi genitori che futuro sognavano per te?

Loro mi volevano con giacca e cravatta e con la riga di lato, il classico secchione. Mi volevano geometra, tranquillo e sposato con figli. La classica vita da impiegato insomma.



La cosa più cattiva che hanno detto di te?

Ti devo dire che fino ad oggi non mi risulta che abbiano detto cose cattive su di me, anzi hanno scritto solo cose belle devo dire.

Hai mai avuto dei momenti difficili?

Ah! Questo si, sicuramente! Ci sono stati dei momenti che avevo il frigo talmente vuoto che pensavo si staccasse la spina e uscisse fuori di casa (risata) . Ci sono stati dei momenti che non riuscivo a fine mese a pagare una bolletta e altre cose di questo genere. Quando ho deciso di fare questa professione, comunque, i momenti difficili c’erano, perché, specialmente all’inizio, i guadagni non erano così alti .

Quali erano i tuoi idoli da ragazzo?

Io sono cresciuto con Beppe Grillo. Io mi ricordo la trasmissione Luna Park e lo vedevo sempre e lo ammiravo. Poi sono cresciuto anche con Aldo Giovanni e Giacomo e con altri comici in mezzo. Io adoro comunque Verdone e mi piacerebbe proprio conoscerlo, perché oltre ad essere stato un mio idolo giovanile, lo è tuttora. Io i film di Verdone li ho visti almeno 300 volte. Comunque io ho una predilezione per Grillo, per quel tipo di comicità.

Quando non lavori quali sono i tuoi passatempi?

Leggo molto, di tutto, dai quotidiani ai libri e poi amo fare attività sportiva (tennis, palestra). Una volta questo lo facevo più spesso, ora chiaramente, lo faccio molto meno per via dei troppi impegni. Comunque quando ho un giorno libero vedo di sfruttarlo al meglio, dedicandomi ai miei hobby, anche se poi finisce che la sera sono più rincoglionito degli altri giorni (risata).

Che rapporto hai con la Fede?

Sono credente, credo in Dio e sono fermamente convinto che dall’altra parte qualcosa ci sia. Per come sta andando il mondo, specialmente in questi ultimi tempi, a volte mi chiedo che se c’è questo qualcosa o qualcuno , perché non interviene e perché gli esseri umani sono un po’ impazziti. Però, nonostante tutto, sono assolutamente cattolico.

E il tuo rapporto con il denaro?

Sai, il denaro mi serve per vivere. Io non sono uno che frequenta i party o sogna lo yacht. Il denaro mi serve esclusivamente per vivere, andare avanti e siccome ho la passione dei viaggi, mi piace girare e conoscere altri paesi e altre culture.



Un sogno nel cassetto?

Mi piacerebbe fare un film con Carlo Verdone.

A chi vorresti dire grazie?

Prima di tutto a Mirko Setaro dei TreTre, che è la persona che prima di tutto ha creduto in me, che mi ha aiutato a fare i primi passi. Un grazie anche a Giancarlo Bozzo che è il direttore artistico dello Zelig e a Gino e Michele (autori) che mi hanno dato la possibilità di portare in televisione questa mia idea (la gag dei TG, n.d.r. ).

A chi volesse fare il cabarettista che consigli vorresti dargli?

Di crederci, di tenere duro perché questo lavoro è strano e bizzarro. Alle volte hai la botta di fortuna e parti benissimo e poi magari ti fermi, alle volte ci metti anni a raggiungere qualcosa e alle volte ci metti tutta la buona volontà senza sfondare. Il consiglio mio è di credere nelle proprie forze. Questo lavoro è duro ma se hai la passione è meglio buttarsi. O la va o la spacca o come dice un altro proverbio tentar non nuoce, anche perché dopo, arrivare ad una certa età e vivere di ricordi e pensare: "Se io mi fossi buttato, se c’avessi provato".