Carlo Frenez
(pittore) Mezzolombardo (Trento) 14.4.2011
Intervista di Gianfranco Gramola
Un
pittore che assorbe emozioni nella quotidianità e poi, sospinto dalla forza
della passione, sfoga gli istinti artistici nei suoi dipinti.
Carlo
Frenez è nato a Mezzolombardo
l’8 luglio 1941, dove vive e lavora in Via Morigl al n° 4. Pittore
autodidatta, inizia la sua attività nei primi anni ‘80, seguendo uno stile
impressionista. In tutte le sue opere ricerca i colori, le luci e le forme della
Piana
Rotaliana e della sua borgata. Negli ultimi anni ha esposto in numerose gallerie
della regione, ricevendo anche il Premio Segantini, ottenuto durante l’omonima
rassegna tenuta ad Arco.
Commento sull’operato del noto pittore di
Mezzolombardo
Frenez,
con i suoi dipinti, ha saputo dare esempi concreti di un’ottima sensibilità
artistica. Una serie di emozioni, che solo gli occhi dell’artista,
soffermandosi su particolari, per tanti irrilevanti, riescono a materializzare
in immagini pittoresche, attraverso le sensazioni dell’attimo creativo.
L’artista rotaliano, riesce in un attimo a percepire e posare l’attenzione
su quei piccoli, quanto affascinanti aspetti ambientali, per poi fissarli su
tela, grazie al suo impeto creativo. Una serie di dipinti che restituiscono in
tutta la loro bellezza una straordinaria emozione, come Castel San Gottardo, che
viene immortalato in tre momenti diversi della giornata: mattino, mezzogiorno e
sera, dove la luce fa la grande differenza, e diviene il tema conduttore. Una
luce ora intensa, ora morbidamente dorata, ora soffusa. Quella luce che da
sempre ha stimolato la creatività di tanti artisti illustri. I suoi disegni
sono prospettive di elevato livello qualitativo che sprigionano angoli e momenti
di vita quotidiana. La piana Rotaliana e dintorni, per Carlo Frenez, è una
miniera fin troppo abbondante d’ispirazione. Ad esempio nel suo acquerello
“Corso del Popolo”, si nota il perfetto equilibrio e armonia dell’insieme
e come la sua borgata diventa protagonista essenziale dell’opera, riuscendo
sempre ad armonizzare le forme con i colori e le tonalità più accese con
quelle più tenui. Luoghi semplici, scorci che nella vita l’hanno emozionato,
che gli ricordano momenti particolari e tutto ciò che sprigiona euforia, sotto
lo sguardo lucido dell’artista diventato opere. Lo sguardo e la consapevolezza
che, nel pieno della sua maturità, sa che la pittura, quando è autentica, pone
sempre tutto in discussione.
Intervista
Che
lavoro facevi prima di andare in pensione?
Prima,
da ragazzino mi arrangiavo, come gli altri miei coetanei, a fare le cassette per
le mele e piccoli lavoretti, tanti per guadagnare qualcosa. Poi ho giocato anche
a calcio, nella squadra del paese, la Rotaliana, dove come presidente c’era il
signor Severino Moreni, proprietario di un mulino, che mi ha chiesto se volevo
andare a lavorare per lui. Io ho accettato e sono stato nella sua azienda
appunto 33 anni. Come mansione facevo la farina bianca. Poi il Moreni ha chiuso
il mulino e siccome mi mancavano alcuni anni per andare in pensione, ho lavorato
da Rinaldo Tamanini, nella stamperia, come colorista. Poi ho raggiunto gli anni
per la pensione e adesso faccio
il pensionato e il nonno di tre nipotini. Ora ho tempo da dedicare al mio hobby
principale, che è la pittura. Quando ho una mostra o una scadenza dipingo un
po’ di più, altrimenti me la prendo comoda e vado a spasso con mia moglie.
I
tuoi genitori che futuro desideravano per te?
I
miei non avevano grandi sogni per me. Loro desideravano che avessi un buon
lavoro, che lo facessi bene, con ambizione e umiltà. Altre aspettative non ce
n’erano. Non è come adesso che tutti studiano per diventare chissà cosa. A
quei tempi l’importante era avere un lavoro, farti una famiglia e comportarti
bene. Bastava così.
Com’è
nata la passione per la pittura?
Penso
che questo amore per la pittura sia nel mio Dna, o un fatto ereditario, perché
sia mio papà che mio zio che faceva il prete a Venezia, avevano questa grande
passione. Poi mio zio è morto e mi ha lasciato un mucchio di colori. Dopo ho
messo su famiglia e ho smesso di giocare a calcio. E ho iniziato a dipingere. Il
primo quadro che ho fatto è stato “El Calzolar”, in onore a mio papà che
faceva appunto “el calliar” (il
ciabattino). Poi sono andato avanti a dipingere e ho fatto la mia prima mostra a
Mezzolombardo, esattamente sul Liston, esattamente dove adesso c’è una
macelleria. Poi ho fatto altre mostre in Comune.
Chi
sono stati i tuoi maestri?
Mi
sono ispirato molto allo stile impressionista, quindi ai pittori francesi come
Pierre Auguste Renoir e Claude Oscar Monet. Da lì, come autodidatta, ho
letto parecchi libri sul questo tema, mi sono informato, ho studiato e sono
andato a vedere mostre e devo dire che ho imparato molto. L’impressionismo è
uno stile o meglio il tentativo
di rappresentare la realtà nella quale siamo immersi, poi gli impressionisti
tendono a rendere questa realtà così come credono di percepirla e non si
limitano a rappresentare solo la realtà naturalistica, ma estendono la loro
opera anche alla figura umana ed alle vicende cittadine.
Autunno a Cles (di Carlo
Frenez)
Cos’è
per te la pittura?
Per
me la pittura è una cosa importante, perché da quando sono in pensione prima
di tutto è un passatempo, oltre che un hobby, una passione. Mi aiuta a tenermi
sempre vivo, avere interesse e ad essere sempre impegnato in qualcosa che mi
appassiona molto. Adesso che ho 70 anni mi piace tenere sempre la testa attiva e
impegnata in qualcosa di bello e interessante.
Oltre
a fare quadri fai anche disegni?
Si!
Prima di fare quadri faccio sempre uno schizzo, un disegno. A volte vado sul
posto, a volte li faccio a mente ricordando qualcosa che mi ha colpito. Mi
bastano due schizzi e ho gia impostato quello che avevo in mente. In casa ho
parecchio disegni.
Il
complimento più bello che hai ricevuto?
Ogni
volta che faccio una mostra per me è paragonabile ad un grande complimento.
Non è per essere vanitoso, però credimi, quando uno che viene ad una
mia mostra e apprezza una mia opera, per me è una soddisfazione enorme.
Com’è
il mondo dei pittori? Esistono invidie e rivalità?
E’
un mondo dove esiste l’invidia, tanta invidia purtroppo. A me piacerebbe
parlare con dei pittori e magari trovarsi e fare un gruppo, però mi sono
accorto che non c’è la volontà e il desiderio di fare unione. Siamo in tre
pittori che andiamo molto d’accordo e ci troviamo spesso a fare delle mostre,
soprattutto per beneficenza.
Hai
già fatto qualche mostra. Quale ti ha dato più soddisfazione?
Sempre
l’ultima (risata). A parte gli scherzi, penso sia stata la prima che ho fatto,
a Mezzolombardo, che per me è stata una soddisfazione enorme. La preparazione,
l’organizzazione, l’agitazione della vigilia e di quella giornata, il
chiedersi:”Verrà qualcuno a vedere i miei quadri? Piaceranno i miei
dipinti?” e l’attesa è stata una emozione incredibile. Poi dopo è stato un
successone perché è venuta tanta gente del mio paese e anche da fuori che mi
ha dimostrato tanto affetto. Devo dire che ogni mostra ha una sua storia, fatta
di frammenti di emozioni diverse.
Venezia ( di Carlo Frenez )
A
Mezzolombardo esiste una scuola o un ritrovo per pittori?
No!
Addirittura non esiste neanche una sala da fare mostre. Ho parlato con il
sindaco durante la mia ultima mostra, e mi ha garantito che il primo piano di
una delle due case in costruzione dove prima c’era la cantina, in piazza delle
Erbe, sarà adibito a sala mostre di pittura, di fotografia o esposizioni varie.
Però fino ad ora non c’è né scuola né ritrovo per pittori o appassionati
di questa arte.
Temi
più il giudizio dei familiari o di chi viene a vedere le tue opere?
Sicuramente
la moglie è la prima a cui chiedo un giudizio, perché so che il suo è un
giudizio spassionato, sincero. (interviene
la moglie) Dopo tanti anni che stiamo insieme, si va un po’ in simbiosi e
quindi conosco benissimo i suoi gusti. Piace molto anche a me l’arte e avendo
lavorato come corniciaia, ho visti tanti quadri e devo dire che ho una buona
esperienza per poter dare un giudizio.
I parenti e gli amici non mi vengono a
dire che non è bello il mio quadro, per non deludermi. Ascolto invece con
interesse il critico, perché quando viene a vedere una mia mostra, da un
giudizio professionale e ti dice in faccia cosa ne pensa. Non è per vantarmi,
avendo fatto tante mostre, non ho mai sentito uno dire:”Che brutto questo
quadro”. Oramai la mia pittura la conoscono in tanti e l’impressionismo è
anche piacevole. Fosse la pittura moderna è già un po’ più difficile da
capire.
Quali
sono le zone che ami dipingere?
I
posti dove ho le mie radici, dove sono nato e anche le zone limitrofe. Amo molto
il torrente Noce. Mia moglie spesso mi dice perché non vado a Trento o a
Venezia a cercare ispirazione, anche per cambiare paesaggi. Ci sono stati dei
pittori grandissimi dell’impressionismo che non sono andati in capo al mondo
per dipingere, ma sono restati lì, nel loro paese e hanno fatto dei capolavori.
Qui nella piana Rotaliana abbiamo degli angoli molto suggestivi. A me basta
andare in montagna e anche un fiore può farmi venire il desiderio di
immortalarlo in un quadro.
Per
un pittore, quando arriva l’ispirazione?
L’ispirazione
c’è sempre. Se vado in paese, in montagna o sulle rive del torrente Noce
trovo sempre un qualcosa che mi può ispirare. (interviene
la moglie) Secondo me, lui come artista, ha una visione, un’ottica diversa da
noi. Perché se noi andiamo in bicicletta fino a San Michele, lui riesce a
vedere dei particolari o certi colori sotto una luce
speciale, che io nemmeno immagino. Appena arrivato a casa, corre a
prendere le sue carte e la matita e comincia a disegnare. A volte penso:”Cos’ha
avrà visto?”. L’altro
giorno sono andato “fora al Nos”dove c’è il biancospino in fiore. Si sa
che questa bella pianta oggi è tutta un fiore e fra un paio di giorni cambia
aspetto. Io ci sono andato perché volevo immortalarlo nel pieno della sua
bellezza. L’altro giorno siamo andati a vedere i ciliegi in fiore in un altro
posto. Uno spettacolo, credimi. Anche
a Mezzolombardo ci sono dei posti che ti fanno provare sensazioni
particolari. Bisogna conoscere e girare il proprio paese perché in una
delle mie mostre, alcuni paesani mi hanno chiesto in qualche posto del paese
fosse quello che ho dipinto su un mio quadro. Abbiamo delle zone nel paese
vecchio, come il Piaz, el Cornel dove ci sono posti bellissimi. La gente passa
davanti e non se ne accorge nemmeno della bellezza di quei posti. (interviene
la moglie) A volte anche andando a Trento si passa per una via e non ci si
accorge che, alzando gli occhi, ci sono degli affreschi sulle facciate delle
case che non abbiamo mai visto,
perché siamo troppo impegnati a osservare le vetrine dei negozi e a guardare
davanti a noi. Difatti
quando Franco Lancetti mi ha presentato, ha detto:”Voi vi domanderete come mai
Carlo Frenez vede solo gente nelle strade di Mezzolombardo e non automobili.
E’perché voi andate di fretta e non vedete quello che vede lui. Lui guarda
con gli occhi d’artista e disegna la sua borgata come la vorrebbe sempre
vedere”.
L’ora
più fertile per dipingere?
Nel
mio caso la mattina, prima che arrivi il sole, perché c’è una luce
particolare. Oppure la sera,
al tramonto. Ma non ho orari. A volte, se non ho impegni e se ho l’estro
giusto, dipingo anche 8 ore.
Oltre
alla pittura, hai qualche altro hobby?
Amo
fare qualche viaggio, andiamo spesso in Toscana. Inoltre amo fare il nonno ai
miei nipotini.
Quali
sono le tue ambizioni?
Io
prendo la vita come viene. Se ci sono soddisfazioni, me le prendo e sono
contento. La cosa a cui tengo molto è che non voglio legami con gallerie
d’arte. Ho avuto delle proposte da una galleria di Milano, che voleva avere
l’esclusiva della mia pittura. Voleva 200 quadri all’anno e io ho rifiutato.
Desidero essere libero di dipingere quando voglio io e non avere il fiato sul
collo o farmi venire l’ansietà per mantenere un accordo. Ho i miei impegni
con la Galleria d’Arte Fedrizzi di Cles da tanti anni, una galleria seria e
onesta, poi con la Fogolino di Trento e se c’è qualcosa da fare a
Mezzolombardo, lo faccio molto volentieri. Però non voglio avere legami o
impegni troppo stressanti, altrimenti più che un hobby diventa una catena di
montaggio. Però ci sono pittori che lo fanno. Io non faccio quadri su
ordinazione, io amo fare quello che mi viene in mente e non a comando. Se invece
viene una persona a cui piace un mio dipinto dove c’è una via di
Mezzolombardo dove si vede anche casa sua e che intende comperarlo, sono felice
di accontentarlo.
A
chi volesse avvicinarsi alla pittura, che consigli gli vorresti dare?
Prima
di tutto bisogna avere tanta forza di volontà e avere la costanza di dipingere
tutti i giorni. Prima disegnare e poi dipingere. Se poi desidera, può fare una
scuola che sicuramente è di aiuto, altrimenti se uno ha attitudine, può
informarsi, leggere, studiare, andare a vedere mostre e da autodidatta quale
sono io, può arrivare ad ottimi risultati. L’importante è non pretendere di
essere subito arrivato. Come in tutte le professioni
o le passioni, è molto importante imparare da quelli più bravi e quindi fare
la gavetta.
Un
ricordo legato ad un tuo quadro?
Quando
ho fatto il mio primo quadro, che era “El calzolar”, sono stato in piedi
fino a tardi per finirlo, perché l’avevo lasciato che aveva mezza mano e
avevo paura che soffrisse (risata).
Hai
mai avuto dei consigli da parte di altri pittori?
Una
volta un pittore mi ha detto:”I più bei quadri, si fanno quando si è
affamati”. Se guardi nella storia, tanti pittori hanno fatto delle opere
d’arte, quando erano squattrinati. Quanti pittori, adesso famosi, agli inizi
non avevano neanche i soldi per mangiare. Io ho iniziato la mia avventura con la
pittura, guidato da una sfrenata passione, ho avuto le mie belle soddisfazioni e
poi se vengono i soldi, ben vengano, però ti assicuro che non erano il mio
obiettivo principale.
Un
tuo sogno nel cassetto?
Il
mio sogno è quello di poter andare avanti, stare bene e se Dio mi da la grazie
poter dipingere ancora per tanti anni. Spero di assomigliare a mio papà, che è
morto a 94 anni. Ho molti progetti, molte cose da fare e spero di poter fare
ancora qualche mostra. (interviene
la moglie) Lui quando ha finito un quadro, mi chiama nello studio e mi chiede
cosa ne penso. E mentre guardo il quadro lui mi dice:”La prossima volta ho in
mente di fare questo o quello…”. In poche parole lui pensa già al prossimo
quadro. Si!
E’ vero, penso a quello dopo, perché sono guidato dalla mia grande passione
per la pittura.
Usi
qualche tecnica particolare?
No!
Vado molto a istinto. Inoltre amo fare quadri piccoli e grandi senza problemi,
anche se preferisco quelli piccoli, perché quelli grandi alla fine mi stancano.
Io con quattro segni getto la base del quadro e ci metto 30 secondi e poi vado
avanti.
Progetti?
Quest’anno
ho una mostra a Mezzocorona, poi se viene realizzata la manifestazione a
Mezzolombardo “Calici di stelle” al Castello, farò la mia esposizione, poi
alla manifestazione Sport e Arte al tennis ci sarò sicuramente, perché oramai
è una tradizione.
Con
la pittura si fa solidarietà?
Certamente!
A fine maggio regalo un mio quadro all’associazione che si occupa dei bambini
autistici. Anni fa l’hanno fatta con la Cassa Rurale di Taio. Hanno fatto una
cena ed eravamo dieci pittori. Abbiamo donato un quadro ognuno che poi sono
stati messi all’asta. Hanno venduto tutti i quadri. E’ stata una bella cosa
che mi ha riempito di orgoglio e di cui vado fiero.