Claudio Lippi (cantante e conduttore)          Roma 25.6.2020

                          Intervista di Gianfranco Gramola

La nuova sfida di Claudio Lippi su TUBY tv” (www.tubytv.it )

“Ho vissuto questo esperimento come esperienza, non come esperimento casuale, supportato da autori che sono di mia fiducia”

 

Per contatti Mauro Caldera maurocaldera@361comunicazione.it

Claudio Lippi è nato a Milano il 3 giugno del 1945. Esordisce come cantante nei primi anni sessanta, prima come solista e poi col gruppo I crociati. Nel 1964 partecipa al Festival delle Rose con Addio amore e, nel 1966, ottiene il primo successo discografico con Per ognuno c'è qualcuno.Partecipa poi a tournée teatrali con Memo Remigi e compare come ospite in alcune trasmissioni televisive di Mike Bongiorno (nel 1963 in La fiera dei sogni) e Pippo Baudo (Settevoci), sempre in veste di cantante o di ospite brillante. Poi partecipa come concorrente a Un disco per l'estate 1968. Nel 1972, esordisce in radio conducendo alcune trasmissioni per la Rai, tra cui Musica In e, sempre lo stesso anno, esordisce come conduttore televisivo in programmi per ragazzi Aria aperta e Giocagiò, poi nel varietà Tanto piacere, Rivediamoli insieme, Per una sera d'estate e Mille e una luce. Nel 1975, compare nel musicarello Piange... il telefono e nello stesso anno, lavora come doppiatore alla serie televisiva di animazione Barbapapà, dando la voce a tutti i personaggi maschili. Nel 1978, lavora per TeleMilano, la futura Canale 5, in un one man show, tagliato su misura per lui dallo stesso Silvio Berlusconi, Lo Sprolippio. Nel 1980, RaiUno trasmette il primo quiz in fascia preserale, Sette e mezzo, condotto da Raimondo Vianello per la prima metà, mentre per la seconda da Lippi; Nel 1984, lascia la Rai per passare a Fininvest, realizzando i quiz Tuttinfamiglia (1984) e Il buon paese (1985). Negli anni tra il 1988 e il 1990, fa breve ritorno in Rai per condurre Giochi senza frontiere. Il 1º ottobre 1990, con l'abbandono di Corrado, viene da lui scelto per presentare il quiz del mezzogiorno di Canale 5, Il pranzo è servito: già nel 1985 Lippi era stato chiamato da Corrado per una breve sostituzione a Buona Domenica. Nella primavera del 1992, la direzione decide di prolungare la trasmissione per tutto il periodo estivo. Nel 1996 si propone quasi casualmente per il ruolo di conduttore di Mai dire gol con la Gialappa’s band, programma di punta di Italia 1. Lippi deve la presenza a Mai dire Gol a un litigio tra Teo Teocoli e la Gialappa's: in seguito alla defezione dello showman, il trio è costretto a trovare un rimpiazzo e recluta Lippi che viene mandato in onda improvvisando. In seguito, partecipa alla Buona Domenica di Maurizio Costanzo e di Lorella Cuccarini  e collabora ad altre produzioni, come Simpaticissima, 6 del mestiere?!, Strada facendo e Canale 5 story. Lavora con Michelle Hunziker al varietà Tacchi a spillo. Nel 2002 è impegnato con La sai l'ultima?, show di prima serata insieme a Natalia Estrada, programma a cui entrambi torneranno nel 2004. Nel 2003, durante una crisi con Mediaset, ritorna su Rai 2, dove conduce Eureka, e partecipa a Domenica in, lo storico programma concorrente di Buona Domenica. Il 28 ottobre 2006 annuncia di lasciare la conduzione di Buona Domenica, dopo sole 5 puntate, per divergenze con gli autori. Il 12 luglio 2008 riceve il "Grand Prix Corallo città di Alghero", nel corso del Gran Galà dello Sport e della Tv 2008. Un anno dopo il periodo di inattività televisiva, dal marzo 2009, conduce Dahlia in campo su Dahlia TV e dal settembre 2010 è presenza fissa nei programmi Rai Uno La prova del cuoco e Se... a casa di Paola. Il 30 dicembre 2010 torna in tv con il game-show I love Italy su Rai 2. Nel luglio 2011 conduce su Rai International il Gran Galà del Made in Italy l'oscar alle eccellenze italiane scritto e prodotto da Nicola Paparusso e Gian Carlo Nicotra che ne curò anche la regia. Nel settembre 2011 inizia le registrazioni per la realizzazione di un nuovo album musicale, Volare è meraviglioso. L'8 aprile 2012 esce su iTunes il nuovo album Volare è meraviglioso, un omaggio a Domenico Modugno. Nel maggio 2012 conduce, con Elisa Isoardi, il nuovo varietà di Rai 1 Punto su di te!. Dall'autunno 2012 Lippi co-conduce con Antonella Clerici ogni sabato La prova del cuoco in onda su Rai 1. Il 2 giugno 2015 è il conduttore, insieme ad Amadeus, Pupo e Max Giusti della Partita del cuore su Rai 1. Dal 2011 conduce il Grand Prix Corallo Città di Alghero con il giornalista Nicola Nieddu. Nella stagione 2017-2018, è nel cast dell'edizione di Domenica in, con Cristina e Benedetta Parodi. Questa esperienza non fu, a suo dire, positiva. Dal 9 settembre 2019 è impegnato nella co-conduzione de La prova del cuoco insieme con Elisa Isoardi.

Intervista

Mi racconti i tuoi nuovi progetti e della tua avventura di Tuby TV. Quando è nata l’idea?

L’idea è nata in virtù della forzata sosta, per quanto riguarda il periodo nero che ora si è un po’ allentato, ma che comunque ancora lascia qualche perplessità o qualche paura, ma per il fatto di essere forzatamente in casa, prima di diventare vittima della clausura, mi sono detto: “Razioniamo  il cervello, azzeriamo e ripartiamo. Mettiamoci in competizione e facciamo nuove esperienze”. Io con la tecnologia vado d’accordo come con le verdure, non le mangio (risata), ho riconosciuto che c’è un leggero gap dato dall’anagrafe, perché io non sono nato con i computer, quelli sono arrivati in età molto avanzata. Quindi con le conoscenze che mi hanno ovviamente supportato, appoggiandomi a un video produttore che frequenta normalmente la tecnologia, ho vissuto questo esperimento come esperienza, non come esperimento casuale, supportato da autori che sono di mia fiducia e che quindi hanno anche loro un linguaggio del web, perché è un altro mondo, anche se è banale dirlo. Anche i tempi sono diversi. Ad esempio un’intervista non può andare oltre i 30 minuti, perché poi nell’on demand, so che è la capacità di permanenza davanti alla visione di un filmato, non andrebbe oltre i 7/8 minuti. Se è una cosa molto interessante, evidentemente poi magari si vede, si interrompe, si ritorna e così via. Quindi è nato con questo stimolo provocato dalla competenza di questo amico produttore, dalla partecipazione di autori che hanno ben presente anche quella realtà e sono autori con i quali lavoro praticamente da sempre. E’ chiaro che io nell’ambito della televisione generalista, è giusto riconoscerlo e me ne vanto, ho un pubblico che quando è giovane ha 40 anni. Poi in virtù di altre esperienze, ci sono anche le diciottenni che mi scrivono sui social le solite e graditissime considerazioni, che apprezzo. Quindi avendo quel pubblico, noi stiamo cercando di trovare le situazioni giuste e al momento abbiamo tre dirette a settimana. partecipazione di autori che hanno ben presente anche quella realtà e sono autori con i quali lavoro praticamente da sempre. E’ chiaro che io nell’ambito della televisione generalista, è giusto riconoscerlo e me ne vanto, ho un pubblico che quando è giovane ha 40 anni. Poi in virtù di altre esperienze, ci sono anche le diciottenni che mi scrivono sui social le solite e graditissime considerazioni, che apprezzo. Quindi avendo quel pubblico, noi stiamo cercando di trovare le situazioni giuste e al momento il palinsesto prevede una serie di rubriche pensate a e condotto condotte da me: dalla “CLIP” quotidiana su argomenti d’attualità a “THE’ CON ME”, dialogo tra personaggi noti e gente comune; da “TUBYAMO”, il format che mette a confronto linguaggi, formati e volti della Tv tradizionale e del mondo del web, a “IL TALKINO”, la voce di bambini e adolescenti per sapere cosa pensano del presente e del futuro. Si aggiungono quindi “SKETCH IN-DOOR”, programma satirico in cui comici e personaggi escono tutti da un’unica porta immaginaria e dicono la loro; “SMART KITCHEN”, un nuovo modo di fare cucina ai tempi del Coronavirus; “TE DO ‘NA PIZZA”, con un famosissimo pizzaiolo che crea pizze con nomi propri di persona ed ognuna racconta una sua storia, fino a “#DITELOATUBY “, striscia con un montaggio dei video più curiosi e intelligenti ricevuti dagli utenti che vogliono denunciare, parlare, proporre qualsiasi argomento. Queste dirette e questo canale nasce nel momento in cui eravamo tutti a casa, quindi era un servizio alternativo alla moltitudine di programmi televisivi generalisti, che davano bollettini di morti, di malati, di guariti, di precauzioni per affrontare il corona virus, i politici, i virologi. I politici diventavano propagandistici, i virologi ad un certo punto credo che due d’accordo non ci fossero. E’ una mia impressione …

E' vero, non è un impressione.

E soprattutto si creava un clima in previsione di quello che sarebbero state le riaperture che poi viviamo tuttora, di un numero infinito di categorie. Farne un elenco dovremmo starci quanto meno fino a domani mattina o perlomeno fino a “Marzullo” (risata), che non ha avuto il riscontro di quanto era stato dichiarato e promesso. Fermo restando che sono perfettamente consapevole e quindi non è né polemica, né una critica, che l’emergenza ha toccato il mondo e in alcuni parti del mondo sta andando peggio di quanto sta andando da noi. L’America, il Brasile, la Cina che già dall’agosto scorso abbiamo scoperto che aveva un infezione in atto e gli ospedali strapieni. Quindi tornando alla TV, volevamo dare voce al ristoratore, al proprietario di uno stabilimento balneare, di un albergatore, ecc … sarebbe stato impossibile sentire tutte le categorie. Adesso tutto sommato per molti è ancora un problema, molti non stanno aprendo, la situazione è decisamente compromessa per quanto riguarda l’estate, se va bene a qualcuno, si ripagherà di quello che non ha guadagnato. Quindi non guadagna, considerando che per l’estate il nostro turismo incide il 13,5 per cento sul Pil e sappiamo com’è ridotto. Quindi purtroppo l’estate è molto compromessa e soprattutto la realtà è che l’affanno si comincia a sentire. E’ un affanno politico, è un affanno che viviamo da un po’ di tempo, perché si formano governi più numerici che di condivisione (la parola ideologia è una parola grossa), di finalità o di scopi con i quali portare avanti le riforme, togliere la burocrazia ed era anche una grande occasione. E’ che quando si parla di soldi, io avrei forse pensato che chi ne è responsabile, non della mancanza dei soldi, ma dell’argomento, dicesse: “Signori, prima di promettere, diciamoci la verità. Noi siamo più indebitati e la ricerca è sommersa”. In questo momento chi ha risparmiato, non tira fuori i soldi, perché ha paura delle patrimoniali, ha paura delle tasse e ha paura di esporsi. Quindi è una situazione secondo me, molto difficile. Auguro ovviamente all’attuale governo a nome di tutti i nostri concittadini, che se ne esca. L’Europa non mi sembra che sia così partecipe alla velocità nel distribuire denaro a fondo perduto. Mi sembrano più prestiti che sovvenzioni. Siamo in un ginepraio, però sento affermazioni a volte un po’ troppo ottimistiche rispetto alla realtà che si verifica subito dopo fatta l’affermazione. Non vorrei farmi interpretare per colpa della mia esposizione in maniera polemica. E’ un dato di fatto, riconoscendo che un’emergenza alla qualche non eravamo preparati nel mondo e soprattutto in Italia dove ci sono stati tagli alla sanità negli ultimi tre o quattro governi. Quindi c’erano le finanziarie che  tagliavano alla scuola, alla sanità, la riforma della giustizia sta ancora aspettando da quando sono nato io. 75 anni che sento parlare di riforma della giustizia. Ci sono molte cose che sono ancora inevase in questo paese, che è difficile risolvere, ma credo sia un ammissione quella del politico per la quale prima di tutto diciamoci la verità, cioè questo non si può fare e questo si può fare, ma se quello si può fare, fallo.  

Parliamo un po’ della tua carriera. Tu nasci come cantante. Com’è avvenuto il passaggio come conduttore?

Nasco come cantante e rimango con quell’amore, quella necessità, quel bisogno di trasferire le emozioni attraverso la musica da interprete, perché purtroppo non ho il talento del cantautore. Quando ci fu l’avvento dei cantautori, cioè verso il 1972, quando nascevano il Paoli, il Tenco, il De Andrè e tutta una sfilza di straordinari autori, cambiò poi il sistema sia editoriale che discografico. Non avendo quel talento, chiaramente entravi in una serie B, perché sono venuti a mancare i sarti della musica, ossia quelli che scrivevano su di me, pensando alle mie capacità vocali, al mio timbro di voce e così via. Gli autori che servivano gli interpreti. Poi sono diventati tutti interpreti e autori di se stessi e mi sono detto: “Qui rischiamo davvero di vivere di speranze che non si realizzeranno mai”. Avendo avuto esperienze in campo di ospitate da cantante, in cui avevo accennato anche l’uso della parola, gli autori di Pippo Baudo,  del programma in cui lui debuttò che era “Settevoci”, mi sembra nel 1965, quindi parliamo dell’epoca in cui c’erano ancora i televisori a valvole, mi dissero: “Sei divertente, sai parlare, fai sorridere” e partì la gavetta, che si faceva a quei tempi. Già dire “a quei tempi” mi viene un magone, perché c’è un leggero rimpianto dei tempi che i più datati ricorderanno, dove c’era più semplicità, forse anche più ingenuità e ci si divertiva quasi con niente, la palla per giocare a calcio era fatta di stracci e non avevamo tutte le  esigenze di oggi che, secondo me, era anche più positivo. Detto questo, accettiamo la realtà. Cominciarono a mettermi prima in radio dove facevo dei quiz e dove ho fatto praticamente la gavetta e ho solo invertito quello che allora era la scuola dell’obbligo. La radio è la scuola elementare, perché la preparazione di base era fare la radio, perché ti insegna a dire, a  parlare, a dire cose che la gente ascolta. Se accendi la radio è per ascoltarla, non è per fare solo da sottofondo. Non sei distratto dalle immagini, come con la televisione. Quindi quello era in principio. Poi si faceva la tv dei bambini per passare poi a quella dei ragazzi. Io per caso ho invertito le cose e ho fatto prima la tv dei ragazzi, poi la tv dei bambini che è una scuola straordinaria, perché far divertire i bambini dai 4 agli 8 anni, è un mondo che ti ritrovi, se ce l’hai dentro, e che è difficile da una parte, ma facilissimo dall’altra. Poi ho proseguito con i primi piccoli programmi e alla fine, passo dopo passo, mi sono guadagnato fiducia anche in virtù di dirigenti competenti che avevano il gusto di scoprire come talent chi fosse più portato per un genere piuttosto che per un altro. Ho avuto grandi maestri. Il primo in assoluto è stato Corrado, dal quale ho ereditato una caratteristica che è un’ironia che non va mai ad offendere un concorrente o un ospite e così via. Da Raimondo Vianello, maestro d’ironia. Da Mike Bongiorno, maestro di professionalità, da Enzo Tortora che era di una cultura meravigliosa, proposta in modo elementare, mai spacciata, non si è mai vantato di quale fosse la sua preparazione. Quindi avendo i maestri, avendo queste indicazioni che erano forzate, doverose, perché se non facevi quello, non passavi in prima serata improvvisamente. Quindi la mia rinuncia al canto, l’ho tenuta come passione e come uso spettacolare, perché nei miei spettacoli comunque propongo molto un repertorio degli anni ’60 e soprattutto di Domenico Modugno, per il quale ho fatto anche un CD in omaggio, fatto con grandissimo pudore e con grandissimo rispetto. Domenico Modugno per me era un uomo straordinario per quanto riguardava il senso della vita, il senso di godere la vita, che ha espresso in maniera meravigliosa. Basta guardare il sole e ti accorgi che regalo ti ha fatto, il mare, l’abbraccio dell’amico, il sorriso di un bambino, ecc … Le cose che ritenevo piccole, lui le ha sapute descrivere in maniera straordinaria. Quindi la musica per me rimane un elemento spettacolare perché mi diverte, mi emoziona. Io faccio spesso le piazze, perché mi piace il rapporto con la gente, quella che definiamo comune, ma che è l’ossatura della nostra nazione, è scuola di vita. Quando canto, riesco a sentire che arriva l’emozione, perché sono il primo ad emozionarmi. Quindi sono nato cantante, poi avendo rinunciato alla carriera discografica, è nato l’intrattenitore, il conduttore, il presentatore, chiamalo come vuoi, comunque il mestiere della parola. Come sono logorroico oggi, Gianfranco (risata).

Il mondo dello spettacolo era come te lo immaginavi o ti ha deluso?

Il mondo dello spettacolo in effetti era come lo vedevamo, è  stata una grande scuola quella di aver fatto la gavetta perché sono entrato in punta di piedi, ed era un passo dopo l’altro, con qualcuno che ho avuto la fortuna di trovare sulla strada, che aveva la capacità di capire se stavo crescendo e di darmi suggerimenti e così via. Quindi non l’ho vissuto traumaticamente. Oggi è un po’ più traumatico perché c’è una leggera confusione, i generi si sono ridotti a talk show, molto anche talk politici, qualche gioco o game come si chiamano oggi, presentati da Amadeus, Gerry Scotti e Paolo Bonolis.

Un tuo sogno artistico?

Il mio sogno è fare un programma nel quale la gente si racconta in modo positivo, perché stiamo vivendo veramente una tragedia e sembra che ci si vergogni di dire come l’ha superato, chi l’ha superato, di come si sono superate determinate  problematiche di vita, che poi un po’ toccano tutti. Un fatto positivo, mi sembra, è una mia impressione, che non faccia notizia. Temo che ci sia nell’aria che si debba fare notizia a tutti i costi. Che se poi è finta, è ancora meglio per quanto riguarda certi risultati. Però così non facciamo crescere il nostro pubblico televisivo, ma lo adattiamo un po’ alla frenesia del gossip, dei matrimoni con un fantasma, con Caltagirone.

Un personaggio televisivo che stimi molto?

Ho una grande stima per Barbara D’Urso. L’ho portata io in televisione su Canale 58, al debutto televisivo di Berlusconi. Barbara me l’aveva consigliata un amico che era Memo Remigi, ed è nata lì. Poi si è fatta un mazzo così, con la scelta di una proposizione di tematiche che lei con grande coerenza porta avanti, non sempre però sono condivisibili, ma lei è bravissima nel fare quello. E’ bravissima Maria De Filippi che ha usato al meglio il dolore, perché le storie di “C’è posta per te” è fatta di storie strappa lacrime e devo dire che spesso mi commuovo anch’io. E’ in onda da una quindicina di anni e in certe storie mi aspetto che entri la polizia, perché un padre che dopo 30 anni, che si è fatto la sua vita e poi si pente e si trova un figlio trentenne davanti, quello è abbandono di minore (risata). Sono storie, come dicevo prima strappa lacrime, dove c’è la libertà di chi vuole esprimersi in quel modo, però a me sembra comunque che manchi un po’ di sorrisi. Una storia di uno che crede di aver visto gli ufo è comunque un personaggio che fa sorridere, poi magari gli do il numero di un bravissimo psicoterapeuta (risata) e cerchiamo di capire. Ma la gente ha tanto da dire e soprattutto vorrei fare un programma di fatti positivi, perché si diventi emulazione del positivo, non emulazione del negativo. Io non so se avrò mai un programma di questo tipo, vediamo. Io non muoio, se Dio non mi richiama, cosa che c’ha provato e non c’è riuscito, si è arreso e per il momento continua a ignorarmi. Però credo che davvero ci sia bisogno anche di una parte di televisione positiva, che non sia solo la comicità tradizionale, come Zelig e altri programmi similari o i quiz. Me lo sento e oggi sono orgoglioso di un esperimento nel quale non posso altro che, secondo me, crescere. Crescere come bagaglio personale, non ho la spasmodica ricerca della popolarità o di aumentare la popolarità. Per quello che ho fatto ormai la gente mi considera un famigliare, che entra in casa saltuariamente. Questa è la visione che ho oggi dello spettacolo televisivo, ma che comunque comporta anche quei piccoli sconfinamenti nel teatro, dove è difficile trovare opere prime e quindi dare spazio a nuovi autori. Il cinema ha rari momenti di vitalità, a parte Benigni che è geniale e ovviamente “La vita è bella” è un vero capolavoro che meritava 25 Oscar, e Carlo Verdone che è molto bravo. Le nuove generazioni temo che abbiano problemi per risparmi produttivi perché sembra che anche i cine panettoni abbiano fatto la loro storia e credo siano in una fase calante, perché si è detto tutto, tra invernali e estivi. C’è un Christian De Sica di una bravura sua musicale, che sembra il Sinatra italiano, sia come attore perché ha ereditato le grandissime capacità del padre, al quale molto spesso assomiglia, ma non è un peccato mortale. Se tu hai un padre come quello, beato te che hai potuto apprezzarlo. I fratelli Tognazzi, Ricky e Giammarco si sono differenziati dal papà perché Ugo Tognazzi era unico, Raimondo Vianello era unico, ecc … Ci sono personaggi che hanno rappresentato una realtà professionale teatrale, cinematografica e televisiva che sono irripetibili. Dove vai a trovare un altro Aldo Fabrizi, un altro Totò, un altro Peppino De Filippo. Secondo me non siamo in condizioni di o scoprirli o farli vedere e dargli un ruolo. Oppure i giovani li usiamo ma non li facciamo crescere, ma questo è un mio modestissimo parere. Quindi a questo punto si deve guardare la realtà, non ci si deve sentire vittime, perché la realtà è il giorno se tu vivi. Se ogni giorno hai da vivere, tu quel giorno devi capire come si deve entrare in un sistema, che cosa manca secondo te a quel sistema, sapersi adeguare all’uso proprio della tecnologia, non a uso improprio, per cui alcuni social sono assolutamente deleterei, per cui si è creato un mondo di insulti, di rabbia nascosta dietro all’anonimato. Io ricordo che belle le lettere in cui dicevano “Mi hai fatto morire dal ridere”, oppure “Ho avuto una scarica di diarrea, perché quando ti vedo ho un problema gastrico”. Ma almeno si firmavano, vivaddio. Oggi se hai un raffreddore, fra social e non social, dopo dieci secondi hai una bio broncopolmonite, se poi diventa virale, hai un tumore al polmone.  

In un’intervista hai detto: “Ho preso grandi mazzate per la mia ingenuità”. Mi racconti un paio di esempi?

Tendo a rimuovere le cose negative.

Oltre a lavorare in TV, curi delle passioni nella vita?

Ad essere sincero mi appassiona tutto quello che mi permette di fare nuove esperienze.

Ad un ragazzo che vuole fare il conduttore (presentatore) che consigli daresti?

Di avere tanta forza di volontà e di darsi dei tempi.

Tu sei milanese. In quale occasione ti sei stabilito a Roma e come ricordi l’impatto?

Nel 1972 per essere più vicino alla sede principale della Rai

In quali zone di Roma hai abitato? So che ora vivi fuori Roma.

Sono state talmente tante che avrei fatto meglio a comprarmi una roulotte.

Cosa ti da più fastidio di Roma?

Il degrado che è sempre più avvertibile. Lo considero uno stupro.

Quali sono i tuoi luoghi del cuore a Roma?

Era il Gianicolo, che oggi sembra una discarica.

La cucina romana ti ha conquistato?

Io amo la pasta e Roma ne è regina.

Come cittadino ti senti di dare un paio di consigli alla sindaca Raggi?

Non alla sindaca ma un suggerimento generale: dividete la città in quattro quartieri: Roma Nord, Roma Est, Roma Ovest e Roma Sud. Nominate un responsabile per ogni quartiere. Fate un censimento dello stato del quartiere e distribuite le risorse in funzione delle esigenze prioritarie.