Claudio Proietti (scrittore e sceneggiatore)              Roma 19.3.2020

                                      Intervista di Gianfranco Gramola

“Il lettore rimane affascinato e incollato al libro se tu per primo ti diverti a scrivere e ami quello che hai scritto. Se tu sei affascinato, se tu sei innamorato di quello che stai raccontando, difficilmente il lettore prende il libro e l’accantona”

 

Per contattare lo scrittore e sceneggiatore, la sua e.mail è claudioproietti8@gmail.com   

Claudio Proietti è nato a Roma nel 1973. Allievo dello sceneggiatore Leo Benvenuti (“Amici miei” di Mario Monicelli, “C’era una volta in America” di Sergio Leone, “Compagni di scuola” di Carlo Verdone) è autore di diverse commedie teatrali: “E tu sei bellissima”, “Meglio zitelle!”, “Da domani ti amo”, “Tutto per tutti”, “Tre anime in sala d’attesa”, “Papà povero papa!”. Produttore, regista e autore di cortometraggi, nel 2009 ha pubblicato L'ultima arrivata e nel 2014 il libro dal titolo Ho due storie per te (Armando Curcio Editore). Nel 2016  pubblica il libro per ragazzi L’incredibile storia di Casiamù (Edizioni Progetto Cultura) che è stato adottato da diverse scuole. Nel 2017 ha scritto Il barbiere e nel 2020 Isìra (Storia di una donna che fiorisce).

Intervista

Mi racconti  di cosa parla la tua ultima fatica “Isìra storia di una donna che fiorisce”?

E’ un libro molto particolare per tanti motivi. Il primo motivo è che è un libro che mi sono completamente autoprodotto, utilizzando la piattaforma youcanprint, a differenza degli altri libri che ho pubblicato con la Curcio, da Progetto Cultura, da  Croce Libreria. Però sta andando molto bene, perché in questo periodo per via del corona virus la gente sta a casa e legge. Chiaramente il mio libro se lo scaricano in versione e-book o se lo fanno spedire a casa. Il libro è rivolto a tutti e racconta la storia di una ventitreenne che non sa chi è, si sente in errore, non sa qual è il suo posto nel mondo, non conosce il suo talento e quindi si trova in cerca di se stessa.
Ad un certo punto incontra una persona che le parla della sua vera madre, perché lei è stata adottata, e con questa scusa della ricerca della madre, compie un viaggio interiore che la porta, oltre alla ricerca di questa madre, anche alla ricerca di se stessa. E scopre pian piano chi è, qual è il suo talento, scopre di essere molto differente da quello che pensava. Quindi fiorisce perché c’è questo seme dentro di noi, come dice James Hillman nel suo “Codice dell’anima”, che dobbiamo far sbocciare. Quindi c’è anche  un po’ una metafora che  una giovanissima donna diventa una donna, non solo fisicamente, ma che diventa una donna dentro, spiritualmente.

Quale reazione ha avuto fra i lettori?

Viviamo in un’epoca terribile per certi versi, per altri versi bellissima, perché ci sono i social network che ci permettono di vedere subito le vendite. Una volta pubblicavi un libro e dovevi aspettare un mese per sapere se è andato bene oppure no. Quindi i lettori condividono la storia su instagram, oppure guardano le email. Per adesso il libro sta andando molto bene anche se è uscito da poco. Quindi le prime reazioni sono buonissime, c’è condivisione, stanno spargendo la voce e i commenti sono ottimi. Il bello è che sono più le lettrici che i lettori che acquistano il libro e non è un luogo comune quando si dice che sono più le donne che leggono e che vanno a teatro. Inoltre il libro ha come  protagonista una donna, quindi sono più motivate alla lettura, anche se questo libro è anche per gli uomini.   

Da ragazzo sognavi di fare lo scrittore o che altro?

Quand’ero piccolo, a scuola, durante l’ora di ricreazione dicevo ai miei amici che volevo fare l’attore. Con un mio amichetto mi esibivo facendo delle scenette in classe. Poi crescendo ho continuato facendo regia e anche l’attore di teatro. Con il tempo mi sono messo dietro le quinte, forse anche troppo,magari per un po’ di pudore, per un po’ di timidezza. Oltre al regista e l’attore, ho fatto anche l’autore, quindi massima chiusura totale, sbagliando perché questo non va bene. Invece adesso ho iniziato a mettermi in gioco anche come regista e una cosa che mi sta aiutando, è fare post su instagram per gioco. Devo dire che questo contatto con il pubblico sto cominciando a riapprezzarlo. Io sono molto timido di natura e allora come tutti i timidi quando parlo ho una serie di cose da correggere quando poi interagisco con gli altri. Devo dire che il teatro, la scrittura e il rapporto con il pubblico mi ha dato moltissimo.

Nella scrittura ti ispiri a qualche scrittore?

A parte i classici che mi piacciono molto, ci sono degli scrittori che apprezzo molto, forse poco frequentati dai giovani, ma che a me piacciono tantissimo. Uno è il drammaturgo Eric Emmanuel Schmitt, che ha scritto “La parte dell’altro”. Lui è famoso anche per via del teatro, perché ha scritto “Piccoli crimini coniugali”. Altro scrittore e poeta  poco conosciuto dai giovani è Mario Tobino. Adesso stanno miracolosamente ristampando le sue opere. E’ nato a Viareggio e mi piace moltissimo. Fra l’altro Dino Risi, con cui mi sentivo ogni tanto per telefono, una volta mi disse che io gli ricordavo Mario Tobino. Io non lo so, ma lui riscontrava questa cosa nei miei scritti.  

Per te in un libro è più difficile trovare l’inizio, la trama o il finale?

Questa è una bellissima domanda, Gianfranco. Per me è più difficile trovare il finale. Io lavoro così. Mi fisso sempre un paio di finali, poi nel corso d’opera mi accorgo che il finale che arriva piano piano, è migliore di quello che avevo preventivato. Allora tutto prende un’altra piega.    

L’ambiente che ti circonda, la città dove vivi possono essere fonte di ispirazione per i tuoi scritti?

Si e no, in realtà, perché i libri che ho scritto non hanno una collocazione romana. Per esempio il primo che contiene due racconti, sono ambientati in due piccoli paesi. Il secondo, che è “L’incredibile storia di Casiamù”, è ambientata in un mondo addirittura fantastico. Il terzo “Il barbiere” è addirittura ambientato su un’isola. L’ultimo è ambientato in una città, ma non è Roma. Devo dire che possono essere ambientati in qualunque città, non metto mai Roma, Milano o Firenze, per far si che il lettore faccia o immagini quello che vuole, magari anche la sua città.

Cosa serve per catturare nuovi lettori?

Mi piace questa domanda e ti ringrazio molto. Io rispetto tutti quelli che hanno le loro tecniche e chi frequenta le scuole di scrittura creativa. Io credo una cosa fondamentale però, che il lettore rimane affascinato e incollato al libro, se tu per primo ti diverti a scrivere e ami quello che hai scritto. Se tu per primo sei affascinato, se tu per primo sei innamorato di quello che stai raccontando, difficilmente il lettore prende il libro e l’accantona. Io Gianfranco scrivo in maniera molto semplice e il mio libro lo può leggere quello che ha la V° elementare, come quello che ha due lauree. Io vado dentro il contenuto, però se io mi metto lì a trovare tutte le formule da intellettualoide, mi sento annoiato ed è chiaro che chi lo legge si annoia. Poi c’è anche chi apprezza queste cose. Io se mi annoio, mi annoio. Sai gli autori che sono sotto contratto e devono scrivere perché hanno la scadenza? Ecco, quelli li riconosci subito, perché senti la stanchezza, senti il discorso impiegatizio e non senti l’urgenza, non senti la passione, non senti l’amore che uno ci mette nel scrivere un libro.

Prossimi impegni?

Avevo quattro spettacoli, due in Sicilia e due in Puglia, dovevo partire ora ed è tutto fermo per via del corona virus. L’unica cosa che posso fare in questo periodo è  quello di progettare. Io sono stato allievo di Leo Benvenuti, è stato il mio maestro e io nasco proprio come sceneggiatore. Ho fatto cortometraggi, documentari e vorrei tornare  alla mia passione che è il cinema. Ho scritto un film che vorrei realizzare, ma a questo punto non c’è altro da fare che attendere che questo brutto periodo passi.  

Parliamo un po’ di Roma. Una zona che ti piace?

Una zona che mi piace è via del Corso. Io faccio spessissimo un tragitto che mi piace molto, cioè da piazza del Popolo faccio via del Corso e arrivo a piazza Colonna, dove c’è palazzo Chigi e poi torno indietro facendo via del Babuino. Mi piace molto fare questo tragitto perché sono vie dove c’è tutto un certo tipo di storia di Roma. Poi a via del Babuino c’è la casa di Pupi Avati e di Gigi Magni. In via Margutta viveva Federico Fellini e Giulietta Masina. In via dei Greci abitava Nanni Loy. Quella zona mi piace molto e in qualche modo mi emoziona.

Altro posto che ami?

Altra zona è il quartiere Prati. A piazza Cavour mi siedo su una panchina nel giardino  davanti al palazzaccio e mi metto a leggere qualche libro, soprattutto nella stagione bella. Un altro posto che adoro è l’Eur, una zona completamente differente dalle altre due. C’è il laghetto artificiale e intorno ci sono dei viali dove faccio delle lunghe passeggiate.

Cosa ti da fastidio di Roma?

Fastidio no, però il traffico è snervante. Come facciamo? Stiamo crescendo, siamo sempre di più … che vuoi fare? Ricordi cosa diceva Benigni nel film Jhonny Stecchino? “Il problema di Palermo è il traffico” (risata). Ma è la verità. Devi calcolare che per spostarti da una parte all’altra ci vuole un’ora, poi dipende da dove sei chiaramente. Io sto a San Giovanni e se devo andare a San Pietro, ci vuole appunto un’ora. Noi siamo una città dove siamo tutto e il contrario di tutto. Siamo contradditori. Poi, come nel film “Il sorpasso”, dove diceva: “Puoi andare in qualsiasi città e rimani te stesso. Arrivi a Roma e diventi subito romano”.

Perché i romani sono così simpatici, ironici, divertenti?

Perché il romano ha visto e vissuto tutto. Roma è un bazar, c’è di tutto qua e non ci si stupisce più di niente. Come diceva il grande Ennio Flaiano, se viene un marziano a Roma lo guardi per un po’ e dopo tre giorni non lo guardi più. Che però questo modo di comportarsi del romano, ti salva la vita. Parlo del romano, poi ci sono quelli importati. Il romano de Roma è bonaccione, è uno che “nun se la lega ar dito”.