Clizia Fornasier (attrice e scrittrice)
Roma 19.2.2021
Intervista di Gianfranco Gramola
“Io sono del parere che le idee non sono
nostre, ma che ci vengono a fare visita e noi scrittori siamo il tramite per
farle diventare reali e alla portata di altri”
Clizia Fornasier è nata a Conegliano
(Treviso) il 4 aprile 1986. Dopo aver vinto il titolo di Miss Veneto, partecipa
al concorso di Miss Italia 2004, dove vince il titolo nazionale Miss Sasch
Modella Domani. L'anno seguente conduce su Rai 1 Anteprime: aspettando Miss
Italia e Varietà e Super varietà. Debutta al cinema nel 2007 con il film Notte
prima degli esami - Oggi, per la regia di Fausto Brizzi. Nello stesso anno gira
i film Ultimi della classe di Luca Biglione e Grande, grosso e... Verdone di
Carlo Verdone. Dopo aver terminato le riprese della serie televisiva di Rai Uno,
Tutti pazzi per amore di Riccardo Milani (2009), gira la fiction Piper di
Francesco Vicario, in onda su Canale 5 . Nel settembre del 2010 inizia le
riprese di Un medico in famiglia 7 di Elisabetta Marchetti, serie televisiva di
Rai Uno, nella quale interpreta Albina Battiston. Nel 2012 gira il film La
finestra di Alice di Carlo Sarti, con Sergio Múñiz, Fabrizio Bucci e Debora
Caprioglio. Nello stesso anno è l'escort di lusso nel film del regista Giulio
Manfredonia, Tutto tutto niente niente, con Antonio Albanese. Sempre nel 2012
interpreta il ruolo di Giada nel film di Massimo Venier, Aspirante vedovo, con
Fabio De Luigi e Luciana Littizzetto. Nel 2013 ha pubblicato un romanzo giallo
dal titolo Rajoda (acronimo delle lettere iniziali dei componenti della sua
famiglia). Nel settembre 2013 debutta come concorrente a Tale e quale show,
condotto da Carlo Conti dove imita Britney Spears, Elisa, Olivia Newton-John,
Nancy Sinatra, Gigliola Cinquetti, Kate Bush, Nada, Annie Lennox, Mal, Cyndi
Lauper e Sade. L'11 gennaio 2014 è invitata alla prima puntata del programma
televisivo di Rai 1, Sogno e son desto di Massimo Ranieri, con il quale canta in
duetto Malafemmena/Amapola. Dall'aprile del 2015, in seconda serata Rai 1,
inizia la co-conduzione settimanale del magazine Top - Tutto quanto fa tendenza,
ogni mercoledì, per 10 puntate. Sempre nel 2015, fino alla fine del campionato
di calcio 2014-2015, è stata ospite fissa la domenica pomeriggio su Rai 2 della
trasmissione Quelli che il calcio, condotta da Nicola Savino. L'esperienza si
ripete anche nella stagione del campionato di calcio 2015-2016, dove ricopre
ancora il ruolo di inviata negli stadi la domenica pomeriggio su Rai 2 alla
trasmissione Quelli che il calcio, condotta da Nicola Savino.
Cinema
Notte prima degli esami - Oggi, regia di
Fausto Brizzi (2007) - Ultimi della classe, regia di Luca Biglione (2008) -
Grande, grosso e... Verdone, regia di Carlo Verdone (2008) - Tutto tutto niente
niente, regia di Giulio Manfredonia (2012) - La finestra di Alice, regia di
Carlo Sarti (2012) - Aspirante vedovo, regia di Massimo Venier (2013)
Televisione
Tutti pazzi per amore, regia di Riccardo
Milani - Serie TV - Rai 1 (2009) - Piper, regia di Francesco Vicario - Miniserie
TV - Canale 5 (2009) - Un medico in famiglia 7, regia di Elisabetta Marchetti -
Serie TV - Rai 1 (2011) - Un medico in famiglia 9 - Serie TV - Rai 1 (2014) - Di
padre in figlia, regia di Riccardo Milani - Miniserie TV - Rai 1 (2017) - Camera
Café, episodio Caporale mio caporale, Rai 2, regia di Fabrizio Gasparetto
(2017) - L'ispettore Coliandro, episodio 7x03, Rai 2, regia dei Manetti Bros.
(2018) - I Delitti del Barlume, episodio Donne con le palle, regia Roan Johnson
(2020)
Teatro
Sirene confuse (2015)
Quegli strani vicini di casa (2020)
Libri
Rajoda - romanzo giallo (2013)
È il suono delle onde che resta (2019)
Intervista
Mi racconti com’è nata l’idea del
tuo libro dal titolo poetico “È il suono delle onde che resta” e la trama?
Io ho sempre scritto, ancora prima di
diventare attrice. Ho partecipato anche a dei concorsi letterali, quando ero
alle scuole medie e al liceo. Quindi la mia identità di scrittrice nasce prima
di tutte le altre passioni. Mi sono sempre espressa scrivendo al meglio di me.
Però questa volta, questa storia, ha proprio chiesto di uscire dai cassetti
privati. Per me è stata una cura, ma poteva toccare anche le altre donne.
E’ difficile raccontarla, perché alla fine è il viaggio sia metaforico che
reale di una donna, grande ormai, Caterina, che si definisce una vecchia, che ha
scelto di vivere in isolamento su quest’isola, che io non specifico mai più
di tanto, ma che si capisce essere sul mar Mediterraneo e che la notte di Natale
riceve una visita inaspettata, quella di una bambina che sembra esanime, priva
di vita, in realtà non lo è. Non parla, ha perso la memoria, ma sa che sta
cercando suo padre. Lei è molto riluttante nell’accoglierla in casa, però
poi succederà che le due saranno costrette a convivere e a iniziare questo
viaggio alla ricerca del padre di questa ragazzina, che farà si che le loro
vite in realtà che sembravano tanto diverse, coincidano e che abbiano destini
molto più che uniti. C’è un mistero finale, non è descritto di che genere
si tratta, perché è una commistione di genere e questo me lo disse anche la
casa editrice. E’ una storia a cui io
sono particolarmente legata perché per me è un po’ la mia “sliding doors”.
Se nella mia vita avessi fatto o compiuto scelte differenti, probabilmente la
vita di Caterina che è la protagonista, potrebbe essere stata la mia.
Perché hai voluto collocare il romanzo
nel periodo natalizio?
E’ stato casuale, perché io penso che le
idee non sono nostre, ma che ci vengono a fare visita e noi scrittori siamo il
tramite per farle diventare reali e alla portata di altri. Il Natale è la
rinascita è l’occasione nuova e io che sono ragazzina nell’anima e che ho
un’età dell’anima che è sintonizzata
sull’infanzia e l’adolescenza (sono ariete e nasco in primavera) trovo che
è l’occasione nuova per tutti che si possa presentare in qualsiasi momento
della vita, quindi il Natale è l’occasione nuova per tutti noi.
L’ambiente che ti circonda è fonte di
ispirazione per i tuoi scritti?
Si, senza ombra di dubbio, io vivo pienamente
tutto il mio ambiente circostante. Io sono madre e sono attrice e la scrittura
diciamo lega entrambe le cose. Io scrivo per immagini, quindi il cinema per me
è sempre stato fondamentale. Ho sempre divorato film, soprattutto quelli del
passato e mi piacciono moltissimo quelli di serie B, che per me sono una fucina
di ispirazione grande. Chiaramente la mia vita, quella di compagna e di madre,
una madre presente, perché sono molto presente nella vita dei miei figli, fa si
che tutti gli orpelli, tutte le cose poco essenziali, evaporino e rimanga
l’essenziale, quello che si vede, si tocca e che è riconoscibile da tutti.
Hai già le idee chiare per un nuovo
libro?
Si, è in gestazione (risata). A me le idee
non mancano mai. In questo caso diventare mamma, mi ha insegnato a diventare
anche un po’ più pragmatica e a dare un valore nuovo al tempo. Non perdo
tempo, sto scrivendo, sta andando bene e mi piace. E’ sempre una commistione
di genere anche questo nuovo romanzo, è differente ed è ambientato nel nostro
nord.
Parliamo della tua carriera artistica. Hai
qualche artista in famiglia che ti ha trasmesso la passione per la recitazione?
No, anche se mio papà in qualche modo è
stato un attore, perché mio padre lavorava nell’antidroga, era luogotenente
della Guardia di Finanza, ora è in pensione. In qualche modo lui ha recitato la
sua parte per tanti anni poiché era sotto copertura, quindi era una specie di
attore nella sua professione. Però devo dire che in realtà è stato l’essere
stata esposta a tanti stimoli, ai racconti, alle storie, ai film tanto che mi
hanno fatto nascere questa passione. Sono la prima in famiglia, quindi diciamo
che sono la capostipite.
Prima di fare l’attrice, hai lavorato in
altri campi?
Mentre studiavo, lavoravo come modella per la
Benetton, quindi lavoravo per guadagnare qualche soldino. Poi feci Miss Italia e
vinsi il titolo nazionale per quanto riguardava la moda, anche se la moda non è
mai stata tra le mie ambizioni e passioni principali. Quindi ho lavorato nella
moda sia come testimonial che come modella, però non mi ci sono mai
riconosciuta e poi è arrivato subito il cinema, con “Notte prima degli esami
– oggi”, questa commedia che è stata il mio battesimo nel cinema. In poche
parole ho sempre lavorato in campo artistico.
Per fare l’attrice, ti sei trasferita a
Roma. Come ricordi l’impatto con la capitale?
Intanto devo dirti che ho sempre sognato
tanto Roma e anche mio padre è un grande innamorato della città eterna. Lui mi
parlava spesso di Roma, di quando c’è andato da ragazzo, ma non mi portava
mai a visitarla. Ci sono arrivata da sola per il primo provino, poi lui mi ha
accompagnato per altri due. L’impatto con Roma è stato fantastico, perché
corrispondeva ai miei tanti sogni. Io non sono una fan di tutte le grandi città,
per esempio non apprezzo Parigi e tutti mi guardano male quando lo dico. Perché
per me Roma è più di Parigi, è più di tante altre grandi città. Qui mi sono
subito trovata in famiglia, perché Roma è fatta di tanti piccoli paesi e
quelle che sono le complessità di Roma, le avevo messe in previsione. Però è
talmente bella Roma che ci sta.
In quali zone hai abitato?
La mia prima casa era in piazzale Clodio,
vicino al tribunale. E’ stato complesso, perché l’appartamento era al piano
terra e non sapevo che in città vivere al piano terra non è una grande scelta.
Questo l’ho capito dopo. Poi mi sono spostata dalle parti di villa Pamphili,
poi per diversi anni sono stata a via Egea, a Roma nord e nel
marzo scorso ho definitivamente comprato casa sull’Appia, vicino a San
Giovanni. Qui sto molto bene ed è vicino al parco della Caffarella, che è
l’evasione dalla città. Il Parco della Caffarella è un’esplosione
selvaggia della Natura nel cuore della città. Quando sono lì dentro il tempo
torna a scorrere più lento e ogni malumore si dissolve.
La cucina romana ti ha conquistata?
La cucina romana si, ma dipende sempre tutto
dalla mano dello chef. In casa io ho un romano che cucina molto bene per esempio
... Il nostro ristorante del cuore è il Terzo gusto. Non c’è mai qualcosa di
non perfetto nella loro combinazione di sapori. E poi i loro carciofi ...
Hai lavorato con molti personaggi famosi.
Un tuo pensiero su Carlo Verdone, Luciana Littizzetto e Massimo Ranieri.
Carlo Verdone è il mio idolo, quando trovi
lui, trovi tutto quello che hai amato dei suoi film. Luciana Littizzetto c’ho
lavorato, ma più che altro ci siamo sfiorate, perché nelle scene io non
interagivo con lei quindi o dormivo o facevo altre cose. Devo dire che lei non
si è lasciata avvicinare molto, diciamo che preferisce stare un po’ isolata.
Con Massimo Ranieri è stato un incontro interessante, un approccio di un uomo
navigato, quindi molto sicuro. Devo dire che mi ha trattato in modo molto fermo.
Mi ha scelta per lavorare con lui, ma non mi ha fatto sconti mai. E’ stata una
lezione, anche se non abbiamo avuto il tempo per volerci anche bene. C’è
stato un bel clima ed è stato un esempio, una pagina costruttiva a livello
professionale.
Hai partecipato a Tale e Quale Show facendo le imitazioni di molto artisti. Qual è stato
l’artista più impegnativo, più difficile da interpretare?
Tra i miei prediletti metto di certo Kate
Bush e Annie Lennox. Raccontatrici di storie, oltre che grandiosi cantanti e
performers. La più difficile è stata Sade, con le sue note “in cantina”,
in contrapposizione con le mie più comode di soprano. Ma ovviamente da una
grande sfida può nascere una grande soddisfazione.
Fra colleghi hai trovato più rivalità o
complicità?
Dipende dal set. Ad un certo punto il regista
è fondamentale in questo, perché sicuramente cerca di dare un’impronta umana
sul set. Ad esempio io sul set di “Piper” (canale 5), dove avevo uno dei
miei ruoli preferiti, c’era un regista che esordiva tutti i giorni dandoci il
buongiorno con una carica di solarità che dava un trend a tutto il cast e lì
mi sono trovata molto bene sia con gli uomini che con le donne. Le donne sono
spesso uno zoccolo un po’ più duro, c’è un po’ di diffidenza. Io nei
film spesso ho un ruolo di disturbo, perché faccio la parte dell’amante o
della rivale, sono di scomodo all’interno delle storie, quindi sono oggetto di
pregiudizio sul ruolo, che poi viene distrutto, perché sono molto diversa dai
ruoli che mi vengono affidati. Quindi non è scontato. La cosa strana dei set è
che c’è un avvicinamento immediato, quindi diventa subito fisico, si diventa
subito intimi, fra virgolette, ma poi le relazioni che nascono velocemente,
rischiano di perdersi altrettanto velocemente. Però io mi sono portata dietro
tante belle amicizie e tanta umanità che può essere simile alla mia, dopotutto
c’è una sensibilità artistica che accomuna quasi tutti.
Quali sono le tue ambizioni, Clizia?
La domanda sembra semplice, so darti la
risposta, però dovrei dilungarmi tantissimo. Mi piacerebbe continuare a fare
quello che faccio, chiaramente sempre in crescita e di avere sempre questo tipo
di entusiasmo. Mi piacerebbe farmi conoscere da attrice, oltre i confini
nazionali. Non ti nego che uno dei miei sogni sarebbe quello di lavorare con un
cast internazionale. Ho dimestichezza con la lingua inglese, sono molto curiosa
e mi piacerebbe lavorare anche fuori dall’Italia. Poi vorrei continuare con la
scrittura e magari vedere una delle mie storie diventare un film e quindi far
diventare i miei due amori, il cinema e la scrittura, una cosa sola. Chiaramente
tutto questo stando il più possibile vicino ai miei ragazzi, alla mia famiglia.
Televisione, cinema, teatro. In quali di
questi ambienti pensi di dare il meglio?
Io penso che non sia tanto il palco o il
luogo, ma il progetto. Il progetto fa il buon attore. Io dico sempre che ho una
grande passione per determinati attori, ma senza quei determinati ruoli non
sarebbero stati loro ai miei occhi. E’ sempre la parola che fa la differenza,
io sono una fan delle parole e dello scritto, perché determinano le possibilità
di far splendere o meno una storia. Il teatro accende delle emozioni che sul set
non possono esserci, perché sei in contatto diretto con il risultato del tuo
lavoro, però non fai distinzioni. E’ il progetto, è la parola che determina
tutto.
A chi vorresti dire grazie?
Vorrei dire grazie al mio compagno, perché
mi ha fatto vedere di me colori che non sospettavo esistessero e del lato
artistico mi ha insegnato la sacralità del mio lavoro. Non dico che
era scontato, assolutamente, era più naturalistico, arrivava e io davo
il meglio. Invece con lui ho imparato che il dovere è sacro, va protetto e va
onorato. Lui ha dato risalto alla mia follia, quindi lo devo ringraziare anche
perché da quando l’ho conosciuto la mia vita ha cominciato ad essere in
movimento e in continuo divenire.