Dennis Forti (manager – produttore) Trento 9.5.2011
Intervista
di Gianfranco Gramola
Un
personaggio trentino che ha fatto di una passione il suo lavoro
Intervista
Lo incontro nel suo studio di via Caneppele
44/1 Roncafort (Trento), un ufficio pieno di souvenir americani e non, di poster
(dai Quenn ad Andrew Basso e tanti altri) e un intero mobiletto dedicato ad
oggetti che ritraggono i mitici Blues Brothers. Dennis ha mille progetti per il
futuro, è sorridente e molto positivo. Mi accoglie con entusiasmo e simpatia.
E’ un grande… in tutti i sensi.
Io
ti ho conosciuto su TCA con “Una serata perfetta”. Com’è nata questa
idea?
La
Tv regionale mi ha conosciuto come agenzia perché avevo collaborato con una
loro trasmissione. Il capo mi ha spiegato l’idea di andare in giro per i
locali trentini, ecc.. però mi voleva come pedina, ossia che conducessi la sua
trasmissione. Io ho risposto che se c’è una trasmissione da fare, me la
disegno, me la scrivo, mi faccio la regia
e me la conduco dall’inizio alla fine. Allora erano titubanti alla mia
richiesta, perché nella Tv c’erano delle impostazione in cui i direttori non
permettevano queste cose qua. Dopo di che, forte della mia esperienza sulla Tv
nazionale che ha fatto abbastanza rumore, perché abbiamo fatto la serie
televisiva su All Music, con Andrew Basso, una co-produzione mia con Francesco
Facchinetti e collaborando con pezzi da novanta della regia, la Tv regionale mi
ha richiamato e io gli ho detto che andavo avanti con il progetto solo se avevo
carta bianca. Sono stato fortunato anche perché la Tv stava gia pensando allo
switch-off, quindi voleva un po’ svecchiare l’immagine della Tv regionale,
creare nuovi contenuti ed essere più importante e abbiamo pensato di fare
questo investimento, facendo centro perché è una trasmissione che va avanti da
due anni e mezzo. Con questa trasmissione è stato creato un format che in
nessuna Tv regionale non c’è mai stato.
Dennis
è un nome d’arte?
No!
Il mio nome è proprio Dennis Forti. Io ho sempre vissuto a Romagnano e in
questo paese la metà degli abitanti è di cognome Forti. E’ un cognome troppo
diffuso. Se i miei mi chiamavano
Antonio, in paese ce n’erano tre, se mi chiamavano Mario eravamo in sei, perciò
i miei genitori hanno pensato di chiamare i loro figli con nomi stranieri.
Difatti ho una sorella più grande che si chiama Marika, un fratello più
piccolo che si chiama Samuel e io, Dennis.
E
l’idea di fare il produttore, manager e organizzatore eventi?
Il
mio inizio nel mondo dello spettacolo è stato come dj. radiofonico, a radio
Rovereto stereo, che adesso non esiste più. In quella radio c’era un mio
amico che faceva una trasmissione e a scuola ci divertivamo a fare stupidaggini
e scherzi insieme e andavamo molto d’accordo. Lui mi ha chiesto se volevo
andare in radio con lui. Ho accettato e facevo l’ospite, facendo le
imitazioni.
Le
imitazioni?
Si!
Imitavo i vari dialetti italiani, dal veneto al bolognese e mi riuscivano molto
bene. La trasmissione era diventata abbastanza importante, la gente telefonava
in diretta a farci i complimenti, lettere da ammiratori, ecc… finché dopo il
mio amico ha avuto delle discussioni con la titolare della radio e sono rimasto
da solo. Allora la padrona mi ha chiesto se volevo andare avanti da solo. Ho
accettato e ho condotto la trasmissione alla grande. Dopo da lì ho lavorato con
Italia Network, poi sono passato ad uno scalino sopra in una radio nazionale.
Intanto iniziavo a strimpellare il basso elettrico e a suonare in un gruppo.
Come
si chiamava?
Si
chiamava “Double Puzzle”. Era un periodo dove si suonava tanto. Abbiamo
chiuso l’attività di quattro anni, come gruppo amatoriale, con 240 concerti.
Una media di 60 concerti l’anno e per un gruppo amatoriale erano tanti. Adesso
sarebbe impossibile fare quelle cifre perché non ci sono tanti posti dove
suonano dal vivo. Poi è successo che nello stesso sabato mi chiamavano in un
locale per fare il dj e un altro locale per suonare. Io al primo dicevo di si,
agli altri di no, chiaramente. Allora vedendo i proprietari dei locali
disperati, gli mandavo qualche gruppo musicale, amici miei. Poi qualche
proprietario mi chiedeva di preparargli un programma di serate, promettendomi
una mancia. Uno mi dava 200 mila lire di mancia, l’altro 300 mila e alla fine
ho fatto due conti e ho pensato:”Metto insieme una quindicina di locali e
posso fare l’organizzatore come lavoro”. Allora ho aperto la partita iva e
all’inizio tenevo due lavori (non
si sa mai). Lavoravo alla Olympus, quella delle macchine fotografiche, come
tecnico elettronico e la sera organizzavo eventi, finché il lavoro di
organizzatore è diventato talmente grosso, che non avevo più tempo da dedicare
al resto e allora ho deciso di dedicarmi solo ad organizzare eventi. Dopo tanti
eventi che ho organizzato, ho conosciuto Andrew Basso, un’artista in cui ho
creduto da subito. Lui aveva 16 anni, e con lui è stata la mia prima esperienza
come produttore, in cui ho anche investito dei soldini. C’è da considerare
che la produzione di Andrew Basso è abbastanza costosa. Ci sono tanti
produttori artistici che rischiano su un personaggio, due, tre e magari arrivano
a 10 prima che vada bene. Io ho fatto centro con il primo, quindi mi dichiaro
molto fortunato.
Vivi
a Romagnano, però sei nato a Trento, giusto?
Si!
Il 26 ottobre 1976. Ho frequentato tutte le scuole a Trento, tranne l’ultimo
triennio delle superiori che le ho fatte a Rovereto. Sono perito in elettronica
e telecomunicazioni applicate
all’informatica.
Quindi
tu sognavi di fare questo da grande?
Sai
Gianfranco, non è che uno da piccolo sogna di fare il pompiere e poi va a fare
il pompiere. La vita ti porta ad una serie di evoluzioni che alla fine ti fa
arrivare a quello che poi diventerà il tuo lavoro. Non penso comunque di aver
buttato via anni andando a scuola, perché ho delle competenze
nell’elettronica e nelle telecomunicazioni. Ad esempio quando sono in giro a
fare una serata o curo la regia di uno spettacolo, se do delle indicazioni o
consigli ad un tecnico audio o un tecnico delle luci, so di cosa sto parlando.
Se dico che il microfono ha poco guadagno, perché perde su certe frequenze, so
cosa sto dicendo. Oppure quando parlavano della Tv che da analogica c’era lo
switch-off per andare al digitale, io che ho fatto telecomunicazioni so di cosa
stanno parlando. Quando andavo a scuola io, pochi avevano la terza media, tutti
arrivavano al diploma e pochissimi andavano all’Università. Adesso invece
arrivano tutti fino al diploma e poi tantissimi vanno all’Università. Quindi
è importante la cultura generale che va a seguire i propri interessi, dopo di
che quel che sarà il tuo futuro, è il destino che decide. Io ad esempio, ho
iniziato a fare il DJ in una radio privata a Rovereto, durante i pomeriggi della
scuola, per arrotondare.
Sei
sposato? Fidanzato?
Sono
fidanzato. Lei è impiegata in Provincia.
Come
ricordi la tua infanzia trentina?
Diciamo
una cosa che secondo me è stata positiva, è che fin da piccolo non ho vissuto
il paese. Ho vissuto più la città. Uno di Cles una volta fatte le medie, ha le
superiori nella sua città e quindi vive molto la vallata. Io, una volta fatte
le elementari a Romagnano, dovevo andare a Trento a fare le medie, quindi ho
vissuto molto la città. Ti dirò che l’ho vissuta molto bene, perché i
ricordi belli sono stati sicuramente i boy scout, con cui ho fatto tante belle
cose. Poi con il mio lavoro, appena hai un momento di crescita, ti porta subito
a viaggiare e a stare fuori, Perciò io sono legatissimo alla terra trentina,
dal punto di vista di starci bene. Io lavoro tanto anche negli Stati Uniti, un
paese che adoro, però dopo un mese che sono là, sento il bisogno di tornare
nella mia regione, alle mie radici. Mi manca non l’Italia, ma proprio il
Trentino. Sebbene non ami troppo le montagne, perché non mi piace sciare, non
faccio il rocciatore o le passeggiate. Però ho un attaccamento sfegatato alla
mia terra.
Quali
sono i valori che la tua famiglia ti ha trasmesso?
Sicuramente
uno dei valori più importanti che mi hanno trasmesso i miei genitori è che
qualsiasi cosa va guadagnata. Mi ricordo che nel ’90 cominciai ad
appassionarmi tantissimo di musica e avevo le cassettine con il registratore,
ecc… e con la tecnologia, iniziavano ad arrivare i compact disc. Come tutti i
ragazzini, sono andato dal papà a fargli vedere delle riviste di stereo. Alla
fine mio papà, dopo le mie insistenze, mi ha portato a vedere gli stereo in un
negozio e davanti ad un apparecchio da un milione (allora c’erano ancora le
lire), mio papà mi ha detto:”Hai un milione di lire per comprarti questo
stereo?”. Gli ho detto di no, chiaramente. Allora mi ha detto:”Se vieni a
lavorare con me tutta l’estate, alla fine avrai un milione e potrai comprarti
lo stereo”. Allora sono andato a lavorare tutta l’estate in campagna con lui
e alla fine, facendo il cumulo delle ore, non arrivavo al milione. Alla fine mio
papà me ne ha comprato uno più bello di quello visto, però mi ha fatto
sospirare tre mesi inoltre mi ha dato una lezione di vita. E’ stato un
bellissimo insegnamento, perché mi ha insegnato a dare valore ai soldi e che
tutto nella vita bisogna guadagnarselo. Poi devo dire che la mia è una famiglia
molto unita e si parla molto in casa, tutti insieme, di qualsiasi cosa. Nel mio
lavoro ho avuto parecchi picchi positivi e, per fortuna, pochi di negativi, però
ne ho sempre parlato a casa con i miei, perché abbiamo sempre un rapporto molto
aperto.
Tuo
papà fa il contadino. E la mamma?
Segretaria
in un ufficio.
Quando
vuoi staccare la spina, qual è il tuo rifugio trentino?
Negli
ultimi anni mi sono regalato una barca che ho sul lago di Garda. Quella è una
mia grande passione, unita a quella della mia moto, quindi passioni interamente
estive. Il sabato sera, finisco di lavorare alle due di notte e vado
direttamente in barca, dormo in barca, mi sveglio la domenica mattina e sto
fuori tutto il giorno in mezzo al lago. L’inverno invece sto a casa mia e mi
godo un’altra mia passione che è il cinema. Ho una televisione gigante, da 50
pollici, mega attrezzata, e mi faccio una scorpacciata di film.
Che
tipo di film guardi?
Tutti
i generi, ma prediligo i vecchi James Bond di Sean Connery fino a quelli ultimi,
da cui prendo anche spunti.
Il
nome della tua agenzia com’è nato?
Quando
ho aperto la partita iva gia lavoravo con l’Inghilterra, creando e proponendo
spettacoli. Sicuramente per la mia agenzia volevo un nome in inglese. Se
la chiami “Dennis eventi” devi star lì a spiegarlo. I miei servizi erano a
360 gradi, quindi fornivo il gruppo, il dj, le ragazze immagine, l’impianto,
il tendone, il palco e tutto quello che serviva, e quindi è nata l’idea di
chiamarla “Need it Solutions”, ossia “Le soluzioni che ti servono”.
Cosa
hai sacrificato per arrivare al successo?
Non
ho sacrificato niente, perché investire sulla mia passione, era quello che
volevo. Però se tu mi dici a confronto con una vita “normale”, direi senza
dubbio il tempo libero e le amicizie. Sono dell’idea che i veri amici storici,
mi resteranno amici sempre, perché mi conoscono bene e sanno benissimo che ogni
tanto sparisco per due settimane perché sono impegnato con il lavoro, dopo
magari per un mese sono in America, spesso vengono anche loro con me oltre
oceano. Succede anche che ci troviamo due domeniche si e una no, ma alla fine ci
sentiamo sempre. Purtroppo il mio tempo libero è sempre limitato perché il mio
lavoro in realtà non finisce mai, non ha un orario d’ufficio. Quando ho un
momento libero è facile che sia a cena con un cliente e il locale dove ceno, è
un posto dove vado anche a parlare di lavoro. Se io la sera vado in discoteca,
non vado in quel locale per divertirmi con gli amici, vado per pubbliche
relazioni, per farmi vedere, parlare, ecc… L’unica maniera per godermi
veramente il tempo libero è prendere e scappare in Austria (risata). Però
anche lì, vado in un locale e vedo un palco e scatta la deformazione
professionale. Da quando mi sveglio la mattina, ossia verso le 10 fino alle 3 di
notte per me in realtà è un continuo lavorare.
Beneficenza,
volontariato, solidarietà?
Dal
momento che diventi un personaggio pubblico hai una marea di richieste. Però
non posso andare a fare 30 date tutte in beneficenza. Allora il ragionamento che
faccio è che comunque io, come artista, accetto tutte le proposte di lavorare
per beneficenza, le valuto e se le trovo interessanti, devolvo il 50 % del mio
cachet per beneficenza. Questo l’ho fatto più volte, in svariate occasioni.
Mi sono anche mosso quando nel mio paese, Romagnano, c’è stato il grosso
problema della frana, dove si doveva costruire l’oratorio. Io per tre anni,
nella sagra del paese, ho dato i miei artisti, a titolo interamente gratuito.
Comunque ogni anno ci sono una media di 6 eventi dove andiamo ad intervenire per
beneficenza.
Quali
erano i tuoi idoli da ragazzo, i tuoi miti?
Dal
punto di vista musicale i mie miti erano le grosse band storiche, tipo i Quenn,
i Rolling Stones, i Beatles, gli U2, ecc… questi gruppi che mi hanno
affascinato alla grande. E’ difficilissimo che io vada ad un concerto se non
sono un addetto ai lavori. Non mi diverto ad essere fra il pubblico, sebbene sia
tentato di vedere un sacco di cose. Non mi vedrai mai in fila per andare a
vedere Vasco Rossi o altri cantanti. Però quando sono venuti gli U2 , nel 1997,
a Reggio Emilia, ho fatto una eccezione e non
ho resistito. Ero fra i 160 mila ad applaudire e godermi lo spettacolo.
Oppure quando il resto dei Queen erano a Milano, c’ero anch’io. Sicuramente
le grandi rock band erano i miei miti. Io sono malato dei Blues Brothers, sono
un collezionista. In ufficio ho una bacheca piena di souvenir, statuine, e altre
cose dei mitici Blues Brothers. Però più di miti direi che ho dei personaggi
che ammiro e da cui vorrei imparare un po’ i trucchi del mestiere. Uno di
questi è Pippo Baudo, grande professionista con cui ho lavorato spesso. E’
capace di portare avanti certe situazioni che io non sarei in grado. Anche
Francesco Facchinetti, che tra l’altro è mio socio, tante volte lo seguo e
l’aiuto nel ripetere i copioni in certe sue trasmissioni. Ad esempio in tutte
le edizioni di X Factor io sono stato costantemente nel camerino di Francesco,
aiutandolo e supportandolo in certe situazioni. Ti dico la sincera verità che
lui ha fatto una maturazione incredibile, è un professionista pazzesco e
sinceramente non sarei capace di fare quello che fa lui. Come presentatore
dovrei maturare ancora molto per arrivare al suo livello. Quindi più che
mitizzare una persona a me interessa confrontarmi con quella persona. Ad esempio
la settimana scorsa ero a fare un lavoro con Giancarlo Magalli e a me non
interessava la foto, l’autografo, ecc… ma vedere come lavorava e
imparare il mestiere, perché lui vive in Tv, ci abita in via Teulada, è
un grande professionista. Ha il camerino personale che è allestito come una
camera di casa sua e lui la mattina fa il programma “Affari tuoi”, la sera
fa gli speciali, ecc… Praticamente è come un ufficio di uno che lavora 8 ore
al giorno. E Magalli porta avanti tutto con una professionalità e pacatezza che
sicuramente vengono da anni di esperienza. La
cosa bella di un’artista è che vede pian piano la crescita e la
propria sicurezza professionale.
Un
tuo pregio e un tuo difetto?
Il
mio pregio è vedere tutto al positivo. Se vedo che un mese c’è un calo di
lavoro so comunque che sono sulla via giusta e che il mese successivo ci sarà
un aumento di lavoro. Difatti è sempre stato così. Non sono il tipo che se
c’è un calo di lavoro mi metto a piangere e se troppo lavoro sono disperato
perché penso di non farcela. Come difetto sono un tipo che aspetta che
“l’acqua la tochia el cul” (l’acqua tocchi il sedere), a dirla in buon
trentino. Questo da quando andavo a scuola in avanti. Se mi chiamano adesso che
siamo in maggio e ho una data importante il 10 dicembre, dico:”Da qui a
dicembre ce n’è di tempo”, però inizio a prepararla il 6 di dicembre. Poi
un mio difetto è il ritardo. Quello ce l’ho cronico. I miei 10 minuti di
ritardo sono costanti nella mia vita.
Hai
fatto delle gaffe? Ne puoi raccontare una spiritosa?
Più
che gaffe è un aneddoto molto carino. Una volta ho fatto da complice a Nek, il
cantante, perché devi sapere che nel 2000 avevo fatto un periodo da guardia del
corpo a vari artisti.
Qualche
nome?
Pierò
Pelù, Nek, Alessia Marcuzzi, e tanti altri.
Ma
si ricordano di te questi artisti?
Come
no. E’ stato simpatico e mi ha fatto molto piacere che Alessia Marcuzzi, dopo
10 anni, si ricordava ancora di me, dicendomi:”Festivalbar 2000, tu eri la mia
guardia del corpo”. Gli artisti, con tutta la gente che vedono, che gli gira
intorno per lavoro, é difficile che si ricordino di una persona conosciuta anni
prima. Forse è perché ho una barba fatta strana, forse la statura, la stazza,
la simpatia, la mia chiacchiera. Boh! Fatto sta che tantissimi si ricordano di
me.
Dicevamo di Nek…
I
suoi manager lo tenevano a stecchetto perché in quel periodo era ingrassato e
allora l’avevano messo a dieta. Quando siamo andati a prenderlo a Sassuolo, ci
ha pregato in ginocchio di portarlo a mangiare qualcosa, infischiandosene dei
divieti dei suoi manager. Allora dopo qualche insistenza del cantante,
l’abbiamo portato in una trattoria di nascosto e così siamo diventati suoi
complici, ma abbiamo fatto un pranzetto da leccarsi i baffi. Quando siamo
arrivati in albergo, c’era pronto il catering dietetico per Nek, con la
verdurina e lui ha detto che non si sentiva molto bene e si è ritirato nella
sua camera. E noi l’abbiamo coperto dicendo che siamo andati da Sassuolo
direttamente in albergo. Divertente è anche il fatto che quando arrivi in
confidenza con questi personaggi, ti rendi conto che sono delle persone
completamente normali. Ad esempio io a casa di Francesco Facchinetti ci dormo,
quando vado a Milano. Uno si immagina Francesco con il maggiordomo, la mega
villa, ecc…Non è così. Lui ha un bell’appartamento, niente di
inarrivabile, la sera a cena ci siamo ordinati la pizza a domicilio e abbiamo
mangiato la pizza direttamente dal cartone e la mattina ci siamo alzati e lui ha
scaldato il latte per tutti e due. Questi personaggi sono come noi, hanno una
vita pressappoco come la nostra, forse un po’ più stressante, ma alla fine
fanno le cose che facciamo noi quotidianamente.
Ti ritieni fortunato?
Sicuramente! Come chiunque abbia la
possibilità di fare della sua passione il proprio lavoro. Non mi ritengo
fortunato perché lavoro in televisione, lavoro in radio, conosco i Vip che poi
mi invitano alle loro feste, ecc… ma mi ritengo fortunato perché, come ti
dicevo prima, ho una gran bella passione che adesso è il mio lavoro.
Hai un sogno artistico?
Diciamo
che tanti sogni li ho gia raggiunti e realizzati. Sicuramente la vita,
soprattutto quella artistica, è fatta di obiettivi. Quindi una volta raggiunto
un obiettivo, devi averne subito un altro da realizzare. Nonostante quello che
sembra il mio essere davanti alle telecamere è semplicemente un adeguamento,
perché il mio lavoro, quello che voglio fare, è dietro le telecamere e non
viceversa. Come ti dicevo prima, parlando della mia grande passione per il
cinema, mi piacerebbe realizzare un film come regista. Mi piacerebbe poter
scegliere il cast degli artisti e arrivare a costruire un mio film. Quindi i
miei sogni riguardano gli addetti ai lavori, cioè dietro alla telecamera, perché
non mi interessa essere l’attore o il protagonista del film. Fare il film come
regista, questa è la mia ambizione e il mio sogno nel cassetto.
Chi o cosa porteresti con te su un’isola
deserta?
Sai
che una volta in un’intervista, mi avevano fatto preparare una valigia per
andare sulla luna? (risata) Diciamo che sul “chi” sono abbastanza sicuro del
fatto che sono una persona che vive abbastanza bene con se stesso. Perciò il
fatto di andare da solo, non mi preoccupa. Sul “cosa” direi alcuni dei film
e cd della mia collezione, di cui non riuscirei a farne a meno. Non sono un gran
amante della lettura e quindi non ho un libro preferito, sebbene mi diverta
molto leggere le biografie. Ho letto la biografia di Paul McCartney, dei
Motorhead, quella di Madonna, scritto da suo fratello, ecc… Sarebbe dura per
me vivere su un’isola deserta senza musica e senza i miei film.
Penso comunque che sarei un ottimo Robinson Crusoè.