Emilio Fede (giornalista e scrittore)
Milano 13.2.2023
Intervista di Gianfranco
Gramola
“E’ una notizia di due giorni fa che il
delinquente che mentendo ha fatto il mio nome,
ha desiderato confidare al suo avvocato prima di morire che tutta la
vicenda che mi ha riguardato, nell’inchiesta sul bunga bunga, attribuendomi
delle responsabilità che non avevo, era una falsità”
Emilio Fede, noto giornalista ed ex direttore
del Tg4 nasce il 24 giugno del 1931 a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di
Messina. Ha iniziato la sua carriera in televisione come mezzo busto del Tg1 nel
1976 ed è rimasto fedele alla Rai fino al 1987 quando è diventato direttore di
Videonews per poi approdare a Mediaset dove è rimasto fino al 2012 diventando
direttore e volto storico del Tg4. Dal 2012, anno in cui lasciò le redini del
Tg4, si allontanò piano piano dalla televisione e furono sempre meno le
ospitate che lo videro protagonista nei vari talk show.
Nella sua carriera ha scritto 16 libri.
Intervista
Mi racconta com’è nata la passione
per il giornalismo?
E’ nata a scuola, alla prima Liceo Classico
di Ostia, con un tema in classe sul terremoto dell’Etna. Allora ero bravo a
scrivere, ero seduto in prima fila anche perché c’era una ragazzina che mi
piaceva molto. Il mio tema è stato premiato e da lì ho cominciato ad
accogliere dentro di me l’interesse per saper raccontare e ho cominciato a
fare il piccolo corrispondente del giornale “Il Messaggero” di Roma.
Raccontavo notizie di Ostia, della quotidianità di Ostia che era un grande
centro e alimentavo la rubrica “Arrivi e partenze” del giornalista
Giorgio Salvioni. Io facevo il giro dei grandi alberghi, cercavo di
essere amico dei portieri, ottenendo i nomi di personaggi che potessero
interessare ai lettori. Così è iniziata la mia passione per il giornalismo.
Dopo di che, questa rubrica ha avuto così tanto successo che il Liceo mi ha
licenziato perché io mi dedicavo quasi interamente a questi miei viaggetti dal
lido di Ostia a Roma nella notte fino a rientrare a casa all’alba. Quindi da lì,
insieme ad un collega che non c’è più, lavoravamo raccogliendo dei
pettegolezzi, facendo gossip. Così ho iniziato a fare il giornalista, perché
il capo redattore del Messaggero, che si chiamava Guglielmo Ceroni, ha visto che
ero bravino e mi chiamava quando io andavo a Roma per dare una mano in cronaca.
E così è iniziata la mia lunga carriera nel giornalismo.
Il giornalismo è più istinto o talento?
Istinto sicuramente. Il talento è un modo di
legare le frasi, i racconti, definire il panorama o il fatto che tu vuoi
raccontare. Io ho avuto tanti miei successi perché sono stato spinto
dall’istinto che mi ha portato ad essere sul posto di avvenimenti importanti
prima degli altri.
Come giornalista lei è più amato, temuto
o invidiato?
Sono stato invidiatissimo e me ne hanno fatte
di tutti i colori. Sono stato invidiato ma sono finito bene con Berlusconi perché
ho ottenuto grande affetto, grande successo e poi è arrivato il bunga bunga che
mi ha creato veramente grossi problemi.
Nel giornalismo vede più talentuosi o
ruffiani?
Direi un numero imprecisato e incalcolabile
di ruffiani. Io li chiamo, una parte ovviamente, i cani rabbiosi all’assalto.
Francesca Senette ha detto di lei: “E’
esigente al limite dell’insopportabile”. E’ così?
No, se fossi al limite dell’insopportabile
non sarei arrivato a scrivere 16 libri e ad avere il successo popolare che ho
avuto. Sono esigente si, ma il primo nei confronti dei quali sono molto esigente
si chiama Emilio Fede.
Una delle sue virtù è la generosità.
C’è stato qualcuno che ne ha approfittato?
La lista è infinita. Ma lì è l’invidia,
è dove super trapela l’invidia. Un mio autorevole cugino che si è occupato
delle malattie celebrali diceva che l’invidia è una malattia tale che
sconvolge non solo la mente, ma anche fisicamente ti porta a subire il rischio
addirittura dell’ictus.
Nella sua lunga carriera sono più le
persone che devono dimostrarle gratitudine o gli ingrati?
E’ una domanda strana. Io non ho fatto del
male a nessuno e mai avrei pensato di fare del male a qualcuno. Ho rispettato
tutti i miei colleghi indistintamente, aiutando quelli che avevano bisogno, che
erano all’inizio carriera, che avevano bisogno di una spinta in senso
professionale e quindi sono quelli che poi mi hanno seguito nella guerra del
Golfo e in tante avventure di piccola o grande portata.
E’ vero che dopo un’inchiesta sulla
prostituzione a Milano ha ricevuto minacce di morte?
No, minacce si ricevono, si accettano, si
respingono, si contestano. Il mio modo di raccontare è nella realtà e c’è
una notizia che è venuta fuori nelle ultime ore, io sono stato allontanato da
Mediaset per la storia del bunga bunga e ho fatto anche i domiciliari per
questo. Siccome ero accusato di tentare la scalata ai vertici, temendo chissà
quali segreti, però un detenuto prima di morire ha desiderato dichiarare che in
tutta l’inchiesta sul bunga bunga Emilio Fede non centra assolutamente nulla.
E’ una notizia di due giorni fa che questo delinquente, che poi è spirato, ha
desiderato confidare al suo avvocato che tutta la vicenda che mi ha riguardato,
nell’inchiesta sul bunga bunga, attribuendomi delle responsabilità che non
avevo, era una falsità. Questa è una notizia enorme che io ho avuto l’altro
ieri.
Lei ha scritto 16 libri. Scrivere i libri
per lei è stata un’esigenza personale o una valvola di sfogo?
No, non è un’esigenza aver scritto i libri
ma è stato il modo di lasciare a chi ha voglia di sapere qualcosa della mia
vita, lasciare una testimonianza vera, non il racconto romantico che vedo ogni
tanto su certi libri, tipo “le luci del giorno si spegnevano e all’ultimo il
buio calava sulla città”. Queste cavolate andrebbero bene per quelli che
scrivono cercando l’emozione nella parola e non l’emozione nella realtà.
C’è nell’aria un nuovo libro?
Si, l’ho completato e depositato al sicuro
e sarà anche il mio ultimo libro.
Di cosa parlerà? Delle sue vicende che
l’hanno coinvolto? Del bunga bunga?
Questa è la domanda (risata). Ripeto, per
una strana coincidenza il detenuto di cui parlavo prima, ha voluto dichiarare
che nell’inchiesta del bunga bunga il mio nome non centra per niente, non ci
deve essere, perché Emilio Fede non ha fatto assolutamente nulla.
Un domani come vorresti essere ricordato?
Voglio essere ricordato come un ragazzino
siciliano che ha amato la sua patria. Io nella mia vita ho visto tutto e ho
incontrato tutti, i capi di stato e di governo, ecc… e sono una persona per
bene, lo sanno tutti. Tornando alla vicenda del bunga bunga, quando si saprà la
verità, si capirà che io i domiciliari non li dovevo fare, ma li ho fatti.
Qualcun altro si è messo a disposizione, mentendo e questa persona
prima di morire l’ha detto: “Dite a Emilio Fede che non centra
nulla”. C’è stato lo scandalo delle foto truccate. Basta, non ti posso dire
altro, Gianfranco.