Leonardo Fiaschi (imitatore e cabarettista)
Livorno 27.5.2023
Intervista di Gianfranco
Gramola
“Sono troppo autocritico sulle mie
imitazioni. Non mi rivedo perché mi viene l’ansia. Ultimamente però le
riguardo sui social, anche se io non sono a favore dei social, però lo faccio
perché purtroppo oggi sono un biglietto da visita”
Leonardo Fiaschi è nato a Livorno il 17
maggio del 1985. Dopo essersi diplomato come attore presso il Centro Culturale
Vertigo di Livorno, alternò la sua attività di spettacolo a quella di grafico
pubblicitario. Dal 2009 fino al 2015 come imitatore ha fatto parte del cast
fisso della trasmissione radiofonica La carica di 101 trasmessa a livello
nazionale da R101. Nel 2013 partecipa alla quarta edizione di Italia's Got
Talent e dall'autunno dello stesso anno, sino al 2014, partecipa a due edizioni
del programma Colorado. Successivamente, dal 16 settembre al 4 novembre 2016
partecipa come concorrente alla sesta edizione del programma Tale e quale show
su Rai 1, poi dall'11 novembre al 25 novembre 2016 alla quinta edizione del
torneo del medesimo programma, per infine partecipare, il 9 dicembre dello
stesso anno, alla puntata natalizia del programma e il 31 dicembre a L'anno che
verrà. Dal 2020 collabora con Striscia la notizia, dove imita, con la tecnica
del deepfake, il conduttore televisivo Amadeus, Morgan, Massimiliano Allegri,
Pirlo inedito barzellettiere e il cantante Jovanotti. La sua attività in teatro
lo vede interprete di Leonardo Fiaschi Show e dal 2016 della commedia
comico-culturale L'altra faccia dell'opera. È stato lui ad imitare al telefono
papa Francesco durante lo scherzo che ha visto come vittima Paolo Brosio da
parte delle Iene.
Intervista
Tu hai studiato per diventare attore.
Com’è nata la passione per la recitazione? Hai artisti in famiglia?
In realtà babbo involontariamente è stato
un’artista. Fra me e i miei genitori non c’è tanta differenza di età perché
mi hanno fatto presto (risata) e papà mi ha trasmesso la
voglia di fare questi siparietti improvvisati in famiglia e questa
serenità ha fatto si che scattasse in me quella passione per tutto ciò che è
spettacolo. Poi quando facevo il grafico pubblicitario facevo spesso dei provini
ma poi c’è stato una sorta di cambiamento forzato, perché volevo essere
quello che attirava l’attenzione, volevo essere al centro dell’attenzione e
poi pian piano ci sono diventato.
Hai mai pensato ad un nome d’arte?
Si, ma non l’ho mai trovato, perché il mio
nome mi piaceva molto, il cognome un po’ meno. Poi con il tempo mi son detto
che forse questo mio nome e cognome potrebbero aiutarmi in un certo qual modo
perché ogni cosa ha il suo pro e il suo contro e con il tempo ho imparato ad
apprezzare anche il mio cognome.
Arriviamo alle imitazioni. Quando hai
scoperto che ti venivano bene?
Quando gli altri ridevano (risata). Ho
pensato di provare ad imitare qualche professore o qualcuno che conoscevo, ma
così, in punta di forchetta, come si dice da noi. Entravo nelle conversazioni
provando a lanciare una voce e mi dicevano: “Ma lo sai che quel tale lo imiti
bene? Il professore lo fai uguale”. Dopo questi apprezzamenti ho preso
coraggio e mi sono detto: “Ma perché non provo a imitare qualche personaggio
famoso?”. Così ho iniziato con le imitazioni ai personaggi conosciuti.
I primi personaggi che hai imitato?
Il primo, come tutti, ho imitato Adriano
Celentano e quelli che ormai sono un po’ usciti
di scena, fra virgolette. Ma Celentano è
stato il primo perché passavo le giornate a cantare le canzoni di Adriano
Celentano.
Quali sono i tuoi imitatori di
riferimento? Alighiero Noschese, Gigi Sabani, Virginia Raffaele, Francesca
Manzini, ecc…
Francesca Manzini no, perché alla fine
abbiamo la stessa età e siamo cresciuti artisticamente insieme. Ma ce ne sono
altri per tanti motivi. Gigi Sabani, per esempio, ha cambiato il modo di fare le
imitazioni perché ha portato la parodia, trovava il difetto, mentre Alighiero
Noschese andava sul dettaglio, sulla perfezione. A me piace molto Max Tortora,
mi piace tanto Maurizio Crozza perché trovano l’anima cattiva del personaggio
che è quello che volevo vedere io. Loro sono quelli che mi piacciono di più
rispetto agli altri. Ma anche Virginia Raffaele è bravissima. Ce ne sono tanti
e ognuno di loro ha un modo diverso di imitare. Come trasformista Dario
Ballantini è bravissimo, perché lui tende a rifare il trucco uguale, però
esclude la voce. Io sono più per le imitazioni di Tortora, dove quando imita,
tira fuori l’anima cattiva del personaggio. Mi piace il lato oscuro del
personaggio perché noi vediamo tutto un mondo bello e felice, ok, però tiriamo
fuori l’anima e facciamo vedere la realtà, perché alla fine indossiamo tutti
una maschera. L’imitatore tira via la maschera e Virginia Raffaele in questo
è un fenomeno.
Fai imitazioni in radio e anche in Tv. In
quali di questi ambienti pensi di dare il meglio e ti trovi più a tuo agio?
La radio ti aiuta tantissimo perché è una
scuola pazzesca, un’università. Io ho avuto la fortuna e sono stato un
privilegiato perché negli ultimi anni sono salito a Milano e ho incontrato una
squadra pazzesca, quella di Radio 101. C’era Sergio Sironi che è un
grandissimo improvvisatore, un fenomeno e lì ho capito che alla fine non basta
solo fare le imitazioni. La radio ti aiuta tantissimo in questo perché non ti
vedono e tu in poco tempo devi far capire quello che sai fare, quello che vuoi
dire senza l’espressione e quindi è più complicato che per la televisione.
Mentre la radio è una palestra incredibile, la televisione è consacrazione
perché ti da la notorietà, la visibilità. Quindi magari fai 20 anni di radio
che equivalgono a 3 giorni di televisione, però la radio mi ha aiutato tanto
perché ora ho meno paura rispetto a prima, grazie appunto alla radio. In 5
minuti devi descrivere un personaggio senza l’espressione e senza le pause,
perché sono fondamentali in televisione e nel cinema, mentre in radio non ci
sono.
Rivedi le tue imitazioni, sei molto
autocritico?
Sono troppo autocritico. Non le rivedevo
perché mi veniva l’ansia. Ultimamente però le riguardo sui social, anche se
io non sono a favore dei social, però lo faccio perché purtroppo oggi sono un
biglietto da visita e tutti vanno a vedere sul tuo profilo, cosa fai, le tue
ultime imitazioni, ecc… Io ora intendo riguardarmele con un occhio solo, perché
l’altro lo tengo socchiuso, leggermente aperto e osservo le mie imitazioni
perché trovo continuamente degli errori. Mi rendo conto però che è un
esercizio che ho fatto un po’ tardi, cioè quello di guardare e riguardarmi
per cercare di capire come posso migliorarmi.
Come sei arrivato Striscia la notizia?
Per una serie di fortunati incontri e anche
perché tanti ex autori della radio sono attualmente a Striscia la notizia, ma
non solo per quello. C’è un filo conduttore tra una roba e l’altra, poi
c’è il passaparola e a Striscia servivano delle imitazioni e
qualcuno ha fatto il mio nome, sempre grazie alla radio e poi sono
arrivato a Striscia ad imitare dei personaggi che servivano. Lì è fantastico
perché riesci a trovare il vestito giusto ed è anche un bell’ambiente dove
c’è una bella atmosfera.
Progetti per l’estate?
Mi piacerebbe fare delle ferie però
contemporaneamente no (risata). Cerco sempre di coniugare le vacanze con il
lavoro. Quest’estate porterò in giro il mio spettacolo “Mai stato io” che
ho scritto con Paolo Migone. Sarò nelle piazze d’Italia, soprattutto nel
centro sud. E’ un modo anche per provare delle cose da portare in teatro perché
faremo piazze e anche paesini vari, quindi si passa dalle grandi città al paese
che sono tutte realtà stupende. E’ una prova perché trovi persone
di tutte le età, quindi dal ragazzo al signore di 80 anni e quindi cerchi di
capire quello che può funzionare di più o quello di meno e di tutte queste
osservazioni poi ne faccio un riassunto e poi le porto in teatro.
Oltre a recitare e fare le imitazioni,
curi delle passioni nella vita?
Il cinema. Mi piacerebbe tantissimo perché
alla fine l’imitatore è un attore. Naturalmente il grande schermo ha la
possibilità di tirare fuori tutte le caratteristiche di un personaggio, anche
se poi chi fa cabaret o il comico, va a finire che fa il drammatico al cinema,
anche perché è più facile far piangere che far ridere. Altre cose? Mi piace
molto disegnare e fare delle composizioni. Metafisiche,
un po’ strane.
Hai una cosa in comune, oltre alle
imitazione, con Dario Ballantini. Anche lui dipinge.
Solo che lui è molto più attivo. Io no, lo
faccio per me.