Lorenzo Flaherty
(attore)
Torino 30.11.2024
Intervista di Gianfranco
Gramola
“Per Ballando con le stelle dovrò
ringraziare per sempre Milly Carlucci, ero restio a partecipare perché non
sapevo niente di ballo. Poi un anno ho accettato è mi sono divertito
tantissimo. Inoltre ho avuto come
maestra Natalia Titova, una ballerina straordinaria, il Top del Top”
Lorenzo Flaherty è nato a Roma il 24
novembre 1967. Dopo il debutto nel 1986 con il film Dèmoni 2, regia di Lamberto
Bava, lavora anche in teatro sia come attore recitando nel Macbeth sia come
regista de L’ultimo spettacolo. Segue la partecipazione al film Ciao ma’ su
Vasco Rossi, ma il primo ruolo di rilievo è nel film di Marco Tullio Giordana
Appuntamento a Liverpool (1988). Nel 1991 viene diretto da Lucio Fulci in Voci
dal profondo, nel 1996 da Pupi Avati in Festival. Sempre con Pupi Avati e
Fabrizio Laurenti è il protagonista del miniserial esoterico per Rai 1 Voci
notturne, datato 1995. Il primo ruolo da protagonista è nel film di guerra Porzûs
(1997), regia di Renzo Martinelli. Lavora poi con Maurizio Anania in Odi et amo
(1998) e Il conte di Melissa (2000). I maggiori successi li ottiene lavorando in
numerose fiction tv, tra cui ricordiamo le miniserie tv: Piazza di Spagna, regia
di Florestano Vancini, Passioni, regia di Fabrizio Costa, entrambe del 1993, e
La dottoressa Giò (1997), regia di Filippo De Luigi. L’apice del suo successo
lo raggiunge con le serie tv: Distretto di Polizia nei panni dell’ispettore
Walter Manrico, Incantesimo, R.I.S. – Delitti imperfetti dove interpreta il
ruolo del capitano Riccardo Venturi, “Io ti assolvo” nei panni di un
commissario che si scoprirà essere in realtà un serial killer, mentre in Al di
là del lago è il misterioso Sergio Volturni e in Un amore e una vendetta
interpreta il ruolo del cattivo Marco Damiani.
Intervista
Sei a teatro con lo spettacolo “Il
visitatore”. Raccontami un po’ di cosa si tratta e del tuo ruolo.
Si, sono a teatro con “Il visitatore” di
Eric Emmanuel Schmitt che è un testo bellissimo, profondo e noi l’abbiamo
fatto nostro. Io interpreto il professor Sigmund Freud che ad un certo punto
come racconta il testo gli si presenta davanti questo personaggio che lui pensa
che sia un infelice, uno da prendere in cura e in realtà questo personaggio gli
dice di essere Dio. La sua ragione così strutturata combatte questa figura, nel
senso che è un vero confronto-scontro. Però poi alla fine si lascia andare.
Sarai in tournée fino a quando?
Questo lo facciamo fino a fine gennaio, poi
ci fermiamo per un altro spettacolo del genere brillante e poi riprenderemo
“Il visitatore” questo ottobre.
Mi racconti com’è nata la tua passione
per la recitazione? Hai artisti in famiglia?
No, nessun artista in famiglia. Diciamo che
è stata una sorpresa anche per me perché avevo un mio compagno di scuola che
seguiva delle lezioni di recitazione e lui le trovava estremamente interessanti.
Gli era nata la passione mi diceva: “ Devi venire anche tu”. Poi è successo
che io sono andato a queste lezioni e ne sono rimasto coinvolto.
I tuoi genitori avevano in mente un futuro
diverso per te?
Io ho sempre avuto la libertà di poter
scegliere, non c’è mai stato nessun tipo di imposizione
o un’idea o una figura che si doveva necessariamente rappresentare o
perseguire.
Chi sono stati i tuoi attori di
riferimento, i tuoi miti?
A me piaceva molto Robert De Niro, mi ha
sempre fatto impazzire. Poi un altro attore che mi piace molto ed era uno
preferito da Francois Truffaut è Jean Pierre Leaud. Ma ce ne sono tanti, però
nel periodo dove io ero una spugna, un giovane attore, seguivo tantissimo questi
attori e cercavo di studiare il loro sistema di recitazione, la loro tecnica. Ho
avuto diversi punti di riferimento.
Tu hai lavorato in molte serie tv. Quale
ti ha dato più soddisfazione, più notorietà?
Mi hanno dato più notorietà molte serie di
Mediaset, di Canale 5, per cui R.i.s. - Delitti imperfetti, Distretto di polizia
e tante altre. Quella che ho veramente a cuore è Mister Ignis, che è la vita
di Giovanni Borghi prodotta per una fiction di Rai Uno, perché raccontava
questo personaggio realmente esistito. Raccontava la storia della seconda guerra
mondiale, questa voglia di fare imprenditoria, fino al boom economico dove con
la sua famiglia e poi lui da solo mise in piedi la Ignis con tutto l’indotto.
E questo è un personaggio e la sua storia mi è rimasta veramente impressa nel
cuore.
Tu preferisci recitare in ruoli seri o
brillanti oppure valuti la storia?
Guardo la storia. Sotto questo punto di vista
mi sento molto anglosassone come mentalità. Per me un attore può fare cinema,
teatro, tv in ruoli brillanti e drammatici. Ti faccio un esempio, ora sto
facendo in teatro “Il visitatore” che è un testo bello e corposo, però al
tempo stesso a fine gennaio io inizio le prove di un altro spettacolo che è
totalmente diverso ed è brillante e lo faccio con grandissimo entusiasmo.
Cinema, teatro e tv. In quale di questo
ambienti ti senti più a tuo agio o pensi di dare il meglio?
Io li ho provati tutti e tre questi ambienti
e tutti e tre mi hanno dato grandi soddisfazioni, il teatro me le sta dando
adesso con i sold out. E’ bello vedere la gente che viene a vederti, è bello
vivere questo momento e stare quasi due ore in scena davanti al pubblico. Il
cinema è come la tv con le fiction, il set cura il dettaglio e permette
all’attore di avere anche degli intervalli. Però è affascinante perché ti
trovi davanti anche ad un meccanico e allora devi avere le conoscenze del
meccanico, quindi è un altro sistema di lavoro. Io mi sento a mio agio sia sul
set che sul palco. Sia a teatro che fiction cerco sempre di vivere i miei
personaggi intensamente, mi piace questo sistema sviluppato negli anni, mi piace
abbracciate totalmente un personaggio.
Come hai vissuto l’esperienza di
Ballando con le stelle?
E’ stata un’esperienza straordinaria. Per
Ballando con le stelle dovrò ringraziare per
sempre Milly Carlucci, perché lei tutti gli anni mi chiedeva di
partecipare al suo programma ed io ero restio perché non sapevo niente di
ballo, ero zero a livello di ballo. Invece un anno ho accettato è mi sono
divertito tantissimo, è un bellissimo programma e sono diventato un fan di
Ballando, non lo perdo mai a meno che non sono in tournée con il teatro e trovo
tutto bello. Trovo bello i concorrenti, la padrona di casa Milly Carlucci, il
format, la giuria e mi appassiona molto. L’esperienza mia è stata fantastica,
straordinaria io poi ho avuto come maestra Natalia Titova, una ballerina
straordinaria, il Top. Provavo dalle 4 alle 6 ore al giorno, senza problemi
perché volevo arrivare il più avanti possibile, tant’è vero che sono
arrivato poi fino all’ultima puntata. Comunque è stata un’esperienza
incredibile, poi concentrare tutto il lavoro, fare tanti balli e poi vivere
questo grande spettacolo della diretta è stato fantastico. Ballando con le
stelle è un grandissimo show.
Dopo una esibizione a Ballando, temevi più
il giudizio della giuria, del pubblico o della stampa?
Della stampa assolutamente no, perché è un
programma dove ti metti in gioco e la stampa lo capisce. Lo capisce anche il
pubblico, perché capisce l’impegno che ci metti per cui se cresci di puntata
in puntata di livello, se il tuo ballo piace e se dimostri di seguirlo in un
determinato modo, il pubblico ti ripaga sempre, anche la stampa. La giuria devi
viverla per com’è, perché ci sono delle serate dove pensi di aver fatto
bene, invece i voti sono bassi, però secondo la giuria ti da anche degli
stimoli, perché a volte noi siamo convinti di alcune cose che però per chi le
vede da fuori invece non sono così. Per cui ascoltavo spesso la giuria.
Oltre a recitare curi delle passioni nella
vita, degli hobby?
Io mi divido tra il mio lavoro e la mia
famiglia. Quando non lavoro, sono a disposizione della mia famiglia, dei miei
figli, per cui mi piace condividere quel momento con loro e quello che è poi il
loro quotidiano.
Parliamo un po’ della
tua città. Com’è il tuo rapporto con Roma?
Ho un rapporto straordinario perché Roma
l’ho sempre amata. Ho vissuto a Londra per alcuni anni, poi ho avuto la
possibilità di vivere a Los Angeles, però ho avuto il richiamo della mia città,
è subentrata la nostalgia di Roma. Per me è stato così e devo dire che Roma
ancora mi stupisce perché Roma ha questa capacità di poterti estraniare
mentalmente. Basta veramente fare una passeggiata nella sua bellezza per farti
ritornare in equilibrio.
In quali zone hai abitato?
A Roma ho abitato nel centro storico, in zona
Prati, poi Roma nord, a Testaccio. Devo dire che ho girato tutta Roma e, come si
dice, non mi sono fatto mancare niente.
Il tuo rapporto con la cucina romana
com’è?
Indiscutibilmente i primi sono fantastici,
son straordinari e li ho visti crescere negli anni. Quaranta anni fa erano
apprezzati ma adesso sono diventato il must della cucina italiana a livello di
primi. Ho un debole per la cacio e pepe.
Ho letto che sei un ottimo cuoco.
Cerco di dare il mio contributo come cuoco e
devo dire che c’è un qualcosa che mi piace in questo, cioè che quando mi
concentro sulla cucina, mi rilasso.
Cosa non sopporti di Roma?
Quello che non sopporto di Roma è che
potrebbe funzionare meglio, essere tenuta meglio perché è un punto di
riferimento storico e culturale del mondo ed è un dovere assoluto
rappresentarla in un certo modo.
Un paio di consigli al sindaco Gualtieri?
Io gli consiglio di fare bene il più
possibile.