Marco Liorni (presentatore e autore tv)              Roma 4.11.2020

                           Intervista di Gianfranco Gramola

“Mio padre mi raccomandava di coltivare sempre la passione per la radio, ma senza dimenticare che poi “un lavoro vero” sarebbe stato necessario trovarlo, seguendo se possibile l'onda di quella attitudine e di un certo talento”

Contatti: Gina Cilia ginacilia@libero.it

Nato a Roma nel 1965, muove i primi passi conducendo programmi per varie radio locali. Successivamente diventa un volto dell'emittente televisiva GBR con Cronaca Nera e Domenica a Tutto Goal assieme a Monica Leofreddi e Cristina Bianchino. Da allora ha lavorato in televisione come inviato, giudice e conduttore.

Elenco di alcune trasmissioni tv

Cronaca nera (Gbr, 1995) - Domenica a Tutto Goal (Gbr, 1995) - Verissimo (Canale 5, 1996-1997) inviato e conduttore - Verissimo sul posto (Canale 5, 1998) - Angeli (Italia 1, 1997-1999; Rete 4, 2000) - Trenta ore per la vita (Canale 5, 1998) -  Real TV - Eroi per caso (Italia 1, 1999) - Padre Pio - Le prove della santità (Canale 5, 1999) - Modamare a Capri (Canale 5, 2000) - Grande fratello (Canale 5, 2000-2007) - Il diario di Grande Fratello (Canale 5, 2000) - Storie di medici e pazienti (Rete 4, 2000-2006) - Marte e Venere (Rete 4, 2001) - Modamare a Taormina (Canale 5, 2001) - Il protagonista (Italia 1, 2002) - Saranno famosi (Italia 1, 2002) - Diario - Esperimento d'amore (Italia 1, 2003) - Sposami subito! (Canale 5, 2003) - Stelle a 4 zampe (Rete 4, 2005) - La fabbrica e il bosco - Seveso 30 anni dopo (Sat 2000, 2005) - Il candidato (Mediaset Premium, 2006) - Tutti pazzi per i reality (Canale 5, 2006) - Giffoni Film Festival (Canale 5, 2006) - Sfilata d'amore e moda (Rete 4, 2006) - GF mania (Italia 1, 2007) - I sogni son desideri (Rai 1, 2009) - Francesco - Il frate piccolino (Rai 1, 2010) - Tra cielo e terra (Marcopolo, 2010-2011) - Perfetti innamorati (Rai 1, 2011) - Estate in diretta (Rai 1, 2011, 2013) - Buon pomeriggio Italia! (Rai 1, 2011-2013) - La vita in diretta (Rai 1, 2011-2013, 2014-2018) - Telethon (Rai 1, 2011, 2018) - Fiction mania (Rai Premium, 2012) - Notte di luce (Rai 1, 2012) -  Italia in diretta (Rai 1, 2014-2015) - Notti sul ghiaccio (Rai 1, 2015) giudice - Il dono (Rai 1, 2015-2016) - Un goal per l'Italia (Rai 1, 2017) - Festival di Castrocaro (Rai 1, 2017) – ItaliaSi! (Rai 1, dal 2018) - ItaliaSì! alle 15 (Rai 1, 2018) - Reazione a catena - L'intesa vincente (Rai 1, 2019-2020) - Reazione a catena - Il torneo dei campioni (Rai 1, 2019) - Sanremo Giovani a ItaliaSì! (Rai 1, 2019) - ItaliaSì! Giorno per giorno (Rai 1, 2020)

Intervista

Ciao Marco. Tu hai iniziato la carriera in radio. Chi ti ha trasmesso la passione e chi sono stati i tuoi maestri e i tuoi idoli radiofonici?

La passione un po' ce l'avevo nel sangue perché mio padre da ragazzo aveva fatto alcuni giornalini (allora andavano quelli) per i ragazzi, prima a livello scolastico e poi un pochino più ambiziosi, fino a diventare un lavoro soprattutto con i fumetti, come Johnny Azzardo, Rip Kirby, L'Uomo Mascherato, Mandrake. Quella è la parte genetica: la voglia di comunicare. La radio è una forma di comunicazione che mi affascina moltissimo, forse la passione mi è nata nei pomeriggi d'estate quando ascoltavo le radio libere, le prime radio libere. Era un fascino irresistibile e allora per gioco mi sono messo a fare la radio con un registratore a cassette. I miei idoli erano speaker radiofonici che non ricordo nemmeno più come si chiamano, erano di piccolissime radio locali, poi nel tempo moltissimo mi ha trasmesso Stefano Antonucci che faceva un programma del mattino su Radio Incontro. Un giorno andai lì in radio e lo conobbi; una grande emozione. Oggi lui non c'è più, ma nel mio cuore c'è sempre.

I tuoi genitori che futuro speravano per te?

I miei genitori speravano che fossi felice. Quando ho cominciato a fare radio guadagnando qualcosa erano molto contenti, ma non pensavano che un giorno sarebbe diventato un lavoro; anzi mio padre mi raccomandava di coltivare sempre quella passione, ma senza dimenticare che poi “un lavoro vero” sarebbe stato necessario trovarlo seguendo se possibile l'onda di quella attitudine e di un certo talento. Mi capiva bene però: si riconosceva in quella passione, mi raccontava dei giornalini che faceva, di tutti gli espedienti per riuscire a pubblicare: in realtà mi ha dato tanta forza. Mia madre è sempre stata accoglienza, rassicurazione, tranquillità.

Il passaggio dalla radio alla tv, com’è avvenuto?

Per una trasmissione di basket. Su Radio Incontro conducevo diverse trasmissioni, allora funzionava così, e tra queste una di basket. Ad un certo punto era stato messo in piedi un programma tv sul basket, in quel periodo c'erano stati parecchi investimenti del gruppo Ferruzzi nel Messaggero basket, ma non sapevano a chi farlo condurre. Così Pino Castiello, patron di Radio Incontro, mi propose a Gbr, dove doveva andare in onda il programma. Feci un provino, ma alla fine mi dissero che dovevo tagliarmi la barba, che allora portavo. Non ci crederai ma non ho detto subito sì, la sentivo come una violenza, e questo è un mio punto debole forse, quando sento imposizioni che non capisco mi ribello. Poi però... insomma era troppo importante l'occasione, la barba l'ho tagliata.

Hai trovato più rivalità o complicità e amicizia con i tuoi colleghi?

Mah... con i colleghi non è che ci si frequenti molto. E in ogni caso trovi qualcuno con cui stai bene e qualcuno meno, qualcuno complice e qualcuno falso: tutto normale. 

Da qualche anno sei al timone di ItaliaSì! . Qual è il segreto del successo di questa trasmissione?

ItaliaSì! Che è un'unica parola e con l'esclamativo finale, abbiamo cercato una strada nuova per il pomeriggio del sabato di Rai1: una specie di festa di piazza, con tanta gente, tanti sapori diversi, tante persone che salgono sul podio, sullo speakers' corner di Rai1, per i motivi più disparati, ma comunque per reclamare attenzione, per dire una cosa a tutti dalla prima rete pubblica nazionale. Purtroppo il programma così come era stato concepito non è realizzabile in questo periodo di regole anti-covid, ma stiamo cercando di mantenere lo spirito originale pur nelle inevitabili pesanti restrizioni produttive.

Il segreto del tuo successo, come presentatore e autore?

Non lo so, il successo per me è non è quello comunemente inteso, è qualcosa che raggiungi e puoi perdere e poi riconquistare e perdere di nuovo ed è sentirsi “a posto”  in quello che si fa, è nel fare qualcosa in cui credi, insieme agli altri, al gruppo di lavoro, stando bene, facendo stare bene gli altri.

Nella trasmissione toccate temi di cronaca, anche drammatica. Oltre al covid, ci sono altri temi e problematiche che vorresti approfondire maggiormente?

Dallo scorso marzo siamo stati “riconvertiti” all'emergenza covid, poi abbiamo un po' allentato, mentre ora purtroppo la situazione è di nuovo molto preoccupante e nel sabato pomeriggio vogliamo parlarne con chiarezza, senza allarmismi e dando spazio alle emozioni che provano nelle persone in questo momento storico che non dimenticheremo mai. Ma non dobbiamo dimenticarlo anche perché è pieno di insegnamenti importantissimi sull'equilibrio con la natura, sulla necessità di empatia, di collaborazione mondiale, di attenzione agli squilibri anche sociali ed economici.

Quest’anno hai cambiato saggi. Non c’è Rita Dalla Chiesa ed Elena Santerelli. Nuova formula?

In un momento storico come questo, con grandi punti interrogativi su che cosa accadrà e di che cosa dovrà occuparsi il programma, con l'assenza di pubblico in studio, con la necessità di fare talk su molti temi diversi, abbiamo pensato di ampliare il numero di persone chiamate a esprimersi sulle storie in studio. Quando ItaliaSì! potrà tornare quello che era, probabilmente torneremo ai 3 “saggi”, come nel format originario. Così, ampliando, c'è una rotazione di presenze. Rita ed Elena per ora hanno scelto di non partecipare in qualità di “opinioniste”, termine bruttino, ma per capirci. Me ne hanno spiegato le ragioni e io ho provato a far loro cambiare idea, ma quando si tratta di percorsi professionali... ognuno giustamente ha le proprie idee e fa le proprie scelte.

Ad un ragazzo che vuole fare tv, che consigli vorresti dare?

Di conoscere bene il mezzo, ben diverso dai social.

Tirando le somme, nella tua carriera sono state più le soddisfazioni o le amarezze?

Sono stato molto fortunato! Le amarezze sono inevitabili.

Hai dei rimpianti?

No. Forse avrei potuto lasciare prima Grande Fratello, che mi ha dato tantissimo, ma che a un certo punto mi aveva etichettato e ho rischiato - quando l'ho lasciato - di dover cambiare lavoro! Era un po' come l'impermeabile del tenente Sheridan, e i direttori di rete me lo dicevano chiaramente.

Quali sono le tue ambizioni?

Fare programmi nuovi. Nella formula 1 esistono i “collaudatori”, ecco mi piacerebbe in tv proporre programmi nuovi in continuazione, anche solo una puntata!

Hai mai pensato di scrivere un libro dove racconti la tua esperienza radiofonica e televisiva e qualche aneddoto sul dietro le quinte?

Un giorno potrei farlo, se pensassi che interesserebbe a qualcuno.

Che rapporto hai con Roma, la tua città?

Sono un romano atipico, ma voglio tanto bene a questa città. 

In quali zone hai abitato?

Sempre la stessa: Piazza Re di Roma.

Quali sono i mali di Roma che ti danno più fastidio?

Che abbiamo un debito pubblico gigantesco e una città in chiara sofferenza per quel debito. Dove sono finiti tutti i soldi che ora dobbiamo restituire? Perché manca una rete di trasporti adeguata a Roma? Perché ancora le buche? Perché ancora pochi respiri per il traffico? Perché le periferie sono messe così? E' da quando sono ragazzino che Roma ha questi problemi eppure non si sono mai risolti nonostante gli enormi debiti fatti.

C’è un angolo di Roma a cui sei molto legato? Se si, perché?

L'Aventino, mio padre mi portava a passeggiare lì quando ero bambino. Lui aveva perso il papà a 7 anni e per un periodo era stato a vivere lì con uno zio e una zia che non avevano figli, poi era tornato dalla madre, mia nonna. Ma gli era rimasto tanto affetto per quelle vie quasi sempre solitarie in mezzo a grandi bellezze.

Tradiresti Roma per vivere in un’altra città?

Non potrei mai lasciare Roma, credo.