Marzia Roncacci (giornalista e conduttrice televisiva)   Roma 15.6.2023

                             Intervista di Gianfranco Gramola

Ho sempre avuto la grande passione per il telegiornale, per le notizie e questo me lo ha insegnato mio nonno. Ascoltavo le notizie, le commentavo insieme e lui diceva sempre: “Non berti tutto quello che viene detto in televisione, specialmente dei  giornalisti

 

Marzia Roncacci è nata a Roma da una famiglia di Ingegneri. Ha conseguito due lauree presso l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza", una in Geografia e un'altra in Lettere e Filosofia. La sua carriera inizia lavorando in Radio negli studi di RDS, come inviata della sezione giornalistica della redazione. Inizia poi a lavorare in Rai. Il suo ruolo più importante è quello di conduttrice del Tg2 delle 10 e delle 18:15, sul canale Rai 2; oltre al Tg2, conduce le rubriche d'approfondimento Tg2 Lavori in Corso,TG2 Insieme, Medicina 33 e Costume e Società. Nel 2019 partecipa a Ballando con le stelle, programma condotto da Milly Carlucci, in onda su Rai 1, in coppia con Samuel Peron; viene eliminata nella settima puntata. Durante e dopo Ballando con le stelle partecipa come ospite ricorrente a Vieni da me. Nel 2009 ottiene il premio Media Price, nel 2010 ottiene il premio Comunicazione e Salute e nel 2013 ottiene il premio Personalità Europea come giornalista. Attualmente è il volto di punta del Tg2.

Intervista

Marzia, chi ti ha trasmesso la passione per il giornalismo?

Non me l’ha trasmessa nessuno e non ho nessun giornalista in famiglia, quindi non sono figlia d’arte. E’ soltanto la mia curiosità che mi ha portato a questo. Ho cominciato a scrivere su alcuni giornali locali e a collaborare con radio locali, ho fatto dei corsi di dizione e diciamo che tutto questo mi ha portato a incuriosirmi sempre di più a questo mondo e poi ho sempre avuto la grande passione per il telegiornale, per  le notizie e questo me lo ha insegnato mio nonno. Quindi ascoltare le notizie, commentarle insieme e lui diceva sempre: “Non berti tutto quello che viene detto in televisione, specialmente dai giornalisti” (risata). E allora ho imparato anche il senso critico, ma ero veramente piccola, avevo 10 anni. Però mi gustava tanto vedere il telegiornale con mio nonno che pretendeva il silenzio assoluto, però poi sentivo i suoi commenti alle notizie. Per cui curiosità e un qualcosa che mi ha sempre destato anche benessere, perché io ho proprio bisogno del contatto con gli altri, di capire, di confrontarmi con gli altri, di conoscere nuove realtà e questo mi ha portato al mio lavoro che amo come il primo giorno e in questo mi reputo molto fortunata.

Con quali maestri del giornalismo sei cresciuta? Chi erano i tuoi miti di riferimento?

Grandi miti non ne ho mai avuti, però devo dire che ho sempre seguito un po’ tutti quelli bravi, anche quelli, se vogliamo, più accreditati. Per esempio sono sempre stata affascinata dagli inviati di guerra, da quelli che andavano sul posto e raccontavano delle situazioni molto delicate. Ho letto tanto sui grandi giornalisti, però quelli che mi hanno attirato molto sono stati quelli che erano sempre sul posto e raccontavano, perché io credo che il giornalista sia questo e ora mi spiego. Io amo definirmi giornalista on the road, cioè sulla strada. Il giornalista non può essere quello che vive di agenzie, quello lo può fare dopo 30 anni , nel senso che ad un certo punto ti fermi. Però andare sul posto e raccontare quello che tu vedi, quello che tu senti, che provi, quello è giornalismo. Grazie ai direttori che mi hanno sempre lasciato mano libera, sono stata molto fortunata. Io sono stata a Sarajevo subito dopo i  bombardamenti, sono stata in Grecia quando c’è stato il default della Grecia, quindi quando hanno chiuso la ERT, che era la televisione pubblica, come fosse la chiusura della RAI, in Italia e lì ci sono stata un mese. Ho seguito il sequestro Soffiantini, poi la politica e quindi correre dietro ai politici, fare l’intervista con Giulio Andreotti, che è stata una tra le più belle, tra l’altro. On the road io intendo questo, cioè tu devi proprio sentirla la notizia, la devi vivere e allora la puoi raccontare bene. Bisogna fare la famosa gavetta e io l’ho fatta per tanti anni, però non mi pento di nulla, anzi se potessi dare un consiglio ai giovani, direi di consumare le scarpe, come si suol dire. Purtroppo non capita a tutti di fare grandi esperienze come ho fatto io. Per esempio stare un mese a Sarajevo, dove c’erano i cecchini e se vedevano qualcosa che non andava, sparavano sulla città e nelle piazze c’erano tutti buchi nelle strade perché ovviamente erano tutte bombardate. C’era l’hotel che sembrava uno scheletro vivente che ti ricordava sempre che eri in guerra. E io stavo chiusa dentro, con una coppia di anziani che non aprivano mai le serrande, sempre tappati dentro, al buio, quindi anche con una sorta di angoscia. Però quella è stata un’esperienza che ho nel cuore. Come quella in Grecia, con tutte le serrande chiuse, con quei localini stupendi di Atene, quella antica, tutti quei borghi bellissimi e vedere tutto chiuso, nessuna anima che girava perché si respirava proprio l’aria del default. Sono state grandi esperienze che devi fare come giornalista, altrimenti ti manca un substrato, un background forte, importante.

Nel mondo del giornalismo lavorano tante donne. E’ un passo verso la parità?

E’ vero, ci lavorano tantissime donne però purtroppo poche nella stanza dei bottoni e questo non va a favore nostro. Se vogliamo parlare di direttori uomini, sono al 90 per cento. Io parlo di tutto, della carta stampata, radio, telegiornali. C’è qualche vice direttore donna, capo redattore donna poche, che poi la donna è quella che lavora tanto, ma io sono sempre molto ottimista. Non mi piace parlare per categorie, io per esempio quando parlo di giornalista, per me deve essere un professionista, no alle quote rosa, cioè o sei brava oppure lasci stare, a me non interessa se sei uomo o donna.

Come giornalista sei più amata o invidiata?

Questa è una domanda da un milione di dollari. Io sono abituata a vedere sempre con gli occhiali rosa, nel senso che penso di essere molto amata, ma questo in primis, con mia grande soddisfazione, dai miei telespettatori. Io ho un feedback importante appena esco dallo studio con i social che è incredibile. Ieri per esempio hanno fatto uno speciale del Tg2 e io non c’ero e mi hanno scritto tutti: “Come mai dottoressa non c’era? Che succede? Dove sta?”, questo per dirti quanto poi la gente si affeziona, ti vuole bene, perché noi entriamo nelle case delle persone, c’è poco da fare e io entro in punta di piedi alle 10 del mattino, che non è facile. Detto questo, penso di essere amata, non sono una persona che è fanatica o che sgomita per arrivare. Lungi da me questi atteggiamenti, io sono sempre molto umile e questo me lo ha insegnato mio padre, cioè quello di stare sempre con i piedi per terra. Io evito di parlare spesso del mio lavoro, c’è gente fissata e il giornalista di solito è uno molto pieno di sé  perché ha anche tanto da raccontare, ci mancherebbe altro. Però in quello io sono una donna molto aperta, molto socievole però evito di prevaricare con il mio lavoro, certo è che poi mi fanno delle domande perché la curiosità ci sta e il mio lavoro desta curiosità. Però ribadisco, credo di essere più amata, poi se mi sbaglio, mi dispiace per chi mi odia. Problemi loro (risata).

Per il Tg2 hai condotto tanti speciali. Ricordo quello su Federico Fellini. Ce ne sono un paio che ti sono rimasti nel cuore?

Ho trovato bellissimo nel 2019 lo speciale che abbiamo fatto di due ore abbondanti sull’allunaggio, perché erano non so quanti anni dal primo uomo che ha messo il piede sulla luna. Fu veramente un ricordo meraviglioso, anche perché poi aldilà del grande passo che fu fatto, dalla tecnologia, arrivare sulla luna è stato un traguardo importante, però poi veniva fuori anche tutto quello che c’era dietro a questi grandi paesi, alle potenze economiche che comunque se la giocavano proprio su chi per primo avesse i missili e potesse andare sulla luna. Mi riferisco alla Russia e agli Stati Uniti. Fu un’esperienza molto bella e ricordo che ci collegammo anche con un premio Nobel, quindi fu uno degli speciali più belli, ma anche le elezioni di Joe Biden che l’ex direttore Gennaro Sangiuliano mi diede la possibilità di condurre. Tre ore di speciale sulle elezioni del presidente americano Biden, anche lì ci devi stare con la testa, con l’informazione, devi essere molto concentrata. Quindi io se alcune cose non le so, le studio, poi io vado tutto a braccio, non ho gobbi, non ho scritto niente, però studio molto e mi preparo bene.

Quali sono le tue ambizioni?

Io questo spazio dalle 10 alle 11 di Rai2 lo amo perché è un po’ una mia creatura. Sono già 12 anni che io conduco questo spazio, prima era in alternanza con altre conduttrici però non funzionava la formula e il direttore Marcello Masi mi disse: “Te la senti di fare tutte le mattine il Tg2 Insieme (oggi TG2 Italia)?” e io risposi di si. E da lì inizio questa lunga e bellissima carriera e abbiamo triplicato gli ascolti. Certo di ambizioni ne ho, non posso nasconderlo, mi piacerebbe anche  un programma serale di approfondimento, una domenica sera di un paio di ore, dove approfondire tutte le notizie della settimana, con gli ospiti in studio. Staremo a vedere.

Oltre al lavoro, curi delle passioni nella vita?

Io amo molto stare all’aria aperta, amo il mare, amo anche gli sport acquatici. Siccome il lavoro mi assorbe tutta la giornata, perché tra gli ospiti, le telefonate, notizie che escono, cambi di scaletta, è tutto un continuo lavoro quotidiano. Quando posso mi ritaglio del tempo per giocare a padel e mia madre mi dice sempre “Giochi con le padelle?” e ha ragione, però è divertente, è veloce, è uno sport rapido e mi piace molto. Poi sono tornata in palestra, quindi mi alleno tutti i giorni un’ora e mezza perché mi fa bene al fisico ma anche a livello di testa e quando posso, faccio lunghe camminate, ma tipo 10 chilometri. Mi rilassa e mi fa stare bene perché ho bisogno anche di decomprimere tutta l’adrenalina che poi hai quando vai in diretta in studio.