Raffaele Pisu (attore)         Imola (Bologna)  24.7.2018

                        Intervista di Gianfranco Gramola

Un domani come vorrebbe essere ricordato? Non c’ho mai pensato a questa cosa, anche perché dopo due o tre anni che non ci sei più, la gente si dimentica di te. Tutto passa. Penso a Walter Chiari, che ha lavorato tanto, ora non se ne parla più.

Raffaele Pisu è nato a Bologna il 24 maggio del 1925. Fratello di Mario Pisu, esordì ai microfoni di Radio Bologna nell'immediato dopoguerra in trasmissioni di varietà figurando nello stesso periodo tra i fondatori del teatro "La Soffitta" di Bologna. Combattente partigiano durante il conflitto fu internato in Germania per 15 mesi. Dopo due stagioni nella compagnia di Memo Benassi (1947-49), sufficienti a fargli comprendere che la sua vera vocazione era il teatro comico, giunse a Radio Roma, dove entrò nella Compagnia di rivista della RAI prendendo parte a numerose commedie (come La serenata al vento di Carlo Veneziani del 1950) e allo spettacolo itinerante di Silvio Gigli Il giringiro. L'attività radiofonica gli fruttò grande popolarità soprattutto grazie alla sua comicità sorniona e alle macchiette pensate e interpretate per i celebri varietà dell'epoca, come Zaccaria, fidanzato di Adalgisa (Liliana Feldmann) in Chicchirichì (1953) e Prospero in Rosso e nero (1955). Negli stessi anni collaborò con la Compagnia di prosa di Radio Roma partecipando a diversi allestimenti come ...E la missione continua, radiodramma di Guido Guard (1950), e Le convivenze teatrali di Antonio Simon Sografi (1955). Quando comparve con Gino Bramieri e Marisa Del Frate nei "filmati" de L'amico del giaguaro (1961) il suo volto era già noto al pubblico; aveva infatti recitato in commedie brillanti all'italiana degli anni cinquanta, partecipato al varietà di Metz e Marchesi Lui, lei e gli altri (1956) e al teleromanzo-musical Valentina (1958). Accanto alla comicità "barzellettiera" e prevalentemente verbale di Bramieri, Pisu si distingueva nelle caricature dei personaggi allora in voga. In seguito ha partecipato nel 1966 dapprima a Camera 22, una trasmissione di Gianfranco Bettetini, accanto al fratello Mario e a Luigi Silori, e poi a La trottola e nel 1968 a Vengo anch'io. Nella trasmissione Ma che domenica amici (1968) lanciò il personaggio di Provolino, un pupazzo che ebbe successo al punto da diventare protagonista di un disco per la RCA e di alcuni album a fumetti. Nel 1969 ha presentato i varietà televisivi Senza rete (programma televisivo) e La domenica è un'altra cosa e nel 1971 il varietà Come quando fuori piove. Nel 1974 ha condotto il programma Foto di gruppo, con la partecipazione di Gianfranco Funari e Tony Binarelli. Nel 1976 ha presentato insieme a Gianni Agus il programma Ma che scherziamo? Pisu non interruppe mai, comunque, il suo rapporto con la radio, prendendo parte negli anni a numerosi programmi d'intrattenimento: tra gli altri, nel 1967 condusse con Grazia Maria Spina il gioco musicale a premi Le mille lire, mentre nel 1969 fu il mattatore del quiz dedicato allo sport automobilistico Indianapolis e nel 1971 presentò con Minnie Minoprio The Pupil, corso semiserio di lingua inglese. Dopo un lunghissimo periodo di silenzio (cominciato nel 1977 e interrotto solo dalla conduzione di Gran bazar sull'emittente televisiva locale Telecentro nel 1978), è tornato al suo pubblico nel 1989: alla radio con Radiouno ’90 e in TV con Striscia la notizia, lo storico telegiornale satirico di Canale 5, in coppia con Ezio Greggio. Tra le sue apparizioni più recenti, quelle nelle fiction televisive Non ho l'età (2001) e Non ho l'età 2 (2002), Una vita in regalo (2003), Ma chi l'avrebbe mai detto... (2007) e Marameo (2008), Don Matteo 6 (2008). Da segnalare anche la partecipazione a diversi film, come Il trasformista (2002), Le conseguenze dell'amore (2004) e Non c'è più niente da fare. (2008). Infine, nel 2007 torna a teatro con Delitto perfetto di Frederick Knott per la regia di Geppy Gleijeses e successivamente 2011 - 2012 è in tournée teatrale con la commedia Se devi dire una bugia dilla ancora più grossa per la regia di Gianluca Guidi. Nel 2018 è nel cast del film “Nobili bugie”, con la regia del figlio Antonio, dove recita insieme a Claudia Cardinale e Giancarlo Giannini.   

Intervista

Buongiorno signor Raffaele Pisu. Piacere di conoscerla.

Il piacere è mio, Gianfranco.

Ho letto che lei si chiama Guerrino e non Raffaele.

Io sono nato il 24 maggio, quando l’esercito marciava e mio padre mi ha messo il nome di Guerrino in comune e Raffaele in chiesa. Risolto il mistero (risata).

Lei ha iniziato in radio, vero?

Tornando da Reggio Emilia, ho conosciuto Sandro Bolchi, che era con Enzo Biagi. Sandro era già un regista affermato. Ho fatto un provino, è andato bene e poi ho esordito in radio a Bologna con lui e poi ho cominciato con il teatro “La Soffitta”, sempre a Bologna e da lì è cominciata la mia carriera.

I suoi genitori che futuro speravano per lei?

Loro erano già preparati, perché in casa avevano già mio fratello Mario che voleva fare l’attore. Mio padre si è rassegnato perché appunto aveva giù un figlio avviato alla carriera artistica e mamma mi ha lasciato fare.

Lei ha fatto radio, cinema, teatro, televisione. In quale di questo ambienti pensa di aver avuto più soddisfazione?

Mi viene in mente un film molto importante, che è “Italiani, brava gente” di Giuseppe De Santis, del 1964, con le musiche di Armando Trovajoli. Credo che quella sia una delle cose più importanti della mia vita artistica.

Lei ha lavorato con moltissimi artisti.

Diciamo che ho lavorato con tutti (risata).

Raffaele Pisu con Claudia Cardinale in "Nobili bugie"

Un suo ricordo di Marcello Marchesi e di Gino Bramieri?

Con Marcello eravamo molto amici. Mi regalo un libro con la dedica: “Aiutati, perché Dio c’ha da fare” (risata). Questo era Marcello Marchesi. A Gino Bramieri gli ho voluto molto bene, ero molto legato a lui però ci siamo lasciati male perché ci avevano offerto un film e lui rifiutò. Invece di fare una carriera cinematografica, ha preferito andare per la sua strada.

Altri personaggi che lei ha nel cuore?

Walter Chiari. Eravamo sempre insieme e siamo stati molto amici, anche se non abbiamo mai lavorato insieme. Abbiamo fatto qualche cosa in televisione, ma poca roba. D’estate eravamo sempre insieme a Riccione, giocavamo a carte, facevamo scherzi. Eravamo molto legati. Lui mi voleva molto bene e stavamo ore a raccontarci le barzellette. A lui piaceva molto come le raccontavo. “Perché non le racconti a teatro?” mi ha detto.

Ha mai pensato di scrivere una biografia artistica, con aneddoti e curiosità varie?

No, non c’ho mai pensato. Sto scrivendo ora un libro, ma è di fantasia. Vorrei intitolarlo: “Cosa c’è dopo la morte”. Nessuno sa con certezza cosa c’è dopo la morte e  io con questo libro provo ad immaginarlo, usando la fantasia.

Quali sono le doti di un buon attore?

Prima di tutto non tirarsela, essere modesto, poi studiare, cercare di entrare nel personaggio e avere tanta passione. A me piace molto il teatro e sembrerà strano ma forse sono più bravo nel drammatico che in quello brillante.

E’ uscito nelle sale il film “Nobili bugie”, in cui ha esordito come regista suo figlio Antonio.

Si. Quando mi ha detto che voleva lavorare nel cinema mi sono un po’ spaventato, perché c’è già il papà che fa l’attore. Invece ha fatto il regista e devo dire che è molto bravo. Pensavo che volesse andare a lavorare in un officina meccanica, invece si è dato al cinema. Sono molto contento perché lavora molto bene.

Lei ha 93 anni e ha lavorato una vita intera. A chi vorrebbe dire grazie?

Al pubblico che per decenni mi ha seguito, mi ha apprezzato, mi ha voluto bene e non si è dimenticata di me.

Un domani come vorrebbe essere ricordato?

Non c’ho mai pensato a questa cosa, Gianfranco. Anche perché dopo due o tre anni che non ci sei più, la gente si dimentica di te. Tutto passa. Penso a Walter Chiari, che ha lavorato tanto, ora non se ne parla più, come di tanti altri grandi personaggi. Il tempo passa e la gente cambia e si affeziona ad altri personaggi.

Lei ha fatto anche teatro. Chissà che emozione entrare in scena …

No, non mi sono mai emozionato. E’ successo che mi “buttavano” fuori, sul palco e io spesso improvvisavo, raccontavo barzellette e così intrattenevo il pubblico. Una volta sono entrato in scena e non avevo un copione, quindi non sapevo cosa dire, eppure sono stato un’ora a chiacchierare con il pubblico in sala ed è stato molto piacevole e divertente.