Renato Pozzetto (attore)                  Milano 4.3.2024

                       Intervista di Gianfranco Gramola

“Io e Cochi veniamo dalle osterie, dai circoli e facevamo un tipo di umorismo diverso. Però Checco Zalone mi piace molto”

 

Renato Pozzetto è nato il 14 luglio 1940 a Milano e trascorre inizialmente l'infanzia a Gemonio. Durante la sua permanenza a Gemonio avrà modo di conoscere e frequentare quella che poi sarà la sua spalla comica Aurelio Ponzoni, detto Cochi, anch'egli sfollato a Gemonio. Nel 1964 forma il duo comico "Cochi e Renato" con Ponzoni, che esordisce all'Osteria dell'Oca, a Milano. Si esibiscono al Cab 64 costituendosi con Enzo Jannacci, Felice Andreasi, Bruno Lauzi e Lino Toffolo ne "Il Gruppo Motore", per poi approdare al Derby di Milano. Da quel momento il duo è conosciuto col nome di "Cochi e Renato". La coppia di comici riscuote nell'immediato grande successo. Insieme, danno vita a uno stile comico semplice ma, al tempo stesso, originale e poetico. La popolarità cresce velocemente e in poco tempo giungono davanti alle telecamere della Rai, in alcuni casi anche in trasmissioni che li vedono conduttori e protagonisti: “Quelli della domenica” (1968), “Il buono e il cattivo” (1972), “Il poeta e il contadino” - l'incontro che non doveva avvenire nel 1973, “Canzonissima” e “Vino, whisky e chewing-gum” nel 1974. Nello stesso periodo incidono insieme diverse canzoni di successo grazie alla collaborazione con Enzo Jannacci, in particolare “ La gallina”, “Canzone intelligente” e soprattutto “E la vita, la vita”. A partire dalla metà degli anni settanta, Renato Pozzetto prosegue la carriera da solo, esordendo nel cinema in “Per amare Ofelia” (1974): già questa pellicola gli permette di esprimere la sua recitazione straniante, basata sulla mimica, che gli assicura una grande popolarità; i personaggi delle sceneggiature cinematografiche successive coniugano il suo umorismo surreale e originale con situazioni e ambientazioni tipiche della commedia all'italiana. Pilota automobilistico dilettante, coglie la vittoria di classe al Giro automobilistico d'Italia del 1978, alternandosi al volante di una Fiat Ritmo con Riccardo Patrese, classificandosi al quinto posto tra i camion alla Parigi-Dakar del 1987. Il picco della carriera cinematografica dell'attore milanese si ottiene negli anni ottanta, nel cui periodo interpreta numerosi film (cinque dei quali anche diretti) girando insieme a molti attori del panorama italiano, tra i quali Adriano Celentano, Ornella Muti, Massimo Boldi, Carlo Verdone, Diego Abatantuono e Paolo Villaggio. Il successo prosegue costantemente fino alla metà degli anni novanta, in cui lo stesso Renato si ferma a causa di un calo di popolarità. Dal 2000 è tornato a esibirsi in coppia con Cochi Ponzoni in vari spettacoli teatrali e televisivi, mentre nel biennio 2009-2010 è protagonista della campagna radiotelevisiva del Governo contro il fumo, dal titolo: "Il fumo uccide: difenditi!". Nel 2013 torna ad avere un ruolo da protagonista nella fiction “Casa e bottega”. Ha partecipato in qualità di ospite, seppur non annunciato, alla serata finale del Festival di Sanremo 2019 con il gruppo Lo Stato Sociale, cantando a cappella il brano E la vita, la vita appena fuori dall'entrata dell'Ariston. Nel 2021 interpreta Giuseppe Sgarbi in “Lei mi parla ancora di Pupi Avati”, ricevendo la candidatura per il David di Donatello.

Ha detto

- Il "taac"? Lo diceva sempre un simpaticissimo scommettitore di cavalli quando vinceva.

- Penso sempre a mia moglie Brunella Gubler, avrei potuto fare meglio e dovuto darle di più.

- Sono stato molto fortunato e ho avuto ottimi rapporti con tutti. Ma ricordo in particolare Adriano Celentano, con cui ho girato “Ecco noi per esempio” e Verdone, mio partner in “7 chili in 7 giorni».

- Ho avuto una fortuna della Madonna. Mi pare abbastanza per essere sereno quando entri, diciamo così, nel rettilineo di arrivo.

Curiosità

- Insieme al fratello Achille ha dato vita alla Locanda POZZETTO (hotel e ristorante)  Via Montecristo, 23 - Laveno Mombello (Va)

- E’ nato a Milano, da Armando, padovano e Clementina, svizzera di Malvaglia. Renato Pozzetto è il terzo di quattro figli.

- Ha fatto tre Parigi – Dakar.

- Vive a Milano nello stesso palazzo dove vivono i figli Giacomo e Francesca.

- E’ geometra. Si è diplomato all’istituto tecnico Carlo Cattaneo di Milano.

Intervista

Lei ha pubblicato il libro dal titolo strano “Uccide più la gola che la sciarpa”. Com’è nata l’idea di questo libro?

Da tempo volevo raccontare la mia vita non solo pubblica ma anche privata, spinto anche dagli amici. Ci sono tanti aneddoti e c’è un intero capitolo che ho voluto dedicare a mia moglie Brunella, scomparsa nel 2009. Ho voluto descrivere le storie preziose della mia vita. Il titolo? Volevo che fosse originale e non il solito titolo da autobiografia.

Com’è nata la sua passione per il cabaret?

Credo che uno ce l’ha dentro la passione e poi se si è fortunati, come nel mio caso, magari si riesce a realizzare le proprie ambizioni.

Come ricorda la gavetta, gli inizi con Cochi?

Io e Cochi ci conosciamo fin dall’infanzia e abbiamo iniziato in una galleria d’arte notturna a Milano, fondata da Tinin Mantegazza, dove c’erano attori, cantanti e pittori. Abbiamo iniziato a suonare in un’osteria che si chiamava L’Oca d’oro, era l’anno 1964 e da lì è partito il segnale che potevamo fare spettacolo. Poi hanno aperto un cabaret che si chiamava Cab’ 64 e ci siamo esibiti con Enzo Iannacci, Felice Andreasi, Bruno Lauzi e Lino Toffolo. Al Cab’ 64, Franco Battiato trascorreva le notti perché non aveva un posto dove dormire. Poi siamo andati al Derby e con Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Dario Fò abbiamo  fondato “Il Gruppo Motore” è lì è scoppiata la bomba del cabaret e abbiamo iniziato la nostra carriera.  

Lei ha lavorato con tantissimi personaggi. Un suo ricordo di  Lino Toffolo ed Enzo Jannacci.

Lino Toffolo veniva da Venezia ed era un carissimo amico e siccome allora si guadagnavano pochissimi soldi  i colleghi si aiutavano a vicenda. Si aveva difficoltà a trovare un albergo che non costasse tanto, soldi non ce n’erano e Lino veniva spesso a casa mia o di Cochi, oppure ospitato anche dai nostri genitori. Mia mamma gli ha fatto da mamma quando Lino veniva a Milano. Bruno Lauzi andava spesso da Cochi. Con Lino siamo sempre rimasti amici e quando ho avuto più soldi ho addirittura comperato una casa a Venezia vicino a quella di Lino Toffolo e cosi è stato fino alla sua scomparsa. Era un caro amico, sempre allegro, simpatico e disponibile a fare due chiacchiere. Enzo Jannacci c’è poco da dire, lo conosciamo tutti era un grandissimo. Era un poeta e imprevedibile. Ci siamo voluti molto bene.

Come ha conosciuto il premio Nobel per la letteratura Dario Fò?

Dario Fò l’ho conosciuto frequentando i teatri e qualche volta sono riuscito ad andare a vederlo poi ho saputo che veniva anche lui dal lago Maggiore dove io sono stato sfollato a Gemonio e suo papà era capo stazione di un paese che si chiamava Porto Valtravaglia. Ho avuto il piacere di conoscere Dario Fò perché lo andavo a vedere quando lavorava e siamo diventati amici. Andavamo al mare insieme a Cesenatico e lì ci siamo conosciuti meglio e siamo rimasti sempre amici.

Lei ha fatto tanto cinema, teatro e TV. In quali di questi ambienti si guadagna di più?

Il guadagno dipende da come vanno gli spettacoli. Se tutto va bene si guadagna di più al cinema chiaramente che è un ambiente molto più ambito.

Com’è cambiato il mondo della comicità rispetto ai suoi tempi?

Non lo so, io faccio un po’ fatica a seguire un po’ i ragazzi, le nuove leve, però succedeva anche per noi la stessa cosa.  Io e Cochi veniamo dalle osterie, dai circoli e facevamo un tipo di umorismo diverso. Però Checco Zalone mi piace molto.

Dopo una esibizione temeva più il giudizio del pubblico o della critica?

Non è che temevo ma le ascoltavo tutte e due. Se poi la critica era costruttiva, la ascoltavo meglio e con interesse.

Lei ha lavorato a fianco di tantissime belle attrici. Quale le è rimasta nel cuore?

Erano tutte belle, simpatiche ed era bello lavorare con loro. Sono rimaste tutte delle care amiche, come Ornella Muti. Sono tutte belle le attrici, penso che le vadano a prendere con il lanternino (risata). Non sono mai stato oggetto di gossip e non ho mai avuto storie con una di loro perché ero troppo innamorato di mia moglie.

A chi vorrebbe dire grazie?

Ai miei genitori che mi hanno sempre voluto bene.

Ad un ragazzo che si avvicina al mondo dello spettacolo, cosa consiglierebbe?

Di studiare tanto e di tenere alta la passione per la recitazione. Poi sperare molto nella  fortuna, perché quella conta il 99 per cento in questo lavoro.