Simona Molinari (cantautrice e compositrice)              Milano 4.3.2024

                        Intervista di Gianfranco Gramola

“ I talent oramai sono una realtà imprescindibile, nel senso che ormai tutta la musica che fa dei numeri esce da uno di questi programmi. Oggi lo consiglierei nel momento in cui una persona ha già le idee chiare e sa già cosa vuole fare”

 

Il sito ufficiale è www.simonamolinari.it  contatti francesca@kinomusic.it

Simona Molinari è nata a Napoli il 23 febbraio 1983. Cresciuta all’Aquila, già da bambina dimostra una grande attitudine per la musica. Inizia a studiare canto a otto anni, passando dalla leggera al jazz, fino alla classica. Ottiene così il diploma al conservatorio Alfredo Casella del capoluogo abruzzese. I primi anni di gavetta la vedono esibirsi nei piano bar, fino a quando nel 2006 ottiene il riconoscimento di miglior cantante al "Premio 25 aprile". A quel periodo risale la sua attività teatrale, con collaborazioni con artisti come Edoardo Siravo, Caterina Vertova e Michele Placido. Nel 2007 dà il via a una proficua collaborazione con il produttore Carlo Avarello. I due creano un percorso jazz-pop che attira subito l’attenzione del pubblico. Contemporaneamente, lavora anche in teatro, partecipando ad alcuni musical. Vince nel 2008 Sanremolab e partecipa così al Festival nel 2009 tra le Nuove Proposte con il brano Egocentrica, interpretato nella serata dei duetti anche con Ornella Vanoni: Dopo la kermesse esce il suo primo album, intitolato proprio Egocentrica. Il suo secondo lavoro, Croce e delizia, esce invece nel 2010, anticipato da un singolo con la Vanoni, Amore a prima vista, capace di arrivare al decimo posto nella classifica dei singoli. Segue nel 2011 un terzo album, Tua, che non ottiene il successo sperato. Anche per rilanciare la sua carriera partecipa quindi al Festival di Sanremo nel 2013 in coppia con Peter Cincotti. I due presentano due brani: Dr. Jekyll e Mr. Hyde (canzone postuma di Lelio Luttazzi) e La felicità. Proprio questo secondo pezzo riesce ad arrivare fino al 13° posto: Il seguente album, Dr. Jekyll Mr. Hyde, ottiene un buon successo, arrivando fino al 16° posto nella classifica FIMI. Nel 2020 è stata protagonista nella serata dei duetti di Sanremo, ‘ospite’ di Raphael Gualazzi. Nel 2022 ha quindi pubblicato l’album Petali, disco che le vale la vittoria della Targa Tenco come miglior interprete. Negli ultimi anni ha invece preso parte al progetto El Pelusa y la Negra, dialogo immaginario tra Diego Armando Maradona e Mercedes Sosa, uno spettacolo da cui è stato tratto l’album Hasta siempre Mercedes.

Intervista

Mi racconti i tuoi progetti? A cosa stai lavorando?

Ho diversi progetti in atto. Intanto quello principale è questo dialogo immaginario tra Mercedes Sosa e Diego Armando Maradona che vede alternarsi monologhi e la storia di questi due personaggi. Lo spettacolo è tratto dal libro di Cosimo Damiano Damato che viene appunto trasportato sul palco insieme alla musica. Da questo spettacolo poi ho fatto un disco che si chiama “Hasta siempre Mercedes”, con brani di  Mercedes Sosa che trovo meravigliosi. Nel disco ci sono le collaborazioni di Paolo Fresu e di Tosca e un inedito di Bungaro. Poi altri progetti live, c’è il mio concerto, che è un po’  prendere per mano lo spettatore e portarlo a spasso  nei tempi della vita, che sono il tempo dei sogni, il tempo dell’innamoramento e poi della passione, degli inganni e del disincanto. E’ un concerto percorso attraverso i miei brani che più mi stanno a cuore. Poi ho scritto il brano finale, insieme a “I Musica da Ripostiglio”, un gruppo toscano, che fa parte del titolo di coda del film di Giovanni Veronesi che è “Romeo e Giulietta”, ora nelle sale, e poi sto scrivendo per il prossimo disco. Inoltre tra qualche giorno mi accingo a prendere il premio Callas a New York.

Mi racconti com’è nata la folgorazione per la musica? Hai artisti in famiglia?

Nessun artista in famiglia. Con la musica diciamo che ci siamo trovati, ero piccolina e con lei ho trovato grande sollievo, è stata proprio una vocazione. Io cantavo sempre in ogni dove fino a quando nella mia classe, quando avevo 8 anni, dovevano selezionare dei bambini per un corso di canto e mi scelsero. Da lì non ho più smesso di cantare.

Con quali idoli musicali sei cresciuta? Chi sono i tuoi miti?

Quando ero piccola c’erano tutte le grandi voci, le grandi cantanti come Whitney Houston, Mariah Carey e le grandissime voci di quel periodo, ma a me piaceva anche ascoltare i vinili che aveva in casa mia nonna, che erano di Ella Fitzgerald, Nina Simone e la musica black delle donne di quegli anni. Poi pian piano mi sono avvicinata anche al teatro e ho cominciato a scoprire che il mio non è soltanto uno strumento vocale ma che attraverso la musica potevo raccontare e interpretare le storie. Da lì ho iniziato a scrivere la mia musica e  ho partecipato al mio primo concorso che mi ha portato a Sanremo, ho pubblicato poi 6 album e continuo a scrivere. Il mio divertimento, la mia cura è proprio prendere delle storie, metterle in musica e poi raccontarle. E’ la cosa che più mi piace fare e mi piace condividere.

Hai girato mezzo mondo con la tua musica. Qual è il pubblico più caldo?

Quello più caldo è quello americano hanno un’energia particolare. Il concerto più bello che ricordo è stato quello di New York dove il pubblico ha partecipato attivamente in ogni momento.

E quello più freddo, più composto?

Quello più composto è quello dei paesi nordici, composto perché super educato e molto attento. In Italia quello del nord è più tranquillo.

Ho letto che hai un buon rapporto con i musical e che hai interpretato Maria Maddalena nel musical Jesus Christ Superstar. Come hai vissuto quella esperienza?

Si, nel musical di Romeo Piparo, accanto a Ted Neeley che era l’attore anche nel film ed  un cast bellissimo, mi sono divertita tantissimo ed è stata un’esperienza incredibile. Prima di Jesus Christ Superstar avevo fatto “Jekyll & Hide” con Giò Di Tonno e poi “I miserabili” Penso che il teatro abbia aggiunto molto al mio ruolo di cantante.

Hai collaborato e cantato con diversi artisti internazionali. Qual è stato il più pignolo?

Il più pignolo è italiano ma ha il piglio internazionale ed è Raphael Gualazzi. Pignolo nel senso buono, cioè che cura tutti i dettagli. E’ un artista incredibile ed è di Urbino. Più alla mano invece direi Peter Cincotti, con lui entrai subito in empatia, siamo della stessa generazione e per un paio di anni abbiamo collaborato su delle cose, per cui c’è stato modo di far nascere una bella amicizia e mi sono trovata benissimo con lui.

Cosa ne pensi dei talent musicali?

Oramai sono una realtà imprescindibile, nel senso che ormai tutta la musica che fa dei numeri esce da uno di questi programmi. Oggi forse lo consiglierei, ma lo consiglierei nel momento in cui una persona ha già le idee chiare e sa già cosa vuole fare. Ad esempio il percorso che ha fatto Angelina Mango, lo trovo perfetto perché lei aveva già a fuoco quello che voleva fare e quando è arrivata lì aveva già fatto tanti live e quindi tanta palestra, tanta gavetta. Cominciare in un talent dal niente secondo me è controproducente  per mille motivi e sarebbe un discorso troppo lungo da fare. Ma arrivare ad un talent quando già sai chi sei e hai già una tua originalità e hai già trovato la tua voce, allora secondo me può essere una grande occasione.

Oltre a cantare sei anche autrice delle tue opere. L’ambiente che ti circonda influenza il tuo estro artistico?

Assolutamente si e non solo l’ambiente che mi circonda, ma anche i miei percorsi come persona. Le cose che ho scritto o pensavo anche musicalmente a 18 anni chiaramente non sono quelle che penso adesso, sono diverse per quanto ognuna di esse facciano parte di me e non le rinnegherei mai. Mi ritrovo in tutte le mie fasi, perché ho avuto la fortuna di essere sempre stata libera mentalmente e artisticamente. Questa è una cosa che ho sempre anteposto alla popolarità e a tutto il resto per cui mi ritrovo in tutte le fasi della mia vita ed è proprio quello che porto sul palco, cioè il mio percorso di vita, dai sogni della bambina alle passioni dell’adulta e a tutte le prese di coscienza man mano nel mio percorso. E’ un concetto che posso portare in giro tutta la vita perché è inesauribile nel senso che segue i miei percorsi di persona.

Dopo una esibizione temi di più il giudizio del pubblico o della critica?

Non temo il giudizio, io metto in conto che ogni cosa che faccio può piacere o non piacere. Penso che quando arrivo a fare una cosa, arrivo talmente convinta di farla  che poi il giudizio non sposta e non cambia la mia convinzione.

Quali sono le tue ambizioni? Hai degli obiettivi?

La mia ambizione è quella di quando ho cominciato, cioè di fare questo mestiere tutta la vita  svegliarmi tutti i giorni con il desiderio di farlo con energia ed entusiasmo. Stessa cosa nella vita personale, svegliarmi con la voglia, la carica e quindi alzarmi con un motivo che può essere personale, famigliare o di lavoro. Però svegliarmi con la voglia di vivere e affrontare la giornata con entusiasmo.

Se un domani tua figlia volesse fare la cantante, che consigli le daresti?

Le direi di considerarlo prima di tutto come un lavoro, perché la cantante è un termine generico e ha tante definizioni. C’è la cantante di successo, c’è la cantante da club e quindi deve capire che cosa vuole fare e poi  soprattutto se lo vuole fare deve puntare a diventare la migliore cantante che può diventare. Quindi di lavorare molto su se stessa e di non preoccuparsi di ciò che arriva, perché se lavora su se stessa qualcosa prima o dopo arriverà.

A chi vorresti dire grazie?

Ai miei genitori che mi hanno insegnato ad essere libera dal giudizio delle persone e dai numeri, dagli andamenti delle mode e di pensare con la mia testa. E poi in generale ai miei amici perché ogni volta che ho avuto dei momenti down, mi sono stati vicino e sono loro i testimoni della mia vita, che mi hanno ricordato chi ero.