Sofia Taglioni (attrice)                   Roma  22.2.2025

                Intervista di Gianfranco Gramola

“La mia esperienza in India? Avevo conosciuto delle persone che avevano fatto un tipo di esperienza simile e che conoscevano una compagnia di musicisti e danzatori indiani e io ho deciso di prendermi del tempo per andare in India”

 

Sofia Taglioni è nata a Padova. Si laurea presso la facoltà di Lettere e filosofia dell'Università degli Studi di Padova, con 110/110 e una tesi su Cecilia Mangini e il Cinema Documentario Etnografico. L'anno dopo, nel 2014, si diploma all'Accademia d'arte drammatica "Palcoscenico" del Teatro stabile del Veneto diretta da Alessandro Gassman. Dopo il diploma continua la formazione in Italia e all'estero. Alla Strasberg School di New York e in India presso la Theatre House di Abani Biswas. Incontra e lavora con vari registi tra cui Ivica Buljan direttore del Teatro Stabile di Zagabria, Boris Bakal, Jhon Pascoe, con il regista Gianni Farina. Due figure riconosce molto importanti per la sua formazione artistica: Paolo Antonio Simioni, acting coach Italiano e Tomi Jazenic, regista Sloveno. Si trasferisce a Roma nel 2017. Nel 2018 fa la sua prima comparsa nel film su Mia Martini, Io sono Mia film 2019, regia di Riccardo Donna, nello stesso periodo lavora dietro la camera come assistente alla regia. L'anno dopo ottiene un piccolo ruolo nella serie tv La strada di casa 2. Nel 2019 ottiene il ruolo di Francesca Molinari, capo commessa nella serie televisiva Il paradiso delle signore 4, Daily. Nel 2020 è Ilaria nella fiction Rai "Cuori". Protagonista in vari spot commerciali tra cui Decathlon, De' Longhi, Succhi Bravo, LG, Folletto, Angelini, Umbria Winter spot, Polase, Harrys, Caleffi, Tonimer. Fonda insieme ad un collega regista teatrale e scrittore il Collettivo Imperfetto, compagnia di artisti e attori con base a Roma. Membro della casa delle donne di Padova. Appassionata di boxe, arrampicata e di Vinili. Sta prendendo una seconda laurea in Filosofia all'università la Sapienza, (Roma).

Intervista

A cosa stai lavorando ora e quali sono i tuoi progetti?

Il 6 di marzo a Roma ci sarà la prima di un film che si chiama “Io non sono nessuno” di Geraldine Ottier, prodotto da Tyche production. Ho fatto da poco una serie Rai Stucky con Giuseppe Battiston. Ad aprile sarò in scena a Roma con una dark comedy con la regia di Massimo Odierna, compagnia Zerkalo. “La figlia di Kioto Zhang”. Io faccio anche delle serate in giro di Stand up comedy e continuo con un piccolo gruppo di giovani donne, di attrici con cui faccio delle serate, un piccolo collettivo. Poi questa estate uscirà un altro film che ho girato l’anno scorso, di un regista veneto che si chiama Stefano Usardi, che abbiamo girato in un piccolo paesino sopra Vittorio Veneto. Ora sto portando avanti dei progetti miei, sto lavorando a delle cose mie sempre per il teatro.

Mi racconti com’è nata la passione per il mondo dello spettacolo? Hai artisti in famiglia?

Attori in famiglia no, però mio padre è un po’ un artista, anche se fa un altro lavoro.  Io sono cresciuta con il papà artista pittore e mia madre è una professoressa e critica d’arte, quindi diciamo che fin da piccolina ho respirato un po’ di aria culturale e credo anche artistica. Un po’ di influenze mi sono arrivate dai miei genitori, però sentivo che la materia artistica mi apparteneva. Il teatro è arrivato in un secondo momento, perché ho iniziato a fare teatro durante l’adolescenza e mi piaceva però non ero ancora sicura che fosse la mia strada. Successivamente mi sono laureata al Dams, ho fatto il provino per entrare al teatro stabile del Veneto e lì sono entrata e con il stabile del Veneto ho iniziato a formarmi effettivamente come attrice. Però credo che la pratica artistica venga da più lontano e probabilmente l’osmosi l’ho presa un po’ anche in famiglia.

I tuoi genitori ti hanno incoraggiato sulla via artistica o avevano in mente un futuro diverso per te?

I miei sono stati dei genitori piuttosto progressisti, quindi mi hanno sempre lasciato fare. E’ chiaro che ogni genitore vuole vedere il figlio sereno e tranquillo, dentro un percorso un po’ lineare, più che altri per lui, invece di scegliere la strada come artista, che è una scelta tout court e che ovviamente influenza molto tutto il resto della tua vita. Di conseguenza è un percorso molto instabile, scosceso e con tantissime curve a gomito e salite e discese. Questo chiaramente per un genitore immagino sia più sereno sapermi più tranquilla che in questo sali e scendi. Però in realtà loro mi hanno sempre lasciato molto libera nelle mie scelte. Mia madre pensa sia ancora in una sorta di sala d’attesa, di vita. Poi quando le amiche le dicono che mi hanno visto in tv o al cinema, le fa molto piacere. Poi i genitori ad un certo punto si fanno da parte, perché la vita è la tua e te la devi gestire tu, la devi creare tu.

Hai mai pensato ad un nome d’arte?

Nome d’arte? In realtà questa cosa del nome d’arte appartiene ad un’altra generazione, quella di Rossella Falk, di Virna Lisi, della Guarnieri. Loro avevano questa cosa del nome d’arte, poi è una cosa che secondo me non è andata più avanti, si è interrotta e adesso si usa il proprio nome.

I tuoi attori di riferimento con i quali sei cresciuta? I tuoi idoli o miti?

Ho delle attrici di riferimento sia italiane, che inglesi e americane. Sicuramente le attrici che mi sono piaciute molto o delle quali mi sono piaciuti i loro film sono nel passato, Anna Magnani, che trovo abbia una forma di recitazione molto libera, un’attrice molto libera e volitiva, estremamente generosa nel suo recitare, nella sua tecnica. Nel presente amo molto l’attrice inglese Elizabeth Moss e poi Olivia Colman, Viola Davis e Frances McDormand. Loro sono attrici che vedo in questo momento e che amo molto perché sono sempre un grande bacino di ispirazione. Idem anche per le registe, adesso ne abbiamo anche di italiane e internazionali molto interessanti come Celine Sciamma,  Alice Rohrwacher, e i registi come Pablo Lerrain e Yorgos Lanthimos.

Cinema, teatro. In quali di questi ambienti pensi di dare il meglio o ti senti più a tuo agio?

Il teatro è una grande madre da cui si parte e in cui si torna. Il cinema e il teatro sono due ambiti molto diversi, nel senso che in teatro sei fisicamente su un palco o comunque in uno spazio di fronte a delle persone dal vivo e il tuo modo di recitazione è molto diverso rispetto a quello che devi fare davanti ad una macchina da presa dove tutto è ripreso ed è molto più intimo, tutto molto più piccolo, mentre in teatro è tutto molto grande. Quindi devi cambiare anche un po’ tu nel momento in cui reciti in un ambito o dentro l’altro. Diciamo che per motivi diversi mi piacciono entrambi, non ho preferenze. Mi piace il cinema perché amo la narrazione per immagini, mi piace il fatto di poter recitare in questo ambito più piccolo e riuscire a giocare molte più  azioni, una forma di intimità che magari va meglio a te. Mentre il teatro è molto più grande, è portato tutto più all’esterno, là ci sono altre cose che intervengono che sono belle per un attore, per un’attrice. Sono due ambiti diversi, ognuno ha la propria bellezza, il loro fascino, anche se sicuramente il cinema paga molto di più del teatro.

Ho letto che hai vissuto un’esperienza artistica in India.

Si, è stato un po’ di tempo fa. L’idea? Come tutte le cose nella vita accadono. Avevo conosciuto delle persone che avevano fatto un tipo di esperienza simile e che  conoscevano una compagnia di musicisti e danzatori indiani e io ho deciso di prendermi del tempo per andare in India, dove sono rimasta per quattro mesi. Volevo fare quel tipo di esperienza e trovare dei contatti. E’ stata  un’esperienza molto bella, molto utile, ma nel momento in cui ti muovi, stare comunque a contatto con questa cultura diversa, sia a livello di tradizioni che a livello artistico, quindi musica, teatro, danza, è molto arricchente e stimolante per un’artista,  indipendentemente dal percorso che scegli di fare.

Quali sono le tue ambizioni?

Ho ambizioni molto dinamiche e anche molto semplici. Già quello che sto facendo è già un sogno e vorrei continuare a poter avere la libertà di lavorare e fare quello che faccio e sentire aderenza e felicità in quello che faccio. Questa è la mia massima ambizione e di creare attraverso il mio lavoro qualcosa di grande, arrivare a dei livelli molto alti.

Oltre al lavoro curi delle passioni nella vita?

Scrivo, però questo si riaggancia al mio lavoro. Mi piace, quando posso e quando riesco, viaggiare, poi sono una grande cultrice di mostre e cerco di tenermi aggiornata, vado spesso a vedere mostre.

Ho letto che fai raccolta di vinili.

Si. Mi piacciono molto.

Quando stavo a Roma, la domenica mattina andavo a porta Portese a comperare quelli usati.

Porta Portese c’è ancora, io ci vado e amo molto quel mercato perché è sempre un luogo che si mantiene un po’ fuori dal tempo, in cui è bello andarsene un po’ in giro a curiosare fra le bancarelle. E’ molto bello ed è una delle tradizione romane.

Parliamo un po’ di Roma. Dal Veneto alla Città Eterna, come ricordi l’impatto?

Lì per lì mi ha molto affascinata, quindi ho subito un fascino molto forte di Roma perché nel suo essere così, ti colpisce. Poi chiaramente come in tutte le relazioni ci sono stati degli alti e bassi, quindi ci sono dei momenti in cui non la sopporto e che me ne vorrei andare, invece poi cambio idea e mi dico che mi sento a casa. E’ sempre un rapporto di odio e amore per questa città che ha tanto da dare ma che ti toglie anche tantissimo, specialmente del tempo che stai in mezzo al traffico.

In quali zone hai vissuto?

Sono stata alla Piramide, poi nel quartiere Trieste, poi a Pigneto e sono ancora qui,

C’è un angolo di Roma è cui sei molto affezionata?  

Ce ne sono diversi angoli di Roma che mi piacciono e a cui sono legata. Sicuramente un posto che mi piace è campo de’ Fiori con il suo mercato e la statua di Giordano Bruno. Poi piazza di Testaccio dove c’è la fontana dei Cocci, quello è un luogo in cui sto sempre molto bene e ogni tanto ci vado. Adoro anche il giardino degli Aranci, all’Aventino.

Il laghetto dell’Eur, con i suoi giardini intorno?

L’Eur lo bazzico poco perché non è nei quartieri che mi capita di attraversare.

Un paio di consigli al sindaco di Roma?

Dovrebbe mettere più cassonetti perché la situazione è critica, soprattutto in alcuni quartieri e poi diminuire i B&B. Soprattutto ora che c’è il giubileo, è un macello. Dovrebbe  un po’ ridimensionarsi, anche se Roma vive su questo. Quindi il mio consiglio è più cassonetti e meno B&B.