Agostina Belli (attrice)     Molveno (Trento)  aprile 1995

                      Intervista di Gianfranco Gramola

Una grande donna dai bellissimi occhi azzurri

Agostina Belli è nata a Milano il 4 marzo 1949. Ha lavorato e lavora molto all’estero, in Francia, in Spagna e in Germania, ma quando non è impegnata per il cinema torna volentieri nella sua bella casa sul lago di Bracciano, cittadina a pochi Km da Roma, immersa nel verde. Il suo curriculum artistico è di tutto rispetto, basta sapere che ha lavorato con registi e attori di fama mondiale. Il suo primo film è datato 1969 ed era "Banditi a Milano" di Carlo Lizzani e con Dino Risi ha girato “Telefoni Bianchi” e “Profumo di donna”.

Curiosità

- E' stata la prima attrice italiana ad apparire nuda sulla rivista Playboy ( 1972 ).

Intervista

Agostina Belli l’ho incontrata a Molveno, all’Hotel Gloria, dove alloggia mentre, insieme a Gianni Morandi, Mara Venier e Andrea Roncato, sta girando:” La voce del cuore”, un film per Canale 5.  

Tu sei milanese, vero?

Si, sono milanese, sono nata al Giambellino il quartiere più malfamato di Milano, e sono dell’ariete. Fra l’altro compio gli anni nello stesso giorno di mio padre, cioè  il 13 aprile.

Oltre a recitare cosa ti piace fare?

Fotografare, andare a cavallo, barca a vela, andare in campagna, amo la natura e leggere.

Leggere cosa?

Leggo filosofia soprattutto orientale. Mi piace molto il mondo dell’ignoto, del paranormale. Praticamente tutto ciò che è ricerca di quello che siamo.

Come è nato il tuo nome artistico?

Sul Belli ti do una notizia che non tutti sanno. Belli non è il mio cognome vero, bensì d’arte. Mi è stato dato da un noto costumista romano che amava molto le poesie del Belli. Devi sapere che appena io sono arrivata a Roma mi hanno dato un film da fare e cos’è successo, volevano cambiare il mio nome, perché io mi chiamo Agostina Maria Magnoni. E’ un nome che ai romani non piaceva, che non diceva niente, non andava. Dopo una riunione per darmi un cognome (perché il nome non volevo cambiarlo) questo costumista disse: “Perché non la chiamiamo Belli, come il famoso poeta”. Agostina Belli. Il nome mi piaceva, poi conoscendo e apprezzando il Belli ho accettato questo cognome d’arte in suo onore.

Da quanto vivi a Bracciano e come mai hai scelto questo posto?

Ma sai, io ero nata a Milano che era tutto cemento. Praticamente ho giocato per tutta la mia infanzia senza vedere un filo d’erba se non quella poca che c’era nel cortile interno dei palazzoni milanesi. Quando ho iniziato a scoprire la natura e sono dovuta, per lavoro, venire a Roma, ho scoperto la bellezza dei dintorni di Roma, della campagna romana, bellissima a pochi minuti dalla città. Mi sono detta: “Io non posso non andare a vivere in campagna” perché è una grande opportunità per una città importante. A Milano per poter conoscere la campagna devo andare a 150 km. Allora sono andata a Roma per lavoro e il cinema è incominciato ad ingranare, lavoravo sempre di più, il cinema si fa a Roma e ho dovuto cercarmi una casa. A Roma comunque non ci sono mai stata ad abitare. Avevo preso una casetta un po’ fuori, a isola Farnese, poi a via della Giustiniana, in periferia. Poi mi sono allontanata sempre di più fino ad arrivare a Bracciano, che è una cittadina magnifica, c’è un bel lago e il bellissimo castello degli Orsini e tanta natura come piace a me. E’ vero che dovevo alzarmi alle 5 del mattino per arrivare alle 6 a Roma, per iniziare il trucco per i film e significava ogni sera andare e perdere  un’ora di macchina per rientrare,   la mattina un’altra ora per andare a Roma, insomma un sacrificio però ne valeva la pena.

Come ricordi l’impatto con Roma? (quando ci sei venuta?)

La bellezza di Roma me la ricorderò sempre. Pensa, ci sono venuta di marzo e a Milano si moriva di freddo, arrivo qui col treno e c’era una primavera meravigliosa un sole dolce. Il clima è quello che più mi ha colpito di Roma, che adesso è già modificato. Poi allora io ero una ragazzina e venire a Roma era come andare sulla luna. Pensa un po’, lasciare Milano, da sola, con una valigia e andare a Roma a tentare la fortuna con il cinema. Devo dire che appena arrivata a Roma ero talmente terrorizzata dall’impatto con questa grossa città e invece mi sono trovata benissimo. Mi ha messa subito a mio agio.

Come hai iniziato a lavorare nel cinema?

Io ho incominciato per caso. Carlo Lizzani cercava delle ragazze per il film “Banditi a Milano” Queste ragazze dovevano girare una scena ballando al Piper (mitico locale romano). Davano, allora, 10.000 lire al giorno. Io e le mie amiche, che lavoravano all’ufficio contabilità della Rinascente, abbiamo preso quest’occasione al volo e siamo andate al provino, con la nostra fotografia. Ci siamo presentate al provino e c’era una coda di ragazze, tutte professioniste con tanto di foto giganti (book), fotomodelle insomma.  Io mi sono presentata con una mia foto tessera. Ricordo che l’aiuto regista è scoppiato a ridere e poi ha aggiunto: “E’ carina sta ragazza”  e rivolgendosi al fotografo del set gli disse di fare qualche foto, qualche scatto. “Ti chiameremo noi” disse l’aiuto regista. Alchè Lizzani vedendo le foto mi volle far fare la parte dell’ostaggio in quel film con Gian Maria Volontà e Don Backy. Lizzani rimase entusiasta di come recitavo e questo grazie ai tempi giusti di recitazione. Mi piaceva molto, mi affascinava questo mondo nuovo, quello del cinema. Lizzani mi consigliò di fare la scuola di recitazione e di dizione perché avevo un accento milanese tremendo.

Cosa ti piace di Roma?

Di Roma mi piacerebbe cercare, approfondire la Roma misteriosa, la Roma esoterica, quello che nasconde i grandi segreti alchemici, il mondo esoterico del Medioevo. So che a Roma c’è tanto da vedere, da cercare. Tu mi dicevi della Porta Magica di Piazza Vittoria che sembra ci sia impressa la formula della pietra filosofale che è il centro del significato esoterico della ricerca magica dell’io, dell’ignoto in te. Mi piacerebbe saperne di più.

Cosa apprezzi della cucina romana?

Mi piace tutta la cucina romana, fuorché la pajata e la coda alla vaccinara. Amo molto i primi dalla matricina alla carbonara, aglio olio, meno la carne. Anni fa sono stata anche vegetariana totale. Ma la pasta come la fanno a Roma è il finimondo. Sono un’ottima cuoca, faccio dei buoni primi e soprattutto dolci di cui sono molto golosa. 

Frequenti qualche trattoria romana?

Io più che a Roma amo girare intorno al lago di Bracciano, alla ricerca di qualche trattoria a livello famigliare che cucini roba genuina e sana.

Ma Roma era o è la città più bella del mondo?

Io ho conosciuto Roma 20 anni fa e c’è una grande differenza con la Roma di oggi. Anche l’aria è diversa. È un peccato vedere una città unica, storica e meravigliosa come Roma soffocata dal traffico. Devono fare urgentemente qualcosa tipo decentrare i grandi uffici e lasciare Roma a chi ama l’arte la cultura l’archeologia e la città stessa. Adesso come adesso direi che Roma era la città più bella del mondo, perché così com’è sta diventando sempre più brutta. Dovrebbero fare una Roma 2, vedi Milano 2.

Un consiglio al sindaco di Roma?

Di risanare e rendere più navigabile il Tevere. Fare del fiume come la Senna a Parigi con i  love boat e tutti quei ristoranti lungo le promenade, che sono bellissimi. Recuperare il Tevere che sembra un serpente che si muove in mezzo a questa città. E’ una meraviglia, mentre è una tragedia vederlo attualmente com’è da uno dei numerosi ponti romani. E’ una vergogna, una schifezza, una fogna a cielo aperto.

Un consiglio ai romani?

Per quanto è bella Roma i suoi abitanti dovrebbero rispettarla di più. Anche i turisti sporcano, ma perché vedono già una città sporca. Non venite a dirmi che sono i turisti che con gli spray scrivono sui muri o sulle fontane. Non bisogna sempre dare la colpa ai turisti. Basta guardare la domenica quando sgomberano le bancarelle di Porta Portese, quanta sporcizia resta per terra.  Se i turisti vedessero una Roma bella e pulita, sono convinta che non si permetterebbero di buttare una carta per terra.

Cosa provi nel ritornare a Bracciano dopo una lunga assenza?

Se sto via è solo per pochi giorni. Solo una volta però sono stata mancata da casa per più di 6 mesi ho girato l’Africa e l’America per un serial di 12 film che ho girato per una coproduzione europea. Quando sono tornata a casa, ragazzi che roba. Già a sentire nominare Fiumicino sull’aereo mi venivano le lacrime. Casa dolce casa, finalmente Roma. Si perché sono 20 anni che abito vicino a Roma e mi sento mezza romana.

Qual è il fascino di Roma?

La luce, i colori, i monumenti. Tutto questo compreso il venticello, ma anche il romano stesso fa parte del fascino di Roma, con la sua ironia, la battuta sempre pronta, naturale. Il romano è un popolo che ti mette subito a tuo agio, sempre disponibile, ed è un amico che non ti lascia mai solo. Unico neo dei romani è che sono poco affidabili. Hanno una maniera unica di vedere la vita e un carattere che è invidiabile. Vivono fino a cent’anni con la loro filosofia, con il loro modo di affrontare la vita quotidiana, giorno per giorno.

Fra tanti riconoscimenti e premi alla carriera che hai ricevuto ce n’è uno in particolare che ti sta più a cuore?

Ma sai, sono tutte gratificazioni importanti che ricordano la mia carriera e fanno parte di me stessa. Momenti che hanno segnato momenti della mia carriera. Ho vissuto un’esperienza emotiva bellissima  a Cannes  dove non ho avuto nessun premio ma  ho avuto un riconoscimento dal pubblico più gratificante di tanti altri premi. Sono stata ad una rassegna di film di Dino Risi che hanno fatto al festival di Cannes ed hanno invitato anche gli attori. Io avevo fatto con Risi due film importanti che per l’occasione erano stati restaurati: “Telefoni bianchi” e “Profumo di donna”. A distanza di tanti anni, si parla del 1965, il pubblico francese si ricordava ancora di questi film. Sono rimasta colpita. Finita la proiezione di “Profumo di donna” c’è stato un applauso tale, si sono accese le luci in sala ed è stata un’emozione enorme. Al che io mi sono alzata in piedi poi mi sono girata in dietro verso il pubblico, avevo la pelle d’oca, e mi sono goduta questa innovazione. La gente mi chiamava, Agostinà Agostinà e la gente mi dava la mano dimostrandomi il loro affetto. Questo è forse il premio più importante, cioè quello del pubblico.