Alexandra Filotei (attrice e autrice teatrale)          Roma 31.1.2022

                  Intervista di Gianfranco Gramola

“A me ha sempre incuriosito il fatto che una persona entra nella vita di un’altra e la recita, la interpreta”

 

Alexandra Filotei è nata a Roma.

Teatro

“A tavola con Eugene” da Ionesco Regia Antonello Riva

“Favola d’Amore” da H. Esse Regia Alfio Petrini /replicato anche a NEW YORK

“Il Cantico dei Cantici” dalla Bibbia Regia Alfio Petrini

“Cecè” di L. Pirandello Regia Alfio Petrini

“Burlantes” da M. Cervantes Regia M. Strati

“C’era una volta io” da G. Rodari Regia Alfio Petrini

“Arlecchino servitore di due padroni” di C. Goldoni Regia M. Strati

“La nuvola e il tuono” (vari pezzi comici) Regia S. Spaccesi

“Versi,versetti e versacci…” da Trilussa Regia M. Strati

“Er Vantone” di P.P. Pasolini Regia M.Strati

“Fidanzati, polipi e serpenti” di AA.VV. Regia D.Maraini

“Anfitrione” di Plauto riadattato da A.Bognanni Regia M.Strati

“Vite svitate” di M.Strati e A. Filotei Regia M.Strati e A.Filotei

“Fanculo il cinema” di A.Monti Regia A.Monti

“La bisbetica sprecata” di G.Purpi e P.Castellacci Regia P.Castellacci

“10 sacchi show” di D.Cassini Regia D.Cassini

“Mio e della madre che ho ucciso” di A. Monti Regia A. Monti

“ Edit ” di L. Monti Regia L. Monti

“ Chiusi per ferie “ di A. Villone Regia J. Peiraque

 "Dammi 3 parole" di A.Filotei e ART 21Regia A.Filotei e Art.21

 "Che fine ha fatto Cenerentola" di A.Giuliani Regia La Manna

“Parola di donna” di A.Filotei eG.Ansanelli Regia G.Ansanelli

“Tipe da Spiaggia” di A.Filotei,P.Enghelberg,P.Maccario

“Storyboard” di A.Filotei e M.Strati

 Comici in gabbia di s.fabrizi teatro dei servi(2009)

 La patata…molto più di un contorno (2009)

“Re cimbelino” di shakespeare (2010)

 “La patata…”

 “Travolti da un’insolita famiglia” teatro dei Servi regia M.Milazzo

 “Sesso, amore e altri impicci!” regia M.Strati

 “Il ventaglio di Goldoni teatro delle Muse

“9 ore sotto casa”

Televisione

“La domenica del vangelo” (rai 1) - “Festival Cabaret Salerno” (rai 3) - “Cercando Cercando” (rai 2) - “Seven show” (italia 7) - “Premio Charlot” di Paestum (rai 3) –  “Avanzi popolo” varieta’ (canale 34) - “Pirati” varieta’ (canale 34) -  “Mmmhhh” …… di S. Dandini (rai 2) -  "B.r.a." di S. Dandini (rai 3) -  "Maurizio Costanzo show" (canale 5) -  "In famiglia" (rai 2) - “Estate sul2” (rai2) - “Suonare stella” (rai 1) - “Notte mediterranea”(rai 1) - “La squadra 8” (rai 3) ruolo protagonista” Emma Proietti” -  “Un ciclone in famiglia” (2008) - “Un medico in famiglia” (2009) rai1- “boris” sky (2009) - “I Cesaroni” canale 5 (2012) –

Intervista

Com’è nata la passione per la recitazione? Hai qualche artista in famiglia?

No, parenti che recitano no, però ho mio fratello che è musicista. La passione è nata per merito di mia madre, perché lei è una donna molto simpatica e mi raccontava sempre le poesie di Trilussa. Infatti poi mi sono appassionata anch’io al poeta romano. E dicevo a mamma: “Quanto mi piacerebbe saper leggere bene le poesie e far divertire come fai tu”. E mia madre mi consigliò di fare un corso di recitazione, ma a quei tempi facevo la ballerina di danza classica ed ero molto titubante ad iscrivermi ad una scuola di recitazione, però mia madre è stata molto brava perché mi convinse. Mi sono iscritta alla scuola Mario Riva per curiosità, ho vinto il concorso regionale e da lì è partita la mia carriera, anche se all’inizio non ne ero proprio convinta.

Come ricordi gli inizi, la gavetta?

L’inizio l’ho preso come un gioco, perché come lavoro volevo fare la maestra d’asilo nido, quindi studiavo, ho preso il diploma e poi piano piano ho cominciato a capire che bisognava fare la gavetta e quindi adattarsi. A me ha sempre incuriosito il fatto che una persona entra nella vita di un’altra e la recita, la interpreta. Ero curiosa e dicevo: “Pensa te, uno può fare qualsiasi cosa, in scena può essere chi vuole, può interpretare un barbone, un principe, un avvocato, un dottore”. Poi sono entrata in una compagnia che faceva metateatro (pratica teatrale che ha come argomento il teatro), 5 anni da incubo. Però bisognava studiare per fare l’attrice e quindi sono stata con questo regista per 5 anni e poi alla fine un mio amico, che è un bravissimo doppiatore e che ha una voce straordinaria, mi disse: “Scrivo qualche sketch comico, qualche scenetta divertente, vuoi fare qualche cosa?”. Mi convinse e abbiamo fatto un duo, poi un trio e alla fine mi sono messa da sola, perché gli altri si sono arresi e non gli andava più di andare avanti e loro due sono tornati a fare i doppiatori. Io ho continuato con la carriera e ho realizzato il mio sogno. La cosa che mi affascinava era vedere una persona, da sola, sul palco, davanti ad un pubblico che parlava in maniera ironica e faceva ridere e mi chiedevo come facesse, con che coraggio. Piano piano ho realizzato questo sogno e ora anch’io sto sul palco a far ridere la gente.

Con quali idoli sei cresciuta?

Monica Vitti. Una grande del cinema italiano.

Teatro, cinema, radio. In quali di questi ambienti pensi di dare il meglio o ti senti più a tuo agio?

A teatro sicuramente. Il teatro è proprio la mia casa.

Hai iniziato con il teatro impegnato ossia Pirandello, Pasolini, Plauto per poi passare al cabaret. Com’è avvenuto questo passaggio, questa scelta?

La scelta è avvenuta perché ero molto affascinata da queste persone che tenevano il palco da sole, in questa specie di “One man show” e quindi volevo provare. In una commedia sei sempre protetta da tante persone che lavorano con te e che dividono gli applausi con te. A me piace molto fare le commedie, però mi affascinava molto recitare da sola e pensavo: “Ma la gente viene, paga il biglietto per vedere solo me”. Pensa che responsabilità, infatti il mio primo spettacolo l’ho fatto che avevo quasi 40 anni, perché non avevo il coraggio e pensavo: “Ma ti pare che la gente viene, paga il biglietto per ascoltare me?”.

I testi li scrivi tu o hai qualche collaboratore?

Io li scrivo, le idee sono le mie, ma l’ultimo spettacolo l’ho scritto insieme a Sergio Viglianese, che è un comico molto bravo, scrive molto bene e ha questa sensibilità, soprattutto nell’ultimo spettacolo dove raccontiamo la mia storia, quando dopo il terremoto sono rimasta 9 ore sotto le macerie. A novembre ho fatto questo spettacolo che ho scritto con lui, e che si chiamava “Nove ore sotto casa”, che sono le 9 ore che sono rimasta sotto le macerie. Mi sono trovata molto bene. Abbiamo pianto, riso, poi pianto ancora e di nuovo riso tra un  thè, un caffè un biscotto, anche perché non era facile scrivere uno spettacolo così.

Prima di entrare in scena hai un rito scaramantico?

No, non sono per niente scaramantica. L’unica cosa che faccio è quelle di sgranchirmi le gambe, perché nasco come ballerina di danza classica, e prima di salire sul palco noi facevamo qualche mossa per scaldarci le gambe e mi è rimasta questa abitudine anche ora che faccio l’attrice, lo faccio come se fossi ancora una ballerina.

Una tua ossessione professionale?

Ho paura di dimenticarmi le battute. Ma questa è un’ossessione che hanno tutti gli attori. Penso ad un vuoto di memoria o di fare una figuraccia o sbagliare battuta verso il compagno d lavoro. Se stai da solo, non c’è problema, ma se stai con altri, mi dispiace di far fare una figuraccia. 

Quali sono le tue ambizioni?

Adesso mi piacerebbe fare un bel film e infatti sto studiando con un collega, un amico con cui ho fatto teatro, però volevo studiare di più la parte cinematografica che è proprio un altro lavoro, un altro studio e un altro modo di lavorare, rispetto al teatro. Con la mia rinascita mi sono detta che voglio dedicarmi al cinema.

Hai dei rimpianti?

Un po’ si, diciamo che dovevo avere un po’ più di coraggio. Mi dovevo buttare di più, invece per timore non mi sono lanciata.

Hai un sassolino che vuoi levarti?

Diciamo che nel mondo dello spettacolo, del cabaret soprattutto, nessuno pensa che tu puoi fare qualcosa di drammatico. Io invece vengo proprio dal teatro, quello di Plauto, Pirandello, Shakespeare e il cabaret l’ho scoperto dopo.    

Roma, la tua città, è fonte di ispirazione per i tuoi spettacoli?

Roma si, è fonte di ispirazione. Roma è come Napoli, due città molto fantasiose e anche le persone sono molto fantasiose, ma soprattutto sei fai il comico devi saper osservare, saper ascoltare, saper capire e a Roma le persone te le raccontano le cose. Nelle città un po’ più chiuse le persone si confessano meno, mentre a Roma la gente parla tanto, si impiccia nel discorsi degli altri e quindi i fatti li conosci di più, le situazioni le conosci di più, come le persone, quindi puoi scrivere meglio. I romani sono così, ti interrompono per chiederti una cosa, qualcuno che risponde ad un altro e non hai un attimo di pace per te. Sull’autobus due parlano e un terzo risponde (risata).

Qual è la tua Roma in tre posti diversi?

Il mercato del rione Monti, perché lì vicino abitava mia nonna e prima la mia bisnonna e io da nonna vi ho passato 15 anni della vita mia. Poi un posto dei ricordi è via Nazionale e le sfilate di carnevale. Mia madre non me lo prendeva il vestito da carnevale perché stavo sempre da nonna e lei mi vestiva sempre da fantasma, perché non avevo mai niente da mettermi per la sfilata. Lei diceva: “Non te preoccupà”. Mi metteva questo lenzuolo e una candela in mano e mi portava in via Nazionale, dove era pieno di maschere e di coriandoli. Un ricordo da grande è campo de Fiori, perché il mio primo spettacolo da sola l’ho fatto lì vicino, al teatro dei Satiri di via Grottapinta, che adesso non c’è più. Invece il mio primo spettacolo in assoluto l’ho fatto Testaccio, fatalità, in un altro teatro che non c’è più che era il teatro dei Cocci di via Galvani. Lì è stata la prima volta che sono salita sul palco.

Se tu avessi la bacchetta magica, cosa faresti per Roma?

Per prima cosa sistemerei le strade e farei sparire la “monnezza”. Roma è tanto bella, però la vorrei vedere più pulita, più ordinata e presentabile non solo al turista, ma anche all’abitante, per noi che ci viviamo, che passiamo per le strade piene di buche che sono molto pericolose. Ogni anno muore qualcuno e si fanno male tanti giovani con il motorino ed è veramente una tragedia, perché sono fonte di gravi lutti. E poi Roma ha bisogno di un po’ di fantasia, di verde e di profumo. C’è largo Argentina che adesso puzza perché è pieno di gatti, pieno di barboni poverelli che non sanno dove andare e poi c’è tanta sporcizia.