Ferruccio Valentini (Esperto botanico)             Tuenno (Trento) 13.5.2021

                          Intervista di Gianfranco Gramola

“E’ autore di ritrovamenti e scoperte di interesse mondiale nel campo dei fossili vegetali. A lui sono stati dedicate mostre, filmati, documentari, due libri monografici ed è stato ritratto come testimonial delle Dolomiti, patrimonio Unesco”

 

Ferruccio Valentini, per gli amici Fèro, è nato il 13 aprile del 1948 a Tuenno, in Val di Non, uno dei Comuni più antichi della valle, è figlio di un commerciante di bestiame, e di una grande lavoratrice di campagna, esperta in preparazione di conserve, sciroppi, ma anche nel trattamento e nella conservazione delle erbe. Tutte abilità che Ferò ha ereditato e che tutti i giorni mette in pratica. Cresciuto nella natura incontaminata Ferruccio è fermamente convinto che il benessere dell’uomo provenga proprio dal contatto con la madre terra e con i boschi di cui questa splendida valle è rigogliosa. Così ci passa più tempo possibile, dedicandosi alla raccolta delle erbe selvatiche, di cui sa proprietà medicamentose e metodi originali di conservazione, e a quella di antichissimi fossili.

Intervista

Mi racconti un po’ della tua gioventù, come l’hai passata?

Sono nato a Tuenno, in val di Non, in una casa di contadini. Mio padre era un commerciante di bestiame e io da ragazzino dovevo accudire la stalla, andare nei prati a tagliare l’erba, raccogliere il fieno e  irrorare. A sette anni, prima di andare a scuola, dovevo andare nella stalla a mungere le nostre mucche e anche la sera. Dovevo andare a raccogliere le foglie per fare il letto per le mucche e a fare le fascine di legna. Ora non si fanno più le fascine perché i rami della potatura vengono macinati. Io dovevo accudire la stalla perché avevamo tante mucche, che ho sempre curato con le erbe. A quei tempi c’erano i guaritori che si tramandavano la conoscenza dell’arte medica e io ho imparato molto da loro e anche da mia madre. Una mucca aveva il mal di pancia o la mastite e io la curavo con le erbe, tipo i semi di lino o l’acqua d’orzo.

Che scuole hai fatto?

Io sono arrivato fino alla quinta elementare. C’erano anche le scuole medie ma io ero “un asen”, un asino (risata). A parte gli scherzi io avevo troppo lavoro a casa e non avevo tempo per studiare. Dovevo stare a casa a lavorare, accudire alle nostre bestie, perché mio papà non c’era mai.

Dopo le scuole che altro lavoro hai fatto?

Ho fatto il guardia caccia, il pastore sulle malghe, ho fatto il casaro e facevo il formaggio, ho lavorato alle scorte agrarie, poi il boscaiolo. Mi manca solo di fare la comare e poi nella mia vita ho fatto di tutto (risata).

Hai detto che casa tua l’hai costruita tu, pezzo dopo pezzo.

Si, la casa dove vivo prima era un rudere e l’ho ristrutturata usando anche dei materiali di recupero. L’arco l’ho fatto con del materiale che ho recuperato dalla vecchia chiesa di Cles. Poi ho fatto il muratore, il piastrellista, l’impianto elettrico e quello idraulico e ho restaurato le porte.  

Com’è nata la tua grande passione per la natura, per le piante?

Dal momento che da piccolo dovevo curare gli animali, soprattutto con le piante officinali e commestibili, il libro che è diventato indispensabile per me è stato quello che è considerato la bibbia delle erbe e l’ha scritto Pietro Andrea Mattioli, botanico e medico di Bernardo Clesio nel 1550. Il Mattioli ha messo insieme tutto il sapere sulla botanica, compresi i testi di Dioscoride, botanico e medico greco (citato anche da Dante nel quarto canto dell’Inferno con l’epiteto “buon accoglitor delle qualità delle erbe”, ndr.). Dioscoride è nato circa 2 mila anni fa e ci ha lasciato le sue tavole scritte, perché la stampa ancora non c’era, è nata nel XV secolo. Il Mattioli ha messo insieme la sua esperienza e quella di Dioscoride e ha creato una grande opera medica.

Di che anno è questo libro?

Questa è una ristampa dell’originale, però è del 1550. Dopo la Bibbia, questo è stato il libro più stampato della storia, perché è stato tradotto in diverse lingue ed è usato dagli “speziali”, dai medici e dagli erboristi. E’ un libro attuale anche per i giorni nostri.

Tutte le erbe sono alleate dell’uomo?

Ci sono anche quelle velenose. Quasi tutte le piante hanno una che le assomiglia, ma è velenosa o dannosa per l’uomo. Ci sono le antagoniste anche nelle erbe.  

C’è stato qualcuno che si è avvelenato mangiando qualche erba?

Si. Tempo fa un botanico è andato a raccogliere l’aglio orsino, che è una pianta spontanea molto usata in cucina e ricchissima di proprietà benefiche. L’ha portato a casa e l’ha mangiato insieme alla moglie. Sono morti tutti e due, perché invece di raccogliere l’aglio orsino, ha raccolto le foglie di colchico, che tra l’altro non assomiglia per niente alle foglie dell’aglio orsino.

Anche con i  funghi può succedere, vero?

Certo. Ogni anno ci sono persone che ci rimettono la pelle o vanno in ospedale per una lavanda gastrica.

Sei anche un esperto apicoltore e ho visto una tua foto in mezzo alle api senza nessuna protezione.

Si, è vero. Tutti gli animali se notano che sei tranquillo e non hai brutte intenzioni,  sono calmi e non ti fanno niente. Se invece fai dei movimenti bruschi, loro pensano che vuoi fargli del male. Se ti viene un ape vicino e tu con la mano la mandi via, lei ti punge, perché appunto crede che tu voglia farle del male.

E quella foto mentre accarezzi l’orso? E’ un fotomontaggio?

Un fotomontaggio? Ti racconto com’è andata. Gli abitanti di Tuenno, il paese dove vivo, vengono chiamati gli “orsi”. Ogni anno nel paese c’è “la spiazalorada”, che è una sagra. Bisognava allora far venire l’orso, simbolo del paese. Quindi io sono andato al lago di Tovel, dove nel parco c’era l’orso, e al personale ho detto che ho parlato con il presidente del parco che mi ha dato il permesso di portare l’orso alla sagra del paese. A dire la verità non era vero che avevo parlato con il presidente del parco, però alla fine ho portato l’orso alla sagra paesana.

Come hai fatto a portarlo nel paese? Non avevi un po’ di paura?

Era imbalsamato (risata). Mi piace molto la scena che è nella foto, perché ha un fiore in bocca e io con la mano lo accarezzo. Sembra che l’orso mi porti un fiore.

Ho visto un video in cui fai anche il “rasaiolo”.

Non sono un esperto, però vado a prendere la resina. Una volta facevano dei buchi alla base del tronco del larice con una trivella a mano. Io invece faccio così, con una canna lunga raccolgo la resina e con un’altra canna più sottile faccio da stantuffo e spingo fuori la resina e la raccolgo in un vasetto. Il foto della pianta poi viene ritappato e potrà essere utile dopo qualche anno per una nuova estrazione.

Come usi la resina?

Con la resina faccio una crema cicatrizzante. Mescolo la resina di larice con cera d’api, olio iperico e propoli. Il tutto viene scaldato a bagnomaria, si ottiene una crema che poi metto nei vasetti. Cura le ferite e soprattutto le screpolature, quelle che vengono d’inverno, quando si formano delle piccole crepe.

Cosa ne pensi delle polemiche sugli orsi e i lupi che attaccano l’uomo?

Ho dei dubbi, dei grandi dubbi. Io ho visto 50 volte l’orso e una volta ero seduto vicino a dei cuccioli e la loro madre era lì a un metro da me. Io stavo fermo e la loro madre non mi ha fatto niente. Sai perché Gianfranco? Perché ci vuole rispetto, perché andiamo nel suo territorio, andiamo a casa sua e quindi bisogna portare loro rispetto e riverenza.

Hai mai avuto degli incontri spiacevoli con qualche animale?

Mai! Anche i cani, qualsiasi cane, a me non fa paura.

Hai notato un cambiamento climatico?

Ho fatto un articolo su “Il Melo”, il mensile della val di Non, che parla del cambiamento climatico. Il cambiamento climatico lo segnano anche i funghi, perché continuano ad alzarsi di quota, perché c’è il surriscaldamento. Anche i larici, quelli giovani, non ci sono più a quote basse. Non c’è più rinnovo, ci sono piante grosse, ma quelle piccole si alzano di quota. Adesso le piante nuove le trovi a quota 1700/1800 metri. Il cambiamento climatico è vero, è matematico. Ma anche tante erbe si sono alzate di quota e io l’ho notato nelle “comendole” (spinaci di montagna) e negli asparagi di montagna, quelli un po’ amarognoli. Io ricordo che anni fa andavo nella val di Tovel con un sacco e arrivavo a casa con 30 chili di asparagi. Adesso se vado nello stesso posto, ne porto a casa un mazzetto piccolo. Tante erbe si spostano sempre più in su, altrimenti non trovano più il loro habitat e si estinguono. 

I tuoi prodotti li vendi o li tieni per i tuoi amici?

A qualche amico li regalo e in parte li vendo. Come i succhi, ad esempio. Il succo di mela che faccio io, con le mele naturali, quelle selvatiche che trovo sulle piante abbandonate e che si trovano in val di Tovel e a Cavedago.

Com’è la tua giornata tipo, Ferruccio?

Mi alzo a seconda di che ora vado a dormire. Stanotte sono andato a dormire alle tre e mezza perché ho voluto curare e pulire le erbe che ho raccolto, però oggi mi sono alzato alle otto. L’ora in cui mi alzo comunque è tra le 8 e mezza e le 9. Poi fatta la colazione, con comodo mi avvio per i boschi a raccogliere erbe e piante medicinali. A spasso non vado mai perché quando vado in giro, sono sempre motivato, e non mi annoio per niente perché sono sempre alla ricerca.

C’è qualcuno che viene a chiederti consigli sulle erbe, sul miele o sull’ambiente?

Qualcuno c’è, però secondo me, stiamo andando alla deriva. Non gli interessa a nessuno dell’ambiente, del risparmio energetico, dell’inquinamento, ecc. … Comprano macchine sempre più grosse, le macchine sono sempre di più e quindi c’è più inquinamento.

Con le tue erbe fai tanti prodotti. Ce n’è uno in particolare che trovi molto valido?

Si, io faccio molti prodotti. Fra questi ne faccio uno che è straordinario, che è la rosa canina ed è vitamina C pura. Il limone, in percentuale ha 50 di vitamina C, la rosa canina 1000. Se usi la rosa canina per fare una marmellata, la vitamina C se ne va. Allora ho fatto questa crema a estrazione a freddo. Bisogna raccogliere la rosa canina alle prime gelate, quando è morbida e bisogna mescolare la polpa in parti uguali con il miele di Acacia e ottieni una crema. Ad esempio a me, un paio di volte all’anno, mi viene il mal di testa, un cucchiaio di questa crema e passa tutto. Tempo fa avevo la febbre, ho preso un cucchiaio di rosa canina e dopo mezz’ora non avevo più niente. Però questa crema ha molte altre proprietà e benefici.

Erbe per dimagrire o per il colesterolo, esistono?

Per dimagrire ci vuole una dieta particolare, non bastano le tisane. Per il colesterolo bisogna sapere i problemi che uno ha e poi adeguarsi e adattarsi ad un’alimentazione corretta.

Ti ho visto in una foto con il regista Ermanno Olmi. Come l’hai conosciuto?

Io ho partecipato sull’altopiano di Asiago alla mostra delle erbe. Stavamo facendo una “condotta slow food” sul territorio e capitarono Carlo Petrini e Ermanno Olmi, che ha casa ad Asiago. Olmi negli ultimi anni non stava tanto bene e veniva spesso ad Asiago. Lui mi prese subito in simpatia e mi prendeva a braccetto. Era un grande amico, come lo era Andrea Paternoster, il noto apicoltore di Vigo di Ton, scomparso tragicamente in un incidente. Lui è stato un genio come apicoltore. Invece di fare il contadino ha affittato i suoi campi di mele e ha intrapreso la strada di apicoltore ed era conosciuto in tutta Italia.

Hai incontrato anche Erri De Luca, lo scrittore.

Io ho un’amica poetessa, Roberta Dapunt, della val Badia. Mi ha detto che vedeva spesso Erri De Luca e che la prima volta che sarebbe venuto dalle nostre parti, mi avrebbe chiamato per pranzare insieme. E così è stato. Quanti bei ricordi sfogliando l’album di foto dei miei incontri. Sono amico anche di Mauro Corona.

Fra tanti lavori, hai fatto anche il casaro, vero?

Si. Ho fatto il pastore e in malga facevo anche il casaro e quindi il formaggio con il  latte che mungevo.

Quali sono ora i tuoi progetti, i tuoi obiettivi?

Io vivo alla giornata, Gianfranco. Tu sei stato fortunato che sei venuto ad intervistarmi qui a Tuenno. Pensa che l’altro giorno c’era Licia Colo’ che mi cercava, mi ha chiamato però non avevo voglia e le ho detto di no. Poi 15 giorni fa c’erano quelli di Geo e Geo e anche in quell’occasione ho detto di no. Tutti i giorni c’è qualcuno che mi cerca e io voglio la libertà e non voglio orari. Ieri sono andato a prendere delle erbe nei boschi e così guadagno qualcosa, però se dovessi stare dietro alla gente che mi cerca, non farei niente. Tanti mi considerano un personaggio, ma io voglio essere un personaggio per me e non per gli altri.

Licia Colo’ ha una casa in val di Non, vero?

Si, a Sarnonico.

Lei sta facendo una battaglia contro i troppi veleni che usano per i meli. A proposito di inquinamento, tu come vedi il futuro del nostro pianeta?

Il problema più grande che abbiamo attualmente è l’inquinamento e  i pesticidi. E’ brutto vedere la plastica nei mari, ma il vero problema è che tutto il mondo è avvelenato dai pesticidi.

Però il consumatore vuole la mela perfetta, la fragola bella grossa a dicembre.

Alla gente manca la sensibilità, ma la colpa è anche di chi vende i prodotti, perché manca l’informazione. Il venditore dovrebbe informare la clientela su come è trattata l’uva, la mela, ecc … Io raccolgo e vendo anche un po’ di mele e mi chiedono se sono naturali, selvatiche e senza veleni. Non confondiamo il prodotto biologico con quello spontaneo o meglio selvatico, perché è tutta un’altra cosa. In val di Non invece di continuare a irrorare, bisognerebbe lavorare con piante più resistenti. C’è per esempio “La bella del bosco” che è una mela che non ha bisogno di trattamenti con pesticidi o trattamenti vari. Per la mela Canada bastano 2/3 irrorate non  di più. Invece su i veleni e le piante diventano sempre più deboli e i contadini devono irrorare tante volte. Dietro a questo ci sono le multinazionali. La Melinda dice che la clientela vuole la mela perfetta e allora ti manda un messaggio sul cellulare dicendoti che devi irrorare. Se le  mele hanno un puntino, non è che il magazzino non ti prende le mele, ma la classificano come “scarto”, quindi la pagano meno perché viene usata per fare i succhi di frutta.