Giulia Pratelli  (cantante e compositrice)       Livorno  15.1.2022

                         Intervista di Gianfranco Gramola

“Nel nuovo album “Nel mio stomaco” parlo del bisogno di lasciare andare le cose che non sono davvero importanti, di violenza, di evoluzione e di crescita”

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Giulia Pratelli, nata a Livorno 31 anni fa, laureata in Giurisprudenza, con una grande passione per la Filosofia del Diritto, ma soprattutto per le canzoni, ha più volte attirato l’attenzione di grandi artisti e negli anni è stata ospite dei concerti di Marco Masini, Edoardo Bennato, Diodato e Mirkoeilcane. Nel 2018 è la cantautrice a dare la spinta propulsiva per creare e organizzare “Come è profondo il mare”, uno spettacolo in omaggio alla musica di Lucio Dalla che la porta a cantare nei teatri e locali italiani insieme a Tommaso Novi, Giorgio Mannucci e Luca Guidi. Nell’estate 2020 apre alcuni concerti di Paolo Benvegnù. Nello stesso anno entra a far parte della scuderia di Blackcandy e l’inizio della collaborazione è segnato dalla pubblicazione di “Un’altra domenica (canzone a casa)”, brano del quale qualche mese dopo verrà pubblicata una speciale live session acustica. Dopo la pubblicazione del brano “Qualcuno che ti vuole bene”, è uscito il nuovo album di Giulia Pratelli dal titolo “Nel mio stomaco” (Blackcandy Produzioni). Il disco sarà disponibile prossimamente anche in formato fisico.

Intervista

E’ uscito in streaming il tuo terzo album “Nel mio stomaco”. Quali sono i temi che tocchi in questo nuovo lavoro?

Ci sono tante cose di cui ho provato a parlare, ed erano tutte in qualche modo nel mio stomaco e ho trovato l’esigenza emotiva di tirarle fuori. Si parla del bisogno di lasciare andare le cose che non sono davvero importanti. Ci sono poi due brani che raccontano delle violenze di genere, direi al femminile e brani che raccontano l’evoluzione, la crescita. E’ un album molto vario, tenuto insieme da un filo rosso che è il mio modo di guardare e di osservare la realtà.

C’è un titolo che mi ha incuriosito: “Tutti hanno ragione”. Di solito si dice che tutti vogliono avere ragione. Tu cosa intendevi?

Volevo dire che in certi momenti, soprattutto quelli complicati, la cosa più importante non è tanto chiederci chi ha ragione, ma come stanno le persone che abbiamo davanti,  che possono aver avuto un problema, per cui  il “come stai?” è una domanda molto banale alla quale si risponde anche in fretta, quasi come fosse una routine, senza dire realmente come ci si sente. In realtà invece di occuparsi sull’avere ragione, secondo me sarebbe meglio occuparsi davvero delle persone che  abbiamo davanti.

E la canzone “Luglio”?

Luglio è la fotografia di un momento: ha i colori e le sensazioni dell’estate ma potrebbe accadere in qualsiasi mese dell’anno. È il tempo sospeso del viaggio, in cui si possono rimandare gli impegni e in cui le cose accadono prima di averle davvero pensate. È il bisogno di rallentare, di respirare a fondo e di ascoltarsi “evolvere poi sciogliere poi scegliere e poi”, soprattutto, “restituire tutto.

Da chi hai ereditato il talento musicale? Da mamma o papà?

In casa mia non c’è stato nessuno  che prima di me suonava e cantava. O meglio, mio padre ogni tanto cantava, ma senza averlo fatto seriamente. Devo dire che però i miei genitori sono molto appassionati di musica, quindi mi hanno trasmesso sicuramente la passione e mi hanno aiutato e incoraggiato a tirare fuori il talento.

Come hanno preso la tua scelta di dedicarti alla musica? Forse avevano altri progetti o ambizioni per te.

Diciamo che loro, più che avere progetti, mi hanno sempre raccomandato di avere molta attenzione e di pensare bene alle mie scelte. Io sono laureata in Giurisprudenza, quindi ho fatto tante cose, loro mi sono sempre stati accanto e continuano a starmi accanto, raccomandandomi molta prudenza. Però con un supporto che per me è fondamentale e per questo li ringrazierò sempre.

Ti hanno mai proposto dei talent musicali, tipo X Factor?

No, mi è capitato di parlarne anche con dei colleghi, ma non sono mai andata oltre al pensiero.

Hai avuto esperienze lavorative con molti personaggi. Com’è andata con Edoardo Bennato?

Con Edoardo Bennato ho avuto un rapporto più stretto perché ho aperto un suo concerto ed è stata un’esperienza bellissima.

Marco Masini?

Con Marco Masini ho fatto un intero tour e Marco è stato gentilissimo con me. Mi presentò al pubblico a metà del suo concerto ed è stata un’esperienza incredibile.

Fiorello?

Quella con Fiorello è difficile da descrivere. Dovevo alzarmi alle 5 del mattino, però quel clima che si respirava nella sua “edicola” era unico. E’ stata un’esperienza meravigliosa e la levataccia mattutina diventava un problema secondario. E’ stata una bella esperienza alla quale era difficile resistere.

Quante ore al giorno dedichi alla musica?

Quasi tutta la giornata, perché questo è il mio lavoro, quindi canto, scrivo, scrivo musica, insegno e collaboro con altre realtà.

Il mondo della canzone era come te lo immaginavi?

Si, nel senso che sicuramente ci sono delle cose che sono meglio di come me le immaginavo, altre dove la differenza la fanno sempre le persone, quindi io credo negli incontri e anche un po’ nella fortuna di trovare la persona giusta e da questo punto di vista devo dire che il mondo della canzone era come me lo immaginavo.

Quali sono le tue ambizioni? Il festival di Sanremo?

Io penso che al festival di Sanremo ci abbiano pensato tutti quelli che fanno musica in Italia, però riuscire ad andarci è difficile. La mia ambizione è sempre stata e continua ad essere quella di poter vivere di questo mestiere. Provo quotidianamente affinché la musica possa darmi quello che mi serve.

Con quali idoli della musica sei cresciuta?

Con i cantautori italiani e stranieri. Soprattutto quelli italiani, perché sono quelli che mi hanno fatto conoscere i miei genitori.

Prima di esibirti, hai un rito scaramantico?

Un rito scaramantico no, però cerco sempre di concentrarmi ed entrare un po’ più in contatto con quello che sto per fare, senza distrarmi troppo.

Hai mai pensato ad un nome d’arte?

Si, però non ho mai trovato nulla che mi facesse davvero venire la voglia di lasciare il mio nome. Non ho trovato un nome in cui mi riconoscessi,  non ho mai avuto un soprannome, nemmeno a casa e allora ho pensato che non c’era un motivo valido per trovare un nome d’arte e alla fine ho tenuto il mio.

Nelle  tue canzoni, nasce prima il testo e poi la musica o viceversa?

Solitamente il testo, ma mai del tutto. Poi è sempre un processo che si perfeziona insieme. Comunque io parto sempre con il testo.

Nel 2018 hai creato e organizzato “Com’è profondo il mare”. Un omaggio a Lucio Dalla. Cosa ti lega al mitico Lucio Dalla?

Moltissimi ricordi e sono felicissima di questo spettacolo che continuiamo a portare in giro per l’Italia. Forse la cosa che più mi lega a Lucio Dalla nei miei ricordi è quando da piccola, in macchina con i miei genitori, ascoltavamo l’album “Canzoni”, dove ha collaborato anche Samuele Bersani. E’ stato il mio primo grande incontro con la sua musica, anche se poi tanti dei grandi successi di Lucio non fanno parte di quel disco lì. Però è una cosa che ricordo sempre con molto affetto.