Lina Wertmuller (regista)      Roma 12.6.1998

                 Intervista di Gianfranco Gramola  

Una donna nobile con l'animo da ragazzaccia

 

Il suo sito ufficiale è www.linawertmuller.com

Lina Wertmuller è nata a Roma il 14 agosto del 1928, da mamma Maria Santamaria (discendente da una nobile ed agiata famiglia svizzera) e da Federico, di professione avvocato. Si iscrive ai corsi di regia dell'Accademia Pietro Sharoff nel 1951 e, dopo il diploma, lavora in teatro con Garinei e Giovannini ed è aiuto regista di Giorgio De Lullo. Nelle medesime vesti, collabora con Fellini per "Otto e mezzo" (1963); nel frattempo, si dedica all'attività radiofonica ed alla regia televisiva (Canzonissima). Esordisce dietro la macchina da presa con "I basilischi" (1963); nel 1965 dirige per il grande schermo il film ad episodi "Questa volta parliamo di uomini" e per la televisione "Il giornalino di Gian Burrasca", fortunato adattamento dell'omonimo romanzo di Vamba. Successivamente ha firmato per il cinema oltre venti lungometraggi, dei quali meritano menzione "Mimì metallurgico ferito nell'onore" (1972), "Film d'amore e d'anarchia" (1973), "Travolti da un'insolito destino nell'azzurro mare d'agosto" (1974), "Pasqualino settebellezze" (1975): interpretati dal duo Giancarlo Giannini - Mariangela Melato,  con uno stile inconfondibile di regia apprezzato anche all'estero. Del prosieguo della sua carriera di cineasta, caratterizzata da esiti diseguali, possono esser ricordati "Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova, si sospettano moventi politici" (1978), "Scherzo del destino in agguato dietro l'angolo come un brigante da strada" (1983), "Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti" (1985), "Sabato, domenica e lunedì" (1990), "Ninfa plebea" (1997). Moglie dello scenografo cinematografico e teatrale Enrico Job (da cui ha avuto Maria Zulima, detta Maucì), ha anche pubblicato vari romanzi, tra cui " Essere o avere, ma per essere devo avere la testa di Alvise su un piatto d'argento" e "Avrei voluto uno zio esibizionista" (Arnoldo Mondadori editore). Nel  2006, per la Frassinelli Editore, ha pubblicato il libro “ Arcangela Felice Assunta Job Wertmuller von Elgg Espanol von Brauchich cioè Lina Wertmuller”, insieme ad un cd contenente 32 canzoni interpretate dalla regista.  Nel 2001 le è stato conferito il premio alla carriera al Trani Film Festival e attualmente è commissario straordinario del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.

Ha detto:

- Il sonno è tempo perso. Io dormo 4 – 5 ore per notte e sono già molte. Prima ne passavo a letto al massimo 3. E’ bellissimo essere svegli all’alba per vedere il sole che sorge.

- Il mondo cambia pelle ogni ora, e il concetto di bellezza si trucca, si strucca, si tinge i capelli, li allunga e li taglia. Oramai è impossibile cristallizzare il concetto di bellezza.

- Io amo la musica leggera e sono molto intonata. Da ragazzina cantavo nel coretto con il papà di Flora Mastroianni. E poi ho scritto decine di canzoni con Nino Rota, Bacalov e Ennio Morricone.

- Veronica Lario l’ho scoperta io: era bella e burrosa.

Curiosità

- Il suo vero nome è Arcangela Felice Assunta Wertmuller von Elgg Spanol von Braucich in Job.

- Nei suoi primi lavori usava dei pseudonimi e prendeva dei nomi divertenti, tipo Nataliele la strega, Nathaliel The Witch, ecc…  

- Nel 1975 è stata la prima donna a ottenere bel quattro nomination all’Oscar per il suo film “Pasqualino Settebellezze”.

- In coppia con Sergio Corbucci, da adolescenti, giravano per i vari concorsi di ballo e da campioni di “Boogie” hanno vinto parecchie gare. Lina ha ancora le coppe in casa.

- La regista possiede 4 mila paia di occhiali, tutti bianchi e con la stessa montatura.

- È entrata nel Guinness dei primati per il titolo di un film cinematografico più lungo della storia: ben 179 caratteri per il titolo completo di “Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova… si sospettano moventi politici (1978).

Intervista

E’ nella sua casa di via Principessa Clotilde 5, a due passi da piazza del Popolo.

Come ricordi la Roma della tua infanzia?

La ricordo molto bene ed era nella zona Prati, ed esattamente in via Crescenzio. Sono pratarola e me ne vanto.

Com’era quella Roma?

Mi era cara, ovviamente mi era molto cara.

Com’è il tuo rapporto con Roma?

Roma è la mia foresta, è il mio posto, è dove sono nata, è la mia patria.

C’è un angolino romano a cui sei particolarmente legata?

100.000 posti non te li so dire perché sono veramente tanti. Sai, ormai ho girato in tantissimi posti di Roma che fanno parte della mia vita. Per me sono tutti come dei “set”. Roma fa parte di tante cose mie, di tanti miei ricordi.

Cosa vuol dire essere romani?

Vuol dire che è una cosa che mi piace molto.  

Come giudica i romani? (pregi e difetti)

Pregi e difetti che sono i miei quindi mi piacciono, anche i loro difetti. Secondo me hanno più pregi che difetti i romani. Ma d’altra parte il discorso sarebbe lungo da fare. I romani sono cresciuti in maniera smisurata. Prima ci volevano sette generazioni per essere considerati romani, adesso si diventa un po’ prima.

Com’è il suo rapporto con la cucina romana?

Mi piace, ma devo dire che mi piacciono quasi tutte le cucine italiane.

Roma è o era la città più bella del mondo?

E’ difficile dirlo. Credo che le città italiane sono le più belle del mondo.

Nel tornare a casa dopo una lunga assenza cosa prova?

Un grande piacere, certamente.

Fra le cose sparite di Roma, cosa rimpiange di più?

Non te lo so dire bene, certamente c’era più dolcezza della vita quando il numero era più armonioso. La quantità del numero ammala molto, ammala tutte le città, quindi ammala anche Roma, ovviamente. Rimpiango la poca gente.

Vivendo a Roma si diventa più ottimisti o pessimisti?

Quello dipende dal carattere. Come diceva Brecht, per Roma, per alcuni è il Paradiso per altri l’Inferno.

Com’è avvenuto il tuo accostamento verso il cinema, verso la regia?

E’ avvenuto grazie all’amicizia con Flora Clarabella, compagna di classe, che lasciò la scuola per frequentare l’Accademia e fece ciò che io pur essendo nella giuria borghese, un padre avvocato, scoprissi che era quello che piaceva a me.

Cosa ti preoccupa del futuro di Roma?

Mi preoccupa la gente, la quantità della gente e il poco amore per la città che hanno dimostrato. La distruzione della città. Noi siamo una delle più grandi città del mondo, grazie alla sua antichità, ma l’eccesso della gente può rovinare tutto. Lo smog, il traffico, il menefreghismo, ecc… insomma quel poco amore che dimostra la nostra civiltà per questa meravigliosa città.

C’è una Roma del passato in cui ti sarebbe piaciuto vivere?

Tutte, Gianfranco (risata). Tutte. Mi avrebbero incuriosito tutte le Rome del passato.  

Un sogno nel cassetto, Lina?

Ho un cassetto pieno di sogni.

Un armadio, immagino.

Un armadio pieno zeppo di sogni da realizzare.

Uno in particolare, non so, un film su Roma?

Ma quello è il mio lavoro e sicuramente ci sarà un film.

Hai girato un film su Roma?

Come no. Se guardi la mia filmografia te ne accorgerai. Ciao, Gianfrà.