Lino Toffolo (attore)    Murano (Venezia) 3.10.1998

               Intervista di Gianfranco Gramola  

Dal Derby di Milano, a Roma con la Wertmuller

 

Il suo sito ufficiale è www.linotoffolo.com

Lino Toffolo è nato nell’isola di Murano (Venezia), il 30 dicembre del 1934. Rivela sin da ragazzo un’inclinazione per la musica e la recitazione. Si mette in luce come attore nella “Compagnia dei Delfini” di Venezia, della quale farà parte dal 1960 al 1965. Nel 1963 fa il suo esordio al mitico locale milanese “Derby”, accanto ad altri personaggi che, come lui, inizieranno da quel locale la scalata verso la notorietà quali Bruno Lauzi, Cochi e Renato e Jannacci. Interpreta il caratteristico personaggio dell'ubriaco veneziano, ed in questo periodo incide anche il suo primo disco: “Oh Nina“. La passione per lo spettacolo porta ben presto il giovane Toffolo ovunque vi sia un set cinematografico dove servono comparse o generici. Nel 1953 lo troviamo infatti nel film di Fellini “I vitelloni” e il suo debutto vero e proprio avviene nel 1968, seppure in un ruolo secondario, nel film “Chimera”, con Gianni Morandi. Per un ventennio, interpreta diversi film quasi tutti di "cassetta", con l'eccezione di un paio di pellicole (Un’anguilla da trecento milioni – Beati i ricchi).  Degna di nota anche le sue partecipazioni nei film “Brancaleone alle crociate” e "Culastriscie, nobile veneziano", a fianco di Ugo Tognazzi. L'ultima sua interpretazione cinematografica è nel film satirico “Scherzi da prete” diretto nel 1978 da Pingitore, dove Toffolo dà il volto e soprattutto la voce al personaggio di Monsignor Cassola, vescovo da cui dipende la parrocchia dell'irrequieto sacerdote don Tarquinio, interpretato da Pippo Franco. La popolarità di Lino Toffolo deve molto anche al piccolo schermo, dove ha cominciato ad apparire verso il finire degli anni ‘60 in programmi di intrattenimento. È stato, tra l'altro, a fianco di Alighiero Noschese nella Canzonissima del 1971. Ha inoltre composto ed interpretato sigle di programmi televisivi, tra le quali ricordiamo “Johnny Bassotto” nel 1976 e “Lancillotto 008” nel 1980.  Nel 1986 entra nel cast di “Un fantastico tragico venerdì”, condotto da Paolo Villaggio. Nel settembre 1987 preende il posto di Claudio Lippi nel gioco a quiz “Tutti in famiglia” , per Canale 5. Nel 1989 affianca Gino Rivieccio nella conduzione del gioco a quiz “Casa mia” . Nel  1997 e l’anno dopo è apparso tra i personaggi fissi della serie televisiva “Dio vede e provvede” nei panni del commissario Intervallo. Nel 1993 Lino Toffolo torna a calcare le scene, interpretando la commedia “Tonin bela grazia” di Goldoni ed ottiene un lusinghiero successo che lo spinge a cimentarsi in altri generi teatrali quali l'operetta, con “Il Pipistrello” di J. Strauss nel 1997 e  con “ Al Cavallino bianco” di R. Benatzky nel 2002 e con la musica classica quale voce recitante in “Pierino e il lupo” di S. Tupolev nel 2000 ed in “Histoire du soldat”di Igor Stravinski nel 2002, di cui ha curato anche la regia. Nel 2006 presenta il suo film “Nuvole di vetro”, da lui scritto, diretto ed interpretato, i cui dialoghi sono interamente in dialetto veneziano. Esordisce così nella regia cinematografica con un'opera che ha riscosso i consensi di buona parte della critica.

Ha recitato in:

Dio vede e provvede II (1997) - Inquilina del piano di sopra (1978) - Scherzi da prete (1978) - Messalina, Messalina! (1977) - Sturmtruppen (1977) - Culastrisce nobile veneziano (1976) - L’infermiera, (1976) - Telefoni bianchi (1976) - Padrone e l'operaio, Il (1975) - Yuppi du (1975) - Bellissima estate (1974) - L’emigrante  (1973) - Peccato veniale (1973) - Quando le donne persero la coda (1972) - Beati i ricchi (1972) - Causa di divorzio (1972) – La betìa, ovvero in amore per ogni gaudenza ci vuole sofferenza (1971) - Il merlo maschio (1971) – Un’anguilla da trecento milioni (1971) - Brancaleone alle crociate (1970) - Quando le donne avevano la coda (1970) -  I quattro del pater noster (1969) - Chimera (1968) - I vitelloni  (1953).

Frasi tratte dai suoi articoli

- Dove passate le ferie? Ma in autostrada, questo è ovvio. Tre giorni sulla A4 PD – VE e tre sulla VE – TS. Bellissimo.

- Mi sono messo in proprio. Niente negozio, ho aperto un semaforo in centro.

- Piante, frutta, fiori: escluso l’uomo, tutto matura prima.

- Muoversi sempre è l’unico modo per non pagare la tassa sugli immobili.

- Occhio al turista cinese: fotografa Venezia per rifarla e rivendercela a metà prezzo.

- Bus e treni? Dovrebbero essere il doppio, infatti li chiamano “mezzi pubblici”.

- Papà, mi compri i coriandoli? No, perché li butti via tutti.

- Ma che fatica vivere! Il sistema di furbi e fessi è delegare.

- L’acqua da bere scarseggia? Faremo la pastasciutta con prosecco.

- Voti bassi? La colpa è della Prof: li dà a rate e questo è un acconto.

- Si sfila per la pace nel mondo. E la pace nel condominio?

- Le tre stagioni della vita: giovane, adulto, “te vedo ben”.

- I ragazzi non sono mammoni, li abbiamo solo fatti crescere comodi.

- I ragazzi sono una generazione che crede che il bancomat sia l’albero dei soldi.

Ha detto:

- Oggi quando un veneto casca dal letto, c’è il rischio che muoia. Perché a forza di mettere i soldi sotto al materasso, i letti sono altri due o tre metri.

- Perché non vado in televisione? Perché non vorrei trovarmi nella situazione dove tutti dicono: “ancora lui?”. E poi io non sono mica come Costanzo, Mike Bongiorno o Pippo Baudo. Quelli ormai sono come le manopole della televisione.

- Se nell’elenco telefonico cerci un Ospedale privato lo trovi  subito, se invece è pubblico deve essere disponibile a giocare, perché prima vieni rimandato alla voce “Unità Locale Socio Sanitaria”, per poi, slittando, farti arrivare ad “Azienda Sanitaria…”. Ma perché non li chiamano Ospedali e basta?

- Il marchio è l’anima del commercio. In un mondo di “globata” confusione se non sei marchiato, rischi anonimato, mancanza di fiducia e credibilità.

Curiosità

- Ha ricevuto la Targa Mario Gromo, come miglior attore esordiente nel 1971 per "Un'anguilla da trecento milioni" di Salvatore Samperi.

- Appassionato dell’operetta e del violino, l’attore di Murano è sposato e ha tre figli: Paolo, Luisa e Anna.

- Il papà aveva una bottega di vetraio a Murano.

Intervista

Trovo Lino nella sua tranquilla Murano, isola di circa 5000 abitanti, che in linea d’aria dista 700 metri da Venezia.

Lino, sei veneziano doc, vero?

Si! Di Murano, la famosa isola di Murano, vicino Venezia.

Dimmi della tua infanzia.

Nonostante ci fosse la guerra, l’infanzia è sempre bella, perché si ha l’età dell’infanzia. Ho dei bellissimi ricordi di bambino, Gianfranco.

Ma la tua Murano è cambiata molto da allora?

No! Cambiata si, forse come gente. Ma la struttura, no, perché ci sono ancora le fabbriche che vanno avanti come una volta, con le stesse tecniche di una volta. Quindi su questo lato non è cambiato niente. Poi, sai, anch’io una volta avevo la barca a remi e adesso ho il motoscafo, quindi qualche piccolezza è sicuramente cambiata.

Parliamo di Roma. Ci sarai stato come turista o per lavoro, vero?

Si! La prima volta, propri la prima non me la ricordo, comunque ci sono stato tante volte in vacanza. E dopo ci sono stato tantissime volte per lavoro. E’ una differenza sostanziale, perché in vacanza guardi la città, i monumenti, le sue bellissime fontane, mentre quando sei a Roma per lavoro non la guardi nemmeno, perché non ne hai il tempo di vederla come merita, perché hai degli impegni.

Come ricordi l’impatto con la città eterna?

E’ stato meraviglioso, perché è una bellissima città, tutta immersa nella storia e nella letteratura. La sua storia la senti nell’aria, specialmente quando ti trovi davanti al Colosseo o alla vista dei Fori Imperiali. Vedere Roma è come assistere ad una lezione di storia, ci si rinfresca la memoria su chi era Giulio Cesare, sui romani, da chi fu costruito il Colosseo, ecc… Uno non vede ad una serie di costruzioni architettoniche, ma vede ed assiste ad una vera e propria lezione di storia.

A Roma hai abitato in qualche zona particolare?

Quando mi trasferivo a Roma, per lavoro, mi “accasavo” sempre in un albergo. Sempre nel centro storico, comunque.

Cosa ti piace di Roma e cosa non ti piace?

Roma è indubbiamente bella, storicamente importante e, ripeto, bella in molti punti. Quello che non mi piace di Roma è il governo, i ministeri che creano tanta di quella confusione che rovina la capitale.

Pregi e difetti che lei vede nei romani!

Ma, sai, i veri romani sono pochi e gli abitanti di Roma sono tanti, anzi troppi. E quindi c’è una specie di romanismo - nazionale. Perché i romani di oggi sono tutta gente che viene da fuori e ha portato con se i pregi e difetti un po’ di tutta l’Italia. Quindi il romano è un miscuglio italiano. Come i milanesi del resto, sono pochi i veri milanesi che stanno a Milano, è tutto un miscuglio.

Com’è il tuo rapporto con la cucina romana?

Con la cucina romana ho un buon rapporto. Mi piacciono sempre di più i piatti particolari di ogni regione. E quella romana conserva ancora tantissime tradizioni, la sua cucina è il risultato di secoli di tecnica. La cucina romana, rispetto alla cucina della mia regione (Veneto) è più pesante, però è favolosa, io poi sono un buongustaio e ti garantisco che quando sono a Roma, mi lascio tentare dalla cucina romana.

Cosa provi nel tornare a Roma dopo una lunga assenza?

Ci vado molto volentieri, come torno volentieri a Napoli o a Firenze. Però come dicevo prima, bisogna vedere con che spirito vai a Roma. Se vai in vacanza diventa tutto più simpatico, se vai per lavoro è tutta un’altra cosa.

Quando sei a Roma senti il richiamo della tua Murano?

Questo si, devo dire che sento molta nostalgia. Torno volentieri a Roma ma poi sento il richiamo della mia bella isoletta.  

Tradiresti la tua Murano per andare a vivere a Roma?

No! Scherzi, Gianfranco? L’ho sempre detto che amo molte città italiane, compresa Roma, però il giorno che mi stuferò, se mai dovesse succedere, andrei a vivere a Parigi o a New York. Roma è bella ma non ci vivrei il resto della mia vita. Nonostante il lavoro che mi complica un po’ la vita, perché abitare qui a Murano, vuol dire complicarsi in tutti i sensi. Per tempo e per lavoro, perché quando mi chiamano è perché non possono farne a meno, e di spesa, perché tra macchina e aereo costano di più che andare con il taxi.

Quando stavi a Roma viveva la Roma by night?

Relativamente. Perché facendo cinema ci si alza presto e allora la Roma notturna non si vive tanto. Poi i divertimenti notturni sono uguali in tutte le città del mondo, sono sempre le stesse cose. Perché alla fine succede che si va a mangiare un boccone, si tira un po’ tardi e poi si va in un Night o in una discoteca. Sono tutte uguali le serate. Musica fortissima che ti rompe i timpani e non puoi parlare con gli altri perché non ci si capisce, luci a intermittenza che ti rovinano gli occhi, ecc…

Perché, secondo te, i romani sono antipatici verso il resto d’Italia?

Ma credo per il discorso di prima, cioè che abbinano ai romani il fatto che a Roma c’è il governo, ossia il palazzo del potere. Non è che i romani siano antipatici. Non dirmi che Alberto Sordi, Carlo Verdone e Montesano sono antipatici. No! Se spostano il governo, non so, a Milano, i milanesi diventano subito antipatici e se lo portano a Rimini, quelli di Rimini sono antipatici e i romani guadagnerebbero in simpatia. Il discorso è tutto lì.

Hai qualcosa da dire al sindaco di Roma, Francesco Rutelli?

Si! Non ti invidio.

Un sogno nel cassetto?

Indovinare i numeri del Totogol e del Superenalotto e quindi vincere un sacco di miliardi. Non gioco mai, ma quella volta che giocherò, spero di vincere. Sai che soddisfazione?

Progetti futuri?

Teatro, cinema, televisione e scrivere tanto. Ho tantissimi progetti. E’ da 12 anni che collaboro con il Gazzettino locale, con una rubrica fissa ( Domenicalino ), più altri articoli e da qui sono usciti anche due libri su impressioni e osservazioni quotidiane  di costume. Poi faccio una tournèe con uno spettacolo teatrale e più avanti farò una trasmissione domenicale su una Tv privata, cioè Antenna Tre. Ogni tanto mi chiamano come ospite in qualche trasmissione, tipo “Quelli che il calcio” di Fabio Fazio. Ho appena terminato un lungometraggio sui maestri vetrai muranesi e ha avuto un bel risultato. Poi faccio tante serate. Come avrai capito, caro Gianfranco, a me non piace fare una cosa sola, sono uno che si dà da fare.

Ma com’è nata la passione per lo spettacolo, Lino?

L’è nata così o forse perché assomiglio un po’ a mio papà, che era un bravo intrattenitore. Cantava, suonava e chiacchierava tanto.

Ma i tuoi genitori scommetto che ti vedevano gondoliere o vetraio, secondo tradizione, ho detto bene?

Non lo so se volevano che diventassi gondoliere o cosa. Mio papà aveva un negozio di vetri, ma alla fine voleva che studiassi e che facessi qualcosa, però non combinavo niente e alla fine mi diceva: "E vabbè, male che vada verrai a bottega".

Quando non lavoro, quali sono i tuoi passatempi preferiti?

No ghe nò! Anche perché governo un arco di passioni abbastanza ampio, che va dalle canzoni, allo scrivere per il giornale e scrivere ovunque. Io non ho mai distinto lavoro e hobby, perché sono sempre riuscito a guadagnare con le cose che mi divertono. Quindi non ho un hobby, perché il mio lavoro e tutto quello che faccio, lo considero un passatempo, non un lavoro. Fino a pochi anni fa giocavo anche a calcio. Quello forse era l’unico passatempo che mi concedevo, tra “un hobby e l’altro” (risata).

Un tuo pregio e un tuo difetto?

Sono sempre indolente e pigro che poi è un difetto ma anche un pregio, perché quando uno è più tranquillo e pigro, riesce ad osservare un sacco di cose di più di uno che è sempre indaffarato.

Hai mai fatto una gaffe?

Come no, ne faccio spesso. Ad esempio non riconosco la gente, perché dopo un mare di persone che ho frequentato, spesso faccio confusione e saluto quelli che non conosco e viceversa. Una cosa che mi succede spesso è che vedo una persona da lontano, tipo 50 metri e dico:” Ma questo lo conosco e appena  è vicino lo saluto”. Quando arriva vicino è tutta un’altra persona. Devo mettermi gli occhiali.

Il tuo punto debole?

Penso sempre all’indolenza e alla pigrizia. Su questo lato assomiglio un po’ ai romani.

Com’è il tuo rapporto con la Fede?

Un rapporto tranquillo, nel senso che non sono un fedele esagerato e nemmeno contrario. Diciamo una via di mezzo. Penso di avere un ragionevole pregio del dubbio di quelli spirituali. Un rapporto tranquillo, insomma.

Hai dei complessi, Lino?

Non lo so. Non credo o faccio finta di non averne (risata).

Hai qualcosa che ti rode?

Io, caro Gianfranco, sono uno di quelli che guardano sempre avanti e bisogna che abbia sempre qualcosa da fare, da risolvere. Se non ho niente da fare, me lo invento o mi cerco qualcosa per non stare con le mani in mano. Io amo scrivere di tutto e se ho qualcosa che mi rode lo scrivo e quindi mi sfogo in quella maniera, ma poi finisce tutto lì e dimentico. Ami ricordare solo le cose belle.

Qual è il segreto del tuo successo?

La fortuna e la simpatia, perché io ho fatto delle cose che mai mi sarei sognato di fare. Non so nemmeno come ho avuto ‘sto grande successo. E invece è capitato proprio così. La chiave della mia vita è: "Perché non vieni a?”.... perché io ho iniziato con il Patronato, che mi ha chiesto: "Perché non vieni a Venezia che ne parliamo?". E poi: "Perché non vieni in Rai?", ecc…  Sono sempre andato avanti accettando i “Perché non vieni a…”. Ecco perché alle volte serve un bel po’ di fortuna.

C’è un tuo spettacolo che ti è rimasto nel cuore?

Tante, ma tante. Forse quelle fatte con gli amici che adesso non ci sono più, come Gassman, e Tognazzi e poi  altre con amici che ci sono ancora, come Pozzetto, Lauzi, Felice Andreasi, Villaggio, ecc…Sono tanti e quindi l’elenco sarebbe troppo lungo. Tutte le trasmissioni fanno parte della mia vita e quindi le amo tutte.

A chi vorresti dire “grazie”?

Al Padre Eterno, perché mi ha fatto nascere fortunato, si dice: “E’ nato con la camicia”, Beh io sono nato con due camicie; anche con il cambio.