Paolo Villaggio (comico)    Cortina D’Ampezzo 8.8.1998

                  Intervista di Gianfranco Gramola

Dall'invenzione di Fantozzi al set di Carabinieri

(Biografia scritta da Paolo Villaggio)

"Paolo Villaggio è nato a Genova il 30 dicembre 1932. Suo fratello gemello Piero, che è professore di matematica alla Scuola Normale ( si fa per dire ) di Pisa, ha ormai già tre anni meno di lui, dato che per vanità si abbassa l'età come una zitella irlandese. Paolo e Piero hanno frequentato tutte le scuole assieme. Il compagno di banco di Piero si chiamava Paolo Fresco e ha fatto una gran carriera alla Fiat. Paolo Villaggio, dal 1960 al 1962, ha fatto l'animatore a bordo delle navi della Costa Crociere. Suoi compagni di viaggio: Fabrizio De Andrè, un poeta genovese che suonava la chitarra in prima classe ed è diventato un famoso chansonnier italiano; e un pianista milanese molto bravo, Silvio Berlusconi, che ha fatto anche lui una gran carriera. In quegli anni ha scritto le parole di qualche canzone con Fabrizio; la più nota è Carlo Martello. Nel 1968 Villaggio ha finalmente sfondato in televisione. Poi ha fatto settantaquattro film, ha scritto sei libri, tradotti in Francia, in Sudamerica e in Russia. Il suo grande successo sono stati i libri, ma anche i film della serie "Fantozzi". Però, per essere considerato un "grande", ha dovuto fare anche dei film con Fellini, Monicelli, Olmi e Lina Wertmuller. Ha vinto: due Grolle d'Oro a Saint-Vincent, un David di Donatello, un Nastro d'Argento, il Pardo d'Oro a Locarno, un Orso d'Argento a Berlino, un'Aquila d'Oro a Montreal, il Leone d'Oro alla Mostra del cinema di Venezia, il premio della Regia Televisiva, il premio Mario Riva della TV, la Palma d'Oro dell'umorismo a Bordighera per due anni consecutivi, il Forte dei Marmi per la satira politica e quattro Telegatti. Parla discretamente l'italiano, bene il francese, male l'inglese e sa una sola parola di turco. Ha una casa "unica" sulla scogliera di Bonifacio nel sud della Corsica, una casa a Cortina e una a Roma dove vive abitualmente con tre cani Labrador".

Paolo Villaggio è tra gli esponenti di spicco della comicità nostrana, è famoso soprattutto per i suoi personaggi legati ad una comicità paradossale e grottesca: il professor Kranz, il timidissimo Giandomenico Fracchia, ma soprattutto il servile e sottomesso ragionier Ugo Fantozzi. A scoprire la vena artistica di Villaggio fu Maurizio Costanzo, che nel 1967 gli consiglia di esibirsi in un cabaret di Roma. In seguito alla sua attività cabarettistica, passerà a condurre il programma “Quelli della Domenica”, dove darà modo di far conoscere sia un tipo di comicità più legato alla "fisicità", impersonando l'aggressivo e sadico Professor Kranz. In questi monologhi Villaggio racconta le sue esperienze di vita con volute esagerazioni, citando moltissimi personaggi, fra i quali Fantozzi, il compagno di lavoro di Villaggio quando era impiegato all'Italsider, confinato in un sottoscala; Fracchia e Filini, altri nomi di impiegati che in seguito, sul grande schermo, avranno un volto, ma anche nomi dimenticati come Semenzi, che a parte una fugace apparizione nel primo libro di Fantozzi sparirà nell'oblio. Nell'anno seguente, Villaggio condurrà la trasmissione “E’ domenica ma senza impegno”, con la partecipazione di Cochi e Renato, il Quartetto Cetra, Ombretta Colli e Gianni Agus. In questa trasmissione Villaggio interpreterà il suo primo personaggio umiliato e sottomesso: Fracchia. In seguito parteciperà a numerose trasmissioni televisive: nel frattempo comincia a far pubblicare sull'Europeo e sull'Espresso i suoi racconti, tratti dai monologhi delle sue trasmissioni televisive. Nel 1971, questi racconti saranno pubblicati in un libro:”Fantozi”, che sarà un bestseller e spingerà Villaggio a scrivere un seguito:”Il secondo tragico Fantozzi”. Nel frattempo comincia l'attività cinematografica del comico genovese: esordisce al cinema col film “Mangiala” nel 1968. Da prova di ottimo attore, sia recitando da solista che in coppia con Vittorio Gassman, con il quale reciterà anche a teatro nello stesso periodo. La lista dei film da lui interpretati è lunghissima ( circa 80 ), come è lunga quella dei suoi libri ( 13 ). Negli ultimi anni si è dedicato anche al teatro e al doppiaggio.

Premi

(1990) David di Donatello – (1992) Leone d’Oro alla carriera – (1994) Nastro d’Argento – (2000) Pardo d’onore al Festival di Locarno.

Ha detto:

- Ho sempre finto di essere cinico, in realtà credo alle favole. Infatti sono sposato da ben 43 anni.

- Sono un gran mangione, forse perché il cibo è il più antico calmante della storia. E io non uso tranquillanti.

- La gelosia è l'opposto dell'amore. E appartiene agli uomini o alle donne insicuri e infantili. Rovina i rapporti, li rende malati.

- La televisione è diventata un surrogato della famiglia, si è sostituita alla scuola e ai genitori intelligenti e non.

- Io sono un maniaco della felicità. Nella vita l' ho sempre ricercata disperatamente, soprattutto nei piccoli eventi, nelle piccole cose.

- Invecchio bene perché mi sento un teppista.

- Perché  Fantozzi  piace? Perché svolge una funzione terapeutica. E' infantile, incapace di risolvere i problemi, cattivo, bieco, provinciale, leghista e qualunquista.

- Con il sonno ho un rapporto atipico: dormo fino alle 2 di notte, poi mi sveglio e mi riaddormento all'alba.

Curiosità

- Un'astrologa aveva previsto la sua morte il giorno 14 dicembre del 2002, in una casa bianca sul mare.

- Il 2 giugno 1995 è stato nominato Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

- Sposato con Maura (conosciuta al concorso Miss Lido), ha due figli.

-  Si è candidato alle elezioni del 1994 con la lista Pannella nel collegio uninominale di Genova – San Fruttuoso. In precedenza fu iscritto a Democrazia Proletaria, formazione comprendente anche socialisti radicali come lo stesso attore, nelle cui liste si candidò alle elezioni politiche del 1987.

- Per pubblicizzare un suo libro ha fatto il bagno nella mitica Fontana di Trevi. Puntuale gli è arrivata la multa di ben 166 euro.

- Ha la fissa per la cucina orientale. Per mangiare del sushi giapponese, quando ha un attacco di voracità, è capace di telefonare, in piena notte, al padrone nipponico di un ristorante per farlo riaprire.

Intervista

Incontro, telefonicamente, Paolo Villaggio a Cortina d’Ampezzo, dove abitualmente si rifugia per tutto il  mese di agosto.

Quando si è trasferito a Roma e come ricorda l’impatto?

Era il ’59. Non è che fosse stata una città così grossa, allora. Era piccola, provinciale, mediorientale, non inquinata come adesso. Era meno congestionata dal traffico, più tranquilla.

In quale zona ha abitato?

Andai ad abitare in via Trionfale, poi in via Giacinto Pezzana e attualmente sto nella zona nord di Roma. Diciamo zona ponte Milvio, adiacente all'incantevole parco di Villa Ada.

Cos’è per lei Roma?

E’ la mia città.

Parliamo di cucina. E’ vero che lei preferisce andare al mare ad Ostia anziché a Fregene, perché lungo la strada, nei pressi della Piramide, c’è un porchettaio di Ariccia che vende una porchetta sublime?

Si! È vero.Comunque la cucina romana non è che abbia delle grandi tradizioni. E’ una cucina fatta di paste che sono di origine meridionali, non ha antipasti, la pizza è napoletana, l’abbacchio è abbruzzese. Si salvano i bucatini. Poi i rigatoni alla pajata… ma quella è una cucina fatta di avanzi, come la coda alla vaccinara. Perché la tradizione era che i nobili si mangiavano le parti migliore e poi buttavano gli avanzi in strada, dove c’erano i poveri con delle ceste che li raccoglievano e poi a casa cucinavano la coda, le interiora, le trippe, ecc…

C’è un angolo di Roma a cui lei è affezionato?

Non ce n’è uno in particolare… Ho dei bei ricordi di via Pezzana, lì c’ho vissuto. Piazzale delle Muse, anche lì ho dei bei ricordi come ho dei bei ricordi di via Duilio, vicino a piazza dei Quiriti, zona Prati, con il suo mercato e le sue fiaschetterie. Ecco, lì c’era sempre un profumo di porchetta calda che mi faceva venire l’acquolina in bocca. Ho sempre avuto un debole per la porchetta…

Come giudica i romani, signor Villaggio?

Beh, sai, i romani sono pochi ormai. Se vai alla stazione Termini vedi solo extracomunitari, se vai nei Ministeri il 90 per cento sono abruzzesi, marchigiani, calabresi e pugliesi. Il “famoso” romano di Trastevere è un animale in via di estinzione. Quindi direi che Roma è una città che più riassume i caratteri, i pregi e i difetti degli italiani. Hanno il senso dell’humor, sono bigotti, non sono tanto rispettosi degli orari cioè sono poco puntuali (con la scusa del traffico ne approfittano). Ecco, queste sono cose che all’inizio possono mettere in difficoltà un nordico appena arrivato a Roma.

Cosa prova nel tornare a Roma dopo una lunga assenza?

Che stia lontano da Roma a lungo è impossibile, diciamo massimo massimo due mesi. Comunque è come tornare a casa mia e trovarmi a mio agio, alle mie comodità. Casa dolce casa, insomma.



Ma Roma è veramente così invivibile come dicono?

Ma vabbè, questa è la tendenza all’autoflagellazione che hanno tutti i cattolici in generale, i romani in particolare perché sono stati educati dal Papa. Hanno una tendenza al disfattismo, al parlar male della propria città, ma alla fin fine la amano perdutamente. Devo dire che a me personalmente dà molto fastidio una certa burocrazia che spero adesso vada lentamente scomparendo. E il traffico, ma quello è fastidioso dovunque e per chiunque.

Ma allora Roma è o era la città più bella del mondo?

Chi l’ha stabilito che “era”?

Metà dei Vip da me intervistati!

(risata) Ma non so… Comunque io trovo che la città più bella del mondo è Venezia, la più straordinaria è Firenze, quella che è stata più rovinata negli anni ’50 dai palazzinari è stata Roma. Intorno al centro storico hanno costruito una mare di cemento. Ma la città più bella in assoluto, per me, è senza dubbio Parigi.

In quale periodo della storia di Roma le sarebbe piaciuto vivere e nelle vesti di quale personaggio?

Sinceramente nel 2020, nelle vesti di Paolo Villaggio.

Che consiglio vorrebbe dare ai turisti che vengono in visita a Roma?

Di guardare le stanze di Raffaello, di andare a passeggiare di notte nella vecchia Roma, di capire in effetti quant’è bello il Foro Romano illuminato. Certo che Roma è una città veramente unica al mondo perché , si sa, l’unica grande capitale della storia è stata Roma, no?

Da tanti anni che vive a Roma, come si sente?

Non sono un romano verace. Sono si, diventato romano quindi tendo al disfattismo come ho detto alla domanda di prima su cos’è per me Roma. E’ la mia città da tantissimi anni, da quasi mezzo secolo. C’è un elemento formidabile nel film”Manhattan”, di Woodie Allen che dice:”Se dovessi dire cos’è, vorrei dire che…(puntini, puntini)”. Beh! Insomma, Roma è la mia città.

Come vive la Roma by night?

Quand’ero più giovane, cioè 30 anni fa, potevo anche andare al night per trentenni o in qualche locale o ristorante alla moda. Ora se esco vado verso piazza Navona, al bar della Pace.

Ah! nella zona detta “il triangolo delle bevute” giusto?

Si, vabbe’…ma io non bevo. E’ un posto così bello e tranquillo. Poi, un grande vantaggio che ha solo Roma è che se uno è solo e soffre d’insonnia, prende la macchina o il taxi e si fa portare via da casa, ti siedi in un posto, dai un’occhiata, vedi chi c’è, vedi che almeno il 20 per cento delle persone che sono sedute in quel bar le conosci.

Un’ultima domanda. Un suo sogno nel cassetto?

In genere?

Si!

Perdere 40 chili (risata).