Roberta Giallo (cantautrice, scrittrice e performer teatrale)    Bologna 9.3.2022

                            Intervista di Gianfranco Gramola  

È online il video di Roberta Giallo  “La città di Lucio Dalla”, L’intenso brano dedicato al cantautore bolognese e alla sua città

 

Il suo sito ufficiale è  www.robertagiallo.com

Roberta Giallo, nome d’arte di Roberta Giallombardo, è cantautrice, autrice, performer teatrale, pittrice e scrittrice. Nata a Senigallia il 26 dicembre 1982 a 5 anni comincia a studiare pianoforte, a 11 scrive la sua prima canzone. Nel 2002 si trasferisce a Bologna dove si laurea e si specializza con lode rispettivamente in Filosofia Morale e in Scienze Filosofiche. Durante la sua carriera ha collaborato con numerosi artisti, tra cui Lucio Dalla, nel brano “Anche se il tempo passa” per il suo ultimo disco “Questo è amore” e alla realizzazione della colonna sonora del film “Il cuore grande delle ragazze” di Pupi Avati; Samuele Bersani, nel disco “Nuvola numero nove”, nel singolo “La fortuna che abbiamo”, inoltre duettano insieme nel brano inedito “Voce al Bene” di cui Roberta è autrice; Valentino Corvino; gli Arkè String Quartet; gli Gnu Quartet; l'orchestra Musicomio; l'orchestra del teatro Massimo di Palermo; l'orchestra metropolitana di Bari; i produttori Mauro Malavasi, Marcello Corvino, Francesco Migliacci; il giornalista e saggista Federico Rampini. Nel corso della sua carriera vince gli All Music Italia Award nella sezione migliore disco del 2017, il Premio dei Premi MEI 2017, il Premio Bindi 2017, il premio “Un Certain Regard” per la migliore esibizione live di Musicultura 2013, per due volte consecutive la borsa di studio per autori al CET di Mogol, il Premio Inedito - Colline di Torino 2017, la targa Cora al Premio Lauzi 2017, il Festival del Mediterraneo, il Soleada Festival, il Cornetto Free Music Festival promosso dall‘Algida, etc.

Intervista

Parlami del tuo nuovo singolo “La città di Lucio Dalla”, com’è nata l’idea?

Il singolo è una canzone che scrissi dopo che Lucio Dalla morì d’infarto e l’ho tenuta nel cassetto per tutto questo tempo perché aspettavo il momento giusto per farla uscire e probabilmente avevo bisogno di un po’ di distacco da quel momento lì.  Era una canzone che avevo scritto proprio per la volontà di ricordarlo e di rendergli   omaggio e ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per me, che mi ha donato, e per tenerlo per sempre nel mio cuore. Del resto cantare questa canzone è un modo per ringraziare lui e questa città che mi ha permesso di conoscerlo e di frequentarlo. Per me c’è un anno luce zero, cioè un prima e un dopo Lucio Dalla.

Vivi a Bologna?

Si, vivo a Bologna ormai da tanto tempo, ci sono venuta per frequentare l’università e una volta laureata ci sono rimasta, anche perché ho fatto qui le prima amicizie importanti anche a livello professionale, oltre a quelle importanti a livello umano. Qui ho conosciuto Mauro Malavasi che tra l’altro fu lui a farmi conoscere Lucio Dalla, perché era il suo produttore.  Conosco bene questa città e anche l’ambiente artistico.

Mi puoi raccontare un aneddoto che riguarda  Lucio Dalla?

Lucio Dalla era una delle persone più simpatiche, autoironiche e ironiche che abbia mai conosciuto. Era molto acuto, molto intelligente e con un grande fiuto, inoltre amava molto i cani. Quando ho conosciuto Lucio Dalla mi ha detto che gli piaceva andare al cinema e a teatro e in qualche modo mi portava spesso con lui. Siccome Lucio insieme a Mauro Malavasi stavano producendo uno spettacolo teatrale, collegato al mio primo disco, che poi ho fatto uscire, allora, in questo spettacolo oltre che a cantare, recitavo. Mi iscrissi ad un corso di poesia recitata, declamata, e ricordo che il giorno del saggio non venne nessuno, perché c’era stata una nevicata pazzesca a Bologna. L’unico spettatore era Lucio Dalla, in prima fila ed era il giorno in cui Lucio si era rotto mi sembra una caviglia e assistette a tutto lo spettacolo per far contenti noi e per vedere anche me che leggevo le poesie. Quindi ho avuto come unico spettatore Lucio, nonostante l’abbondante nevicata a Bologna.

Il mondo della musica era come te lo immaginavi o hai avuto delle delusioni?

Adesso che sono un po’ più grande dico che la vita non è mai come te la immagini, quindi avrei dovuto saperlo, ma agli inizi non lo sapevo chiaramente. No, il mondo della musica è un po’ come una moneta, c’è il lato dark e il lato luminoso. Sta a noi muoverci tra le ombre e le luci e sicuramente come tutti gli artisti, non c’è un artista che non becca delle delusioni o degli abbagli. Però è anche vero che il percorso di ognuno di noi è unico, bisogna riuscire a guardare dentro la propria strada e cercare di volta in volta di cogliere le occasioni migliori, così come intuire bene sia  umanamente che professionalmente chi sono le persone che fanno al caso nostro e spesso la questione umana è legata a quella professionale. Quindi bisogna scegliere bene la propria squadra e poi naturalmente, e questo lo sottolineo 20 volte, bisogna avere anche molta fortuna, oltre al talento chiaramente.

Ti sei esibita anche fuori dall’Italia. Qual è il pubblico più caloroso?

Il pubblico più esagerato l’ho trovato a Hong Kong, un pubblico che pensavo più freddo e invece ad un certo punto si sono scatenati. Ricordo questi continui applausi e anche risate, perché a quel punto mi divertivo anche a farli ridere. Pubblico freddo o meglio diverso nel modo di applaudire non ne ho mai trovato, anche perché la gente viene ad ascoltare musica e a divertirsi, quindi c’è sempre tanto entusiasmo.

Delle tue canzoni, nasce prima il testo o la musica?

Dipende, tendenzialmente nascono insieme nel senso che vado al pianoforte e lì vengono un po’ insieme, la melodia e le parole. In alcuni casi più rari, mi è capitato di scrivere prima il testo e poi la musica, ed anche il contrario. Però non c’è un metodo proprio che segue l’ispirazione.

Il pubblico più ti commuove o ti intimidisce?

Dopo tanti anni di palco più che intimidirmi, sono io che spero di commuovermi,  sentendo il calore del pubblico che mi sostiene. Poi è chiaro che l’intimidimento, se così lo vogliamo chiamare, è più legato a volte al sentirsi veramente pronti e preparati al meglio,  perché poi a me piace essere impeccabile, soprattutto quando faccio cose con altri. Però il pubblico mi commuove e mi aiuta a sorridere e quindi direi che con il pubblico è uno scambio, io do la musica e loro contraccambiano con il calore.   

Ma la musica va sentita o compresa?

Sentita, non c’è dubbio. Poi eventualmente compresa, ma ognuno la comprende a modo suo, conforme alla propria sensibilità.

Quali sono le tue ambizioni?

La mia ambizione è quella di essere più conosciuta ed apprezzata da un maggior numero di persone. Posso dire che sogno di nuovo di tornare a viaggiare un po’, portando la mia musica in giro per il mondo. Mi piacerebbe anche fare un Sanremo, come posso sognare di continuare a fare in realtà quello che già  sto facendo, ossia portare delle emozioni e scrivere delle canzoni in cui tanti si possano riconoscere e che possano diventare la colonna sonora della loro vita. Con alcuni fan già accade e mi piacerebbe che fossero di più le persone che apprezzano la mia musica, la mia arte e che si incuriosiscano su quello che è il mio ampio percorso.

Dopo una esibizione, temi di più il giudizio della critica o del pubblico?

In realtà per me la critica è anche il pubblico. Quando creo qualcosa, la creo in funzione del gradimento, cerco di fare delle cose sentite e penso che se le faccio con grande impegno, piaceranno con il tempo. Onestamente non temo la critica e nemmeno il pubblico, quindi non temo nessuno. Mi auguro che ogni cosa che faccio, possa piacere.

Prima di esibirti, hai un rito scaramantico?

Diversi. A volte se c’è qualche sguardo malevolo, perché può capitare quando dal palco sembra che qualcuno ti guardi male, faccio un gesto strano con la mano, come per scacciare via questo tipo di energia negativa, oppure mi rivolgo al cielo e spesso mi rivolgo a Lucio stesso, oppure al classico “merda, merda, merda”, quando faccio delle cose con altri, in teatro.

Il momento della giornata più fertile per creare le tue canzoni?

Dipende, comunque mai la mattina, perché tendo a dormire se posso e a riposare. Quindi direi la notte, quando la città si ferma e tutti dormono, mi metto lì, in silenzio e la notte parla e conversa più facilmente con la propria anima. Quindi la notte, quando tutto tace oppure il pomeriggio sul tardi.

Hai ricevuto parecchi riconoscimenti. Ce n’è uno a cui sei affezionata?

In particolare quando sono stata chiamata a Hong Kong a rappresentare l’Italia al festival della musica europea al Make Music Hong Kong che si è svolto a Tai Kwun. Quello è stato per me un grandissimo riconoscimento e un orgoglio poter rappresentare la mia nazione. Poi tanti altri, come aver vinto il premio dei premi, dove c’erano in lizza tanti cantautori. Un altro riconoscimento è stato quello di aver vinto il premio come miglior attrice protagonista al Symbolic Art Film Festival di San Pietroburgo e onestamente non me l’aspettavo, perché era il mio primo film e ho ricevuto questo premio che in Italia molti non conoscono. Mi ha fatto molto piacere.