Toni Fornari (attore e autore)
Roma 30.4.2022
Intervista di Gianfranco
Gramola
Il Parioli ospiterà nei prossimi giorni “CETRA… UNA VOLTA” uno spettacolo
dedicato al Quartetto Cetra, con Stefano Fresi, Toni Fornari, Emanuela Fresi e
con la partecipazione di Cristiana Polegri
Toni (Antonio) Fornari nasce a Marcellina
(Roma). Da subito viene conquistato dal fuoco dell’arte e già nelle scuole
medie inizia a scrivere spettacoli recitati da lui stesso nei saggi di fine
anno. Nel 1994 entra a far parte di un trio comico-musicale, i Favete Linguis,
con i quali inizia una prolifica carriera teatrale e televisiva, collaborando
con i più grandi nomi dello spettacolo italiano. Grazie alla stretta
collaborazione con Dino Verde, grande autore e suo maestro, affina le capacità
autoriali e scrive dal 94 ad oggi: “Domenica in…quinta”, “Se accendi la
tv”, “Metti una sera con..G&G”, “Comici Armonici”, “Cuori in
affitto”, “La signora ha due mariti”, “Prometeo Carcerato”, “Storia
nostra all’antica osteria”, “Cetra una volta”, “Teresa”, “Flora e
li mariti sua”, “Chi è Michael Bublè…?”, “Ciceruacchio”,
“Figaro: Il Barbiere di Siviglia”. Ha scritto anche in collaborazione con il
fratello Augusto “S.p.a. solo per amore” per Loretta Goggi, “Night and day”
per Jonny Dorelli , “Amleto contro la pantera rosa”, “In bocca al lupo”,
“Roma buciarda.. Insieme a Vincenzo Sinopoli e Andrea Maia scrive “Finchè
giudice non ci separi”, “Terapia terapia”, “La casa di famiglia”,
“Se non ci fossi io”, “Il prete e il bandito”, “L’arte della
truffa”. In qualità di autore ha realizzato molti spettacoli di commedia
teatrale. Ha scritto e diretto "Non c'è due senza te" commedia
musicale con la supervisione artistica di Gigi Proietti andata in scena al
Teatro Sistina nel maggio del 2016.
Intervista
Toni, mi racconti com’è nata
l’idea di questo omaggio al quartetto Cetra?
È nata perché come trio, con Stefano Fresi
e Emanuela Fresi, nasciamo proprio nel lontano 94/95 e siamo nati come trio
vocale da appassionati del quartetto Cetra. Abbiamo iniziato proprio con loro,
poi ognuno di noi ha fatto la sua strada e ci sembrava doveroso fare un omaggio
al quartetto al quale noi ci siamo ispirati fin dall’inizio, che è stato un
po’ per merito loro che noi ci siamo affacciati a questo mondo. Ci piace ogni
tanto riunirci e l’abbiamo fatto in occasione della riapertura del teatro
Parioli, quindi facendo un omaggio a questo quartetto a cui siamo molto legati.
Lo spettacolo vuole essere appunto un rispettoso omaggio al “Quartetto
Cetra”, un gruppo che ha fatto veramente la storia della televisione e del
teatro italiano.
Sarà un musical o racconterete qualche
aneddoto legato al quartetto?
Sarà esattamente questo e all’inizio
diciamo al pubblico che non sarà una cosa cronologica in maniera pesante, però
raccontiamo molti aneddoti del quartetto Cetra e raccontiamo anche degli
aneddoti che ci riguardano. Noi però ne abbiamo conosciuti soltanto due:
Virgilio Savona e Lucia Mannucci. Abbiamo vinto il premio Cetra e abbiamo anche
collaborato con Dino Verde che era un degli autori di Studio Uno e che ci ha
parlato molto di loro. Quindi racconteremo la storia del quartetto però in
maniera leggera, sempre divertendoci attraverso le loro canzoni e le parodie
memorabili dell’indimenticabile Quartetto Cetra.
E’ prevista anche una tournée?
Si, impegni permettendo, penso che lo
spettacolo possa fare qualche data in giro. Magari non faremo una vera e propria
tournée teatrale, ma date fisse perché Stefano Fresi ha degli impegni con il
cinema, io con il teatro e sono impegni che sono stati già presi, però
l’idea è di portare lo spettacolo in giro per l’Italia.
Mi racconti com’è nata la passione per
la recitazione?
E’ nata così, come a mio fratello Augusto
che ha fatto la scuola di Gigi Proietti. Eravamo già fissati fin da bambini ed
inspiegabilmente, perché mia mamma vendeva la frutta e mio padre ha fatto
l’operaio, e quindi non c’entravano per niente con il teatro. Loro hanno
conosciuto il teatro attraverso noi figli. Io poi ero sempre un po’ più
portato verso il canto e Augusto un po’ più verso la recitazione.. Però fin
da piccoli avevamo questa cosa dentro. Ad esempio a scuola facevamo gli
spettacoli e scrivevo già delle parodie per i professori. Facevamo parte della
compagnia teatrale della parrocchia ed eravamo sempre presenti in ogni forma di
arte che c’era vicino a noi. Un altro esempio è la banda musicale, a noi
piaceva molto la musica e noi due fratelli suoniamo tutti gli strumenti.
Con quali miti sei cresciuto?
I miei miti dal punto di vista musicale sono
il quartetto Cetra, dal punto di vista recitativo Gigi Proietti, perché poi
dopo ho avuto la fortuna e il piacere di conoscerlo e lavorarci insieme. Quindi
già prima era un mito, poi ho avuto il grande privilegio di starci vicino.
Prima di dedicarti allo spettacolo, hai
fatto altri lavori?
Prima di vivere di questo mestiere ho fatto
mille lavori, perché venendo da una famiglia umile, c’era bisogno di
lavorare. Fino a 28 anni ho fatto più che altro il cameriere. L’ho fatto dai
14 anni ai 28 anni, ma io ho iniziato a lavorare anche quando andavo a scuola,
all’università, non tanto perché c’era bisogno a casa, ma perché volevo
avere una certa autonomia e quindi ho iniziato a lavorare il sabato e la
domenica e poi a 28 anni ho fatto Domenica In e a lavorare bene e da allora vivo
di questo mestiere. Oltre al cameriere ho fatto anche il muratore d’estate e
lavoravo con gli idraulici e facevo un po’ di tutto.
Tornando a Gigi Proietti, ricordi un
aneddoto?
Io oltre a recitare, seguivo le regie di
Proietti e ogni volta era una lezione di teatro. Mi viene in mente che Gigi in
uno spettacolo aveva aggiunto una battuta e funzionava perché il pubblico
rideva. Era una battuta abbastanza lunga, preparata bene per arrivare alla fine
con una bella risata. Questo l’ha fatto per due sere e dalla terza sera in poi
non la fece più. Ad un certo punto gli chiesi: “Perché non fai più quella
battuta che faceva molto ridere?”. Lui mi guarda e fa: “Lo sai perché?
Perché quella la pago alla fine”. Cioè perché quella allungava lo
spettacolo anche di tre/quattro minuti. “Ho notato – aggiunse Gigi – che
alla fine il pubblico arrivava leggermente stanco”. Questa è una grande
lezione, perché a volte aggiungi una battuta, ne aggiungi un’altra e lo
spettacolo diventa talmente lungo che la gente arriva alla fine stanca e
comincia a guardare l’orologio. Gigi Proietti diceva: “Gli spettacoli miei
non durano mai più di un’ora e mezza, perché la gente alla fine è meglio
che rimanga con la voglia di ascoltare ancora, piuttosto che si annoi”.
Cinema, teatro, tv, radio. In quale di
questi ambienti ti senti più a tuo agio o pensi di dare il meglio?
Sono arrivato da poco alla regia
cinematografica, perché ho fatto il mio primo film “Finché giudice non ci
separi” insieme ad Andrea Maia e poi quest’estate ho fatto il secondo che è
“Ritorno al presente” che ancora deve uscire. Devo dire che sono arrivato
tardi alla regia sia teatrale che cinematografica e la prima regia teatrale
l’ho fatta a 40 anni perché non pensavo di essere pronto, quindi ho prima
voluto acquisire esperienza per poi fare la regia e devo dire che la regia
cinematografica mi ha forgiato e incoraggiato a fare questo percorso. Però la
soddisfazione maggiore la provo sul palcoscenico quando recito, con il pubblico
davanti che ti applaude. Il teatro rimane ancora la mia vera passione, pur
amando fare le altre cose che ti ho detto.
Prima di entrare in scena hai un rito
scaramantico?
Noi facciamo quello che faceva Gigi Proietti,
cioè sputiamo per terra tre volte. Poi ogni tanto cambiamo e diciamo tutti
insieme “Vi facciamo un culo così” e poi si fa il classico “Merda, merda,
merda”.
Quali sono i tuoi progetti?
Teatralmente è di andare in giro con gli
spettacoli. A parte “Cetra.. una volta”, che per noi è un pezzo di cuore,
poi ci sono delle commedie con le quali girerò per l’Italia. Sono “L’uomo
ideale “ e “Incubi d’amore”, sono due commedie fatte al teatro Golden di
Roma e con me ci sono Simone Montedoro, Giorgia Wurth, Claudia Campagnola e
Noemi Sferlazza. E’ in programmazione di girare il nostro terzo film, sempre
tratto dalla nostra commedia teatrale, quindi dopo “La casa di famiglia” con
la regia di mio fratello Augusto, c’è stato “Finché giudice non ci
separi” e “Ritorno al presente”, sono tutte e tre nati prima in teatro e
poi diventati film.
Oltre alla recitazione, curi delle
passioni?
Le mie passioni sono sempre legate al mio
mestiere, perché comunque amo la musica, leggo dei libri che sono sempre legati
al cinema. Mi piacerebbe fare più sport di quanto ne faccio, ma il tempo è
quello che è. Amo il tennis e quando posso vado a giocare.
Com’è il tuo rapporto con Roma?
E’ un rapporto di amore. Io scrivo i miei
spettacoli in romanesco, mi piace il romanesco antico, quindi studio il Belli,
Trilussa e Pascarella. Ho scritto degli spettacoli proprio in dialetto romanesco
perché mi piace capirla e conoscerla fino in fondo questa città. Roma è bella
ma ha tantissimi problemi, però secondo me va capita e va studiata. A me piace
calcare il sampietrino, andare proprio in centro, respirare l’aria di Roma, la
romanità e ho un buonissimo rapporto con Roma.
Fai anche tu come Carlo Verdone che si
sedeva al tavolino del bar per ascoltare la conversazione dei vicini per trarne
ispirazione per i suoi film?
Questo è un insegnamento che ci ha dato
Carlo Verdone, che è un grande. Ma prima di lui facevano così i grandi della
commedia all’italiana, che andavano in giro per le strade e ascoltavano le
persone, come Dino Risi, Scola, Monicelli e altri. Era la forza di questi grandi
del cinema, perché andavano proprio a carpire le sensazioni e gli idiomi della
città e anche quelle della periferia. E’ una scuola di vita
e il teatro è proprio vita. Io sono molto curioso e sto lì ad ascoltare
i ragionamenti e magari prendo lo spunto o l’idea per un monologo, una
battuta, una scenetta.
In quali zone hai abitato?
Io ho abitato per 13 anni a Trastevere e
adesso mi sono spostato a piazza Venezia. Io non posso fare a meno di vivere nel
cuore di Roma, perché amo camminare, andare in giro a piedi e vivere la città.
Da qualche mese Roma ha un nuovo sindaco.
Hai notato dei cambiamenti?
Non ho visto cambiamenti, ma gestire Roma è
difficilissimo perché è una città molto vasta. Non è una questione politica
e io non parlo mai male dei sindaci, a parte qualche caso eclatante. Quando si
vedono in giro i rifiuti per terra è facile prendersela con il sindaco. In
realtà sono cose molto complicate, però non ho notato nessun cambiamento,
nessun segno di miglioramento.