Alda D’Eusanio (giornalista e presentatrice)     Roma 26.10.2016 

                      Intervista di Gianfranco Gramola

“La vita vera è fuori dalla Tv, perché la vita vera è fatta di calore umano, di amicizia vera, di comprensione, di solidarietà … il mondo della Tv non è questo. La maglietta con la scritta “Dalla”? Se potessi tornare indietro credo che non lo rifarei. Mi dispiace comunque per quelli che si sono sentiti offesi. Non era mia intenzione mancare di rispetto”

Alda D'Eusanio è nata a Tollo (Chieti) il 14 ottobre del 1950. Dopo la laurea in sociologia, diventa giornalista professionista il 9 giugno 1988. Dal 1988 al 1994 conduce il TG2 Stanotte, e nella stagione 1994-1995 il TG2 delle 19:45, edizione principale della testata. In seguito è conduttrice e autrice di vari programmi televisivi, come il rotocalco pomeridiano “L'Italia in diretta” nella stagione 1995-1996 (reintitolato in seguito La cronaca in diretta e poi ancora “La vita in diretta”) e il settimanale di attualità “Domani è un altro giorno” nel 2000. Il programma televisivo per cui è più conosciuta è il talk show “Al posto tuo”, in onda il primo pomeriggio su Rai 2, iniziato nel 1999 e da lei ideato e condotto fino al 2003, diventando il programma leader nella fascia oraria del primo pomeriggio nelle stagioni 1999-2000, 2000-2001 e 2001-2002. In questo periodo è alla guida anche di alcune trasmissioni di prima serata sempre dello stesso genere di “Al posto tuo”, come “Batticuore” su Rai 2 nella primavera del 2001, programma in cui coppie conosciutesi tramite chat s'incontravano dal vero per la prima volta, e “Un pugno o una carezza” in onda in prima serata su Rai 1 nella primavera del 2002. Nella stagione 2003-2004, è sostituita da Paola Perego alla conduzione di Al posto tuo, ma conduce “Qualcosa è cambiato”, in onda su Rai 1 in prima serata nei primi mesi del 2004. Dopo un periodo d'inattività torna in televisione nell'estate del 2006 con un genere per lei inedito, il quiz, con la trasmissione estiva di Rai 1 “Il malloppo”. Nella primavera del 2007 propone un nuovo programma nel pomeriggio di Rai 2: il talk show “Ricomincio da qui” (confermato anche nella stagione successiva 2008-2009) e nelle estati del 2008 e nel 2009 il programma di prima serata “Ricominciare” in onda sempre su Rai 2. Nella stagione televisiva 2009-2010 “Ricomincio da qui” è cancellato, e la D'Eusanio presenta sempre su Rai 2 dal 4 ottobre 2009 per dieci puntate il programma “Ci vediamo domenica”, trasmesso nella tarda mattinata domenicale. In attesa di una nuova trasmissione, è apparsa come ospite in vari programmi televisivi di Rai e Mediaset. Il 24 gennaio 2012 è stata travolta da una motocicletta mentre attraversava di poco fuori dalle strisce pedonali in corso Vittorio Emanuele a Roma, riportando una frattura occipitale e alcune emorragie. È stata subito ricoverata al Policlinico Agostino Gemelli. A seguito dell'incidente, è stata in coma ed ha intrapreso una terapia riabilitativa neurologica.

Ha detto:

- Io vivo la televisione come fosse un gioco di società. Quando faccio un programma so che non sto scrivendo una pagina di storia, ma sto passando del tempo piacevolmente con chi mi guarda.

- Papà era innamoratissimo di mia madre, un uomo molto onesto e protettivo, un contadino tutto d’un pezzo ed è sempre stato l’eroe di noi figli.

- Sono stata aiuto montatore, regista, ricercatrice, prima di arrivare al giornalismo. Sono diventata giornalista a 40 anni, caporedattore a 46.

- Dicono che sono tutta rifatta. Non è vero e non lo sopporto, come non sopporto chi ti prende di mira per l’età, come se avere più di 50 anni fosse una colpa.  

Curiosità

- Il suo nome completo è Alda Ubalda D'Eusanio ed ha una laurea in Sociologia con 110 e lode.

- Ha scritto due libri: “ Il peccato in Parlamento” e “L’albero socialista”.

- Nel 2010 ha vinto il Premio Penisola Sorrentina Arturo Esposito, coordinato da Mario Esposito e presieduto da Magdi Allam.

- È stata soprannominata ironicamente “La zarina” in un articolo comparso su Panorama, e per questo motivo la conduttrice ha agito in via giudiziaria contro il settimanale, che è stato poi condannato a risarcirle un danno di 60 milioni di lire.

Intervista

Come ricordi i tuoi inizi in Tv?

Me li ricordo come un momento molto bello e di grande stupore, perché io non miravo di andare in televisione, ma spesso nella vita è come se il destino fosse tracciato. C’era un mio amico che lavorava in televisione e mi ha chiesto di scrivere dei testi. Allora ho iniziato a scrivere testi e poi ho cominciato a seguire le troupe televisive e quindi a fare giornalismo televisivo. Ed  è stato per me un momento molto bello, di grande felicità, perché poi ho capito che quello era il tipo di comunicazione che si confaceva di più al mio carattere, alla mia personalità.

I tuoi genitori che futuro sognavano per te?

Mia madre tuttora mi dice: “Te ne sei voluta andare da casa e adesso hai lo stress e non hai figli. Se restavi a casa, avresti dei figli e non avresti lo stress”.  Io vengo da Tollo, un piccolo paese dell’Abruzzo, da una famiglia contadina, siamo 4 figli. Mia madre non voleva nemmeno che studiassi, mentre mio papà mi ha sempre appoggiata. Lui è sempre stato molto contento e orgoglioso di me e diceva sempre: “Di Alda D’Eusanio ce n’è una sola”. Mamma, visto che volevo studiare, ha preteso che non facessi il Liceo, ma che facessi le Magistrali, perché così almeno facevo la maestra e restavo al paese, secondo lei. Invece ho voluto fare l’Università, sempre con l’appoggio di papà e quindi contro il parere di mamma. Il sogno di mamma di vedermi maestra, sposata con figli, è andato infranto, ma ho realizzato quello di papà. Ricordo quando papà ha visto un mio articolo su un giornale, ha pianto di gioia.

Il mondo della Tv era come te lo immaginavi o  ti ha deluso?

Il mondo della Tv è difficile, Gianfranco, non è un mondo facile. E’ un mondo in continua evoluzione. E’ bello il lavoro che fai, perché se ami il tuo lavoro, hai anche la forza di resistere.  Ma umanamente e anche professionalmente, non è un mondo gratificante. La vita vera è fuori dalla Tv, perché la vita vera è fatta di calore umano, di amicizia vera, di comprensione, di solidarietà … il mondo della Tv non è questo.

La popolarità crea vantaggi ma anche svantaggi. Mai avuto problemi di stalker?

No, problemi di stalker per fortuna non ne ho mai avuto. La popolarità è una gran bella cosa, Gianfranco, perché grazie alla mia popolarità affettuosa mi è consentito di aiutare il prossimo. Io vedo la differenza che c’è quando la gente ferma me o quando ferma il grande divo, io non sono percepita come una diva. Sono come la vicina di casa o l’amica di famiglia. Quando vado a fare la spesa, il mio cameriere dice: “Signora, se va lei, non mangiamo”. Questo perché quando vado a fare la spesa mi fermo a parlare con tutti e torno dopo tre ore. A me piace ascoltare le storie della gente e mi fermano in continuazione per raccontarmi i loro problemi o per chiedermi un consiglio. Questo vale anche quando c’è una persona che ha un bisogno burocratico o sanitario. Io metto a loro disposizione la mia simpatia popolare, per cui trovo maggior aiuto, maggior collaborazione. La popolarità aiuta in questo e ti gratifica perché puoi fare qualcosa per gli altri.

La trasmissione che ti ha dato più soddisfazione?   

Tranne il grande flop che ho fatto con “Qualcosa è cambiato”, un programma serale che è andato malissimo, infatti alla seconda puntata l’ho bloccato, tutti gli altri mi hanno dato molta soddisfazione perché li ho creati io, ne sono stata autrice e conduttrice. Quello che più mi ha divertito è “Al posto tuo” e devo dire che mi ha dato una grandissima popolarità, che io all’epoca non ho neanche capito, perché attraversavo uno dei momenti più dolorosi della mia vita, perché era morto mio marito. Non capivo neanche quello che mi accadeva intorno. Quello che però mi ha dato più soddisfazione è stato “Ricomincio da qui”, dove ho aiutato molte persone. Era un programma ideato da me che si proponeva di aiutare il pubblico ad affrontare le piccole e grandi difficoltà della vita e con l’aiuto di un team di esperti si cercava di fornire ai protagonisti consigli utili per trovare una soluzione al loro problema. Diciamo che almeno il 70 per cento delle storie raccontate,  hanno trovato una soluzione.

Ora stai lavorando a qualche nuovo programma?

Negli ultimi quattro anni mi sono curata per uscire dall’epilessia e da tutti i problemi che mi ha creato l’incidente che ho avuto, il coma, ecc … C’è voluto molto tempo per riprendermi, per uscire fuori da un qualcosa che è stato miracoloso per come è andata. Ero morta, invece sono viva e senza gravi handicap, come potevo finire di avere. Ho studiato molto e ho ripreso la padronanza della mia intelligenza. Ogni tanto vado nei programmi dove mi invitano come ospite quando c’è un argomento che mi piace. Ho ricominciato a fare Tv in questo senso. Studio, leggo e scrivo per un giornale che si chiama “In famiglia” e sto riprendendo lentamente la mia attività di giornalista, anzi comunicatrice, perché più che giornalista mi sento una comunicatrice. Ho vissuto sempre il mio lavoro in modo molto passionale ma anche molto normale, come se fossi, come dice mamma, un’impiegata delle poste. Non mi sono mai sentita né una star, né una diva, né niente di diverso da quella che in realtà sono. Sono una figlia di contadini, trasferita a Roma tanti anni fa, vivo il mio quartiere come se fossi al mio paese, perché so tutto di tutti, parlo con tutti, tutti mi raccontano i loro problemi, mi chiamano il sindaco del quartiere sanità (risata).

Ad una ragazza che volesse lavorare in Tv, che consigli daresti?

Se ha veramente il desiderio e il talento, consiglierei di combattere tutte le battaglie che può combattere per arrivare dove vuole arrivare, ma deve essere un qualche cosa di veramente talentuoso, di non fare come quei ragazzi che vedono nella TV la possibilità di diventare qualcuno o qualcosa e che poi non è così. La televisione è una grandissima fabbrica di illusioni e quindi di delusi. La televisione è un meccanismo e una delle forme di comunicazione più potente che c’è perché è la più divulgativa, la più conosciuta,  una volta la gente leggeva oppure sentiva la radio, adesso vede la televisione,  non sono più i quotidiani a fare notizia in quanto è la televisione. E’ un meccanismo di grande fascino ma anche di grande illusione, sembra che tutti grazie ai reality possano andare in televisione, ma poi quelli che restano sono pochissimi,  perché spesso la televisione è anche un meccanismo che crea dei mostri. Fabrizio Corona per esempio, che è uno che commette cose illegali, che non si possono e non si devono fare, ma che diventa una sorta di “eroe”. Lo chiamano eroe negativo, ma se è negativo non capisco perché lo chiamano eroe, ed è uno che va nelle discoteche, che prende 30.000 euro solo per stare lì dieci minuti e farsi vedere. Come dicevo prima, la televisione crea anche dei mostri.

La maglietta che hai indossato “Dalla” che ti ha creato tanti problemi, se tornassi indietro la rimetteresti?

Io devo confessare che l’ho messa nel modo più innocente, perché non era previsto che mettessi quella per andare in onda. All’epoca c’erano le magliette che si acquistavano nelle librerie, con scritte la frase del grande scrittore, dello scienziato, ecc … e a me avevano regalato questa maglietta con quella parola che io ho trovato irriverente ma divertente, spiritosa e io la vedevo in quel modo. Non ho capito invece che entrare nelle case può trovare qualcuno che la trovava offensiva. Siccome quando si entra nelle case degli altri devi essere rispettoso di tutto, se potessi tornare indietro credo che non lo rifarei solo perché mi da fastidio mancare di rispetto a qualcuno. Quindi una cosa che io ho trovato divertente poi è stata fraintesa. Poi naturalmente è stata usata per attaccarmi e hanno scritto che questo è istigazione alla prostituzione. Per quelli che mi hanno attaccato in modo così  vergognoso la rimetterei soltanto per provocarli, perché lo meritano. Mi dispiace comunque per quelli che si sono sentiti offesi. Non era mia intenzione mancare di rispetto.

Il tuo rapporto con la fede?

Con la fede ho un rapporto molto personale. Non sono quella che va in chiesa tutti i giorni o tutte le domeniche. Ci vado alle feste comandate. Però ho un rapporto con la fede molto sincero e profondo, perché cerco di metterla in pratica. Non mi piace andare in chiesa e poi uscire e fare l’esatto opposto di quella che la mia fede, la mia religione mi ha insegnato. Cerco di andare in chiesa e di fare la comunione quando  sono veramente pentita, se no non la faccio. Cerco la solidarietà, il rispetto, l’onestà e mettere in pratica gli insegnamenti della nostra religione. Io non credo nella fede e nella pratica fasulla. Non credo nel perdono della confessione, cioè che se tu confessi i tuoi peccati e chiedi perdono, vieni perdonato e poi esci e cominci a fare quello per cui hai chiesto il perdono.

Papa Francesco ti ha conquistata?

Papa Francesco mi lascia molto perplessa. Mi ha conquistata all’inizio, poi io che faccio comunicazione, mi accorgo subito se una persona usa la comunicazione in modo eccessivo e predica ma poi non pratica. Mi sembra un papa che fa molte cose a favore delle televisioni, delle telecamere, un po’ troppe, mentre papa Wojtila lo trovavo più sincero nella comunicazione, direi più autentico. Questo Papa mi sembra un po’ meno autentico. Sono diventata un po’ diffidente, o meglio più prudente, mentre all’inizio ha avuto la mia simpatia immediata.

A chi vorresti dire grazie?

A mio marito.

Come ti ha conquistata tuo marito?

Con l’intelligenza, con la cultura e con l’onestà intellettuale. Lui è l’uomo più intelligente che ho conosciuto. Tutte le volte che ci litigavo, mi riconquistava sempre con l’intelligenza, con il dialogo e con la cultura grande che ha sempre avuto. E quella è una cosa che mi manca. Tant’è vero che vado a leggere i suoi libri quando non capisco una cosa e ci trovo sempre una risposta.  

Se ce l’avessi davanti, cosa gli diresti?

Grazie per amarmi così, per non farmi sentire sola. Io mi vedo con i suoi occhi, prima non mi piacevo, ora mi piaccio. Grazie per tutto quello che mi hai insegnato, grazie per l’amore che mi hai dato, grazie per amarmi ancora così, grazie per tutto quello che mi hai dato. Gianni è la cosa più bella che ho avuto nella vita.

A chi vorresti dire scusa?

A mio marito, per tutte le volte che mi sono arrabbiata e per le cose cattive che gli ho detto. Cose cattive che si dicono quando ci si arrabbia, ma sono cose che poi ci si pente di aver detto. C’è una cosa a cui continuo a chiedergli scusa, o meglio perdono. Io non accettavo l’idea che morisse … l’ho fatto fare a pezzi. In dieci giorni l’ho fatto operare 4 volte. I dottori mi dicevano che non c’era niente da fare e io urlavo “Dovete operare, dovete operare”. Ho capito poi che io pensavo a me stessa, non a lui. Io non potevo vivere all’idea che lui morisse. Non potevo vivere senza di lui. Gli ho fatto fare delle cose sul suo corpo allucinanti e il suo corpo era diventato come il vestito di Arlecchino. Stavo vivendo momenti di disperazione. Lì i medici dovrebbero capire che un parente non può decidere. Una mamma, una moglie pur di tenersi il padre, il marito, il figlio gli farebbe fare qualunque cosa, ma lì è il nostro egoismo che viene fuori, perché l’amore vero è quando tu lo lasci andare nel momento che non c’è più niente da fare. Accettare e pensare al suo bene. Che vita sarebbe stata per mio marito, attaccato alle flebo e alle chemioterapie? Sarebbe stata una vita d’inferno. Io in quel momento non ho pensato a lui, ho pensato a me. Se l’avessi davanti gli chiederei perdono.

Parliamo di Roma. Tu sei di Tollo (Chieti). Quando sei venuta a Roma e come ricordi l’impatto?

L’impatto con Roma è stato bello, perché ho deciso io di venire a vivere qui. Avevo 18 anni, quindi ci ero venuta con grandissima felicità e sono stata molto contenta della mia scelta e lo sono tutt’ora. L’impatto è stato grande, come diceva mio padre  quando l’ho portato a vedere San Pietro. Mi ha colpito la grandiosità, perché uno che viene dal paese, dove ha vissuto in una dimensione piccola, venendo a Roma vede tutto molto più grande. Una grandiosità che mi ha anche dato un impatto duro all’inizio, perché era un impatto di solitudine. In un paese conosci tutti, non vedi più una persona solo quando muore, ma continui a vederla e ricordarla quando vai la domenica al cimitero. Il paese è fatto anche di piccole abitudini, esci di casa conosci tutti e non c’è la solitudine o l’isolamento, perché anche la malattia, la disgrazia o la vergogna viene vissuta sempre nella comunità, è sempre tutto molto sociale quello che accade. Nella grande città non è così, perché c’è l’isolamento e la solitudine dell’appartamento. All’inizio mi mancavano i miei piccoli animali perché al paese avevamo i cani, i gatti, le galline, c’era di tutto. E allora ho cominciato a fare così anche qui, ho preso una tartaruga, poi il pesce rosso, poi il gatto, poi il cane e ho cominciato a rompere le palle ai vicini: “C’hai il sale, c’hai l’aglio, ho finito la cipolla, che mi presti un po’ di zucchero”. E ora vivo nel cuore di Roma come se vivessi nel mio paese e ho capito che con la comunicazione e il calore umano, riesci a rompere quella solitudine e quell’isolamento. Tant’è vero che la mia casa la chiamano “La casa del calore umano”. Chiunque può venire e mangiare, c’è sempre un piatto caldo per tutti e una bella accoglienza.

Quali sono state le sue abitazioni romane?

Adesso sto in  corso Vittorio Emanuele. Ho avuto molti sfratti quasi tutti per morosità, perché sono stata molto povera e non avevo i soldi per pagare l’affitto. Dicevo sempre, scherzando, che il best seller di Alda D’Eusanio è “Le mie pigioni” (risata). Sarebbe stato un buon best seller, raccontare tutte le volte che dovevo abbandonare la casa per morosità perché non avevo né i soldi per l’affitto, né i soldi per mangiare. Devo anche confessare che io sono stata condannata per contumacia per un furto di merce dal valore di 3000 lire, nei magazzini Standa di Pescara. Stavo con due bambine gemelle e le ragazzine hanno preso due sciarpette che costavano 1500 lire ognuna, perché avevano freddo. Io non me ne sono accorta e quando siamo uscite siamo state fermate e per difendere le  bambine ho detto che le sciarpette le ho prese io. Il bello è che io sono entrata in quel posto per mangiare un panino. Alla fine ho pagato quello che dovevo pagare, però mi è rimasta una condanna di quel genere. Il mio consiglio è quello di non prendere mai le cose che non sono vostre.

Agli inizi dove sei andata ad abitare?

Appena arrivata a Roma sono andata a vivere a pochi metri da dove vivo adesso, ossia in via Sforza Cesarini, poi ho abitato in via della Purificazione, poi in via Sistina, poi in via della Pisana e ora sto in corso Vittorio Emanuele. Ho sempre abitato in bei posti, a parte via della Pisana, che però ho dovuto lasciare. Ora però la casa è mia, l’ho acquistata nel 2001, anche se ci vivo con mio marito dal 1977. Di fronte a me c’è una bellissima chiesa ed è un posto che mi piace molto. Se dovessi uscire da qui impazzirei.

Con i romani come ti sei trovata?

Bene. Roma è una città bellissima, perché è una città veramente aperta. I romani sono simpatici e come arrivi a Roma è come vivere al piccolo paese, perché parli con tutti, d’estate quando fa caldo, trovi ancora le signore che stanno sulla sedia fuori di casa o lungo la strada, disponibili a fare due chiacchiere. Vicino a campo de’ Fiori trovi anche chi gioca a carte o a scacchi fuori dal bar o sotto casa. Roma è una città molto bella e in certi posti ha ancora un aspetto paesano.

Cosa ti dà più fastidio di Roma?

Di Roma mi da fastidio la sporcizia, l’abbandono, l’offesa e lo stupro continuo che viene fatta alla bellezza di questa città. Roma è stata Caput Mundi, è stata la città degli imperatori che hanno portato la civiltà e la cultura dappertutto e si ritrova ad essere una città stuprata nel suo aspetto più civile, nella pulizia e nella sua bellezza. Topi che ti passano in mezzo ai piedi, sporcizia dappertutto, buche e tanta  maleducazione. Roma è talmente stuprata che gli stranieri che vengono a Roma, fanno delle cose che a casa loro non farebbero mai. Buttano per terra la roba, rompono i monumenti, sporcano dappertutto. Se vai in Germania non trovi una cicca per terra. I tedeschi quando vengono qui, buttano per terra le lattine, le bottiglie, le cartacce e  fanno delle cose vergognose. Da loro non è consentito questo comportamento, invece qui, si. E’ consentita l’inciviltà e la maleducazione. E’ una cosa vergognosa.

La cucina romana ti piace?

Si! Mi piace molto la pasta all’amatriciana, la carbonara, la coda alla vaccinara, la trippa alla romana, mi piacciono molto i carciofi alla romana, la porchetta. Mi piace la cucina ebraica e quella si mangia divinamente al Ghetto.   

Sei una buona cuoca?

Si, sono un’ottima cuoca. Mi piace cucinare e mi piace coccolare gli amici con il buon cibo.

Frequenti una trattoria, un locale della tua zona?

Io amo molto mangiare a casa, però d’estate mi piace andare a mangiare fuori. A campo de’ Fiori c’è un bar trattoria che si chiama “Magnolia”, dove d’estate appunto vado a mangiare volentieri una pizza, perché ci sono i tavolini fuori e si mangia bene. Oppure vicino a casa mia, in via Sforza Cesarini, c’è la trattoria “Da Luigi”, dove si mangia molto bene e ci vado molto volentieri.

Un consiglio al nuovo sindaco di Roma?

Più che un consiglio, vorrei fargli una domanda: “Ma chi te l’ha fatto fare?”. Se mi avessero chiesto se volessi fare il sindaco di Roma, avrei risposto di no, grazie. Perché il potere è responsabilità e responsabilità significa che devi risolvere i problemi degli altri, quindi devi avere la coscienza di saperlo fare. Fare il sindaco di Roma, una città che era già in ginocchio, per metterla ancora più in ginocchio, mi viene da chiederle chi gliel’ha fatto fare. Non puoi accettare di fare una cosa che non sai fare, ne pensare di saperlo fare. Non è possibile pensare di poter fare il sindaco di Roma così, a 30 anni, senza avere capacità, senza avere esperienza e non con un partito, ma un   movimento che non ha esperienza. E’ una delusione grande.

Se tu avessi la bacchetta magica, cosa faresti per Roma?

Gli darei un sindaco serio, vero. La risanerei, anche se ci vorrebbe proprio la bacchetta magica.

Un sindaco che ti è piaciuto molto?

Ce n’era uno. E’ morto da poco e si chiamava Ugo Vetere. Anche Giulio Carlo Argan è stato un ottimo sindaco. Per fare il sindaco di Roma ci vuole una persona colta ma che abbia anche l’intelligenza critica, che abbia una certa esperienza. Io ad esempio avrei candidato Massimo Cacciari. Lui è stato anche sindaco di Venezia. Magari non avrebbe accettato, però una persona rappresentativa come Cacciari per Roma come sindaco andrebbe bene. A Roma occorre un sindaco che sappia rappresentare oltre la città, anche l’Italia intera, una persona che abbia cultura, che sappia le lingue, un filosofo …. Cacciari, appunto.