Denis Franceschini (chef)
New York 13.4.2016
Intervista di Gianfranco Gramola
“Uno
chef trentino alla conquista dell’America”
Un ragazzo trentino che
si è accostato per gioco alla ristorazione e maturando ne ha fatto la sua
professione. Nel suo locale di New York, clienti Vip come Pierce Brosnan, Jose
Carrera, Andrea Pirlo e Ivana Trump sono di casa perché apprezzano la cucina
tricolore
Dalla
scuola alberghiera alla gavetta nei ristoranti della sua zona per poi iniziare
una carriera ventennale in giro per il mondo negli Harry’s Bar di Arrigo
Cipriani. Lo chef Denis Franceschini, 42 anni, di Borgo Valsugana, qualche anno
fa ha realizzato un suo sogno, aprendo un ristorante a New York: il Bar Italia,
dove pian piano ha saputo conquistare il cuore del jet set a “stelle
e strisce” con le sue specialità made
in Italy. Piatti di qualità e curati fin nei minimi particolari, due
ingredienti scolpiti nello spirito che anima il suo locale.
Denis,
partiamo dall’inizio. Quando hai deciso che fare il cuoco (chef) sarebbe
stata la tua professione?
A dire
il vero ho iniziato un po` per gioco, non ero un`amante della scuola , quindi
cercavo di trovare qualcosa dove non si doveva studiare tanto. Poi, da lì, pian
piano è nata la passione.
Hai
qualcuno in famiglia che fa questo lavoro?
No, ma
la mia cara mamma era una cuoca eccellente, la migliore in assoluto.
Come
ricordi il tuo apprendistato, la tua gavetta?
Ho
fatto due anni di scuola alberghiera a Levico Terme, un anno a Varone , un paio
di stagioni in Valsugana ("Ristorante Tre Faggi, albergo Lagorai"), un
anno a Mezzocorona nel ristorante “Alla Cacciatora" e poi sono
volato in America. E’ stata molto dura , tantissime ore già dai primi anni.
Però sono state esperienze
stupende che rifarei.
Come
hai vissuto l’esperienza all’Harry's Bar
del mitico Arrigo Cipriani?
Sono
stati 20 anni molto intensi , fatti di mille soddisfazioni. Ho avuto
l’opportunità di essere stato coinvolto in 23 aperture e di aver lavorato per
il top delle clientele al mondo. Quindi tantissimo lavoro, a volte anche
snervante, ma è stata una delle migliori scuole al mondo, se non la migliore.
Perché
la cucina è sempre importante, soprattutto per gli italiani?
Perché
la cucina é un punto di incontro, un motivo per socializzare, per stare insieme
e per condividere piaceri.
Qual
è il tuo piatto preferito?
Adoro
gli spaghetti olio d’oliva e grana.
Quando
un cuoco è considerato bravo?
Il
cuoco è bravo quando riesce veramente a capire il vero concetto del ristorante
in cui lavora e quando riesce a percepire la richiesta del cliente. Sono passati
gli anni dove il cuoco imponeva la sua cucina, adesso bisogna essere mentalmente
aperti per poter adempire a tutte le richieste.
Guardi
i talent di cucina in tv?
No,
non li guardo perché non mi interessano. Quello é show business, non
ristorazione. Fare il cuoco è molto ma molto di più.
Gualtiero
Marchesi ha detto: “Posso dire che un piatto è perfetto, anche se è salato
giusto, senza nemmeno assaggiarlo”. E’ così anche per te?
Marchesi
è il maestro della cucina italiana. Io i miei piatti li provo sempre e non una
volta sola. Non sono di certo ai livelli di Gualtiero Marchesi , ma mi reputo un
bravo cuoco.
Denis Franceschini con il calciatore Andrea
Pirlo
Quand’è
nata la decisione di aprire il ristorante Bar Italia a New York?
E’
nata un po’ per caso, con un paio di amici che già avevano trovato un piccolo
posto sulla 77esima strada. Nel 2007 ho aperto il primo locale, doveva essere
solo un piccolo investimento, invece "é diventato il mio presente e
futuro". Poi dopo qualche problema societario, ho cambiato i miei partners
e il 3 marzo del 2011, assieme a 2 ristoratori francesi e un ex collega
egiziano, ho aperto il secondo, sulla 66 strada e Madison avenue , per poi
chiudere il primo nel 2012.
Lo
chef Carlo Cracco ha detto: “Il peggior cliente è quello banale”. Concordi?
Per
niente. Non conosco Cracco e non mi permetterei mai di giudicarlo, ma non credo
nei peggior clienti e non credo al cliente banale. Alla fine sono quelli che ci
permettono di mandar avanti la baracca, specialmente con i costi di gestione di
New York.
Com’è
la clientela che frequenta il tuo locale?
Molto
esclusiva e di elite, da personaggi della finanza, a celebrity, gente di
spettacolo, ma anche molta gente locale regolare, che vive vicino al ristorante.
Un
aggettivo per la tua cucina?
Umile.
Un
tuo piatto capolavoro che consigli ai tuoi clienti?
Carpaccio
di branzino e jalapeno pepper, che è un peperoncino messicano.
Nel
tuo menù hai inserito dei piatti trentini?
Certo.
Polenta e funghi, strangolapreti, canederli e strudel di mele. Credo sia
importante mantenere le tradizioni.
E
come vini?
No,
come vini non ho nessun vino Trentino. Avevo qualcosa ma non si vendevano.
So
che molti personaggi famosi frequentano il suo ristorante. Qualche nome?
Pierce
Brosnan (007), Jose Carrera (tenore), Andrea Pirlo, Roberto Baggio, Ivana Trump,
Kelly Rippa, Nole Diokovic, Robert Tischman (proprietario della Rockfeller
center) e tanti altri.
Qual
è il più esigente, il più pignolo?
Sono
tutti un po’ esigenti, basta saperli prendere. Non farmi fare nomi.
Quello
che lascia mance più generose?
Di
media lasciano un po’ tutti tra il 18/20% di mancia. Ogni tanto capita che
entra lo sconosciuto che con 200$ di conto ne lascia 500$ di mancia, non spesso
, alcune volte però è successo.
E
il più taccagno?
Di
solito il riccone tende ad essere sempre quello più taccagno.
Quello
che ti da più soddisfazione?
Quello
che si affida e si fida delle mie mani e dei miei consigli.
Com’è
la tua giornata lavorativa “tipo”?
Entro
in cucina alle 10 del mattino, controllo tutti i prodotti che arrivano, ci
prepariamo per il lunch che di solito è molto pieno perché riusciamo a servire
fino a 200 persone. Pomeriggio ho sempre qualche appuntamento con vari
fornitori, per poi ripartire alle 17 e 30 con il dinner, che di solito si
gira intorno alle 160/170 persone. Alle 22 esco dalla cucina e mi intrattengo
con vari clienti fino alle 23, poi se qualche amico chiama, ogni tanto mi
permetto qualche partita a scala 40 con un buon bicchier di vino.
Se
dovessi portare con te un piatto su un’isola deserta, quale sarebbe?
Quello
che ho detto prima, spaghetti olio d`oliva e grana. Un piatto semplice, come lo
sono io.
Denis Franceschini con l'attore Pierce
Brosnan, suo affezionato cliente
Hai
mai pensato di aprire un ristorante in Italia?
Quello
lo reputo un sogno e se dovesse avverarsi, lo voglio aprire nella mia Borgo.
Ad
un ragazzo che volesse fare il suo lavoro, cosa consigli?
Di
farlo con tanto amore e passione, perché questo non è un lavoro, ma un’arte.
Nel giugno del
1993 ti sei trasferito definitivamente a New York. Cosa ti manca del tuo paese Borgo.
Tutto.
Il paese, i paesani, gli amici, ma soprattutto mie
sorelle, mio fratello e le mie nipotine.
Di
cosa si occupano i tuoi fratelli?
Maria
Elena lavora in banca, Claudia fa l`estetista e Diego è un tecnico di computer.
Tua
moglie l’hai conosciuto a New York?
Si,
l’ho conosciuta all’Harry’s Bar di New York. Si chiama Colleen e abbiamo
due figlie, Kera e d Ella.
Hai
dei progetti lavorativi?
Siamo
alla ricerca di un nuovo spazio e magari questo lo chiameremo “Bar del
Borgo” invece
che Bar italia.
In
Italia abbiamo la stella
Michelin, che è un riconoscimento di prestigio attribuito ai ristoranti
giudicati migliori. Negli Stati Uniti qual è il riconoscimento che viene dato
ai ristoranti meritevoli?
Non
credo molto in questi riconoscimenti. Il più gran riconoscimento è il sorriso
dei mie clienti quando se ne vanno.
Un
cuoco in una trasmissione ha detto: “Il segreto degli chef sono pentole di
qualità”. Sei d’accordo?
Il
segreto secondo me sta nelle nostre mani non nei materiali che si usano. Sono
una persona molto semplice, mi piace la semplicità in generale, quindi sono uno
che si adegua un po` a tutto.