Franco Baresi (ex calciatore)          Molveno (TN) 8. 8. 04

                            Intervista di Gianfranco Gramola

Non bisogna mai avere rimpianti. Bisogna accettare quello che viene. Mi ritengo molto soddisfatto di quello che il calcio mi ha dato.

Baresi è nato a Travagliato (Brescia) l’ 8 maggio 1960

Professione: calciatore, ruolo difensore 

Esordio in Serie A: 23 aprile 1978 (Verona-Milan 1-2)

Ultima partita: 7 settembre 1994

Minuti giocati: 7052

E’ sposato con Maura Lari. Ha due figli.

Curiosità  

- Franco Baresi  ossia kaiser Franz, come veniva soprannominato per la parentela tecnica con l’immenso Franz Beckenbauer ha giocato 716 partite ufficiali col Milan, quanto nessuno in passato, vincendo tutto il possibile. Ha giocato 81 volte in Nazionale.

- Ama andare per antiquari. “Ho speso gran parte dei miei soldi per acquistare quadri e oggetti di valore per arredare la mia casa di Milano, di Montecarlo e di Forte dei Marmi”.

- Ha un fratello, Giuseppe, di due anni più anziano, a lungo bandiera dell’Inter, che da qualche tempo allena le giovanili nerazzurre.

Intervista

Franco Baresi è in ritiro con la Primavera del Milan a Molveno. Lo incontro al Grand Hotel di via Bettega 16.

Qual è stato il periodo più bello della tua carriera ?

Ci sono stati tanti momenti belli che ho passato nella mia lunga carriera, giocando in una grande società come il Milan. Quindi i momenti più belli sono quando ho esordito, il primo scudetto, la prima Coppa dei Campioni, la prima coppa intercontinentale. Quindi tanti momenti belli  che ricordo sempre volentieri, specialmente le prime volte. Ci sono stati momenti meno belli, però fa parte della carriera, del lavoro.

Il complimento più bello che hai ricevuto e da chi?

Ne ho ricevuti tanti, anche gratificazioni da parte degli allenatori, dei tifosi e dell’opinione pubblica. Mi ritengo molto fortunato, anche se ho ricevuto delle critiche. Ma tutto sommato sono molto soddisfatto della mia carriera.

La cosa più cattiva che hanno scritto su di te?

Alcune cose che mi hanno dato fastidio ci sono state, però non voglio neanche ricordarle. Fa parte un po’ del mondo del calcio, dove un gruppo (falda) di tifosi, ogni tanto cerca di creare difficoltà al giocatore, magari offendendo pure, però bisogna essere bravi anche lì e tapparsi le orecchie.  

Hai qualcosa che ti rode dentro?

No! No! Io sono sempre andato per la mia strada, so quel che ho fatto, quello che ho, sono sereno fuori e dentro.

C’ è stato un momento della tua carriera in cui hai pensato di mollare tutto?

No! Durante la carriera no . C’ è stato un momento in cui ho avuto un infortunio abbastanza serio, però di abbandonare il calcio no, quello mai. Avevo tanta voglia di ritornare sui campi di calcio e di riprendermi. Avevo troppa passione, aldilà poi che diventa un lavoro. Però, ripeto, con la passione e l’entusiasmo riesci a farlo ancora negli                            

Da ragazzo, quali erano i tuoi idoli sportivi?

Io, sin da piccolo, sono sempre stato tifoso del Milan, e quindi di Rivera e della società. Ricordo il Milan della raccolta di figurine della PANINI MODENA, c’era Rivera, Prati, Romeo Benetti. Il grande Milan che era rappresentato da Rivera.

Ad un ragazzo che s’avvicina alla carriera calcistica che consigli gli daresti?

Io ho fatto il responsabile del Settore Giovanile e adesso sono allenatore. Quello che cerco di trasmettere ai giovani che s’avvicinano al calcio è che prima di tutto, alla base, ci vuole un gran entusiasmo, forza, spirito di sacrificio, rispetto, perché il calcio è un gioco di squadra e quindi devi essere bravo a viverlo con gli altri, senza egoismi ed è importante crescere come uomini poi è chiaro che se uno ha delle qualità diventa giocatore.

C’è un giocatore che ti è rimasto più nel cuore?

Io ho giocato con grandi campioni, grandi professionisti, sul gioco tecnico, sicuramente Van Basten, perché è stato  l’unico in quel ruolo, di così grande qualità. Sul piano umano, cioè in cui siamo stati tantissimo insieme e abbiamo vissuto momenti belli e momenti brutti è stato Mauro Tassotti, arrivato anche lui nell’80 quando abbiamo conosciuto la serie B, siamo cresciuti, abbiamo vinto tutto quello che c’era da vincere e siamo ancora qua.

Chi è il tuo erede calcistico?

E’ difficile fare un paragone. Ognuno ha la propria personalità. Sai uno, è chiaro, guarda e cerca di imparare dagli altri. Al Milan, in questo momento penso  che difensori non ne manchino, è la difesa più forte. C’è Maldini che è la continuità, Nesta è quello che segue le mie orme e che credo sia un giocatore importante.

Se potessi tornare indietro, c’è qualche cosa che cambieresti?

No! Non bisogna mai avere rimpianti. Bisogna accettare quello che viene. Mi ritengo molto soddisfatto di quello che il calcio mi ha dato e mi da.

A chi vorresti dire grazie?

Ai miei genitori che mi hanno fatto con delle doti che mi hanno permesso di giocare a calcio e alle persone che mi sono state accanto nella mia carriera. Fare nomi è sempre difficile e poi farli tutti è impossibile, farli sarebbe troppo. Ho molte persone che stimo e che mi sono state di conforto nei momenti difficili. Il Milan è stato sicuramente come una seconda famiglia per me.

Tu hai dei figli, seguono le orme di papà?

Tutti e due hanno questa passione, ma non so se riusciranno a fare calcio. Intanto studiano e si divertono, poi vedranno più avanti quale sarà il loro futuro.

Quando non lavori, quali sono i tuoi hobby?

Non ho tanto tempo  libero, sai? Come allenatore, e prima come giocatore, sono sempre in giro. L’estate mi piace giocare a tennis e poi amo stare molto con la mia famiglia a Milano.  

Pregi e difetti di Baresi?

Difetti ne ho tanti, come tutti. Ho un carattere piuttosto schivo, l’impatto con le persone può sembrare forse un po’ antipatico, ma forse è perché sono una persona abbastanza chiusa e l’apparenza può ingannare. Ho il grande pregio, penso, che sta nel comportamento di rispetto verso il prossimo.

Il tuo punto debole?

E’ che mi butto a capofitto su tutte le cose che faccio, invece dovrei imparare a gestirmi meglio. Questo in campo e adesso come allenatore do il massimo per far crescere i giovani e  do tutta la mia passione ed il mio entusiasmo. Questo è anche umano, però dovrei imparare a gestirmi meglio, a dosare l’entusiasmo.

Hai un sogno nel cassetto?

Penso che ci siano sempre delle cose belle da sognare, da raggiungere, però se è un sogno, lasciamolo nel cassetto (risata).

Che rapporto hai con la fede?

Sono cattolico, quando posso vado in chiesa, prego. Credo che la fede possa aiutare, nei momenti bui, critici e nei momenti di riflessione.

Cosa pensi della battaglia contro il fumo?

Purtroppo anche lì si va incontro a grossi interessi. Però credo che, piano piano, la gente capirà che fa male  fumare e allora in gran parte smetterà.

Tu fai l’allenatore del Giovanile del Milan, c’è qualche altro ruolo che vorresti occupare?

No! Al momento faccio l’allenatore ed è proprio quello che intendevo fare prima di smettere di giocare a pallone.  

Franco Baresi con un fan trentino

Parlami di Roma.

Roma è bellissima. Ci sono stato tante volte, purtroppo solo da giocatore. Mi piacerebbe comunque un giorno andarci con la famiglia e fare il turista, perché credo che ne valga la pena. Apprezzo anche la sua cucina, anche se è un po’ più pesante di quella milanese. Penso che l’Italia sia il Paese dove si mangia meglio.

Hai visto qualche luogo particolare?

No! Ho visto qualcosa in fretta, il Colosseo, la Basilica di S. Pietro che è tanto bella fuori e che  dentro deve essere meravigliosa, piena di tesori d’arte. Roma è grande ed è piena di meraviglie. Potrebbe essere un sogno nel cassetto, un giorno, andare a visitarla, con calma e non solo dall’esterno.

I romani pregi e difetti?

I romani credo siano delle persone sempre sorridenti, con la battuta sempre pronta e soprattutto sono simpatici.