Giorgio Faletti (comico - scrittore) Capoliveri (Li)
24.8.2003
Intervista di Gianfranco Gramola
Travolto
da un improvviso successo
Giorgio
Faletti
è nato ad Asti il 25 novembre 1950. Laureato il Giurisprudenza, è un’artista
poliedrico che non ha mai smesso di dare prova della sua capacità di spaziare
da un campo artistico all’altro. Come comico ha lasciato una forte impronta
nel panorama della comicità creando una serie di personaggi indimenticabili
protagonisti di alcune fortunate serie televisive come Drive
In, Emilio
e Fantastico
90.
Anche come musicista Giorgio Faletti ha ottenuto negli anni numerosi
consensi e un aneddoto racconta che
si è avvicinato al mondo della musica
a causa di un'operazione al
ginocchio, che lo costrinse all'immobilità per qualche mese. Ha
cominciato pubblicando in proprio diversi album di successo. Nel 1992 ha
partecipato per la prima volta al Festival di Sanremo in coppia con Orietta
Berti con la canzone “Rumba di Tango” e nel 1994, con la canzone “Signor
Tenente”, si è
aggiudicato il secondo posto e il Premio della Critica al Festival di San Remo.
Altra sua canzone fortunata è stata “Ulula”. In seguito sono nate le
collaborazioni con alcuni grandi artisti della musica leggera italiana: ha
scritto canzoni per Mina (Traditore), Milva, Gigliola Cinquetti, Fiordaliso (Mascalzone) e i versi di due album di Angelo Branduardi, “Camminando
Camminando”
e “ Il
dito e la luna”. Il 2002 segna l’esordio in campo letterario. Il romanzo “Io
uccido”, balza
immediatamente al vertice delle classifiche italiane e con oltre 3.500.000 di
copie vendute, diventa uno dei più clamorosi successi editoriali degli ultimi
anni. Nel 2004 esce “Niente
di vero tranne
gli occhi” che
conferma il talento letterario di Giorgio Faletti con oltre tre milioni di copie
vendute. I suoi libri sono tradotti in 25 lingue e pubblicati con grande
successo, oltre che in tutti gli stati d’Europa, anche in Sud America, in
Cina, in Giappone, in Russia e a partire dal mese di marzo 2007 negli Stati
Uniti e nei paesi di lingua anglosassone. Nel
frattempo, non dimentica di essere anche un attore. Nel 2006 interpreta il prof.
Martinelli in “Notte
prima degli esami”,
film campione d’incassi, con oltre 20 milioni di euro al botteghino. La sua
interpretazione è stata premiata dalla critica con la nomination al David di
Donatello come migliore attore non protagonista. Ha recitato nel film “Cemento
armato” nel quale interpreta il Primario, un vendicativo boss della mala, che
perseguita il giovane protagonista Diego (Nicolas Vaporidis). Nel novembre del
2005, Faletti ha ricevuto dal Presidente della Repubblica, il Premio
De Sica per la Letteratura e nel
2007 è uscito il suo terzo romanzo “Fuori
da un evidente destino” che ha vinto l’ottava edizione del Premio Roma.
Inoltre Faletti è il vincitore dell'edizione 2007 della Vespa d'Oro, il
riconoscimento assegnato dal Sole 24 Ore, che viene assegnato a una delle
personalità punzecchiate durante l'anno nella rubrica “Le
Vespe”. Faletti è stato scelto da una giuria composta
dalla redazione del Domenicale, il prestigioso inserto culturale del Sole 24
Ore.
Ha
detto:
- Io
sono il fondatore della Sarc, “Società azione ribaltamento capitali”. Gli
altri li hanno, io li spendo. Come
si dice, con i tuoi soldi e le mie idee, gireremo il mondo.
- Con
Roberta, la mia compagna, avevamo un tormentone. Arrivavo da lei piagnucolando
come un bambino e dichiaravo: "Ho un accenno di trama ma non ho stile". E
lei, come si fa con i bambini, mi dava il budino.
- Sono
sempre stato un cane sciolto, per non dover mai ricambiare un favore e per
essere apprezzato per quello che faccio.
- Mio
nonno aveva un magazzino di roba vecchia. Un giorno arrivarono tre scatoloni
colmi di libri; fu la mia prima biblioteca, la mia isola del tesoro.
- Mi ha scritto un fan indignato perché nel
mio libro, il condannato a morte canticchiava un brano di Toby Keith. “ Ma
come le è venuto in mente di associare l’immagine di un assassino al mio
cantante preferito?”. Gli ho risposto :” Nel covo di Provenzano hanno
trovato i dischi di Mina. Allora, quelli che ascoltano la tigre di Cremona sono
tutti mafiosi?”.
Curiosità
- Vive
gran parte dell’anno a Capoliveri (isola d’Elba) con la moglie Roberta
Bellesini, che fa l’architetto.
- Nel
novembre del 2002, è stato colpito da un ictus a causa di un forte stress,
dovuto alla realizzazione del suo primo romanzo giallo "Io uccido".
- Ha pubblicato il libro "Porco il mondo
che ciò sotto i piedi", (Baldini&Castoldi), dove racconta episodi di
vita del suo personaggio preferito, Vito Catozzo.
- Nel 2005 è stato “testimonial” per una
discussa campagna per la tutela del diritto d’autore.
- Il
padre Carlo faceva il commerciante ambulante e vendeva bottoni e forcine per
capelli. La mamma Michela Dafarra era una sarta.
- Fa collezione di chitarre, ha il brevetto
da sub (possiede una barca, la “Pashà”), è pilota di elicotteri e ha
partecipato a diversi rally.
Intervista
E’
nella sua casa, sull’isola d’Elba. Sono le 14.00 di domenica e l’artista
è in attesa di godersi in Tv il Gran Premio d’Ungheria. Rinviamo
l’intervista per le 18.30.
Giorgio,
com’è il tuo rapporto con Roma?
L’ultima
volta che sono venuto a Roma è stato verso la fine giugno, alla presentazione
del libro di Jeffrey Deaver, lo scrittore americano amico mio, con il suo
“L’uomo scomparso”. Che devo dire di Roma, Roma è Roma, nel senso che è
una città talmente particolare, talmente atipica che è difficile farne un
parallelo. Ma tutta l’Italia è così. Comunque il mio rapporto con Roma è
molto buono come atmosfera, però come tutte le grandi città, ultimamente Roma
è diventata molto caotica dal punto di vista del traffico che è una cosa che
mi vede un pochino sulla difensiva.
C’è
un angolino romano che ami?
No!
Particolarmente no, anche perché Roma professionalmente non è che l’ho
frequentata molto. Però devo dire che il Tevere e l’Isola Tiberina sono
particolarmente suggestive. Sembrano due cartoline.
Come
trovi i romani?
Questa
domanda è dura (risata). E’ una domanda un po’ provocatoria. Andare a
chiedere ad uno del nord come vede i romani è un agguato, capisci, caro
Gianfranco. In realtà i romani sono sempre tradizionalmente simpatici e
compagnoni. Questo è un pregio e il difetto è che alle volte qualcuno lo è
troppo.
Apprezzi
la cucina romana?
Con
la cucina romana, Gianfranco, sfondi una porta aperta, anzi, devo dirti che
mangerei anche la porta, perché io sono un grande appassionato di cucina. Poi
tieni presente che tra i miei piatti preferiti c’è la carbonara, l’amatriciana,
la pajata e la coda alla vaccinara. Non so se mi spiego, Gianfranco.
Ti
sei spiegato. Giorgio, per un’artista, Roma cosa rappresenta?
Dipende
dal tipo di artista. Per esempio per il cinema Roma è la Mecca, Roma è
Hollywood. Per la Tv e la musica lo è di più Milano. Per quelli della mia età
fa venire in mente la Dolce Vita, via Veneto e tutte ‘ste cose che
appartengono al passato e che tutto sommato non esistono più perché il mondo
è cambiato ed evidentemente anche il mondo dello spettacolo.
Cosa
provi nel tornare a Roma dopo una lunga assenza?
Provo
sempre una forma di stupore, ma una cosa che mi colpisce di più è il clima. La
primavera e l’autunno romani, per me, sono delle cose uniche al mondo.
Qual
è stata la tua più gran soddisfazione artistica?
Devo
dire la verità, questa per me è una domanda imbarazzante, perché di
soddisfazioni ne ho avute tantissime. Forse in epoca recente, dopo tutto quello
che mi è successo, è vedere la mia foto nell’inserto del Corriere della
Sera, con scritto: "Quest’ uomo è il più grande scrittore italiano".
E’ stata una soddisfazione favolosa.
Com’è
nata la passione per lo spettacolo?
La
nascita della passione credo sia congenita. Per quanto riguarda
l’accostamento, come spesso succede, è stato casuale, perché io ero avviato,
almeno secondo le intenzioni paterne, ad una carriera “forense” e poi invece
cominciando a smanettare con quelle feste di provincia e filodrammatiche ho
capito che quella che mi interessava nella vita era fare il comico e ci sono
andato dietro.
Hai
mai avuto momenti difficili?
Orca!
Tantissimi, Gianfranco. A parte la gavetta che in realtà è dura per tutti ma
non è un momento difficile, bensì un momento bello e creativo, ultimamente ho
avuto dei momenti molto difficili per via della salute come avrai letto sui
giornali, superati abbastanza brillantemente. Però sono stati momenti veramente
tosti.
La
cosa più cattiva che hanno detto su di te?
Ma
fortunatamente per me non hanno mai scritto cose che mi hanno dato
particolarmente fastidio o cose cattive. Forse a volte hanno scritto cose
inesatte. Oltretutto devo dire che quando si fa questo lavoro, uno è soggetto
al giudizio della critica e la critica è sempre composta da esseri umani per
cui a prescindere da quella che è la qualità o meno di quello che uno fa, c’è
sempre la simpatia e l’antipatia personale che ha un ruolo.
Quali
erano i tuoi idoli da ragazzo?
E’
dura anche questa. I Beatles, come musicisti. Come attore estero Jack Nicholson e
italiano il grande Alberto Sordi. Quel pomeriggio, quando ho saputo la notizia
che Sordi era morto, l’ho celebrato, in omaggio alla sua memoria, guardando un
suo grande capolavoro che era “Un americano a Roma” di Steno, il papà dei
fratelli Vanzina.
Quando
non lavori quali sono i tuoi passatempi?
Mi
piace andare per il mare e navigare. Ho una barchetta e d’estate mi piace
andare in giro per l’arcipelago toscano e poi amo fare sport e stranamente per
uno come me che ormai posso
definirmi “scrittore”, mi piace molto leggere. Leggo un po’ di tutto, da
Herry Potter, ecc…
In
giro ci sono tanti attori comici emergenti. Come vedi quelli di Zelig?
Quelli
di Zelig li vedo come quelli della generazione precedente vedevano Drive In.
E’ un gruppo affiatato e ben assortito. Io
ho una particolare predilezione per Ale e Franz. La cosa che hanno fatto, è che
hanno dato un nuovo risvolto un po’ differente della coppia comica. Mi piace
molto questa cosa.
Che
rapporto hai con la Fede, Giorgio?
Non
ce l’ho! Mi baso su un
concetto logico, anche se parallelamente parlare di logica e fede insieme non va
bene. Visto che in natura, ossia tutto quello che ci circonda, tutto si
ripropone, mi sembra tutto un po’ fuori posto, secondo la logica delle cose,
che la vita dell’uomo sia fatta in modo lineare e che ad un certo punto
finisca tutto. Non sono molto legato al culto. Se uno ha qualcosa, penso che se
la può sbrigare con l’entità ultraterrestre interessata.
Hai
un sogno nel cassetto?
Si!
Visto che stiamo sognando, il mio sogno è quello di scrivere un libro da cui
traggano un film che vince un Oscar.
A
chi vorresti dire “Grazie”?
Mi
piacerebbe poter incontrare tutte le 500.000 persone che recentemente hanno
comperato il mio libro e ringraziarli. Però desidero ringraziare anche tutte le
migliaia di persone che mi hanno seguito in televisione. Sono tutte persone che,
anche se non le conosco di persona, giudico come amici.
A
proposito del tuo libro, com’è nata l’idea di scrivere questa opera?
Tutto
è nato un po’ così, perché io scrivevo un po’ per diletto, cose brevi,
raccontini. Li ho fatti vedere ad un amico mio, scrittore, e lui mi ha detto che
secondo il suo parere erano molto belli e mi ha consigliato di farli vedere ad
un editore. Ho seguito il suo consiglio e li ho fatti vedere dall’editore
della Baldini e Castaldi che mi ha detto che i racconti erano molto ben scritti
e che però il mercato italiano non ha molto riguardo, specie per un’opera
prima, per un’antologia di racconti. E mi ha detto: "Se mi porto un romanzo
scritto in questo modo, ne riparliamo". Io gliel’ho portato e lui, devo
dire, è stato molto favorevolmente impressionato. L’abbiamo pubblicato ed è
andata com’è andata. Adesso ho venduto i diritti ad un produttore, la
produzione dovrebbe essere americana, si parla di protagonisti molto importanti.
E questa potrebbe essere una parziale realizzazione del mio sogno nel cassetto
di cui ti parlavo prima.
Hai
un sassolino nelle scarpe che vorresti toglierti?
Vuoi
che ti dica la verità? Metafora per metafora … sono una persona che di solito
cammina scalza, per cui non ho sassi nelle scarpe da levare.
Progetti?
Sto
lavorando al mio secondo romanzo e sto mettendo giù degli appunti per una cosa
teatrale. Mi sono goduta quest’estate, diciamo, dal piccolo trionfo del mio
romanzo e questo autunno comincerò a lavorare sodo come si conviene ad uno
scrittore degno di questo nome.
E
come attore?
Ho
qualche proposta. Sai, quando ero ragazzo ero pieno di energia, adesso che ho
superato i 50 anni penso che sia meglio concentrarsi su una cosa, se no corri il
rischio di non fare bene ne una ne l’altra. Ciao Gianfranco, a presto.
Scrivimi.