Luca Bonaffini (musicista scrittore)         Mantova 11.11.2016

                          Intervista di Gianfranco Gramola

Il ritorno in teatro del cantautore mantovano, dove racconterà  perché ascoltavamo e facevamo i cantautori”. “La musica? E’ l'opportunità di riscrivere quello che mi detta la mia vita, correggendolo in tempo reale”

Il suo sito ufficiale è www.lucabonaffini.it e per contattare il musicista la sua e.mail è info@lucabonaffini.it   

Luca Bonaffini è nato a Mantona il 28 ottobre del 1962. Compositore di musiche e autore di testi per canzoni, Luca Bonaffini si è affermato intorno alla fine degli anni 80 come collaboratore fisso di Pierangelo Bertoli, firmando per lui molti brani in album di successo, tra le quali "Chiama piano", all'interno dei quali compare anche come cantante, armonicista e chitarrista acustico. Altre canzoni sue sono state interpretate anche da Patrizia Bulgari, Flavio Oreglio, Sergio Sgrilli, Fabio Concato, Nek, Claudio Lolli e ha scritto testi teatrali insieme a Dario Gay ed Enrico Ruggeri. Ha pubblicato, come cantautore 11 album, affrontando tematiche impegnate e sociali; ha vinto il premio Rino Gaetano (1988) “targa critica giornalistica” e il Premio Quipo (1999) al Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza (miglior progetto multimediale); ha partecipato al Festival del Teatro Canzone - Premio Giorgio Gaber (2005) e due volte al Premio Tenco (edizioni 2008 e 2012). Nel 2013 ha debuttato come scrittore con il libro " La notte in cui spuntò la luna dal monte" (edito da PresentArtSì), ispirato al suo incontro con Pierangelo Bertoli. Nel 2015 Mario Bonanno ha pubblicato un libro dedicato ai suoi trent'anni di carriera, intitolato "La protesta e l'amore. Conversazioni con Luca Bonaffini" (edito da Gilgamesh editrice)".

“La protesta e l’amore”

Il libro-intervista “La protesta e l’amore” (realizzato da Mario Bonanno e pubblicato da Gilgamesh lo scorso anno) realizzato in occasione dei trent’anni di carriera del cantautore diventa tour. Saranno quattro teatri, nel mese di marzo 2017, a ospitare il concerto-reading che racconterà - tra citazioni di ballate epocali di illustri colleghi – e brani suoi “perché (come cita il sottotitolo) ascoltavamo e facevamo i cantautori”. Tutti lo siamo stati un po’, anche chi non ha mai suonato o scritto, ma semplicemente ascoltato e fatte sue le canzoni che i poeti-sonanti degli anni ’70 e ’80 hanno scritto e messe su vinile. Niente nostalgia, ne sociologia. Solo canzoni e racconti, vissuti dalla penna di un vero cantautore, di quelli “fortunati” (come lui stesso si definisce) che dal sogno dei banchi di scuola è approdato ai grandi palcoscenici dei prima miti, poi colleghi.Luca Bonaffini, un ex ragazzo come tanti, è figlio della beat generation e tenace erede del cantautorato doc italiano che, coraggiosamente, ha cantato per protesta e per amore. Lo spettacolo, interamente unplugged, prevede lo special guest di Giorgia Canevese che presenterà il suo album tribute intitolato “Just a little Sinatra”, dedicato all’indimenticabile Frank.

Intervista

Come ti sei avvicinato al mondo della musica? Chi ti ha trasmesso la passione?

Da bambino girava musica dappertutto a casa mia. Mio fratello aveva una chitarra scassata, mio zio ci portava 45 giri da tutt'Europa, mia madre amava i cantautori, mio padre era intonatissimo. Poi, la parrocchia e i centri sociali di sinistra (circoli, allora si chiamavano così...) e infine la scuola. Con i miei compagni maschi suonavamo nei pomeriggi intensi, invece di studiare. Amavamo i cantautori e la musica d'oltre oceano, ma anche i Beatles e la musica impegnata dei Paesi latini e di Brassens.

I tuoi genitori ti hanno sempre supportato nella tua scelta professionale o speravano un futuro diverso per te? 

"Mio padre non aveva poi sbagliato a dir che un laureato vale più di un cantante" cantava Guccini. E il mio babbo idem. Statale convinto, artista per passione, sosteneva che lo stipendio fisso ti garantisce anche se credi di essere limitato e infelice. Era realista. Mia madre più sognatrice.

Hai mai pensato ad un nome d’arte?

Sì. Luca Bonaffini.

Quali erano i tuoi idoli nel campo della musica da ragazzo?

Neil Young da una parte e Bennato dall'altra. Due armoniche diversamente blues...

Cos’è per te la musica?

L'opportunità di riscrivere quello che mi detta la mia vita, correggendolo in tempo reale.

Nella tua biografia c’è scritto “cantore di protesta e d'amore”. Oltre all’amore, che messaggio vuoi trasmettere con le tue canzoni?

Tutto quello che è possibile raccontare con una canzone. Ci sono argomenti più trattabili. Altri necessitano di linguaggi e strumenti differenti, come il romanzo o il libro.

Qual è stato l’incontro che ti ha cambiato la vita?

Quello con me stesso.

Com’è iniziata la tua collaborazione con Pierangelo Bertoli?

Prima ero un fan, poi un allievo. Dopo molti anni, frequentatore timido di casa Bertoli, collega e autore. Un strada completa.

Hai collaborato con tanti artisti, da Fabio Concato e Nek, poi Claudio Lolli e tanti altri. Con quale cantante hai trovato più affinità?

Ho collaborato con Lolli e Nek e Concato hanno cantato una mia canzone, tutto qua. Sicuramente Bertoli e Lolli sono quelli che ho studiato e amato da ascoltatore e quindi che sento più affini.

Qual è stata la tua più grande soddisfazione artistica?

Sicuramente l'approdo alla regia teatrale con "Nessuno è scomparso" nel 2010. Non  pensavo di essere capace di leale e reale umiltà...

Il mondo della musica era come te lo immaginavi o ti ha deluso? (vuoi toglierti qualche sassolino dalle scarpe?)

Non è il mondo della musica piena di sassolini, è il cervello della gente che - da qualche anno - pensa solo ai soldi.

Cosa ne pensi dei talent televisivi?

Mi fanno venire mal di testa, quindi devo sempre avere vicino un rimedio contro l'emicrania.

Che consigli vuoi dare ad un ragazzo che vuole avvicinarsi alla musica?

Studiare tantissimo e ascoltare più musica che si può. Poi, dopo troppo tempo, cominciare a scrivere e a proporre.

Hai mai fatto delle scelte di cui poi ti sei pentito?

Quasi tutte. Ma del resto chi non fa sbaglia, mentre chi fa, si pente.

Hai vinto il premio Rino Gaetano (1988) “targa critica giornalistica” e il Premio Quipo (1999) al Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza (miglior progetto multimediale). A chi li hai dedicati questi due premi?

A nessuno. Sono stralci curiosi di biografia. Mi piace molto ammanettare i Festival alla libreria e non farli più uscire dal mio passato.

Un tuo sogno artistico?

Restituire dignità al settore discografico e, soprattutto, alla musica d'autore.

Quali sono le tue ambizioni?

Creare lavoro per me e, se possibile, non farlo perdere agli altri. Cosa che dovrebbero fare anche i politici...

A chi vorresti dire grazie?

A te, della bella chiacchierata.

Progetti? (tour)

Quattro date belle e pronte da Legnano a Brescia, da Occhiobello a Treviso provincia. Quattro bei teatri con Giorgia Canevese (un talento vocale fuori misura) e tante mie canzoni nel tour "La protesta e l'amore". Marzo 2017 è già un progetto quasi realizzato. Poi, il 2 dicembre un album antologico pubblicato da C7 "only digital" e... il resto te lo racconto nella prossima intervista!