Michele (cantante)                 Andalo (Trento) 15.9.2016

                         Intervista di Gianfranco Gramola

Gli inizi come ballerino di rock and roll e poi come cantante. “La musica? E’ qualcosa di miracoloso e il mio tipo di attività è basata sui sogni. Quindi finché sogno, continuerò a cantare

 

Il suo sito ufficiale è www.michelemaisano.com e la sua e.mail info@michelemaisano.com
Gianfranco Michele Maisano, in arte Michele, nasce a Vigevano (PV) il 29 giugno del 1944. Il piccolo Michele trascorre le vacanze estive a Minceto, paesino a 800 mt sul livello del mare, vicino Rocco Scrivia, nell'entroterra ligure, e proprio allora si nota la sua predisposizione per il canto: la famiglia contadina dei Repetto gli insegna la musica folkloristica genovese e il vasto repertorio dei trallallero. Da ragazzino, nel 1957, diventato bravo ballerino acrobatico di rock and roll, casualmente debutta come cantante nel teatrino parrocchiale di Virgo Potens, a Sestri Ponente, dove abita con i genitori e dove il papà Francesco, ex pilota militare, ha una oreficeria. Dopo varie esperienze con gruppi rock viene ingaggiato dall'orchestra Zanti che si esibisce nel mitico dancing Iris Buranello, a Sampierdarena. Qui canterà per quattro anni, mentre di giorno é un "assonnato" studente dell'istituto nautico di Genova. E' del 1958 il suo primo disco (etichetta Azalea) : flirt e sono dannato, (accompagnato dall'orchestra Zanti canta Gianfranco Maisano). Dopo un paio d'anni, grazie al talent scout Renzo Renzi, Michele conosce i fratelli Reverberi e a seguito di questo fortunato incontro verrà edito (etichetta Assolo) il 45 giri contenente i pezzi “Piango” e “Ma se tu vorrai”. Nello stesso anno (1962) il passaggio alla R.C.A. E' dell'estate del 1963 il decollo di Michele, a 18 anni non ancora compiuti. Infatti vince il Cantagiro con “Se mi vuoi lasciare”, brano che esalta le straordinarie qualità canore di questo ragazzo riservato e serio. Il pezzo resterà al primo posto nella classifica per lungo tempo. Questo inaspettato e travolgente successo ovviamente va a scapito della sua vita di studente, infatti abbandona il nautico alla vigilia del diploma. Accanto a lui, vigile e ottimo manager, il padre Francesco, che lo accompagna dovunque, lo guida, lo consiglia per il meglio e risponde persino alle lettere delle ammiratrici, quando il figlio e' troppo stanco o impegnato per farlo! Con il pezzo “Ti senti sola stasera” Michele viene definito e consacrato l'Elvis Presley italiano. Molti i premi vinti da Michele nella sua carriera: basti per tutti il “Brigadon” città di Roma e “Caravella d'oro” città di Genova. E' del 1967 il debutto all'Olimpià di Parigi, tempio sacro della musica leggera internazionale. Il successo di Michele dunque va subito oltre i confini: entra primo in classifica in Messico, secondo in Giappone ed e' conosciutissimo in Francia, Germania, Romania, Brasile, Cile, Argentina, Canada. Dal 1963 al 1972 e' un successo dopo l'altro: “Ridi, Ti ringrazio perché, E’stato facile, Dite a Laura che l'amo, Viva le donne, Ok, Che male c'e', Io tornerò, Soli si muore, Il valzer delle candele, Negro, L'addio, Ho camminato, Ti giuro che ti amo, Susan dei marinai, Il testamento di Tito, ecc. Tutti eccellenti brani composti da autori di grosso calibro, interpretati con intensità da un artista vero, scevro da montature pubblicitarie e refrattario ad ogni atteggiamento divistico, ma soprattutto dotato di una voce capace di emozionare.
Partecipa ancora al Cantagiro, a Sanremo, a Canzonissima, ecc. Il suo carnet e' pieno di serate, arriva a farne più di 250 all'anno! E' del 1980 la sua prima orchestra spettacolo: gira i locali da ballo in lungo e largo per l'Italia ottenendo un grande successo. Oggi l'inossidabile Michele,
ha uno studio di registrazione all'interno della sua bellissima tenuta savonese ed e' una persona speciale, come la sua voce.

(biografia a cura di Fosca Laila Grienti)

Curiosità

- Michele collabora spesso con una delle orchestre più famose della musica da ballo italiana, l'orchestra Dina Manfredi, personalità poliedrica che varia dal melodico italiano, allo standard jazz, al latino americano, ecc

- Suo padre Francesco, ex pilota d'aviazione, e proprietario di una oreficeria, è stato il manager esperto e meticoloso del "fenomeno Michele".

- Nella sua carriera Michele ha venduto circa 3.000.000 di dischi.

Intervista

Michele, chi ti ha trasmesso la passione per la musica?

La passione nasce da alcune cose. Ho avuto un nonno che era musicista, suonava il clarinetto. Mia madre era cantante lirica. Quindi io sono cresciuto in un mondo dove la gente cantava. Inoltre a 12 anni, frequentando i gruppi di contadini dove andavo d’estate, sulle alture liguri, che facevano i “trallallero” genovesi, che è un modo di cantare a cappella, un genere tipicamente ligure. E lì io ho cominciato a fare le prime cose. Poi è scoppiato in Italia il rock and roll ed è scoppiata la mia passione vera e propria, prima come ballerino di rock and roll e poi come cantante.

Come ricordi gli inizi? E’ stato difficile?

No! Assolutamente. Ho avuto fin troppo tutto in discesa. A 13 anni ho messo insieme un piccolo gruppo e ci chiamavamo “The Sideral” e facevamo pezzi di  rock and roll, di Elvis Presley, di Little Richard, dei Platters e altri. A 15 anni sono stato assunto dall’orchestra Zanti di Genova come cantante. A 17 anni, mentre mi esibivo, mi ha sentito il maestro Reverberi che mi ha scritto una canzone. Con quella canzone sono andato al Cantagiro ed è iniziata la favola.  

La tua più grande soddisfazione artistica?

La mia più grande soddisfazione artistica è che a 72 anni continuo a cantare e mi diverto. Ho potuto fare nella vita quello che io avrei fatto anche gratis e invece mi ha reso denaro, molto anche, mi ha fatto stare bene e vivere bene. Quindi per me la musica è qualcosa di miracoloso.

Come vedo il mondo musicale di oggi? Com’è cambiato?

E’ cambiato tutto, Gianfranco. Allora in Italia c’era un’industria discografica molto fiorente, molto importante, che ci ha permesso di portare la musica in tutto il mondo. Secondo me, grazie alla miopia dei nostri politici, non hanno capito che la musica, come tutte le forme d’arte in Italia, potrebbero essere quelle che fanno vivere questo Paese meglio e non hanno capito soprattutto l’importanza economica del settore musicale. L’Inghilterra ha puntato molto sulla musica e attualmente la musica leggera in Inghilterra rende sei volte quello che rende il settore automobilistico. Noi invece abbiamo puntato sulle automobili, che sono diventati un vuoto a perdere, mentre loro molto saggiamente hanno fatto quello e hanno puntato sulla cultura popolare e ora stanno raccogliendo tutt’ora dei grossi frutti. In Italia invece l’industria discografica è praticamente scomparsa e siamo diventati degli importatori di musica che viene dall’estero, soprattutto anglosassone e in lingua latina. Produrre oggi in Italia non conviene perché tutti scaricano gratis. Questo è un brutto vezzo italiano, cioè di non fare guadagnare il suo giusto compenso a chi ha lavorato. Quindi questo mestiere uno po’ farlo solo per hobby e per vivere deve aprire una pizzeria o fare qualcosa altro. Se oggi nascesse di nuovo Battisti o De Andrè, per vivere dovrebbero fare un altro lavoro.

Cosa ne pensi dei talent televisivi?

E’ tutta roba che poi non viene esportata, quindi vuol dire che non funziona, che non vale. Questo, come dicevo prima, è dovuto al fatto che non c’è più un’industria dietro. Non c’è più un’industria e non ci sono più dei professionisti bravi. Se tu pensi che quando io ero alla RCA, c’era tre arrangiatori famosi: uno era Ennio Morricone, uno Luis Enríquez Bacalov e l’altro Giampiero Reverberi. Con della gente così puoi fare della musica importante. Invece persone così, fanno solo musica da film, perché fare canzoni non conviene più.

Quindi ad un giovane che volesse fare il cantante, che gli dici?

Di andare all’estero. Purtroppo i nostri giovani italiani per sopravvivere vanno all’estero e questo vale anche per la musica.

I tuoi sogni artistici l’hai realizzati tutti?

Il mio tipo di attività è basata sui sogni. Finché sogno, continuerò a cantare. Nel momento che smetterò di sognare, probabilmente tirerò le cuoia (risata). E’ imprescindibile il fatto di sognare, di far musica. Se non sogni non puoi fare musica, capito?  

Io e il cantante Michele