Nino
Formicola (comico)
Milano 27.4.2018
Intervista
di Gianfranco Gramola
Un
mio sogno? Fare in televisione un varietà diverso, qualcosa che sia innovativo,
con un nuovo modo di far ridere. In teatro
invece mi sarebbe piaciuto fare un musical, essendo un amante dei musical
Nino
Formicola (all'anagrafe Antonino
Valentino di Formicola) è nato a Milano il 12 giugno del 1953 da padre
napoletano e madre catanese. E’
conosciuto anche come il Gaspare
del duo comico Zuzzurro e Gaspare. Nel 1976 ha conosciuto al Derby Club della
sua città natale Andrea Brambilla, con cui ha dato vita all'affiatata coppia
Zuzzurro e Gaspare. I due sono apparsi per la prima volta in televisione nel
1978 nella trasmissione Non stop e l'anno dopo hanno partecipato a La
sberla, in cui hanno proposto la macchietta dell'ingenuo commissario e del
suo fido assistente. Hanno raggiunto la popolarità con Drive In, varietà
a cui hanno partecipato inizialmente solo in qualità di ospiti e del cui cast
hanno preso a fare parte in seguito. Nel 1986 hanno lasciato temporaneamente il
video per dedicarsi al teatro, interpretando nella commedia di Neil Simon Andy
e Norman, riproposta su Italia 1 nel 1991, il ruolo di due giornalisti
costretti a sbarcare il lunario scrivendo articoli dozzinali per ogni genere di
rivista ed entrambi innamorati della loro vicina di casa. Nel 1989 è nel cast
di Emilio, programma comico in onda su Italia 1 di cui è anche coautore insieme
a Zuzzurro. Dopo l'esperienza de Il TG delle vacanze (1992) e di Dido...
menica (1992-93) sono tornati in RAI dopo quindici anni di assenza e nel
1994 vi hanno condotto Miraggi, la doppia ministriscia serale in onda a
ridosso del TG1. Nell'estate 1996 la coppia è tornata a lavorare per i network
privati, partecipando al varietà di Canale 5 Sotto a chi tocca condotto
da Pippo Franco. Il 9 gennaio 2002 Brambilla ha un grave incidente; l'attività
della coppia si è così interrotta, per poi ripartire successivamente con nuovi
spettacoli teatrali e qualche saltuaria apparizione televisiva. Dopo aver
partecipato ad alcune puntate di Paperissima (2002), il 15 e 16 aprile 2005
hanno condotto Striscia la notizia e il 26 gennaio e il 2 febbraio 2010
hanno partecipato ad una puntata di Zelig Circus. È stato Formicola ad
annunciare la morte di Zuzzurro, il 24 ottobre 2013. Dal febbraio 2015 Nino
Formicola è testimonial ufficiale dell'associazione di volontariato dei City
Angels. Nello stesso anno riceve il riconoscimento speciale Leggio d'oro
"Alberto Sordi". Nel 2018 partecipa e vince la tredicesima edizione de
L'isola dei famosi diventando il vincitore di reality più anziano della
tv italiana. Nino Formicola è legato a Alessandra Raya (in passato ha lavorato
in televisione conducendo Popcorn, programma cult degli anni Ottanta).
Ha
detto:
- Io guardo sempre al futuro: ho quasi 65
anni e mi sono messo a scoprire i computer quando nessuno dei miei coetanei ci
pensava. Ne ho fusi due, ma ora sono uno smanettone.
-
Sull’Isola si ha un sacco di tempo libero: nessuna famiglia alla quale badare,
niente bollette da pagare. Solo,
pesca e fuoco.
- Se non sei
in tv non esisti e io non venivo più invitato in televisione neppure a
sventolare una bandierina. Ho passato anni terribili.
-
Sono sempre stato un single convinto che se avessi incontrato la donna della mia
vita, in qualche modo, l’avrei riconosciuta. Così è successo. Quando ho
incontrato Alessandra (Raya), l’ho capito subito.
Intervista
Chi
ti ha trasmesso la passione per lo spettacolo, Nino?
Tutto
è nato perché mia madre mi portava spesso a teatro quando ero bambino e rimasi
impressionato vedendo uno spettacolo de “I Gufi”, un gruppo di cabarettisti.
Rimasi colpito dallo spettacolo e da allora incominciai ad appassionarmi al
cabaret. Da lì è iniziato un percorso che mi ha portato dove sono.
I
tuoi genitori avevano altri progetti per il tuo futuro?
I
miei genitori mi hanno sempre lasciato liberi di scegliere quello che volevo
fare.
Il
mondo dello spettacolo era come te lo immaginavi o ti ha deluso?
Il
mondo dello spettacolo è un po’ magmatico, è un concetto un po’ vago. Ci
sono diversi mondi, quello dello spettacolo, dove il teatro ha certe regole e
problemi, quello della televisione e quello del cinema che hanno regole e
problemi differenti. Sono tutte realtà diverse. Sicuramente uno deve sapere che
non è un collegio per infanti, un parco giochi. Questo è poco ma sicuro.
Fra
voi comici c’è più rivalità o complicità?
Fra
noi comici andiamo abbastanza d’accordo, anche perché noi sappiamo chi sono
quelli bravi. Di conseguenza c’è una stima reciproca. I comici hanno il
problema grande di dover piacere sempre al pubblico. Non basta fare due o tre
cose per passare alla storia. Chi fa l’attore gli basta fare un paio di film
di successo clamoroso e resta per sempre, mentre il comico deve sempre
inventarsi qualcosa di nuovo. Comunque nel
mondo della comicità c’è meno competizione che fra gli attori.
Dove
hai incontrato Andrea Brambilla, alias Zuzzurro?
Lui
lavorava al Derby ed era venuto a vedere uno spettacolo al Refettorio, altro
locale di cabaret. A quei tempi
facevo il comico per divertimento, come hobby e quella sera facevo uno
spettacolo con degli amici. Andrea ha visto lo spettacolo, ci siamo conosciuti e
da lì abbiamo cominciato a collaborare insieme.
Come
sono nati i vostri nomi d’arte?
Serviva
un nome per il commissario, personaggio interpretato da Andrea e ci è venuto in
mente il film di Vittorio De Sica “Il giudizio universale” (1961). In
una delle sequenze finali, si sente una voce dal cielo annunciare che alle 18
sarebbe iniziato il Giudizio Universale, e che si sarebbe proceduto in ordine
alfabetico. A quel punto un vecchietto urla felice: “Io sono l’ultimo del Giudizio Universale, perché
mi chiamo Zuzzurro”. Ci è piaciuto il nome e l’abbiamo dato al commissario.
Ti dico anche il mio. Quando abbiamo fatto l’ultimo provino per “Non Stop”
(1978), abbiamo fatto questo sketch a
due e Andrea non sapeva come chiamarmi, perché aveva scritto un testo ma non
c’era il nome dell’appuntato, interpretato da me. Alzando gli occhi ho visto
che c’era il proprietario dietro al bancone che si chiamava Gaspare. Avevamo
trovato il nome d’arte per me. Da lì la nostra coppia artistica è stata
battezzata Gaspare e Zuzzurro.
Chi
dei due era più pignolo?
Dipendeva
dalle cose che dovevamo fare. Certe volte ero io, altre Andrea.
Io ero molto pignolo sul palco, mentre nella scrittura dei testi era
molto più pignolo Andrea.
Dopo
la morte di Andrea hai avuto un periodo nero. Chi ti è stato vicino e chi ti ha
spronato a riprendere a lavorare?
La
persona che mi ha dato subito una scossa per rientrare nel mondo dello
spettacolo è stato Antonio Ricci. Mi ha chiamato dicendomi che se non avessi
ricominciato a fare qualcosa da solo, cosa che non avevo mai fatti, dopo mi
sarebbe stato ancora più difficile. E’ un po’ come se tu fai un incidente e
dopo devi tornare a guidare. Quindi prima lo fai, meglio è.
Veniamo
all’Isola dei famosi. Chi è stato il naufrago che ti ha divertito di più,
Franco o Francesca?
Franco,
assolutamente.
All’Isola
si è vista una parte di te che il pubblico non conosceva, cioè
il Nino schietto, genuino. Ti aspettavi tutto questo successo e tutti
questi consensi?
No.
Io pensavo di uscire dopo due settimane, proprio perché sono uno che dice
sempre quello che pensa, sono polemico e per questa mia schiettezza mi avrebbero
buttato fuori a calci nel sedere. Invece misteriosamente il pubblico mi ha
dimostrato tanto affetto. Forse perché dicevo le cose che a casa pensava la
gente.
Rifaresti
l’Isola?
No,
perché non c’è motivo. Una volta basta e avanza. Però è un’esperienza
particolare, più unica che rara perché nessuno al mondo potrà permettersi di
stare tre mesi fuori da qualunque situazione e in quelle condizioni.
Praticamente è impossibile e solo lì puoi pensare una cosa del genere.
Ho
letto che hai scritto uno spettacolo. Ne vuoi parlare?
E’
uno spettacolo di cabaret in cui sono solo sul palco. Difatti si chiama
“D’Assolo” e l’ho preparato molto faticosamente. Per me l’idea di
esibirmi da solo era una cosa che
non mi apparteneva, anche perché con Andrea avevamo sempre formato dei gruppi.
A noi ci piaceva allargare e di conseguenza è stato difficile il percorso per
arrivare a scrivere e recitare da solo. In teatro reciti un ruolo, quindi è un
altro paio di maniche, sul palco ci sei solo tu e basta. Riuscire a pensare e
scrivere per uno è stato molto difficile per me.
Prima
di entrare in scena hai un rito scaramantico?
No,
perché non sono per niente superstizioso. Zero.
Quali
sono le tue ambizioni?
Le
mie ambizioni sono molto semplici. Mi auguro di continuare a lavorare, seguendo
le mie logiche più a lungo possibile, magari trovando uno spazio in
televisione. La televisione anche se
uno la demonizza, in realtà serve a molto, perché se non vi
appari per il pubblico non esisti. Quindi qualche presenza in televisione
mi piacerebbe farla, magari con delle cose nuove, cose moderne.
A
chi vorresti dire grazie?
C’è
una lista che non finisce più, Gianfranco. Di sicuro il primo grazie lo direi a
Gianfranco Funari. Lui ci ha dato l’impostazione dei tempi comici.
Poi un grazie a Beppe Recchia, ad Antonio Ricci, ad Antenna 3 Lombardia,
a Pippo Baudo, a Berlusconi che ci ha voluti a Canale 5. Sono tantissimi a cui
devo dire grazie. Tutti gli artisti
hanno qualcuno da ringraziare e chi non lo fa, fa male.
Un
tuo sogno artistico?
A
me piacerebbe fare in televisione un programma, un varietà nuovo, del terzo
millennio. Un varietà diverso da quello che si vede adesso e diverso anche da
quelli che si vedeva prima. Qualcosa che sia innovativo, con un nuovo modo di
far ridere. In teatro mi sarebbe
piaciuto fare un musical, ma ormai non ho più l’età (risata) e non posso
permettermelo. Quello è il sogno della mia vita, essendo un amante dei musical.