Pio Malfatti (atleta)           Mezzolombardo (Trento) 27.11.2011

                Intervista di Gianfranco Gramola

Pio Malfatti: l’Abebe Bikila della piana Rotaliana, ossia un’atleta dal talento naturale,  che corre con il cuore ma nel privato è un ragazzo umile e schivo 

 

Per contattare l’atleta di Mezzolombardo, la sua e-mail è p.malfatti@alice.it

Pio Malfatti è nato a Mezzolombardo il 12 marzo del 1962 e di mestiere fa l’imbianchino. La sua attività sportiva si concentra prevalentemente su Maratone e Ultramaratone, nelle quali ha vinto parecchi Titoli Italiani, ma Pio non disdegna nemmeno le gare estreme. Infatti nel 2001 e 2002 ha partecipato alla Marathon des Sables (250 km a tappe in autosufficienza), nel 2005 ha partecipato alla Boa Vista Ultramarathon di 150 km non stop a coppie conquistando il 1° posto, nel 2007 ha partecipato alla Akasus (gara a tappe nel deserto della Libia), nel 2003 viene notato dai selezionatori della Nazionale Italiana di Ultramaratona e veste per ben 10 volte la maglia azzurra nei Campionati Europei e Mondiali. Nel suo palmares 3 medaglie d’Oro ai Mondiali a squadra nella 100 km ( 2003 Taiwan, 2004 in Olanda e 2008 a Tarquinia), 1 medaglia d’Oro nell’Europeo a squadre nella 100 km del Passatore 2005, 1 medaglia d’Oro nell’Europeo a squadre nella 50 km di Palermo 2006, 1 medaglia d’Argento individuale nella categoria M 45 ai Mondiali 2008 in Olanda. I suoi personali di tutto rilievo sono h. 1.14 sulla Mezza Maratona, h. 2.36 sulla Maratona, h. 3.11 sulla 50 km, h. 7.25 sulla 100 km e km 83,1 nella 6 ore.

Intervista

Siamo a casa sua, a Mezzolombardo, in via Roma. 

Quando hai iniziato a correre? Chi ti ha trasmesso questa passione?

La passione per la corsa ce l’avevo fin da ragazzino, insieme al calcio, però ad un certo punto ho lasciato perdere. Ho praticato anche l’arrampicata per un paio di anni e dopo a 35 anni mi sono sposato e ho ripreso a correre seriamente, con grande  passione e determinazione. Ho visto che “ghe ‘n vegnivo”, ottenendo dei tempi soddisfacenti. Poi ho conosciuto Sartori di Pergine, un atleta che fa le ultramaratone, e mi sono affiancato a lui, facendo prima le maratone, poi quelle un po’ più lunghe.

C’è qualche atleta che segui con interesse?

Si! Ho seguito Gelindo Bordin, Francesco Panetta, Salvatore Antibo. A livello di paese ricordo con molto piacere il nostro Gino Endrizzi. E’ del 1924 e lo vedo spesso gironzolare per il paese in bicicletta. Ha iniziato a correre tardi, dopo i 40 anni.

Quante ore ti alleni in un giorno?

Tutti giorni mi alleno per circa un’ora e mezza. Non ho itinerari predefiniti, li scelgo lì per lì, però prediligo le rive del Noce e la zona dei Piani. Ogni tanto espatrio e vado a fare il giro del lago di Molveno, anche per cambiare panorama. Comunque in linea di massima corro tutti i giorni anche se nevica o se piove.

C’è qualcuno che ti segue, un allenatore?

Non ho nessun allenatore, corro insieme a degli amici, a degli appassionati. Per misurare i tempi, prendo gli spunti dalle tabelle pubblicate dai giornali specializzati in questo sport. Sono un autodidatta al 100 per 100.

Dopo una gara di chi temi il giudizio?

Se è una gara importante, do molto ascolto al giudizio di qualche atleta, mentre dopo una gara a livello regionale ascolto cosa dicono gli amici.

Per un’atleta, oltre alle gambe, cosa serve?

E’ molto importante la testa. Specialmente nelle gare di lunga durata. Perché fino ai 10 o 20 km sono capaci tutti, dopo i 30 km serve molta concentrazione, oltre ad avere un buon fisico allenato chiaramente. La testa serve molto per gestire e dosare le proprie forze.

Qual è stata la tua prima gara ufficiale?

La prima gara ufficiale l’ho fatta anni indietro. Era “La 100 km del Passatore”,  Firenze-Faenza. Un mio amico, Luciano Matuella, ha insistito perché lo accompagnassi alla gara e così mi sono iscritto. Lui si è ritirato mentre io sono arrivato 80esimo.  Per me essere arrivato al traguardo è stato come fare “la bala”, perché fare 100 km di corsa non è mica da ridere, inoltre non ero preparato per una gara così lunga.

Quante gare hai disputato fino ad oggi?

In 15 anni di attività ho partecipato a circa 250 gare, per un totale fra gare e allenamenti di 80 mila km.  

I controlli medici sono obbligatori in tutte le gare o solo su certe distanze?

30 anni fa non c’erano tutti gli obblighi del giorno d’oggi, bastava iscriversi. Adesso, ogni anno, bisogna fare una visita sportiva a Trento e ti danno l’idoneità sportiva. Se non hai quel documento e ti succede qualcosa, va in grane il presidente della società per cui corri. 

Una gara che ti ha dato molta soddisfazione?

La maratona di New York, nel 2002. Quando ho attraversato Central Park, in mezzo a 40 mila persone, è stata molto bello ed emozionante. Anche la città è stupenda e dopo la gara ne ho approfittato per visitarla. Altra gara che ricordo con emozione è stata quando ho vestito la maglia azzurra ai mondiali di Taiwan e anche a Tarquinia, nel 2008, quando da capitano della squadra, abbiamo vinto i mondiali, con tanto di inno e portabandiera.

La vittoria cui vai più fiero?

La vittoria del mondiale a squadre, però un po’ tutte le gare mi hanno lasciato qualcosa dentro e anche dei bei ricordi.

Qual è il tuo motto?

Vivi e lascia vivere. Io sono un tipo determinato, però allo stesso tempo sono anche schivo. In poche parole amo farmi gli affari miei e a non impicciarmi in quelli degli altri.

Quando corri hai una tattica particolare?

Sicuramente. Tanti atleti all’inizio partono in picchiata, però poi arrivano spompati e quasi sempre negli ultimi posti. Poi con l’esperienza impari ad usare la testa e come dicevo prima, dosare le energie a disposizione. Nel mio piccolo, parto tranquillo e leggero, poi gestisco le energie nel tragitto e mi sfogo nel finale spingendo e dando tutto me stesso.

Cadute, imprevisti che ti hanno impedito di finire una corsa?

Nel mio piccolo non mi è mai successo niente di spiacevole. Una volta mi sono ritirato. Era ai mondiali e avvertivo un forte dolore alla schiena. Di solito stringo i denti perché sono molto determinato, però quella volta non ce l’ho fatta a terminare la gara. Nella gara di Tarquinia ho avvertito un po’ di crisi al 70° km, però non me la sono sentita di abbandonare la gara e ho continuato fino alla fine. Anche nelle mie presenze in nazionale, sono sempre arrivato a finire le gare. Penso di essere uno dei pochi in azzurro ad avere questo primato.

Quali sono le difficoltà maggiori durante una corsa?

Il clima non è da sottovalutare. Può tagliarti le gambe. Poi bisogna fare i conti anche con lo stress e il calo di concentrazione.

E il percorso?

Conoscendolo, ti prepari e ti alleni. Se ci sono salite, ti alleni facendo salite, mentre se è lungo, fai chilometraggio.

L’alimentazione quanto conta per un’atleta?

E’ molto importante. Un’atleta deve assumere carboidrati anche se c’è da dire che questo è anche un fatto soggettivo, però se fai una gara, non è che la sera prima mangi polenta e crauti o fai “la bala”.  Io di solito qualche giorno prima di una corsa faccio il pieno di carboidrati, cioè pasta, riso, carne,biscotti e frutta e la mattina una buona colazione abbondante. Nelle gare lunghe prendo gli integratori, tipo il Carbo Gel.

Doping?

Purtroppo esiste anche quello, anche se non ho capito perché un’atleta deve ricorrere a certe bassezze, sapendo che viene scoperto. Io come dicevo prima uso comuni  integratori, potassio, ferro e magnesio. Io ho paura solamente a pensarci, perché quella porcheria di rovina fisicamente e poi non farei uso di doping anche per onestà verso me stesso per primo e poi per gli amici che apprezzano e seguono le mie gare.

Tre medaglie d’oro. A chi le hai dedicate queste vittorie?

Si! Le ho dedicate alla mia famiglia e anche agli amici. Nel mio piccolo ho tante persone della mia borgata che mi apprezzano, mi fermano per strada e mi fanno i complimenti incoraggiandomi a proseguire e a non arrendermi. Amo molto Mezzolombardo, lo apprezzo sempre di più e mi piace vivere la realtà che offre questa borgata. E’ un paese tranquillo, dove la gente è molto alla mano e anche dignitosa e dove le famiglie si conoscono e si frequentano da anni. Quando faccio le gare in giro per l’Italia mi sento orgoglioso di portare i colori del mio paese e di essere un “forcolot” (soprannome degli abitanti di Mezzolombardo).

Dopo una gara come ti rilassi?

Prima di tutto una doccia. Poi quello che viene, viene. Non sono uno che cerca chissà cosa. Mi rilasso riposando, passeggiando o guardando un film o programmi sportivi. Faccio una vita abbastanza regolare.

Com’è nata l’idea della Maratrenta?

E’ nata discutendo fra amici, che mi chiedevano perché non facevo delle gare in giro per l’Italia. Lavorando mi sembrava una cosa impossibile, però ho pensato che potevo toccare le regioni d’Italia facendo le maratone, che si fanno alla domenica, giorno in cui sono libero da impegni. Allora mi ero messo a progettare la “Maratrenta”, ossia 30 maratone tutte sotto le tre ore, un record. Circa 1266 km. Mi frenava un po’ l’idea della spesa. Per farla breve sono andato dall’assessore Roberto Guadagnini di Mezzolombardo e gli ho spiegato il progetto. Lui è rimasto entusiasta dell’idea e insieme abbiamo iniziato a mettere insieme le date delle maratone, a cercare qualche sponsor e a perfezionare questo progetto da Guinness dei primati. Inoltre volevamo approfittare per celebrare in modo sportivo il 150° anno dell’Unità d’Italia con questo giro di maratone. Alla fine abbiamo convocato il Presidente dell’Atletica Rotaliana Giancarlo Mazzolai, e l’assessore e abbiamo deciso che avrei corso con la maglia di Mezzolombardo, nonostante corressi per la Cavit di Trento. Così è nato un pool di persone al mio seguito e come sponsor dell’impresa ha aderito il Comune, la Cantina Rotaliana, la Cassa Rurale, l’Itas assicurazioni, Nardelli Sport e altre due aziende. 

So che però il record è sfumato. Cosa è successo Pio?

Purtroppo l’obiettivo delle 30 maratone non ho potuto realizzarlo a causa di un problema muscolare che ho avuto nei km finali della maratona di Palermo a fine novembre. Non sono riuscito a recuperare per poter fare le ultime 4 maratone che mancavano per chiudere il progetto. Sono comunque contento perché ho corso 26 maratone di cui 24 sotto le 3 h eguagliando la prestazione di Giorgio Calcaterra forte atleta nazionale della 100 km.

Oltre alla maratona di Palermo, c’è una gara che hai faticato ad arrivare?

No! Sono sempre arrivato dando tutte le mie energie, a parte quella volta del mal di schiena che ho dovuto ritirarmi. Mi riconosco però un bellissimo pregio, cioè sono uno dal recupero veloce. Ad esempio dopo “La 100 km del Passatore”, ci sono stati degli amici che c’hanno messo una giornata per riprendersi dalla fatica, io dopo una doccia ero già pronto per andare a cena bello e rilassato. 

Quali sono i tuoi obiettivi per il 2012?

Quest’anno ritorno alle ultramaratone con l’obiettivo principale di partecipare al Campionato mondiale della 100 km che è il 22 aprile 2012 a Seregno (MI) con l’intenzione di cercare il podio nella mia categoria (M50) e partecipare poi alla 100 km del Passatore che assegna il titolo italiano.

Con Maratrenta hai girato tutta Italia. Una città che ti ha colpito?

Roma sicuramente. E’ bellissima. Quando sono entrato in piazza San Pietro mi si è aperto il cuore. Purtroppo l’ho visitata poco, perché il giorno dopo dovevo lavorare. Anche la piazza Rossa di Mosca è stupenda. Sono rimasto incantato quando nel 2001 e nel 2002 sono andato nel deserto per partecipare  alla Marathon des Sables (250 km a tappe in autosufficienza). Tutta quella sabbia, quel silenzio e quel sole…. Bellissimo. Sembrava di stare su un altro pianeta. Sto facendo una specie di diario di bordo che poi diventerà un libro, sulle mie esperienze in giro per il mondo.

Tua moglie ti segue nelle gare?

In Italia sempre. Quando corro all’estero non sempre mi segue, per via della spesa e anche per questioni di tempo, perché mi è capitato di stare via per una settimana, come quella volta a Taiwan. Lei è venuta a New York, a Parigi e in altre città.