Sabrina
Ferilli
(attrice) Roma 10.09.04
Intervista di Gianfranco Gramola
Un'attrice spontanea che non rinuncia ai
sogni e che sa usare il cervello
La
Ferilli è nata a Roma il 28 giugno del ’64. Finalmente è stato risolto
l’enigma che la davano nativa di Fiano Romano, paesino a 40 Km dalla
Capitale, dove invece ha passato l’infanzia e frequentato le scuole
d’obbligo. E’ grazie al consiglio del regista Peppe De Santis, vicino di
casa e amico di famiglia, che Sabrina si avvicina al mondo del cinema
iscrivendosi al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. “Fui bocciata
alla grande e ora
tutti mi fanno i complimenti” afferma l’attrice romana nel libro di
Antonello Sarno “Guida completa a Sabrina Ferilli”.C’è chi la paragona
alla Loren o alla Magnani, chi ormai la giudica una sex-symbol. Cose che a lei
fanno piacere anche se ama definirsi “un’operaia del cinema”. Il suo
esordio avviene con particine e doppiaggi (ha doppiato Francesca Dellera nello sceneggiato “La bugiarda”) ma
il debutto vero e proprio lo deve grazie al maestro Marco Ferreri che la scelse
per “Diario di un vizio”, film che vinse l’Orso al festival di Berlino.
Dopo quel successo Sabrina ha interpretato una trentina di film, inoltre ha
lavorato molto in teatro, iniziando
con Alleluia
brava gente, nella parte di Belcore, proseguendo poi con Un paio d’ali, nel
ruolo che in passato fu della grande Giovanna Ralli, per poi arrivare al mitico
Rugantino, nel ruolo di Rosetta, con Valerio Mastandrea nel personaggio di
Rugantino. Un successone e un incasso record al Sistina di Roma. La
Ferilli è fedele alla Magica Roma e innamorata di Roma, la sua città ed
inoltre scrive articoli, come pubblicista, sul Messaggero.
Ha detto:
- Sono pazza di me. Specie quando racconto le
barzellette, non faccio in tempo ad iniziare che gia rido.
- A Fiano Romano, quando avevo 10 anni,
passavo le domeniche vendendo l'Unità porta a porta.
- Un figlio? Non ho fretta. Le pillole si
prendono una alla volta, non si ingoiano tutte insieme.
- Certo che mi piaccio. Se Andrea Perone non
mi avesse sposata, mi sarei sposata da sola.
- Ho tette grosse e culo a mandolino, sono
bella e burinotta.
- Ho un carattere duro, intransigente, non
perdono. Sono pignola e prepotente. Credo che la mia caratteristica più forte
sia proprio la prepotenza. Con il sorriso chiedo un sacco di cose, me ne
approfitto.
- Mi piacciono gli italiani. Cinici, ma
generosi, clericali e pagani, ma nelle emergenze sono formidabili.
- La fedeltà è un dovere: le cose belle e
importanti della vita vanno tutelate, l'adulterio è una tentazione contro la
quale bisogna lottare.
- I sogni più belli sono quelli che si fanno
a occhi aperti. Io sogno fiabe a lieto fine.
- Il mio peggior difetto? I miei amici dicono
la generosità che di sovente viene scambiata per "tontolaggine". Per
me questo è un pregio, perché l'aridità non fa parte del mio carattere.
Curiosità
- Al suo compleanno, il padre Giuliano,
conoscendo l'indole agguerrita della figlia, le regalò un gallo d'argento dagli
artigli infuriati, con attaccato un biglietto con sopra scritto: "A mia
figlia Sabrina, più gallo che gallina".
- E' la madrina di Chicco, figlio di
Nancy Brilli e di Luca Manfredi.
- Ha un gatto soriano di nome
"Romolo".
- Non guida perché odia il traffico. Inoltre
colleziona bicchieri antichi di cristallo fine Ottocento.
- Il papà Giuliano è un ex giornalista e
difensore civico in pensione e la mamma Ida è casalinga. Sabrina ha due
fratelli: Cristina e Pierpaolo, che fa l'imprenditore.
Intervista
Com’è
il tuo rapporto con Roma?
Di
sopravvivenza, esistenziale. Mi manca ogni volta che parto per lunghi periodi.
So
che sei una buongustaia. Che rapporto hai con la cucina romana?
Amo
la cucina casereccia, tradizionale, soprattutto carne e pasta; la cucina romana
è ricca di ricette semplici, genuine e sane così come piacciono a me.
C’è
un angolino romano che ami particolarmente?
Il
Gianicolo, per la luce straordinaria, per il suo panorama e perché vedi tutta
Roma davanti a te. Mi sembra di ammirare un acquarello, con le sue gradazioni di
colore sempre più sfumate, una Roma antica.
Cosa
ti manca della tua città quando sei lontana per lavoro?
La
luce, i suoi colori, il Tevere … l’elenco potrebbe diventare lungo, Gianfrà.
Come
trovi i romani?
Parliamo
dei pregi: hanno la battuta sempre pronta, sono cordiali e disponibili,
intelligenti. I difetti: prepotenti, mancano di senso civico. Ma sono tanto
simpatici.
In
quale Roma del passato ti sarebbe piaciuto vivere e nelle vesti di chi ?
Nella
Roma antica dell’800, ai tempi di Rugantino, dei primi rivoluzionari (se così
li possiamo chiamare) e perché no, nei panni di Rosetta.
Come
vivi la Roma by Night?
Non
la vivo.
Per
un’artista, Roma, cosa rappresenta?
Una
continua fonte di ispirazione.
Qual
è stata la tua più gran soddisfazione nel campo artistico?
Non
una ma diverse, che mi hanno sempre reso felice ma mai appagata e quindi alla
ricerca continua di miglioramento.
Delusioni?
Nessuna,
finora.
Hai
dei rimpianti?
No!
Quali
sono i tuoi hobby i tuoi passatempi preferiti, quando non lavori?
Amo
leggere, andare al cinema e a teatro e poi
stare con la famiglia.
Con
quale filosofia vivi la quotidianità?
Con ottimismo, cerco di stare bene. Certamente fare il mestiere che ami ti
aiuta molto.
Qual
è la chiave del tuo successo e come lo vivi?
Tenacia,
preparazione, pazienza e… tanta salute, senza quella diventa difficile fare
questo lavoro; e poi il pubblico, sono loro che ti danno il successo e quindi la
salute emotiva.
Ricevi
molti regali dai fan?
Ricevo
moltissime lettere che mi dimostrano tutto l’affetto e la stima da parte loro.
Il calore della gente e la loro approvazione è il regalo più grande.
Hai
un sogno nel cassetto?
Non
ho sogni ma obiettivi, che cerco tenacemente di raggiungere.
Tu
hai lavorato con il regista Luciano Emmer, in “L’acqua e il fuoco”. Come
ti sei trovata ?
Grande
maestro e uomo, dove il cinismo e l’amore sono sullo stesso piano, dove però
il cinismo e la crudezza lasciano spazio ai colori tenui e caldi del sentimento,
sentimento che è forse l’elemento predominante del racconto di Luciano Emmer.
A
chi vorresti dire grazie?
A
tutti, compreso te, Gianfrà.
Progetti?
Una
coproduzione internazionale, tre storie di donne, tre nomi in tre epoche
diverse, interpretate tutte da me.