Stefano Pisetta (musicista)          Trento  2.6.2015

                        Intervista di Gianfranco Gramola

Il musicista trentino racconta la sua passione per la musica, i suoi tour con Fiorella Mannoia, l’incontro con Mina e i suoi prossimi impegni nel tour “Capitani Coraggiosi” di Claudio Baglioni e Gianni Morandi, a Roma

Note biografiche e percorso artistico

Stefano Pisetta è nato a Trento il 27 agosto1977 ed ha iniziato fin dalla tenera età lo studio della batteria. Polistrumentista (suona basso, chitarra, tastiere e pianoforte) e musicista poliedrico, spazia tra il mondo della musica classica, nel quale si forma, il jazz e il pop. Si è diplomato in percussioni nel 1996 con il Prof. Sergio Torta e in musica jazz nel 1999 con Franco D'Andrea presso il Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento, dove ha inoltre studiato composizione. Nel 1993 partecipa al tour europeo dell’orchestra giovanile europea Gustav Mahler diretta da Claudio Abbado e si perfeziona nello studio delle percussioni classiche con David Searcy e Mike Quenn. Nel 1999 inizia la sua collaborazione di batterista con il noto chitarrista Andrea Braido con il quale svolge le prime importanti produzioni in studio di registrazione e un rilevante numero di concerti in tutta Italia; suona successivamente in Big Band con alcuni importanti artisti del jazz del panorama internazionale come Maria Schneider, Carla Bley e Steve Swallow nei laboratori della rassegna trentina "Itinerari jazz". Nel 2001 collabora con Mina registrando il Dvd "Mina In Studio" e dal 2003 al 2009 è impegnato con Fiorella Mannoia suonando come percussionista nei suoi tour e in studio. Dal 2006 inizia la sua importante collaborazione con Claudio Baglioni nel tour "Tutti Qui", partecipa alle edizioni di 0'scia' a Lampedusa e a numerosi concerti sia in Italia che all'estero. Viene inoltre coinvolto nella registrazione del disco Q.P.G.A., alla realizzazione del quale segue un tour e un DVD "Q.P.G.A. FilmOpera". Nel 2014 prosegue il sodalizio con il noto cantautore romano nel tour “Con VOI”, nel quale suona sia la batteria che la chitarra. Negli anni alterna la sua attività sia come arrangiatore che come compositore di musica pop e jazz iscritto alla società degli autori ed editori (S.I.A.E). Ha collaborato con i migliori produttori e arrangiatori di musica leggera italiana; tra questi Massimiliano Pani, Piero Fabrizi, Paolo Gianolio, Fio Zanotti. Ha suonato inoltre con Laura Pausini, Gianni Morandi, Riccardo Cocciante, Fabio Concato, Angelo Branduardi, Loredana Bertè, Marco Masini, Luca Barbarossa, Paolo  Vallesi, Luca Carboni nell’ambito della rassegna O’scià di Lampedusa. Nel 2007, sotto la guida del prof. Roberto Cipelli, consegue il Diploma Accademico di Secondo livello in Discipline Musicali ad indirizzo interpretativo-compositivo in Jazz con la votazione 110/110 e lode. In ambito didattico collabora con il Conservatorio di Trento e con l'Istituto Musicale “A.Vivaldi” di Bolzano.

Intervista

Stefano Pisetta ha iniziato fin dalla tenera età lo studio della batteria. “La musica mi è entrata nel sangue molto presto. E’ una passione che mi ha trasmesso  mio padre, che è sempre stato un appassionato di musica ed è anche chitarrista e bassista – racconta Stefano - Ho avuto la fortuna di nascere in una casa dove la musica era il sottofondo costante delle mie giornate. Quindi già all’età di 5 anni sono stato abituato a crescere con musiche molto belle tipo Simon & Garfunkel, i Beatles, i Beach Boys e i dischi di jazz e ho avuto da  subito un certo tipo di incontro con un linguaggio se voliamo già raffinato. Io sono stato fortunato perché ho baipassato tutta quella fase di analisi che alcuni fanno più tardi, perché sono cresciuto con il repertorio e l’ascolto della generazione prima di me grazie appunto a mio padre. Quindi ora mi ritrovo con un bagaglio che altri non hanno e per me è normale sentire brani degli anni ’70, come quelli di Simon & Garfunkel, George Harrison, Heagles, nonostante io sia del ’77”.   

Come ricordi il debutto in pubblico?

In realtà non lo ricordo perché è iniziato prestissimo. Credo di aver suonato la batteria nel gruppo di mio padre, la classica ospitata del tipo: “Facciamo salire mio figlio a suonare un brano”, sai queste cose tipo feste campestri nei paesi del Trentino. Quindi di queste cose ho dei flash, però non tanto chiari. Diciamo che il primo evento chiaro importante per me, di cui ricordo ancora la tensione, è stato all’età di 9 anni, quando per la banda di Gardolo, che era la banda del mio paese, suonai due o tre brani con la batteria, in piazza Duomo alle feste Vigiliane, davanti a tantissima gente. Per me quello è stato il primo incontro emozionante con il pubblico.

Cosa rappresenta per te la musica?

Per me la musica è la vita, la mia vita senza musica sarebbe vuota, vivo costantemente per lavoro e per passione a fianco di questa bellissima arte che secondo me forse è l’arte più bella in assoluto e quella che ci da più emozioni in modo inconscio.

Quante ore al giorno dedichi alla musica e dove vai a fare le prove?
Io ho tutto il mio materiale in un grande garage che è lo stesso garage dove anche mio padre ha suonato con il suo gruppo. Purtroppo adesso non riesco più ad allenarmi come 10/15 anni fa in quantità di ore, perché sono molto impegnato. Insegno, suono e quindi il tempo per lo studio c’è, ma molto meno di una volta. Anni fa potevo studiare anche 6/7 ore al giorno, adesso cerco di fare uno studio più di mantenimento quindi studio un’oretta a volte studio mezz’ora, quando ho tempo e posso studio due ore. L’importante è che ci sia un incontro quotidiano, perché il metodo di studio è molto importante ed è molto particolare perché non è solo fisico, ma è anche di verificazione, perché uno può  anche ascoltare, trascrivere della musica e quindi siamo sempre alla fine in fase di studio.

Stefano Pisetta con Claudio Baglioni

Per un musicista è più difficile emergere o mantenere il successo?

Sicuramente mantenere il successo, perché una volta che trovi la via per farti conoscere, come è stato nel mio caso che ho cominciato a lavorare con determinati artisti famosi, la difficoltà è mantenere alta innanzitutto la passione per la musica. Ricordarsi   fondamentalmente che se si fa bene quel lavoro è perché c’è una grande passione. Chi lo fa per vedere quante visualizzazioni ha preso su un video, secondo me non ha capito niente. Uno che vuole vivere di musica deve vivere di musica perché a prescindere gli piace la musica e sta bene con la musica. Davanti a due persone come davanti a ventimila persone. Quindi la difficoltà in generale è quella di rimanere con la musica vicini, perché poi con il lavoro può essere sempre più difficile perché si incontrano purtroppo degli ambienti e delle persone che spesso ti fanno pensare male e rimanere delusi.

Il mondo della musica era come te lo immaginava o ti ha deluso?

Un po’ era come me lo immaginavo sinceramente. La musica diciamo che è collegata alla cultura e nel nostro paese è chiaro che la cultura sta morendo e quindi mi delude da questo punto di vista. La musica di per sé non mi ha mai deluso, mi delude invece  vedere che a piccoli passi stiamo perdendo la passione per questa bellissima arte che ci appartiene da sempre.

Ad un ragazzo che volesse avvicinarsi alla musica che consigli dai?
 Di cercare di mantenere sempre forte la passione e capire se veramente c’è una passione. Purtroppo di musica brutta siamo bombardati quotidianamente e ovunque. Quindi è facile che un ragazzo si avvicini, poi deve capire se veramente vuole investire tutto nella musica che è comunque un lavoro, una passione cui dedicare tutta la propria vita. Quindi deve essere molto sicuro e determinato e deve mettere in preventivo il fatto che studierà  per molto tempo, che avrà problemi di vario genere e che a livello lavorativo non è un bel periodo e quindi ancora di più adesso per fare questo lavoro deve crederci tanto, ma tanto.

Io ti conosco come batterista però so che sei polistrumentista. La tua è una esigenza o una voglia di scoprire nuove armonie, nuove emozioni?

Quella di suonare vari strumenti è una cosa che è nata fin da piccolino in realtà, perché io passando tanto tempo a casa, con i dischi, con mio padre che aveva sia la chitarra che il basso, e nonostante avessi avuto come prima passione la batteria, ho voluto come gioco, capire come funzionavano gli altri strumenti. Quando a 12 anni ho visto David Gilmour dei Pink Floyd suonare, sono andato fuori di testa e mi sono innamorato della chitarra. Allora ho iniziato a scaricare gli assoli dei Pink Floyd con la chitarra elettrica. Successivamente è rimasto questo rapporto anche con la chitarra. Infatti da adolescente con alcuni gruppi suonavo la chitarra. Diciamo che l’ottanta per cento del mio lavoro lo svolgo sulla batteria, però ho mantenuto questo rapporto anche con gli altri strumenti, come ad esempio con il pianoforte, perché dopo il Conservatorio e gli studi classici, il pianoforte è lo strumento per eccellenza complementare che si studia e anche lì poi, da solo, l’ho sfruttato non solo sulla musica classica ma ho imparato i primi brani jazz, ho capito un po’ come funzionano l’armonia e gli accordi. Ho sempre avuto la curiosità e la fortuna di conoscere più strumenti.

Stefano Pisetta con Fiorella Mannoia

Hai fatti parecchi tour con Fiorella Mannoia. Hai un ricordo, un aneddoto?

Si, fantastico.  Ti racconto un aneddoto tanti per farti capire cosa succede in questo ambiente. Noi abbiamo iniziato a fare le prove senza di lei, ovviamente  come si fa spesso, solo band. Ero stato scelto grazie al mio carissimo amico Alfredo Golino, batterista, a partecipare, dopo l’esperienza di Mina, a questa tournee con Fiorella Mannoia. Stavamo facendo le prove con una band pazzesca di musicisti bravissimi e il produttore non era tanto contento, ci stava mettendo alla prova parecchio, sembrava che le cose non funzionassero come voleva e quindi c’era una grandissima tensione. C’era addirittura  un mio collega che se ne voleva andare via, io che ero al primo vero tour , ho detto: “Cavolo, qua come faccio, altri due giorni e scoppio e me ne torno a casa”. E’  arrivata lei con la sua dolcezza, ci ha salutati, e con il suo modo semplice e gentile ha cambiato l’atmosfera rendendola positiva. Fiorella è una grande artista, è una persona di una dolcezza e di un’umiltà unica, eccezionale insomma.

Hai partecipato a molte edizioni di “O’ scià” a Lampedusa, la manifestazione musicale ideata da Claudio Baglioni. Come hai vissuto questa esperienza e con che spirito?

L’ho vissuta sicuramente in modo molto entusiasta, perché grazie a questa bellissima iniziativa ho avuto la fortuna di suonare e di conoscere un sacco di artisti oltre a Claudio Baglioni ovviamente. Claudio come promotore generale, però tutti gli ospiti e gli artisti che partecipavano alle varie edizioni erano accompagnati da noi, quindi io ho suonato più di duecento brani per vari artisti ed è stata un’esperienza che mi ha messo tantissimo alla prova soprattutto a livello di ore suonate e di prove, inoltre mi ha arricchito a livello artistico perché sono passato a suonare da Branduardi a Max Pezzali, da Laura Pausini a Marco Masini, da Cochi e Renato a Mariella Nava e moltissimi altri artisti italiani. Credo che solo Vasco Rossi,  Eros Ramazzotti e Renato Zero  non abbiano partecipato a Lampedusa, tutti gli altri lo hanno fatto. Io ho fatto ben 5 edizioni, quindi conservo tuttora 200 partiture di brani di vari artisti.

Quando è nata la tua collaborazione con Claudio Baglioni?

La mia collaborazione con Claudio è nata a Lampedusa nel 2006. Il primo lavoro che ho fatto da contratto con Claudio, è stato a Lampedusa. Io l’ho conosciuto lì e l’incontro è stato positivo, stessa situazione, stavamo provando noi, solo band, poi è arrivato lui tutto vestito di bianco, si è seduto vicino ai tecnici, io stavo suonando, stavo controllando qua  e là. Mi dicevo: “Speriamo che vada bene” e mi ricordo che a un certo punto lui si è girato verso un tecnico e ha fatto un cenno come dire: “Ah però”, lodandomi. E infatti è stato un bell’inizio e da quell’anno fra un po’ sono quasi 10 anni che lavoro con Claudio, quindi è l’artista in assoluto che conosco di più sul palco. Ho fatto un sacco di esperienze, 4 o 5 tour insieme.

Un aneddoto? 

Ma guarda un aneddoto in particolare non c’è l’ho. Diciamo che sono abituato a vedere Claudio in due modalità, il Claudio lavoratore, quindi  molto concentrato, che saluta e poi subito si mette le cuffie e magari è anche capace di star lì due ore su un brano e il Claudio che quando ha voglia di fare festa, ci invita in camerino dopo lo show è capace di farci fare anche le 5 di mattina, con degustazioni di vino e barzellette. Lui ha questo umorismo sottile, gli piacciono i giochi di parole, queste cose qua.

Hai collaborato anche con Mina.

Si! Nel 2000 per la registrazione del Dvd "Mina In Studio". Quello per me è stato il lancio vero nel mondo della musica pop in Italia. E’ stata un’esperienza pazzesca, ho avuto la fortuna di suonare 3 giorni in Studio in diretta con lei presente, è stata un’esperienza veramente indescrivibile. Perché quando ti trovi con una cantante così davanti, a 3 metri, a cantare è arcidura, nel senso che ho provato una emozione esagerata e lì per me è stata la famosa prova del nove. Tra l’altro io avevo 23 anni, infatti quando è arrivata e mi ha visto mi ha chiesto: “Ma tu quanti anni hai? 23? Cavolo, sembri un bambino”.  E’ stato un approccio simpatico.

Nel novembre dell’anno scorso facevi dei ritocchi a un tuo disco. A che punto siamo?

Si, ho iniziato a novembre dell’anno scorso e adesso spero di chiuderlo, il problema è che quando si fa un disco da soli si pensa sempre a quando si chiuderà poi parte un tour, parte un’altra cosa e si rimanda la chiusura. Adesso sono a buon punto e credo che veramente siamo agli sgoccioli. È un disco strumentale, dei brani completamente originali, tutti miei, dove per il 70% suono io nel senso che suono un po’ tutti gli strumenti  e poi ho voluto invitare alcuni personaggi che nella mia carriera mi hanno aiutato che sono amici in sostanza. Ho chiamato i due produttori con i quali ho lavorato di più a suonare nel mio disco, che sono Piero Fabrizi che era produttore della Mannoia e Paolo Gianolio che è tuttora il direttore musicale di Baglioni, poi ho chiamato amici come il bassista Franco Testa, che è un bassista pazzesco che ha suonato con tutti praticamente, sia nel jazz che nel pop italiano. Poi ho chiamato Marco Brioschi che è un trombettista che suonò insieme a me con la Mannoia in tournee  e poi c’è Andrea Braido il chitarrista di Pergine. Andrea per me è importante perché è stato lui il primo a investire sul mio talento e a credere nelle mie potenzialità, è stato lui che mi ha portato a conoscere i primi produttori in Italia, è stato il gancio che mi ha fatto fare il lavoro con Mina e quindi ci tenevo che ci fosse nel mio disco. Poi c’è la voce bellissima di Sara Picone che tra le altre cose è anche la mia compagna. Quindi è un disco molto interessante. Io sono molto contento di come sta venendo e spero che piaccia alla gente che mi segue, perché racchiude un po’ tutto il mio carattere musicale. C’è del rock ma anche del funk con piccole sfumature jazz, c’è la forma della canzone all’interno perché comunque io sono molto legato al pop e quindi sarà interessante.

Insegni anche al Conservatorio di Trento, vero?

Al Conservatorio di Trento ho la fortuna di insegnare dopo esserci stato diciamo da studente prima con le percussioni, poi con la musica jazz. Ora ho la fortuna di poter seguire e coordinare il dipartimento di popular music che è una novità in Italia, nel senso che solo sei Conservatori stanno avendo questo tipo di dipartimento e io sono l’insegnante di musica d’insieme pop e di batteria pop. E’ una nuova disciplina e quindi c’è tutto ancora da scoprire, da coordinare e da mettere sotto forma di piano di studi.  Stiamo cercando di dare una linea per capire quale possa essere un percorso simile agli altri percorsi che sono stati il classico e il jazz, anche il pop cercare di capire quale linea si possa utilizzare a livello di metodo, di materia. E questa è una bella cosa, cioè che il conservatorio abbia deciso di intraprendere questa strada, con queste nuove tecnologie perché ovviamente i tempi cominciano a cambiare e bisogna conservare sempre la conoscenza e la tradizione nostra, sia sulla musica classica che sulla nostra musica italiana, ma guardare anche quello che succede nelle nuove discipline perché ormai non si può fare a meno della presenza della musica pop. E’ chiaro che io nel mio lavoro al conservatorio do dei riferimenti ben precisi, cioè nella musica d’insieme parlo di autori  come Peter Gabriel, Paul McCartney, Sting, Quincy Jones. Tocco questi argomenti perché sono autori e personaggi che hanno un background o da jazzisti o addirittura di musica classica. Sting forse è l’esempio più sconvolgente da questo punto di vista, perché attraverso la musica pop riesce a fondere la sua conoscenza con la classica ma anche con il jazz, quindi è una musica pop molto interessante e non una banalissima canzone con due accordi come uno può pensare. Quindi cerchiamo di dare, grazie a questi autori, uno spunto per poter analizzare meglio quello che potrebbe essere una nuova disciplina.

Oltre alla musica coltivi qualche altra passione?

Oltre alla musica mi piace mangiare e bere (me lo dice ridendo). Amo mangiare alla trentina e portare in giro per la nostra regione i cantanti con cui lavoro. Fiorella Mannoia ad esempio, l’ho portata a mangiare in val di Non. Era il giorno del mio compleanno ed eravamo a suonare in tour con Fiorella a Romeno. Alla fine del concerto siamo andati al mitico ristorante Nerina, dal mio carissimo amico Mario. Diciamo che la cucina è un’altra delle mie passione, mi applico poco ma mi reputo un ottimo buongustaio. Mi piacciono i nostri vini trentini e la nostra cucina tipica. Io vivo a Trento e spesso sono via per lavoro, ma quando torno nella mia città sono molto contento perché qui trovo i miei piatti preferiti e poi la nostra è una regione bellissima.

Progetti per agosto e settembre?

Ad agosto siamo liberi. Abbiamo fatto le prove fino al 25 luglio. Ci troviamo il 30 di agosto per gli allestimenti e prove finali e a settembre sarò impegnato come batterista nel tour “Capitani Coraggiosi” di Claudio Baglioni e Gianni Morandi. Saranno Dieci grandi Concerti dal 10 al 22 settembre al Foro Italico- Campo centrale di Roma.