Alessio Navarro (attrice)
Roma 15.1.2020
Intervista di Gianfranco Gramola
IMPARARE AD AMARSI
E’
la storia di una coppia che si innamora, si sposa, poi iniziano le prima
scaramucce, fino al divorzio. Ma ci sarà un grandissimo finale … perché si sa che l’amore ti acchiappa, ti stordisce
e vince sempre.
Alessia
Navarro con il marito Pino Insegno, protagonisti della commedia "Imparare
ad amarsi"
Alessia Navarro è nata a Cori in
provincia di Latina il 21 giugno 1979. E’ laureata in Antropologia Culturale
all’Università La Sapienza di Roma. Ha iniziato la sua carriera con Un medico
in famiglia
Fin e ha
lavorato nei film “La banalità del male”, “Hope Lost” dove veste i
panni di Eva e “The Sweepers”. Ha lavorato in teatro in “Un marito
per due”, “L’ultima notte”, “Frida Kahlo – Il ritratto di una
donna”, “Follia” ed “Il fu Mattia Pascal”.
Intervista
Sei
a teatro con IMPARARE AD AMARSI.
Questo
spettacolo è una storia d’amore o dei consigli sull’amore di coppia?
E’
una commedia dove ci piace ironizzare, ridere su tutto ciò che gira attorno
all’amore e a prenderci in giro. E’ la storia di una coppia che si innamora,
si sposa, poi iniziano le prima scaramucce, fino al divorzio. Ci sarà un
grandissimo finale e noi siamo lì che ci divertiamo a raccontare queste piccole
tragedie quotidiane. Saremo al teatro della Cometa di Roma dal
29 gennaio al 16 febbraio 2020. La regia è di Siddhartha
Prestinari e le musiche originali di Bungaro e Antonio Fresa.
E’ prevista una tournée. Abbiamo diverse date
in giro per l’Italia.
In questa commedia sei
protagonista con tuo marito Pino Insegno. Come vi siete preparati? Chi dei due
è il più pignolo, il più professionale?
Io, nel senso che sono molto precisina e mi
piace molto provare e riprovare e mi piace avere una memoria ferrea.. Pino si
stanca facilmente, è un animale da palcoscenico a cui piace molto improvvisare.
Però in uno spettacolo del genere, a due, con i tempi molto veloci, se ti
capita di improvvisare una battuta, si crea un po’ un casino. Noi cerchiamo di
stare sul pezzo, però tra i due il più professionale sono io.
A casa vi dedicate solo alla
famiglia o vi scambiate consigli e opinioni che riguardano il vostro lavoro?
Il
fatto di lavorare insieme, alla fine ci si ritrova a casa e vuoi o non vuoi, si
sta in famiglia, dove ci sono i bambini, però è ovvio che qualche piccola
riflessione sul lavoro esce fuori. Finiamo spesso di parlare anche di lavoro
addirittura a provare quelle due o tre battute prima di andare a letto, tra un
gioco e l’altro dei bambini.
Tuo
marito come ti ha conquistata?
Lui
è una persona estremamente onesta, una persona entusiasta della vita, molto
gioviale, sorridente, per cui questa sua profonda felicità nei confronti della
vita mi ha sicuramente conquistata. Poi ho imparato ad apprezzare la sua grande
onestà intellettuale, la sua generosità.
Mi
racconti com’è nata la tua passione per la recitazione? So che sei laureata
in antropologia.
Mi
sono appassionata alla recitazione, al teatro in particolare e ho iniziato fin
da subito a scuola, con i primi spettacoli, poi mi sono specializzata sempre di
più frequentando l’Accademia e aggiungendo questa mia passione anche ad
un’altra mia passione che era appunto quella dell’antropologia, dei viaggi,
delle altre culture e ho navigato su questi due fronti che a volte convergono,
perché a volte mi è capitato di fare spettacoli proprio di donne con testi e
culture diverse. Per esempio Frida Kahlo (pittrice messicana), che è stato un
grande successo.
Quali sono le tue ambizioni?
Sono quelle di dare il meglio, di raggiungere
sempre un gradino più alto, più su e di continuare a vivere di questo mestiere
e di farlo nel migliore dei modi.
Fra colleghi hai trovato più
complicità o rivalità?
Ho lavorato nel cinema, in tv e soprattutto in
teatro. La particolarità degli attori teatrali, che avendo fatto molti
sacrifici, è che sono un pochino più umili rispetto ad altri artisti, per cui
le colleghe che io frequento generalmente in ambiente teatrale, sono
persone carine, disponibili, con le quali si può parlare, con le quali si può
avere un po’ di conforto e un aiuto quando ne hai bisogno. Ho trovato
maggiormente persone carine che non rivali.
Prima di entrare in scena hai un
rito scaramantico?
No, non ce l’ho, perché non sono
scaramantica, però mi capita spesso di portare con me in camerino il copione e
rimane lì dalla prima replica fino alla fine nello stesso posto.
Sono state più le soddisfazioni
o le amarezze nella tua vita professionale?
Ci sono state tantissime soddisfazioni. Magari
all’inizio è stato un po’ complicato, perché iniziare con il teatro non è
facile, perché ci si scontra un pochino con la realtà che sicuramente non
agevola le persone che intendono fare spettacolo nei migliori dei modi, con
correttezza e con rispetto. Con il tempo però mi sono trovata un mio terreno
fertile su cui lavorare e quindi negli ultimi anni sono state moltissime le
soddisfazioni. Mi è capitato di lavorare in teatri molto importanti, come il
teatro Quirino di Roma e l’Eliseo, teatri di altissimo livello, quindi sono
molto contenta di questo momento della mia vita.
Dopo questo spettacolo teatrale,
hai altri progetti?
Ho altri progetti e mi sto portando avanti con
il lavoro per avvantaggiarmi con la stagione teatrale. Riprenderò sicuramente
lo spettacolo di Frida Kahlo, perché è complessa la personalità di
quell’artista che sembra sempre di non raccontare abbastanza. Mi piace molto
parlare di donne, quindi mi occuperò anche di un lavoro di una donna afgana che
ha vissuto durante la guerra. Poi lavorerò con Pino e altri attori in una
commedia brillante.
Parliamo un po’ di Roma. Com’è
il tuo rapporto con la Città Eterna?
Io Roma l’ho scelta e ho lasciato Latina per
vivere qui. Ci abito da 22 anni e devo dire che lei mi ha adottata. Mi piace
moltissimo questa città e le sue potenzialità, anche se negli ultimi anni è
stata un pochino trattata male e trascurata. Ci sono dei momenti in cui penso
che questa città stia veramente finendo nel degrado. Poi mi basta girare
l’angolo e mi trovo davanti al Colosseo, a San Pietro a delle bellezze che poi
ti fanno cambiare idea e pensare che vale ancora
la pena di vivere in una città come Roma.
In quali zone hai abitato?
Ho abitato un po’ ovunque, a partire dagli
anni dell’università, dove stavo dalle parti di piazza Bologna, nel quartiere
universitario. Poi sono stato a Monteverde Vecchio, poi sulla Tuscolana e
Monteverde Nuovo.
La tua Roma in tre posti diversi?
Sicuramente a me piace tantissimo Trastevere,
anche se è invasa dai turisti e ha perso gran parte della sua verità storica,
però ha ancora degli scorci fantastici, dove sembra di tornare indietro nel
tempo. Un altro posto di Roma che mi piace molto è Testaccio, perché lì è
ancora molto forte la presenza della vena popolare di Roma. Poi Monteverde
Vecchio, che è un quartiere che adoro, un quartiere cosmopolita, molto
vivibile, con villa Pamphili dove il verde non manca.
Roma per un’artista, può
essere fonte di ispirazione?
Assolutamente si. E’ la città dove sono stati
girati il 90 per cento del cinema italiano, quindi è pieno di imput, di
suggerimenti, di ispirazione. Come ti giri, ti viene immediatamente l’immagine
di un film. Da questo punto di vista Roma è molto viva e molto stimolante.
La cucina romana ti piace?
Assolutamente si, anche perché io vengo da 50
km da Roma e quindi parliamo della stessa cucina. Sono una buongustaia.
Un paio di consigli alla sindaca
Virginia Raggi?
Credo che sia molto bersagliata da consigli in
questi ultimi tempi, però mi piacerebbe che ci fosse veramente un’attenzione
maggiore a quelle che sono le carenze di Roma, compresa l’immondizia. Il
discorso dei rifiuti a Roma è veramente inquietante. Io a volte mi ritrovo a
vedere la differenza tra Monteverde Nuovo di quattro anni fa e quello dei giorni
nostri. Quel quartiere non è lo stesso. Ora mi capita di uscire di casa e
di dover trovare un passaggio per il passeggino, perché le strade sono
invase dai rifiuti. Non è una bella visione per noi, né per quelli che vengono
a visitare la nostra città.