Alissa Huzar
(attrice) Roma 10. 11. 2018
Intervista di Gianfranco Gramola
Mia madre voleva che
io diventassi un medico, invece mio padre mi pagava i corsi di recitazione di
nascosto. La mia ambizione più grande? E’ diventare una persona migliore
domani, rispetto a quella che sono oggi.
Per
contattare Alissa Huzar, la sua agenzia e la Fidemi studiofidemi@gmail.com
Intervista
Alissa, mi
racconti dell’ultimo film che hai interpretato e qual è il tuo ruolo?
Si,
il film è “The
Lions Heading Venice” (I Leoni diritti a Venezia) per la regia di Jonid Jorgji.
Un film stile felliniano, un film “on the road” in cui due famosi cineasti
albanesi vanno a Venezia al film festival e per paura di volare in aereo fanno
il viaggio in macchina, attraverso la Puglia e durante questo viaggio incontrano
due donne che fanno parte come attrici
del cinema hard. Il film si svolge come “on the road” movie e porta i quattro protagonisti a rispecchiare e a confrontarsi su due
mondi e approcci di vita differenti durante le esperienze condivise in questo
viaggio insieme, e alla fine tutto questo conflitto, sboccia in un finale a
sorpresa. Nel film interpreto Irina, una delle protagoniste del film...
Prossimi
impegni artistici?
”Lavori
in corso”, o meglio ci sono diverse cose che bollono in pentola. Intanto per
citarne una, c’è la messa in scena sia fotografica, sia teatrale, basata
sulla trilogia di San Pietroburgo dal titolo “L’imperfezione del
male”. E’ un thriller noir che si svolge in una palestra a San Pietroburgo.
Gli autori sono Fabio Clemente e Erasmo Scipione.
Come
nasce la tua passione per la recitazione?
La
mia passione per la recitazione nasce da un qualcosa che ho dentro di me, è
come qualcosa che deve essere espresso. Mi ricordo che nella mia infanzia creavo
sempre degli spettacoli con mio fratello per i miei genitori e salivo sulla
sedia per leggere delle poesie ai miei nonni. Un ricordo magico e un terreno
puro e genuino sul quale mi attingevo e mi sentivo totalmente me stessa. Così
mi sono iscritta alla scuola di teatro e danza nella mia città natale, a
Cherson in Ucraina, all’età di 7 anni, e la mia insegnante mi ha trasmesso il
vero valore dell’arte, della disciplina, la dedizione e sopratutto l’amore
che si mette nell’impegno a prescindere dal risultato, ma più che altro
entrare dentro un processo creativo, che diventa come “cavalcare la
bellezza”. Eravamo tanti bambini che facevano parte della compagnia, ma non
tutti andavano in scena, anche se tutti imparavano la parte. Il bello è che
solo alla fine ti dicevano chi andava in scena e per chi era scelto, era come
sentirsi privilegiati per far parte della magia di entrare in scena sul palco.
Per il resto del gruppo comunque la vera magia erano le prove attraverso le
quali si imparava ad entrare in vera profondità attraverso l’atto creativo.
Respirare e assorbire l’odore del teatro e la sala da ballo, fondersi con la
musica attraverso la danza, essere là, con assoluta presenza, con tutte le
viscere è stato come esplorare tutti i tasti delle corde interne. Amo le prove
anche adesso. Per me il vero volo arriva da lì.
Da ragazzina,
cosa sognavi di fare da grande?
Da
adolescente ho visto il film “Frances” di Graeme Clifford con Jessica Lange
e non avevo più dubbi su cosa volevo fare da grande.
I tuoi
genitori che futuro speravano per te?
Mia
madre voleva che io diventassi un medico. Ero in lotta con lei nel periodo
dell’adolescenza e siamo diventate quasi “nemiche” per questo. Mio padre
mi pagava i corsi di recitazione di nascosto. Più tardi quando iniziai ad
ottenere i primi lavori a San Pietroburgo e a Mosca in campo artistico, mia
madre era orgogliosa di me. Con il tempo capì anche lei che la felicità
autentica sta nella libertà di scelta e nel rispetto delle personalità
individuali. Da allora i miei genitori mi sostengono sempre e hanno condiviso
con me tutte le tappe del mondo, dove mi ha portato il mio lavoro.
Che lavoro
fanno?
Mio
padre è un ingegnere navale e mia madre è la direttrice di un museo. Ora sono
in pensione.
La
tua più grande soddisfazione artistica?
La
più grande soddisfazione di lavoro per ora è l’ultima, per tanti motivi.
Parlo di “The Lions Heading Venice” per la regia di Jonid Jorgji. Io ho
sempre visto l’arte e il mio lavoro far parte della stessa medaglia, della
Vita stessa, non vedo l’arte staccata dalla Vita. Quindi per me questa
esperienza artistica è stata come un’esperienza totale nell’ esperienza di
Vita, nella sua espansione
l’arte è come una vita intensa dietro le quinte. La Vita è l’arte
dell’incontro: incontrare le persone e condividere la passione con loro. Così
è stato questo set, di 5 nazionalità, un set internazionale, dove abbiamo
viaggiato molto tra Albania e Puglia, uniti dalla passione per una cosa, perché
il cinema è questo. Quello che voglio dire è che non si tratta di solo lavoro
o di guadagni, ma di una autentica condivisione basata sulla creatività che ha
la radice di ispirazione nel terreno fertile, nutrito dall’amore per ciò che
si fa. E questa visione condivisa mi ha arricchito tantissimo come persona e
come attrice.
Mai
avuto delusioni?
Delusione
lavorativa? Non me ne viene in mente nessuna. Per me ogni esperienza è come
stare sui banchi di scuola, insegna sempre qualcosa.
Il
mondo dello spettacolo, del cinema, era come te lo immaginavi?
Il
mondo dello spettacolo è esattamente come il mondo “normale”, si tratta
sempre delle persone umane che ne fanno parte. Quelle belle e quelle brutte
esistono in entrambi i mondi.
Il
complimento più bello che hai ricevuto?
Il
complimento più bello? “Che non sono normale” rimane il complimento più
bello che c’è. Una volta mi hanno detto che sono una “Avatar” e mi sono
sentita onorata perché è una parola che si identifica con la nobiltà
d’animo e riflette l’essenza di una persona e non il suo corpo. Il
complimento che mi ha fatto commuovere invece l’ho ricevuto l’altro giorno
da una persona che mi ha detto che in questo periodo storico in cui il male, la
cattiveria umana e le energie negative che prendono il sopravvento, c’è
bisogno di Bellezza, la bellezza ricercata nelle piccole cose e avermi nella sua
Vita le permette di vedere Luce in questa terra diventata buia. Questo è il
complemento più bello!
Ti
sei mai infatuata di un collega?
Se
mi sono infatuata di un collega? Si, mi è successo. L’amore non chiede il
permesso, entra attraverso le porte senza le maniglie e senza chiedere il
permesso, come un fulmine in mezzo al deserto, quindi può succedere anche in un
set.
Tra
colleghe hai trovato più complicità o rivalità?
Dipende
dai colleghi e forse dalla loro misura dell’ego. Nella mia esperienza c’è
stata molta più complicità e la collaborazione costruttiva.
Quali
sono le tue ambizioni?
La
mia ambizione più grande è diventare una persona migliore domani rispetto a
quella che sono oggi. E poter arrivare a fare qualcosa a livello sociale, per
dare il mio piccolo contributo, per migliorare questo mondo in cui viviamo.
Dobbiamo pur morire migliori di come siamo arrivati in questo mondo.
La popolarità
crea più vantaggi o svantaggi?
Non mi sento
“popolare” e quindi non saprei che dire. Lavoro da quando avevo 16 anni,
avevo iniziato con la moda, ho fatto tanti bei lavori nel mio percorso, ho
viaggiato per il mondo, grazie al mio lavoro che mi ha regalato una vera scuola
di vita oltre a “comfort zone”.
La parola “popolare” non fa parte del mio vocabolario. Mi sento umilmente
una come tante, ma con la personalità individuale (unica nel suo genere), una
personalità nutrita da una grande forza di andare avanti crescendo sempre e
comunque nonostante le difficoltà che sorgono durante il percorso, perché le
difficoltà ci sono state e tante volte magari dici “mollo tutto“ e invece
mi faccio coraggio e supero quel pensiero e mi sento fortunata di fare ciò che
Amo, perché ho scelto con coraggio, e questo non ha prezzo, e questo riempie
ogni mattina la mia vita che ha sete di vivere. Poi il sapore dì soddisfazioni
quando arrivano fanno la differenza. Questo è il vero successo per me:
seminare, lavorare, imparare, migliorare. L’arte così come la Vita è una
continua ricerca.
Con quale
regista (o attore) ti piacerebbe lavorare?
Per rimanere nel panorama
italiano mi piacerebbe lavorare con Ferzan Ozbetek. Mi arriva una grande umanità
ed ha uno stile cinematografico inconfondibile che amo molto. La sensibilità di
Cristina Comencini mi ha sempre ispirato, mi piace molto anche Saverio Costanzo,
perché ha la capacità di affrontare i temi molto delicati con una regia
espressiva e significante. Il mio attore italiano preferito è Pierfrancesco
Favino.
Qual è la tua ossessione
professionale?
La mia ossessione?!
Dopo che ho finito di girare le scene, le ripeto fuori dal set ancora per altre
48 ore, fin nei minimi particolari, rimuginando tutti i stati d’animo espressi
( avevo detto che non sono normale ) scherzo ovviamente. Sono estremamente
critica verso me stessa, in maniera maniacale, e penso sempre che avrei potuto
fare meglio.
Hai un sogno artistico?
Un
sogno artistico: deve ancora avvenire. O meglio vorrei interpretare i personaggi
femminili con mille sfumature dando vita a mille espressioni che possono
contenere l’animo femminile. Mi vengono in mente i personaggi come “Thelma
& Louise” di Ridley Scott o come “La pazza gioia” di Paolo Virzì. Che
poi le accomuna una complicità che si crea tra due donne che si interrogano tra
di loro sui diversi piani del codice dell’anima. Credo molto nell’amicizia
tra due donne, di scambio e condivisione profondamente umano come in una storia
d’amore. Nella mia ultima esperienza lavorativa recito insieme, per tutto il
film, affiancata dalla mia collega e mi è piaciuta molto questa esperienza. Mi
piacerebbe approfondire questa esperienza in duetto con una donna, toccando temi
profondi e significativi. Il cinema deve cambiare le vite delle persone,
diceva Jodorowsky, essere un arricchimento psicologico e spirituale. Ritengo che
l’arte deve far scaturire nelle persone dei pensieri e riflessioni che danno
il coraggio per cambiare le loro vite, perché per cambiare il mondo che è il
macrocosmo, bisogna prima di tutto cambiare se stesso e iniziare dal proprio
microcosmo. L’arte deve lavorare sull’anima, perché è possibile
controllare le menti delle persone ma non le loro anime.
Quando non
lavori, curi degli hobby? Fai collezioni?
Quando non lavoro svolgo una vita normalissima. Sono abbastanza solitaria, amo
la natura, fare lunghe passeggiate, unirmi ai tramonti, amo condividere il tempo
con le persone che fanno parte della mia vita, amo preparare le cene per loro.
Non colleziono altro che i momenti di magia con le persone che amo.
Un tuo pregio
e un tuo difetto?
Il mio pregio è
anche il mio difetto, così come la mia forza che è anche la mia debolezza: è
la mia estrema sensibilità ... ah però quante emozioni.
Chi e cosa
porteresti su un’isola deserta?
Su una isola deserta andrei con le cuffie attaccate a un walkman per ascoltare
la musica osservando i più bei tramonti ... con chi? Ma perché non mi aspetta
un “Tarzan” di là da copione?! :) ... scherzo.
Qual è il tuo tallone d’Achille?
Sono fragile, ma le mie fragilità sono anche il ponte verso la mia forza e
anche una bella fonte per il mio lavoro. E ho capito che devo sfruttare tutto
della mia fragilità.
L’ultima
volta che hai pianto e perché?
L’ultima volta che
ho pianto è stata una settimana fa. Ero in ospedale, al Bambin Gesù e ho visto
i bambini soffrire, uno scenario che è davvero impossibile da accettare, ho
visto una bambina siriana con il corpo e viso bruciato, reduce dalla guerra: nei
suoi occhi ho visto il mondo che si annulla.
Com’è il tuo rapporto con la
Fede?
La fede è
fondamentale, ma non intendo la fede come un attaccamento a una religione: non
appartengo a nessuna religione. Per me la Fede è qualcosa che ha a che fare con
la Vita, la Bellezza, la forza d’animo che si rivolge verso il “bene”.
Quella forza d’animo che ti fa svegliare al mattino con la voglia di esplorare
questo mondo, sopratutto nei tempi
che stiamo vivendo oggi, in cui il mondo va “in caduta libera”, i valori
come l’amore, la bellezza, il rispetto, la dignità mi tengono ben piantata
sulla terra, nel bene e nel male rimangono le mie colonne portanti del mio
essere come la bussola che mi guida verso le esperienze migliori, che mi fanno
crescere, che mi fanno migliorare, che creano più spazi dentro e fuori di me,
che mi guidano nel sperimentare la
felicità. Ritengo che la felicità è un diritto e inizia con la fede. Come?
Nutrendo il proprio spirito. Perché l’anima, come il corpo, ha bisogno di
cibo. Cibo che la fa sentire bene. Amore, bellezza, rispetto, dignità sono i
miei piatti quotidiani che coltivo costantemente. La mia preghiera è la
“Gratitudine”. Se vivi ogni giorno come un dono e fai di questo il tuo stile
di vita, vedi poi come la vita si trasforma. La Vita è semplice per me. Siamo
qui per la nostra evoluzione. La Fede è quella voce interiore nel profondo
dell’anima che ti sussurra il cammino attraverso i suoni, che ti guida per
usare il tuo potenziale il più possibile, per risuonare con la bellezza. Luce
è la destinazione, gioia sono le indicazioni, l’amore è la via. I momenti di
buio sono la “benedizione”, perché sono i passaggi necessari su una scala
per salire da un gradino all’altro, così come il dolore deve essere
“masticato e sputato”, per proseguire avanti, altrimenti diventa ristagno e
non vita. Quando abbiamo
acquisito l’apprendimento
che ogni singola cosa che
viviamo nel bene e nel male compone un puzzle del quadro totale della nostra
vita, e del nostro avanzamento, riusciamo in qualche maniera a vivere con
l’accettazione e con meno paura … questo si chiama la consapevolezza. La
fede in questo passaggio è fondamentale. Scherzando dico sempre “che non
usciamo vivi da questa vita, almeno godiamocela”. I momenti difficili
insegnano il valore dell’essenziale, quelli belli ad apprezzare la Vita.
Che rapporto
hai con i soldi?
I soldi sono solo
energia che va e viene, spesso sono la conseguenza delle nostre azioni. E’
come seminare e raccogliere i frutti e goderli. C’è la stagione per ogni
cosa. In questo mondo, dove è “dio denaro” che muove ogni cosa, io credo
che l’amore sia un’energia molto più potente del denaro.
Cosa ne pensi
della battaglia contro il fumo?
Ognuno è libero di
scegliere se fumare o meno. Il vero inquinamento si deve combattere
rivoluzionando le multinazionali che sono i veri nei oscuri del nostro pianeta.
Hai dei complessi?
Complessi non ne ho.
Ma sono molto timida, soprattutto quando mi innamoro, divento come una perfetta
imbranata e rischio di comportarmi in modo goffo .... almeno chi osserva questo
quadro ha da ridere abbastanza.
La dichiarazione d’amore (o
lettera) più stramba e divertente che hai ricevuto?
Diciamo
che la mia idea sull’amore si esprime nei termini di esperienza condivisa,
basata sulla Vita reale e non dentro una lettera d’amore. Certo le parole sono
importanti, ma se non sono seguite dalle azioni rimangono parole buttate al
vento. Soprattutto questa è una epoca di “amore ai tempi dei link, e ai tempi
di like”, le parole non mancano. Detto ciò ti rispondo alla tua domanda sulle
dichiarazioni d’amore. Si, ho ricevuto qualche lettera d’amore nella mia
vita, poi ho avuto anche una persona che per Amore ha cambiato il continente
senza esitare un attimo. La proposta più stramba e divertente sull’amore
invece è stata una proposta a far parte dello scenario poligamo e non era una
scena di un film...io rido. Non è che io abbia dei pregiudizi, ma ho dei gusti
molto semplici e considerando e osservando i tempi che corrono, vedo spesso,
come si è svalutato l’amore e ridotto ai banali atti sperimentali di intimità.
Per me la vera trasgressione ai nostri tempi rimane un incontro tra due anime. E
lo considero un vero e proprio miracolo, perché è una cosa rara ed è per
questo che diventa molto preziosa, come un dono da vivere. Se banalizziamo una
cosa come l’amore, cosa ci resta?
I
tre oggetti dai quali non ti separeresti mai?
I
fiori, le candele, il vino e soprattutto la musica.
Parliamo un
po' di Roma. Quando ti sei stabilita nella città eterna, in quale occasione e
come ricordi l’impatto?
Non credo che la
parola esatta sia “stabilita”, perché sto sempre con un piede fuori
raccordo anulare.... scherzo. Ho lasciato la mia casa natale a 16 anni e ho
vissuto in giro per il mondo un po’ qui e un po’ là. Un periodo stavo in
Israele e volevo tornare in Europa per riprendere il mio lavoro di attrice. Cosi
Roma era l’ideale, perché ho vissuto in Italia per la maggior parte della mia
vita con appoggio a Milano. Ho fatto anche la modella per tanti anni a livello
internazionale avendo una casa a Milano. L’impatto con Roma è stato
traumatico all’inizio perché per tanti versi l’ho trovata anni indietro
rispetto a Milano ed a altre città europee.
Quali sono
state le tue abitazioni romane ?
Ho cambiato mille
case a Roma. Mi sono capitate tante cose impreviste riguardo le case. Io dico
sempre che la mia vita si divide in due volumi: prima e dopo Roma. Ora vivo nel
quartiere di San Giovanni.
Attualmente
com’è il tuo rapporto con Roma?
Attualmente cerco di
vivermi le cose belle di Roma. La vita è un processo creativo. Qui faccio un
lavoro che amo ed esploro la bellezza che mi dona questa città. Ho delle
amicizie speciali che rendono dolce il mio passaggio qui. Del resto nulla è
imprevedibile e tutto può accadere. Non lo so se rimarrò qui per tutta la
vita. D’altronde la mia vita è sempre stata un viaggio a tappe da perseguire.
Io non appartengo a nessun luogo. Quando mi chiedono di dove sei, rispondo
“Del Mondo”. La mia casa è accanto a chi amo.
La cucina romana ti ha conquistata?
Cosa ti piace e viceversa? Hai una trattoria preferita?
AMO mangiare: adoro
la cucina italiana e quella romana. Amo la trattoria vicino casa mia “Mithos”,
in piazza Scipione Ammirato dove vado da anni.
C’è un angolino romano che ami
particolarmente? Se si, perché?
Amo il Tevere e i
suoi ponti. È sempre una poesia mentre li attraverso e mi perdo nel fascino
malinconico della vista sul Tevere. I ponti di Roma hanno il loro fascino e il
loro mistero. Un altro posto che amo è il chiostro del Bramante. Amo questo
posto perché oltre lo spazio-museo che è dedicato alle mostre, c’è una
caffetteria con il cielo al posto del soffitto. È un luogo magico dove amo
andare a prendere una tazza di tè. E poi fanno una torta all’arancio
che è una cosa unica.
Cosa ti manca di Roma quando sei via
per lavoro?
Sarò sincera,
quando sono fuori per lavoro, sono talmente immersa nell’esperienza che vivo,
che non sento la mancanza di Roma. Mi piace fondermi totalmente con i nuovi
luoghi, mi entrano dentro e li vivo totalmente e forse per questo non sento la
mancanza di Roma. Ma se proprio insisti ti dico che mi manca dopo un po’ il
caffè Romano:)
Come trovi i romani (pregi e
difetti)?
Poco sorridenti.
Quando cammino per le strade e osservo le persone, vedo tanti volti tristi ...
Cosa ti dà più
fastidio di Roma (esiste una Roma da buttare?)
Di Roma e in
generale mi da fastidio la superficialità e la poca gratitudine. È un po’
come l’ha descritta Sorrentino in “La Grande Bellezza”, dove mostra non
solo la Roma come troviamo su una cartolina, ma anche quella parte nascosta
dietro ai portoni, tutta quella
parte che non comprende i sentimenti puri, che sono quelli che riempiono in
maniera genuina la vita, insieme all’arte. Roma è una grande protagonista
dell’arte, ogni vicolo vibra di bellezza, di storia e di significati elevati.
Come vivi la Roma by night?
Amo
uscire a cena con gli amici, mi piace andare ai concerti, al cinema, alle mostre
e
a teatro. E ogni tanto scappa un bicchiere di vino da Camponeschi, il
giovedì sera.
Roma offre tanto da questo punto di vista.
Nei momenti
liberi in quale zona di Roma ami rifugiarti?
Nel tempo libero amo
passeggiare nella zona Monti, campo de Fiori o Trastevere. Amo perdermi tra un
vicolo e l’altro scoprendo le strade nuove.
Un paio di consigli alla sindaca di
Roma Virginia Raggi?
Direi
tante cose ma forse una la direi subito, partendo dall’ABC della cura del
luogo in cui viviamo: che anche il “corpo” di Roma per respirare e vivere ha
bisogno di essere pulito. Non è possibile, ne accettabile, ne rispettoso,
tenere la città in queste condizioni, invasa dai rifiuti ... "La Grande
Bellezza" lascia desiderare.