Anansi
(Stefano Bannò) Trento 9.5.2011
Intervista di Gianfranco Gramola
Un
musicista trentino umile e disponibile che
pensa positivo grazie alla musica
Anansi,
all’anagrafe Stefano Bannò, nasce a Trento il 14 maggio del 1989 da genitori
siciliani. Fin dall'infanzia, dimostra un'inclinazione naturale verso la musica
e in particolare verso la composizione. Dal suo primo contatto con la musica
all’età di 9 anni, impara gradualmente a suonare chitarra, basso e
percussioni e 13 anni scrive la sua prima canzone "No Racism",
mostrando precocemente il suo impegno sociale e politico. Due anni dopo fonda i
Buffalo Soldiers e inizia a esibirsi in live in tutto il Trentino Alto Adige a
festival come “Sfumature 2005”, “Maggio Rock 2005”" e “Destortom
2006”. Nel 2006 si trasferisce in Irlanda, dove scopre nuovi aspetti della sua
musica e della sua vita. Mentre frequenta l'ultimo anno di scuola superiore ed
ha ancora 17 anni, suona in un pub di Carlow ogni lunedì sera per guadagnarsi
qualche soldo, fingendo di essere maggiorenne. Durante la sua permanenza
all'estero, suona nelle strade di Londra, Dublino, Galway e Kilkenny, sempre in
viaggio con uno zaino e una chitarra. Si esibisce con il cantautore Joe Cleere e
si unisce alla band reggae di Kilkenny Ghost Town. Suona parecchi concerti in
giro per il sud-est d'Irlanda e registra il suo primo album solista. Nel
2007-2008 torna ad esibirsi in giro per il Nord Est d'Italia a festival come
“Mesiano 2008”, “Matscher Au Open Air Festival 2008”, “Dolomiti Ski
Jazz 2009”. Tra agosto e ottobre 2008 Anansi collabora con l'etichetta
indipendente tedesca Big Belly Records e scrive il pezzo “Love me or leave me
alone”, la sua prima uscita ufficiale. In giugno 2009 esce il suo primo album
solista “Anansi” con Distar Records. Si esibisce nell’estate 2009 al
Calabash Club di Berlino con Fire Foundation e I-Shence e a festival come il
“Rototom Sunsplash” nella Showcase Area, “Rafanass 2009” (in apertura a
Anthony B), “Wintersplash 2010” e “Mi ami ancora”. In luglio 2009 entra
nella band Roy Paci & Aretuska, la più famosa reggae/ska/patchanka band
italiana, come Mc/vocalist e si esibisce in tutta Europa,
suonando a importanti
festival come Nuke Festival (Wiesen, Austria), Das Fest (Karlsruhe, Germania),
Le Nuits Du Sud (Vence, Francia), Musica del Mondo (Isola d'Elba, Italia),
Demofest (Lamezia Terme, Italia), La Mar de Musicas (Cartagena, Spagna), Fiesta
de Santiago (Santiago de Compostela, Spagna), Salento Summer Festival (Lecce,
Italia), Etnafest (Catania, Italy), Negro Festival (Salerno, Italy). In ottobre
2009 suona con Roy Paci & Aretuska a New York e nel New Jersey. Nel maggio
2010 esce “Latinista”, ultimo album di Roy Paci & Aretuska, in cui
Anansi affianca quella del musicista siciliano come co-interprete e co-autore.
Durante il rispettivo tour promozionale “Mundo Tour”, la band fa tappa in
molte città italiane in occasione di eventi molto importanti, come il “Primo
Maggio” di Roma, il “Womad Festival” a Palermo e gli Mtv Days a Torino. In
ottobre 2010, insieme alla famiglia Aretuska, Anansi partecipa a HitWeek,
durante la quale ha modo di esibirsi nei
celebri club “Le Poisson Rouge” di New York ed “El Rey Theatre” di Los
Angeles, dividendo il palco con Negrita ed Apres La Classe. La musica di Anansi
è ispirata da molti generi diversi, tra cui il reggae, l’hip hop, il pop e il
rock attraverso i quali vuole esprimere i temi più significativi delle sue
canzoni: la pace, la tolleranza tra i popoli, la positività, l’autostima e la
coscienza della responsabilità sociale. Nel 2011 Anansi è in gara al 61°
Festival di Sanremo nella sezioni giovani con il brano “Il Sole dentro”
contenuto nel suo nuovo album di
inediti “Tornasole”.
Ha detto:
- Sto
apprendendo sempre più a non giudicare un’artista a priori, a giudicare un
quadro dalla cornice. Dietro le persone che lavorano nel mondo dello spettacolo,
ci sono spesso delle ottime persone. Morandi ne è la conferma.
- Il mio pezzo sanremese romane, con molta
felicità e un po’ di stupore, tra i pezzi del Festival più suonati in radio.
- Ho sempre pensato che è bello suonare,
perché ho sempre considerato la musica il miglior mezzo a mia disposizione per
esprimere emozioni, sentimenti, idee politiche, cose che vanno al di là
dell’esibizionismo a una kermesse televisiva.
- Del Festival non c’è un momento
particolare, ma tante diverse emozioni. Per esempio l’esibizione con
l’orchestra, le chiacchiere con i big della canzone italiana e l’aver
ricevuto i complimenti di Mogol.
Curiosità
- Vive
a Povo (Trento).
- E’
allergico al polline.
- Ha
pubblicato due album: Anansi (2009) e “Tornasole (2011).
Intervista
L’appuntamento con Anansi è in piazza
Duomo a Trento, vicino alla fontana del Nettuno. La piazza è affollata di
gente. Al suo arrivo le ragazzine, riconoscendolo, gli chiedono l’autografo e
lui umilmente, da buon trentino, accontenta le sua fans. Per l’intervista ci
accomodiamo nella hall dell’Hotel Venezia, a due passi dal bellissimo Duomo di
Trento.
Da
quando suoni e che scrivi canzoni?
Avevo
circa 13/14 anni quando ho cominciato a strimpellare. Ho iniziato un po’ per
gioco, in maniera quasi scherzosa, quasi in modo da fare mio e assorbire e
mettere in pratica quello che ascoltavo. All’epoca ascoltavo tanto Bob Marley
e i cantautori di protesta americani come Tracy Chapman, Bob Dylan e altri. Poi
mi sono appassionato seriamente e pian piano è diventata una professione.
Qualcuno
in famiglia ti ha trasmesso la passione?
Ho
uno zio (Luigi, ndr.) che è sempre stato vicino alla musica e suona e agli
inizi è stato lui che mi ha trasmesso questa bellissima passione. Poi è stato
decisivo il fatto che un mio cugino, che in realtà è anche il mio miglior
amico e mio mentore da sempre, quando avevo 13 anni mi ha dato una musicassetta
di Bob Marley dal titolo “Catch a Fire”, uno dei suoi primi album del
cantante giamaicano. Ascoltare questi ritmi esotici mi ha affascinato molto.
L’ambiente
dove vivi, influenza molto la tua fantasia, l’estro, l’ispirazione?
Si!
Abbastanza. Però la cosa fondamentale e che mi ha influenzato molto è stato il
fatto di viaggiare tanto, di guardare e conoscere tanti posti diversi e di
conoscere altre culture in
giro per il pianeta. Sono stato in Irlanda, in Inghilterra, negli Stati Uniti
dove ho fatto qualche live, ho girato tutta l’Europa. Ho suonato con Roy Paci
che mi ha trasmesso e insegnato e mi ha influenzato molto. Tutto questo è stato
un pro e basta.
Nell’arco
della giornata qual' é il momento più creativo?
In
realtà non c’è un momento preciso. Spesso quello che favorisce la scrittura
delle canzoni è un discorso come quello che possiamo avere io e te anche
adesso. Succede qualcosa in politica, succede qualcosa nella cronaca, qualsiasi
fatto o evento succeda, si discute in maniera critica ovviamente, crea dei
presupposti per creare un testo. Inoltre fa molto il fatto di immedesimarsi e
fare un viaggio mentale e andare al problema.
Scrivi
prima la musica o le parole?
In
realtà a volte prima la musica e a volte prima le parole e spesso tutte e due
insieme. Non c’è una regola fissa o un metodo da seguire. E’ una cosa che
viene spontanea.
Anansi
è un nome d’arte particolare, legato ad un ragno africano. E’ vero?
Si!
Sono appassionato alle sue leggende. Era di pomeriggio e stavo in Irlanda. Mi
ero appisolato e ho fatto un sogno popolato da ragni e di un personaggio a cui
si era appoggiato sulla testa appunto un ragno. Un po’ ha favorito il fatto
che l’immedesimarmi in questo personaggio, mi ha poi dato questo nome.
Come ricordi l’esperienza di Sanremo?
Deludente, soddisfacente, era come te lo immaginavi?
Ovviamente
mi sono sentito come un pesce fuori d’acqua nel senso che ho suonato in una
manifestazione importante solo con i Pittura Fresca, 14 ani fa, per cui è stata
una specie di sfida. In realtà questo mondo ti insegna molto, anche che ci sono
anche cose negative da cui tenersi alla larga.
Un
personaggio che ti ha colpito molto?
Gianni
Morandi mi ha colpito molto, perché mi sembra una persona genuina e umile. Mi
sono reso conto che nel fare questo tipo di lavoro, cioè in quello dello
spettacolo, devi ridere per forza, come sotto contratto, come se ci fosse un
interruttore. Mentre in realtà ho visto questo sorriso da parte di alcune
persone, che era genuino e naturale. Fra questi Morandi ovviamente. Ricordo che
eravamo all’Ariston per Sanremo Giovani, alcuni giorni prima del Festival.
C‘era questa porta di vetro e Morandi la stava quasi buttando giù a forza di
salutarci. Aveva le sua guardie del corpo ma alla fine lui è venuto da noi da
solo a salutarci. E’ una persona eccezionale. Lui mi ha colpito molto.
Quali
sono stati i tuoi maestri?
Bob
Marley sicuramente. Di contemporanei soprattutto Ben Harper, artista poliedrico
che mi ha insegnato tutto. Il mio genere non è soltanto il raggae ma in qualche
modo cerco di avvicinarmi a certe sfumature e lui è la prova vivente che la
musica può avere davvero miliardi di sfaccettature, miliardi di modi di farla.
Com’è
nata la tua “Il sole dentro”?
E’
una canzone nata un po’ per gioco, una canzone molto semplice che inizialmente
era scritta in inglese ma poi la traduzione è venuta spontanea. E’ una
canzone all’insegna della positività.
Le tue musiche spaziano dal reggae al
rock. Ma c’è anche “King of Kings” che è
un gospel?
La
musica è come una grande enciclopedia che ci dà tanta conoscenza e ci da tanti
modi di esprimere un sapere. Quindi questo tentativo da parte mia di rendere
universale questo linguaggio, non scegliendo soltanto l’eccezione di una
parola, ma in qualche modo prenderle tutte e poi provare a renderle in musica.
King of Kings, è un pezzo che ho scritto tanto tempo fa e parla di Gesù non
tanto come Gesù Cristo, ma come Gesù il maestro. E’ innegabile che questi
insegnamenti ci siano stati. In qualche modo mi sembra che questo grande
personaggio abbia dato una svolta e abbia creato dei presupporti su cui vivere
in maniera diversa rispetto all’epoca in cui ha vissuto, aldilà delle
interpretazioni e della creazione di istituzioni che non hanno niente a che fare
con quella che è la mia spiritualità, più che fede. Con questa canzone non mi
riferisco a nessuna confessione e a nessuna istituzione ecclesiastica.
Prima
di suonare, hai fatto qualche lavoro?
Suonare
è sempre stata la mia passione e ho sempre portato avanti questa voglia di
esprimermi, anche a livello locale, dove ci sono stati periodi in cui suonavamo
tantissimo. Poi anche fuori regione dopo l’uscita del mio primo album. Il
fatto di aver suonato con Roy Pace ha fatto di questa cosa la mia professione.
Prima ho fatto il maestro di scuola elementare ad Aldeno, grazie ad un diploma
che avevo preso in Irlanda. Quindi a 19 anni mi sono trovato ad insegnare a
questi bambini di 10 anni e l’ho trovato molto formativo. Dopo ho lavorato per
Religion Today, dato che ho una grande
passione per le religioni e la traduzione di alcuni film sottotitolati,
dall’inglese all’italiano.
Se
tu non avessi fatto il cantante, quale sarebbe stato il tuo futuro?
Io
sono tutt’ora iscritto all’Università studi di Lettere classiche. Non lo so
quale sarebbe stato il mio futuro se non avessi fatto il cantante. Non c’ho
pensato. Forse l’insegnante (risata).
Qual
è stato l’incontro che ti ha cambiato la vita?
Quello
con Roy Pace penso sia stato quello più importante. Poi ci sono stati vari
incontri. A 13 anni conoscevo molto bene Goran Kuzminac, che abitava a
Villazzano, perché sua figlia era una delle mie migliori amiche. Lui stesso mi
ha costruito una chitarra che uso in live. Goran mi ha invitato ad aprire un suo
concerto qui a Trento. Allora avevo 13/14 anni. Quindi il fatto di essere
spronato da un musicista che ha visto la musica dall’alto, in qualche modo mi
ha dato un incoraggiamento, la forza di credere nelle mie capacità e il
desiderio di andare avanti n questa avventura musicale.
Hai
fratelli e sorelle?
Ho
un fratello che vive in Inghilterra e suona il piano.
Che
lavoro fanno i tuoi genitori?
Mio
papà fa il grafico da parecchi anni e mia mamma è una dipendente della
Provincia, ma in realtà lavora per la scuola.
Le
scuole le hai frequentato a Trento?
Si!
A parte un anno che sono andato in Irlanda e ho preso lì il diploma. Ho fatto
quattro anni delle superiori invece di cinque.
Come
ricordi la tua infanzia trentina?
Ho
tanti bei ricordi della mia infanzia. Un’infanzia serena, spensierata come
tanti ragazzi della mia età in una Trento un po’ più tranquilla. Ricordo con
piacere anche la Sicilia, il
paese dei miei genitori. Per parecchi mesi l’anno scendevo giù, quando ero
ragazzino e con la famiglia andavo a trovare tutti i parenti e mi godevo le
bellezze della Sicilia.
Com’è
nata la tua amicizia con i Bastard?
Ci
siamo conosciuti parecchi anni fa, però non mi ricordo in quali circostanze.
Abbiamo partecipato insieme ad un concorso al Festival Acustico qui a Trento al
Centro Musica. Loro arrivarono primi ed io terzo. Dopo la premiazione siamo
andati tutti al parco S. Chiara di Trento a fare una jam session improvvisata e
lì ci siamo conosciuti. Poi mi hanno invitato a fare una un intro nella
versione iniziale della loro canzone “Amor carnale”.
Il
complimento più bello che hai ricevuto?
Tantissimi.
Però è bello incontrare ragazzi di diverse età, di diverse estrazioni
sociali, di diversi ambienti, e vedere che in qualche modo le percezioni e le
sensazioni che hanno con la mia musica combaciano. Questo per me è bello e lo
paragono ad un complimento per il mio lavoro e il mio modo di esprimermi.
Cos’è
per te la felicità?
La
felicità è la felicità. Non c’è altra risposta. Perché se uno comincia a
domandarselo sbaglia. Se ci fosse una via, un segreto o una ricetta per essere
felici, allora saremmo tutti felici.
Ti
interessi di politica o meglio un’artista deve essere impegnato
ideologicamente?
Nel
periodo storico che stiamo vivendo, non dico che è un obbligo, perché nessuno
è obbligato a fare nulla, però secondo me è un presupposto molto importante.
Perché alla fine, anche quando ci si sta divertendo con la musica, soprattutto
per i giovani, è uno dei mezzi più efficaci per comunicare una cosa, una
necessità, un bisogno una esigenza. Per cui questa cosa è molto importante e
nella mia musica c’è molto questo aspetto.
Ti
ritieni fortunato?
Si!
Molto.
Un
tuo sogno artistico?
Collaborare
con artisti che sono i miei idoli. Sono davvero tanti.
A
chi vorresti dire grazie?
Ai
miei genitori in primis e a mio fratello Loro hanno sempre avuto fiducia in me e
hanno sempre creduto in quel che facevo, soprattutto in certi momenti che avrei
potuto dedicarmi ad altro perché non c’era un obiettivo vicino, un concerto o
altro. Loro mi hanno sempre sostenuto.
Sei
fidanzato?
No!