Annalisa
Aglioti (attrice e danzatrice)
Roma 21.2.2024
Intervista
di Gianfranco Gramola
“Il
problema di noi artisti è quando viviamo quei momenti di pausa, quei momenti di
isolamento, di creatività che vanno coltivati. In quei momenti non bisogna mai
fermarsi, bisogna concentrarsi, studiare, creare, scrivere in modo tale da
essere pronti per il prossimo appuntamento”
Annalisa
Aglioti è nata a Bari il 17 agosto 1974. Laureata in Storia dell'Arte
inizia il suo percorso artistico con la danza, in particolare con il
teatro danza di tradizione tedesca. Nel 1994, dopo avere studiato presso il
Teatro Kismet, con la maestra Lucrezia Zazzera, e presso la Fondazione Piccini
di Bari, dopo quattro giorni di audizione, è ammessa alla Fokwang Hochschule di
Essen, diretta da Pina Bausch, dove studia danza contemporanea, teatro danza,
danza classica, flamenco e composizione coreografica. Debutta come attrice e
autrice nel 2006 con il suo monologo Tg dell'inconscio, e nel 2007 inizia la sua
carriera come comica televisiva nel programma Seven Show dell'emittente
televisiva Europa 7. Decide quindi di iscriversi alla scuola di recitazione di
Beatrice Bracco, che segue per due semestri e diversi seminari intensivi,
diventandone poi insegnante di movimento per gli attori.
Sempre nel 2006, scrive e dirige la sua prima commedia, Amiche, e cura la
regia di movimento dello spettacolo teatrale Sole nero di Giulio Stasi. Come
attrice teatrale ha lavorato con diversi registi di teatro contemporaneo, tra i
quali Claudio Collovà, Piero Maccarinelli, Cesare Ronconi presso il Teatro
della Valdoca e Pascal la Delfa. È stata insegnante di movimento della scuola
Beatrice Bracco, di Fabrica artistica (scuola di recitazione di Rolando Ravello),
dell'Acting Academy di Claudia Gerini ed è assistente e trainer dei laboratori
intensivi residenziali di Massimiliano Bruno.
Nel 2013 pubblica il libro “Enciclopedia della moglie modello”, edito
come ebook da Vanda Epublishing di Vicki Satlow e in cartaceo da Edizioni
Anteprima e considerato da Panorama libri al primo posto tra i libri necessari
per "sopravvivere" in coppia. Ha ricevuto parecchi premi e
riconoscimenti.
Tra gli
altri lavori a cui Annalisa Aglioti ha partecipato come danzatrice o attrice,
principalmente a Roma, Berlino e Wuppertal, figurano:
2023 Paura
- 2017/2018 Sogno di una
notte di mezza estate - 2016 - Milf, mostra il lato femminile - 2015 - Tania e
Clara - 2015 - Tre ex in affitto - 2014 Chi
è senza peccato, fa una vitaccia - 2013- Orgasmo, pulp o fiction? 2012
Punto e a capo – 2012 Una
moglie modello quasi santa – 2011 È
facile smettere di sposarti se sai come fare - 2011
A qualcuno piace caldo conferenza-spettacolo sul surriscaldamento del
pianeta - 2011 Roma, singolare
femminile - 2010 Nell'occhio,
nell'orecchio, nei muscoli tesi - 2010 Bambine
cattive - 2009-2010-2011 Passpartù
- 2008 Sacrificale, vuoto -
2006 Attrazione elementare - 2004
In pectore e Nek - 2000 Microonde
- 2000 – Ring – 1999 - 2000- Odido - 1997 Eurofunnel - 1994
La cucina - 1993- Tyrannosaurus Rex.
Televisione
2018
La vita in diretta, ospite comico ricorrente per tutta la stagione del
caffè delle donne di Francesca Fialdini - 2018
Immaturi, La serie, di Paolo
Genovese - 2015 Tutti insieme
all'improvviso - 2012 - 2013 – Colorado - 2010 - 2011
Zelig Off - 2010- Bambine
Cattive – 2007 - Seven Show.
Cinema
2015
Basta poco - 2015 Anatomia di un amore – 2014
Confusi e felici - 2012 La
scala mobile, cortometraggio - 2007 Va
tutto bene, cortometraggio - 2004 Uska,
videoclip.
Intervista
Mi
racconti del tuo spettacolo “Paura” che sarà al Teatro de’ Servi dal 22
febbraio al 25 febbraio? E’ uno
spettacolo comico che fa riflettere?
Speriamo che
faccia riflettere. Sicuramente la nostra regista Michela Andreozzi ha proprio
puntato a fare un lavoro dove non si ride sempre, perché come dice lei il
pubblico a ridere sempre si stanca, quindi ha bisogno
proprio di fare delle pause. La comicità richiede un’attenzione molto
acuta perché c’è uno scambio molto forte con il comico. Lei dice che ci
vogliono dei momenti più lirici, più poetici. Ora noi cerchiamo di suscitare
delle riflessioni perché in generale si tende a considerare la paura come la
rabbia, come la tristezza, come tutte le emozioni tra virgolette negative come
delle cose in cui colpevolizzarci, delle cose da rimuovere, delle cose che in
generale non vanno bene, soprattutto in epoca social si tende sempre a mostrare
di sé quella parte vincente, quella più positiva, più smart. Invece
noi diciamo che la paura è un emozione costruttiva perché ci permette di
tirare fuori il coraggio, perché se non ci fosse la paura noi non avremmo
quella spinta a tirare fuori questa forza d’animo. Ed è soprattutto è una
grandissima difesa perché ci difende dal nostro sistema di allarme, di
salvataggio che ci protegge quando una cosa per noi non va bene.
Fondamentalmente cerchiamo di provare un po’ a perdonarci, a cercare di
sentirci meno in colpa quando siamo spaventati. Queste paure bisogna farsele
perché ci dicono tante cose di noi in realtà, dei nostri limiti, del momento
giusto per fare una cosa. Infine non è solo un fatto di cosa si sceglie ma
anche di quando si scelgono delle cose, che forse, in quel momento, non si era
pronti a fare un determinato passo. Questa è la parte riflessiva come mi
chiedevi nella domanda. Poi però diciamo che è uno spettacolo che si svolge in
una chiave brillante, dove ci sono questi personaggi che sono un po’ il
ribaltamento comico delle paure, quindi c’è la moglie modello che rappresenta
la paura della solitudine che è la donna zerbino, disposta a fare qualsiasi
cosa pur di tenersi l’uomo. Poi c’è la
gattara che invece rappresenta la paura di una relazione, perché oggi
spessissimo ci sono persone che giustamente si chiudono
in se stesse e hanno proprio una relazione con il proprio gatto o il
cane. Poi c’è la paura del giudizio che è incarnata dal personaggio di zia
Pinella, che rappresenta un po’ l’ambiente familiare giudicante, in cui
tutti si sentono in cattedra e ti
chiedono “Che lavoro fai? Quando guadagni? Quanti figli hai??”. E poi la
paura di sbagliare, la paura della morte e la paura della maternità.
Affrontiamo tante paure però
cercando sempre di alleggerire soprattutto attraverso la condivisione, perché
tirando fuori dei sentimenti che sono comuni, forse si riesce ad uscire un po’
sollevati dallo spettacolo. Alla fine noi riusciamo
a scherzare dei nostri sentimenti più nascosti, più spesso anche di quelli che
ci vergognamo, quindi è già tantissimo se riusciamo a riderci sopra.
Con lo
spettacolo sarai in tournée o verrà rappresentato solo a Roma?
Sicuramente
lo porteremo in giro per l’Italia questa estate e poi lo riprendiamo questo
autunno.
Parliamo
della tua carriera. Ho letto che hai iniziato con la danza. Com’è nata la
passione? Hai ballerini in famiglia?
Mio zio
Antonello Aglioti, pittore, regista e scenografo, era stato un punto di
riferimento di tutte le avanguardie degli anni ’70 perché lui era compagno di
Memè Perlini, avevano a Roma il teatro della Piramide, che era un teatro di
avanguardia, di sperimentazione, quindi diciamo che io ero vicina a lui pur non
frequentandolo perché lui stava a Roma e io a Bari. Io poi mi ero appassionata
del teatro danza di Pina Bausch, infatti ho fatto quel percorso lì, in Germania
ho fatto la sua scuola, ho lavorato con lei e poi da lì, attraverso la
scrittura dei miei pezzi e attraverso lo studio della
recitazione sono giunta al teatro. Però è stato un passaggio fluido e ho poi
cominciato a scrivere delle cose per cui ho fatto Zelig, Colorado e poi da lì
ci sono stati i provini per le fiction “Gli immaturi”, la serie e “Non ci
resta che il crimine” e i film con Massimiliano Bruno. La mia più grande
sfida era riuscire a fare uno spettacolo da sola e penso che tutti gli attori
sentono di voler dire qualcos’altro, rispetto ai diversi
registi e autori con i quali lavorano e quindi magari uno si mette a
scrivere e vengono fuori delle idee personali.
I tuoi
genitori come hanno preso la tua scelta artistica? Avevano in mente un altro
futuro per te?
Sicuramente
mio padre da avvocato aveva provato a suggerirmi di laurearmi in giurisprudenza
ma io mi sono laureata in storia dell’arte. Però è stato molto bello perché
attraverso di me loro si sono appassionati al teatro, alla danza e al cinema.
Mio padre non c’è più però era appassionato di musica, aveva gli
abbonamenti nei principali teatri di Roma. Io ho portato questa dimensione a
casa mia che però c’era già una profonda apertura, non c’è mai stato un
pregiudizio. Noi pugliesi siamo tutti un po’ aperti, ma sicuramente ci sono le
preoccupazioni perché questo è un lavoro che ti porta ad avere tantissime
delusioni, sconfitte, quindi uno può essere preoccupato per quello, come
genitore. Però no, loro si sono sempre entusiasmati.
Ho letto
che sei anche autrice. Qual è il momento della giornata più fertile per
scrivere i tuoi pezzi?
Sicuramente
la prima fascia del pomeriggio, perché io faccio una pausa pranzo di 5 minuti e
poi mi rimetto subito a lavorare. Diciamo che io tra le 12.00 e le 16.00
è il momento della giornata in cui sono più attiva mentalmente, più
concentrata, poi diciamo che sono una che non si ferma mai.
Ho vi sto
che hai scritto un libro dal titolo “Moglie modello”. Hai già in progetto
il prossimo libro?
Magari, tanti
mi chiedono perché non ne faccio un altro. Sinceramente adesso non lo so,
magari un libro tratto da questo spettacolo potrebbe essere un bel progetto. Però
quel libro è stata una bellissima avventura di alcuni anni fa e ancora adesso
vendiamo le coppie del libro dopo lo spettacolo.
Cinema,
teatro e televisione. In quali di questi ambienti pensi di dare il meglio o ti
senti più tuo agio?
A me basta
stare con un testo in mano e sono
contenta, poi che sia cinema, teatro o televisione a me va bene tutto,
l’importante è lavorare. Di conseguenza mi sento a mio agio e sicuramente ci
sono le ansie del momento, le paure, la concentrazione, però in questi ambienti
mi sento proprio a casa. Il problema di noi artisti è quando viviamo quei
momenti di pausa che anche servono, momenti di isolamento, di creatività che
vanno coltivati. Nei momenti di pausa non bisogna mai fermarsi, bisogna
concentrarsi, studiare, creare, scrivere in modo tale da essere pronti per il
prossimo appuntamento perché nessuno lavora di continuo e questo è anche nella
natura delle cose. L’importante è sfruttare bene e in modo costruttivo i
momenti di pausa.
Con quali
idoli dello spettacolo sei cresciuta? Chi sono stati i tuoi miti?
I miei miti
sono stati Franca Valeri, Sandra Mondaini, Monica Vitti e Anna Marchesini. Io
sono più giovane e quindi non è che li ho visti come li hanno visti mio nonno
e mia madre, li ho rivisti dopo nei filmati, nei video su you tube, ho letto
tutti i libri di Franca Valeri. A me la comicità piace tutta, però nel teatro
l’insuperabile Pina Bausch credo che non la si possa criticare come
coreografa, ma lei è la più grande regista del ‘900 secondo me. Lei è
insuperabile e i suoi spettacoli girano il mondo.
Hai un
sogno nel cassetto?
Adesso stiamo
scrivendo con una mia amica regista un cortometraggio in inglese, un lavoro in
costume. Un progetto ambiziosissimo che spero di realizzare e questo è il mio
sogno nel cassetto. E’ difficilissimo a livello produttivo e organizzativo,
però ci provo.
Tu sei
barese ma vivi nella capitale. Come ricordi l’impatto con Roma?
L’impatto
è stato bellissimo e sono stata molto contenta di essere venuta a Roma perché
come artista ho capito subito che grandi opportunità poteva darmi questa città.
Per cui tutte le difficoltà le ho prese in maniera positiva perché ho
visto subito la ricchezza che ho trovato in questa città come
i contatti, i posti meravigliosi, i musei…
In che
zona hai abitato?
Sempre in
zona Flaminio.
Di Roma
cosa ti piace e viceversa?
A me piace
tutto di Roma e per come sono fatta io posso dire che vivo in una bella
metropoli e in Italia posso vivere solo a Roma, al massimo a Milano. Di Roma mi
piace tutto anche se ci sono problemi di traffico e di rifiuti, però come
dicevo prima è una città che offre tantissimo e mi dispiace che la gente ne
parla in senso negativo. Io ho una bambina di due anni e la mattina usciamo e
andiamo in centro, facciamo una passeggiata a piazza di Spagna e in qualche
parco. A Roma ogni quartiere ha un parco, a Bari c’è un parco per tutta la
città. Roma è una grandissima città, poi io sono laureata in storia
dell’arte quindi l’ho studiata tutta sia dal punto di vista archeologico che
storico, quindi le varie epoche, medievale e rinascimentale e il valore
artistico è immenso e non è paragonabile a nessun altro posto nel
mondo.
La
quotidianità romana è fonte di ispirazione per i tuoi spettacoli?
Si, anche se
non per forza romana, ma le persone di tutti i giorni sono oggetto di una mia
curiosità.