Antonio
Giuliani (comico) Roma 22.2.2004
Intervista di Gianfranco Gramola
Contro
lo stress "l'amaro Giuliani"
Antonio
Giuliani nasce a Roma l'11 gennaio 1967. Cabarettista puro, inizia ad esibirsi
nei locali capitolini riscuotendo immediatamente un grande consenso del
pubblico. Il suo debutto televisivo avviene nel 1991, su Rai 1 con Pippo Franco
nello spettacolo "Stasera mi butto". Successivamente, si classifica al
primo posto nella trasmissione "Ci siamo", condotta da Gigi Sabani
(Rai 2). Nel 1997 vince una puntata di "Gran Caffè" (Canale
5), condotto da Leo Gullotta, Pippo Franco ed Oreste Lionello. Sempre nello
stesso anno, partecipa come ospite alla trasmissione di Paolo Bonolis “Beato
tra le donne”, accrescendo la sua notorietà e diventando un vero idolo del
pubblico romano. Ospite per venti puntate al "Seven Show" (seconda
edizione), partecipa come ospite fisso e viene di nuovo riconfermato per le
trentacinque puntate della successiva edizione. Partecipa inoltre alla
trasmissione di TMC "Quando in America sorge il sole" di Anna
Pettinelli. Attore ed autore teatrale, esordisce come protagonista della
commedia “Fratture” , che nel 1998 lo vede replicare per ben 47 volte al
Teatro Arciliuto di Roma. Nel
1999 propone come autore ed attore protagonista la commedia “Porci e
bugiardi”, che riscuote il tutto esaurito al Teatro Ettore Pretolini. Approda
successivamente sul palco del Maurizio Costanzo Show e partecipa come attore al
programma “Scherzi a parte”. Nella stagione 2000, dopo aver girato un
divertente spot pubblicitario per la Garbini insieme a Massimo Lopez, affianca
come ospite fisso Gigi Sabani e Natalia Estrada in tutte le puntate di
programmazione della celebre trasmissione televisiva “La sai l’ultima”
(Canale 5). Dopo questa lunga e positiva esperienza televisiva, prepara e mette in scena “
No – stress Giuliani”, uno spettacolo con il quale diviene per eccellenza il
vero fenomeno antistress del pubblico romano, che si riconosce nelle situazioni
descritte dalle sue battute, ispirate alla vita quotidiana della capitale. Il 15 giugno 2000 approda al Teatro Olimpico, assaporando ancora la
soddisfazione di esibirsi davanti alla sala stracolma di ammiratori accorsi ad
applaudirlo. Per il comico romano l'amore per il teatro è troppo forte e in
autunno, dal 24 ottobre al 12 novembre, mette in scena al Teatro dei Satiri di
Roma, la nuova versione di " Porci e bugiardi " al fianco di Nadia
Rinaldi: ancora una volta è il tutto esaurito in tutti i giorni di
programmazione.
L’8
dicembre 2000 al Palaghiaccio di Marino, presenta “One man show”, dove
registra 6000 presenze, costringendo l'organizzazione ad una replica
straordinaria per il giorno successivo. Il 7 aprile apre la kermesse romana "Mostrocomico"
ed ancora una volta, con il tutto esaurito e replica del giorno successivo. Nel
2001 viene premiato con il premio Antonio De Curtis come Record Man di incassi
con 100.000 presenze e successivamente gli riconoscono il grande successo estivo
premiando Antonio per il miglior spettacolo 2000/01. Il grande successo riscosso
in questi anni, ha procurato ad Antonio Giuliani un contratto con la Cecchi Gori
Group per due film fiction e rappresentazioni teatrali.
Altro
successone nel 2003 con “Curva Sud”
Ha
detto:
- Lavorare
a Roma mi dà modo di sfogarmi artisticamente: parlo più romano e posso
permettermi di dire certe cose piuttosto che altre, naturalmente mai sconfinando
nella volgarità. Devo riconoscere, però, che anche a Milano e altrove la gente
recepisce bene il cabaret "alla romana", anche se proprio a Roma c'è
l'esplosione del genere.
- Adesso
te racconto una cosa che nun ce crederai…. Ma che me la racconti a fa’ se
nun ce credo?
- Che,
c’è Gigi? No! Sta ar bagno co’ la colica, se’ magnato tutta la cremeria.
Curiosità
- Il
nonno materno, ha fatto la comparsa nel film di Alberto Sordi “Il Marchese del
Grillo”.
- Ha
lavorato nell’edilizia, specialità contro soffitti.
Intervista
Com’è
il tuo rapporto con Roma, Antonio?
Con
Roma ho un rapporto molto buono, caro Gianfranco, perché
ci vivo da ben 37 anni, non mi sono mai allontanato e quindi è
diventata, diciamo, abituale.
In
quali zone di Roma hai abitato?
Io
sono cresciuto vicino a forte Boccea e ora sto vicino alla Borghesiana,
esattamente a via Termini Imerese.
Ti
piace la cucina romana?
Per
quanto riguarda il mangiare, non ho un buon rapporto, perché non amo le
verdure, non amo i dolci, ecc… La matriciana mi piace ma io mangio soprattutto
pesce e carne. Per quanto riguarda i fornelli, diciamo che il mio piatto
migliore è “la simmenthal”, perché è facile aprire la scatoletta (risata) e poi basta metterci un po’ di olio e di aceto e il gioco è fatto.
Frequenti
qualche trattoria?
Si!
Il pizza club dal Maroccio, che sta qui vicino casa mia e si mangia benissimo.
Per quanto riguarda il pesce vado sempre ad Anzio da “Er gambero d’oro”.
C’è
un angolo di Roma che ami particolarmente?
Diciamo
che il posto a cui sono legato è villa Borghese, piazza del Popolo e via del
Corso, perché una volta, per noi ragazzini era una sorta di ritrovo. Molta
della mia gioventù l’ho passata in quella zona, che ricordo molto volentieri.
Cosa
provi nel tornare a Roma dopo una lunga assenza?
Diciamo
che mi manca molto, a parte che io, quando vado in giro sto bene dappertutto e
con tutti, perché sono poliedrico e mi adatto, però dopo 3-4 giorni mi manca
proprio la città, il clima, la gente, il calore della gente. Devo dire che
provo una certa emozione nel tornare a Roma.
Dimmi qualcosa dei romani…
I
romani? Boni quelli (risata). I
romani sono sempre pronti allo scherzo e alla risata. Un difetto è che è un
po’ permaloso, nel senso che il romano se non lo prendi con le giuste
intenzioni e con le battute giuste è un po’ permalosetto, come lo sono io,
alle volte. Diciamo però che, in percentuale, ha più pregi che difetti.
Esiste una Roma da buttare, Antonio?
Sicuramente
alcune zone un po’ limitrofe a Roma, mezze abbandonate, dove ci vivono i cani
randagi e basta. Bisognerebbe bonificare queste zone e tirare su delle belle
palazzine con dei parchi e dei giardini, ecc… Poi c’è una zona, quella di
via Palmiro Togliatti, vicino al Prenestino, dove c’è un’infinità di
sfasciacarrozze. Per circa 5 Km. ci sono questi demolitori di auto che stanno
veramente male. Queste si dovrebbero spostare nelle zone abbandonate, un po’
limitrofe di Roma e al loro posto bonificare e fare quello che ti dicevo prima,
cioè palazzine, giardini e parchi.
Come vivi la Roma by night?
Diciamo
che non sono un habituè della notte. Il lavoro mio è stancante, perché capita
che devo fare 40 repliche a teatro, per due mesi di fila e quindi esco poco la
sera e quando capita di uscire con la Roma by night vivo un rapporto normale,
come tutti. L’unica cosa è l’essere conosciuto, l’essere un personaggio
noto specialmente nella mia città è un problema poter stare tranquilli, con
mia moglie e con gli amici. Tutti chiedono l’autografo, la foto con il
cellulare e mi sommergono di complimenti. Nonostante questo, sono rimasto una
persona tranquilla e con i piedi ben saldi per terra.
Qual è stata la tua più gran
soddisfazione artistica?
E’
stata l’altro anno, quando ho fatto “Curva sud”. Da romano “romanista”
come me, poter lavorare sotto la mitica curva sud, davanti a quasi 18.000
persone è stata una emozione unica ed incredibile. Non so se un giorno potrò
provare una gioia così forte, perché alla fine io sono una persona
molto ferma, molto forte sul lavoro, nel senso che quando salgo sul palco non mi
faccio prendere dal panico e mantengo sempre la situazione sotto controllo.
Invece quel mitico giorno la situazione mi è sfuggita di mano, cioè quando nel
finale, nel salutare il pubblico ho cominciato a piangere e s’è sentito dal
microfono che non riuscivo neanche a parlare. Devo dire che è stata una
grandissima emozione e non so spiegare cosa ho provato in quel momento.
Com’è nata la passione per lo
spettacolo? Hai qualcuno in famiglia che fa l’attore?
No!
Diciamo che l’unica persona nel campo era mio nonno, il padre di mia madre,
che ha fatto la comparsa nel film “Il Marchese del Grillo”, con Alberto
Sordi. Era uno dei quattro che teneva il Papa, quando lo portavano in spalla.
Forse qualcosa nel “gene” me l’ha dato mio nonno e poi devo dire un po’
anche la mia famiglia, mio papà e mia mamma e mio fratello che sono molto ma
molto simpatici. Mia madre è sempre pronta allo scherzo e alla battuta e mio
padre è uguale. Poi devo dire che da ragazzo avevo la passione di fare le
battute e a divertirmi con gli amici. Mi travestivo e facevo le imitazioni. Ero
un burlone, ecco. E con l’andare del tempo ho iniziato anche a scrivere dei
brevi monologhi per vedere se riuscivo a fare delle battute e nel frattempo
lavoravo nel cantiere e quindi non è che avevo tempo per pensare a cosa volevo
fare nella vita, perché il sostentamento era quel lavoro e allora andavo avanti
per quella strada. Poi crescendo e continuando a scrivere e a dire delle battute
carine e sul lavoro vedevo che gli operai lavoravano di meno (battuta) perché
mi ascoltavano e si divertivano. Magari una pausa che doveva durare da
mezzogiorno fino all’una, durava invece fino alle tre, poi arrivavano gli
architetti e si incazzavano con me perché i lavori non andavano avanti. E’
vera ‘sta cosa, Gianfranco. Alla fine ho preso la mia valigetta, una 24 ore
intera (battuta), c’ho messo dentro tutto e sono partito per questa
avventura, facendo le serate da 20 minuti, poi ho cominciato a scrivere brevi
monologhi, crescendo sempre di più e ho iniziato a curare la mia immagine. Non
è che ho pensato che con i primi
soldi, mi faccio la macchina. No! Ho investito tutto sull’immagine, quello che
guadagnavo, cioè cartoline, poster, ecc… perché ho capito che era l’unico
modo per crescere. Ci sono dei colleghi che hanno delle locandine che hanno 10
anni.
Ma i tuoi genitori che futuro sognavano
per te, Antonio?
Sicuramente
da calciatore, perché ero veramente forte sul campo di calcio, ero veramente
una speranza. Poi un infortunio, mi sono fratturato il menisco e il legamento e
poi avevo anche un carattere un po’ ribelle, nel senso che ero sempre in
movimento, non riuscivo a stare fermo e quindi dovevo fare attività o qualcosa.
Alla fine, grazie a quell’infortunio, ho cominciato a lavorare con altre
mansioni e poi ho mollato. Però adesso sono strafelice.
Quando non lavori, quali sono i tuoi
hobby?
Quando
non lavoro, sembrerà strano, ma il mio passatempo è la beneficenza. Vado
spesso negli ospedali a portare giocattoli ai bambini ammalati. Vado al Regina
Margherita, a Natale a portare i regali o a Tor Paola, nella Casa Famiglia e
quando non lavoro dedico il mio tempo libero a queste cose qua. Oggi è domenica
e sono libero fino alle 17.00,
perché poi inizia lo spettacolo in teatro. Prima dello show vado a Frascati, a
fare uno spettacolino con dei ragazzi che si chiamano “I ladri di
carrozzelle”, che sono dei ragazzi disabili che vivono, appunto, sulle
carrozzelle ed io canto insieme a loro. Quando posso, faccio molto volentieri
queste cose.
Un tuo pregio e un tuo difetto?
Il
mio vizio più grande è il fumo. Purtroppo il fumo e il caffè sono i miei vizi.
Il pregio è, da come mi dicono, che riesco a tranquillizzare le persone quando
sono preoccupate. Certo, c’è sempre qualche piccolo problema nella vita. La
mia presenza da modo a queste persone di stare tranquilli e mettersi in testa
che prima o poi la situazione si risolve e quindi di vedere positivo.
Il tuo punto debole?
Caratterialmente
penso che siano le ingiustizie. Non mi piacciono proprio. Quindi mi viene da
reagire in modo non ponderato, non pensato. Questo è un mio limite, perché è
più forte di me. Mi dà fastidio un’ingiustizia, anche se viene fatta a delle
persone che non conosco. E’ istintivo reagire sapendo queste cose.
Il complimento più bello che hai
ricevuto?
L’ho
ricevuto da Pingitore, il patron del Bagaglino, che vedendomi ad una serata mi
disse:” Quando sei sul palcoscenico sembri più grande, sembri alto 1 metro e
90, ti trasformi!”. Nel senso non dell’altezza, perché io sono alto 1 metro
e 68, ma nel senso di bravura.
Che rapporto hai con la Fede?
Molto
buono. Sono cattolico, non praticante. Vado in chiesa quando decido di andarci,
ma non perché devo andarci. Dico le mie belle preghiere prima del sonno e non
bestemmio. E’ un pensiero continuo perché vengo da una famiglia molto
cattolica.
Quali sono le tue paure?
Io
non ho paure personali. La mia più grande paura sono le malattie. Non è che ci
penso molto, però ci sono dei momenti in cui rifletto su questa cosa. Più che
paure sono riflessioni. Più che altro le paure sono per chi mi sta attorno. Mia
madre, la famiglia, capito?
Hai qualcosa che ti rode?
No!
Sassolini nelle scarpe, no! Anche perché la maggioranza di sassolini che avevo
nelle scarpe l’ho tolti quasi tutti, nel tempo, con il lavoro. Al momento
niente sassolini, solo un po’ di terra, di terriccio (risata).
Qual è il segreto del tuo successo?
Penso
il grande lavoro di rinnovamento, perché penso che il rinnovarsi sia
importante. Io in due anni ho scritto quattro spettacoli, totalmente diversi.
L’ultimo è “Cenerentola”, che è uno spettacolo teatrale, in cui recito
accanto a Eva Grimaldi, dove abbiamo fatto quasi 90 repliche, qui a Roma.
Rinnovarsi, rinnovarsi sempre,in modo che il pubblico ogni volta veda uno
spettacolo diverso, divertendosi. Un altro segreto del mio successo è il grande
impegno e la naturalezza sul palco e al di fuori del palco. La gente che viene
allo spettacolo lo sente a “pelle” che sono una persona semplice e che sono
uno di loro.
A chi volesse intraprendere una carriera
come la tua, che consigli daresti?
Di
non sentire nessun altro che se stessi. In questo mondo, quando vedono che sai
fare qualcosa, che sei bravo ed hai delle potenzialità, trovi delle persone che
ti stanno intorno solo per sfruttarti, quelli che io chiamo “sciacalli” e
allora è meglio andare dritti per la propria strada, anche da soli e di cercare
una persona di cui ti puoi fidare ciecamente, un amico di fiducia e non
ascoltare nessun altro. Per fortuna ce ne sono ancora molte di brave persone.
Hai un sogno nel cassetto?
Fare
un film come “Un americano a Roma”, con il grande e mitico Alberto Sordi,
scritto da Steno. Quello per me, sarebbe veramente un sogno, credimi,
Gianfranco.