Athina Cenci (attrice) Roma 11.6.98
Intervista di Gianfranco Gramola
Greca di nascita, ma romana di adozione
E’
nata il 13
marzo 1946 a Kos (Grecia). Recita fin da bambina. Ma
il successo arriva con I Giancattivi, ossia Alessandro Benvenuti e
Francesco Nuti, facendo
cinema e TV. La sua filmografia è notevole. Inizia con “ La
Famiglia (1986) - Yuppies
2 (1986) - Caramelle
da uno sconosciuto (1987) -
A
fior di pelle (1987) - Compagni
di scuola (1988) - I giorni del
commissario Ambrosio
(1988) - Casa mia, casa mia... Il
Volpone (1988) - Benvenuti in casa
Gori (1990) - Zitti e mosca
(1991) - Bonus malus (1993) - Miracolo italiano (1994) - Ritorno
a casa Gori (1996) - Dio vede e provvede (1996) - I miei più cari amici (1997)
-
Donna di piacere (1997) - Il mastino (1997). Negli
ultimi anni s’è dedicata esclusivamente al teatro.
Intervista
Lei
è greca ma si sente anche un po' toscana, vero?
Si!
Io sono greca, ma ho vissuto tanti anni a Firenze e 15 anni fa sono venuta ad
abitare a Roma.
In
quale occasione si è stabilita a Roma?
Quando
abbiamo incominciato a far cinema e televisione e questo succedeva tutto a Roma. Allora io con il mio gruppo,
che erano i Giancattivi abbiamo deciso di avere una sede a Roma. E poi non
l’ho più lasciata.
Ha abitato in qualche altro posto di Roma oltre che in
via Banchi Vecchi, dove vive attualmente?
Si,
ho abitato in piazza Capo di Ferro e nella zona compresa fra via del Babuino,
Corso Vittorio e via Arenula, centro storico romano.
Come
ricorda l’impatto con questa città?
Devo
dire che malgrado sia una città così grande Roma è molto familiare. Ha una
capacità di accogliere che è unica. Firenze, per esempio,
pur essendo più piccola è più distante dalla gente. Roma è una
mammona che accoglie tutti, non mantiene tutte le promesse, però in qualche
modo è accogliente.
A
quale zona di Roma si sente legata?
A
quella dove vivo attualmente, devo dire, perché ci sono cresciuta. Campo dei
Fiori per me è il posto dove faccio la spesa, ho gli amici, faccio le
passeggiate la sera. E’ una zona che mi piace molto. Poi Roma mi piace quasi
tutta, perchè è
stata costruita una casa sopra l’ altra senza distruggere niente, a
parte quel pezzo di Campidoglio dov’è attualmente il Vittoriano. La capacità
di sopravvivenza a tutto è quello che rende Roma bellissima.
Com’è
attualmente il suo rapporto con Roma?
Ottimo,
a parte il traffico, ma io non guido, per fortuna (risata). E poi gli autobus
del Vaticano che entrano fino in
centro. Quelli li lascerei un pochino fuori, in periferia.
A
parte il traffico, che cosa la colpisce di più nei modi romani?
A
volte l’intolleranza. A me dispiace di quella gente che invece di fare, si
lamenta. Ecco questo è un atteggiamento dei romani che non mi piace molto.
In
quale Roma del passato le sarebbe piaciuto vivere?
Mi
sarebbe piaciuto vivere nelle vesti di Donna Olimpia ( la celebre cognata di
Papa Innocenzo X ), perché è un personaggio di grande forza, anche se non è
che ha fatto una gran bella fine.
Nelle sue parti mi sarei comportata con meno determinazione, sarei stata più
morbida, insomma. Era una donna di grande potere e di grande fascino, anche se,
come dicono gli storici, non meritava certo l’onore della intitolazione di una
piazza e di una strada.
Cosa
prova nel tornare a Roma dopo una lunga assenza?
Un
grande sollievo, perché io amo l’aria di Roma. Per quanto pare abbiano
distrutto il ponentino, costruendo degli enormi caseggiati che sembra abbiano
spezzato questo passaggio di questo venticello. Però veramente il clima di
Roma, da qualunque parte d’Italia io venga, lo riconosco subito appena scendo
da un aereo.
Il
suo rapporto con la cucina romana?
La
cucina romana è un po’ pesante, però io sono una persona golosissima per cui
ne approfitto. Non sono bravissima nella cucina romana perché la coda alla
vaccinara è una delle più difficili portate da preparare. Amo molto cucinare.
Frequento anche delle trattorie, particolarmente dove si mangia bene il pesce.
Ecco il pesce non so cucinarlo bene, secondo me è un’arte. Un posto dove si
mangia benissimo è il “Drappo” sempre qui vicino a Piazza della Foresta,
vicino a casa mia, dove mi trovo spesso con gli amici quando non ho voglia di
cucinare.
Roma
è veramente così invivibile come dicono?
No
assolutamente. Io poi che giro tante città vedo la differenza. Roma è una città
molto accogliente. Devo dire però che se riuscissero a sbrogliare questo
problema del traffico sarebbe ancora più accogliente. D’altra parte è la
capitale d’Italia, ci sono i Ministeri, il Governo e il Vaticano. A volte mi
sembra che Roma faccia dei miracoli.
Un
consiglio ai turisti che verranno a Roma in occasione del Giubileo?
Ma
io lo vorrei dare ai romani un consiglio, che vadano a fare una gita fuori Roma
per un anno, anche se devo dire che la città sta organizzando molte cose per i
turisti e i pellegrini, mentre chi ha bisogno di aiuto è proprio il romano
ossia l’abitante di Roma. O deve fuggire o aspettare che l’evento finisca.
Com’è
avvenuto il suo accostamento alla recitazione?
Beh, io recito da quando ero ragazzina. Ma io non
volevo fare l’attrice. Poi entrando in un gruppo che erano i Giancattivi, i
due ragazzi, Alessandro Benvenuti e Francesco Nuti, mi hanno dato il coraggio di
continuare a fare l’attrice. Per cui, io da che mi ricordo
ho sempre recitato e cantato, dall’età
di 12-14 anni, però che ho deciso di fare l’attrice,
l’ho deciso molto più tardi.
Nella
scuola comica toscana, c’è un personaggio che lei ama di più?
Io
amo molto Benigni, che io considero un comico a livello internazionale. Più che
un comico, lo considero un Pierrot. Credo che sia una persona fuori dalla norma
in genere, sia come genialità, come cultura e poi l’ultimo suo film: “La
vita è bella” (‘98) devo dire che mi è piaciuto moltissimo. Però amo
anche altri comici toscani.
E’
amica anche di Pieraccioni, vero?
Si,
Leonardo è una persona molto dolce, molto carino, a cui auguro di continuare ad
avere la gran fortuna che ha.
Come
giudica i romani (pregi e difetti)?
Diciamo
che mostrano più generosità di quella che possono poi esercitare. Però mi
piace il loro entusiasmo e non mi piace certo la faciloneria. E ripeto il
difetto che ho visto più in altre città è l’intolleranza, ecco che si
ricordassero la loro “benignità” della loro “bonarietà.