Bobby Solo
(cantante) Tolfa (Roma) 31.01.2001
Intervista di Gianfranco Gramola
Il
ragazzo con il ciuffo
Bobby
Solo, al secolo Roberto Satti, è nato a Roma il 18 marzo del 1945. L’Elvis
Presley italiano, innamoratissimo della sua città, è molto affezionato anche
al Friuli, paese d’origine dei suoi genitori. Ragioniere mancato, inizia la
sua carriera nel ’63 e l’anno seguente partecipa al Festival di Sanremo
con“Una lacrima sul viso”,pezzo musicale che il cantante dedicò alla
sorella. Altri successi di Bobby Solo sono stati “Zingara – Fiesta – Se
piangi se ridi – Non c’è più niente da fare – Domenica d’agosto –
Una granita di limone, ecc…
Ha
detto:
- Mia moglie Tracy trovava il ciuffo un pò fuori moda.
Così un giorno mi sono fatto fare i capelli a caschetto. Incredibile: non mi
riconosceva più nessuno. Come cantante ero finito.
- Little Tony, alle prove sentì "Una lacrima sul
viso" e capì che avevamo la stessa passione per una certa musica. E mi
adottò come un fratello minore.
Curiosità
- Il suo 45 giri "Una lacrima sul
viso" ha venduto un milione e 600.000 copie.
- Con la canzone "Una lacrima sul
viso" andò al Festival di Sanremo ma per un forte raffreddore Bobby
Solo perse la voce. Dopo diverse polemiche cantò in playback ed ebbe un
successo straordinario
Intervista
Com’è avvenuto il tuo accostamento verso la musica?
E’ stato grazie a mia sorella che ora ha 73 anni e vive in America. Quando
avevo 12 anni mi mandò i primi LP di Elvis Presley. Allora il mio idolo era
Celentano.
Già pensavi di fare il cantante a quell’età?
No! E’ stato Elvis a darmi l’imput. Non avevo voglia di studiare, da
ragazzino, volevo fare qualche lavoro manuale tipo corniciaio, artigiano di
cornici… Al canto non ci pensavo nemmeno.
Com’è nato il nome d’arte “Bobby Solo"?
E’ una domanda che m’hanno fatto in tanti. Siccome mio padre aveva un nome
molto rispettabile nell’ambiente dell’aeronautica, ed era un amante della
musica sinfonica, non ci teneva per niente ad avere un figlio nella musica
cosiddetta “leggera”, per cui chiese alla casa discografica di non mettere
il cognome. E allora dissero alla segretaria di mettere Bobby solo, ma solo, nel
senso di basta e la segretaria scrisse Bobby Solo.
La tua più gran soddisfazione in campo artistico?
Ne ho avute tantissime e ne ho tutt’ora quando mi trovo per strada e c’è la
ragazza di 20 anni che mi chiede l’autografo per la madre, poi trovo la madre
che me lo chiede per la figlia e poi per la zia, per la nonna.Alle serate che
faccio il pubblico mi accoglie con molto calore,per cui sono grandi
soddisfazioni. Ringrazio tanto il destino che mi ha fatto fare questa
professione e mi ha messo nelle condizioni di avere non certo un successo
all’ennesima potenza ma un successo moderato e, ripeto, un affetto molto
caloroso e commovente da parte del pubblico. Quindi mi ritengo un privilegiato,
un fortunato ad aver potuto esplicare questa professione che più di un lavoro
è un divertimento, una gratificazione.
La tua più gran delusione?
E’ stata nel ’64. Dopo il successo di “Una lacrima sul viso” chiesi al
manager di Elvis Presley, tramite la casa Ricordi, un autografo del mio mito. Il
manager, come risposta, mi chiese ben 6000 dollari, circa 10 milioni in lire. Ci
rimasi molto male.
Parliamo di Roma. Tu sei pariolino, vero?
Si! Sono nato in una zona residenziale, ai Parioli e c’ho vissuto fino a 14
anni. Era il dopoguerra.
Lo ricordo come un quartiere pulito, molto simpatico e vivo. A quell’epoca
uscivo poco anche perché i ragazzi non potevano avere la libertà che hanno
oggi. Mio padre era un colonnello della aeronautica militare, quindi un uomo
molto severo. Io dovevo rientrare a casa alle 7. Tutto sommato devo dire che ho
passato un’infanzia in un quartiere molto piacevole, molto umano.
In quali altre zone hai abitato?
Ho abitato ai Parioli fino a 14 anni, poi sono passato all’Eur, esattamente
nella zona vicino alla stazione della Magliana, in via Castelrosso 16. Eravamo
proprio sopra la metropolitana, per cui c’era un rumore terrificante e ho
scoperto poi che l’adattamento dell’uomo è incredibile in quanto che, dopo
10 giorni, io dormivo in una camera dove due metri sotto passava la
metropolitana e non la sentivo più. Quindi l’uomo si adatta a tutte le
situazioni.
Vivi ancora a Roma?
No! Adesso ho la residenza e la casa a Tolfa.
Com’è il tuo rapporto con Roma?
Roma è una città meravigliosa, soprattutto di notte,quando non c’è
traffico. E’ una città dove ci vado spesso anche per fare delle spese. Ho i
miei negozietti, i miei fornitori. Ad esempio per l’alimentazione
bio-organica-naturale vado da Castroni in via Cola di Rienzo. Lì ci compro il
muesli,la crusca, i fiocchi d’avena,ecc… Poi ho il negozio di fiducia per
ogni articolo che mi serve.
Parliamo di cucina. Che rapporto hai?
Mia moglie è di origine coreana, ma nata in America.Più che il riso ama i
bucatini all’amatriciana, la carbonara e i gnocchi alla romana. A me la pasta
gonfia un po’ e vado sovrappeso, quindi preferisco la carne… la bracioletta
di maiale, la sarsiccetta. Preferisco cose con meno carboidrati.
C’è un angolo di Roma a cui sei legato?
Ovviamente, essendo artista, mi piace molto Campo de’ Fiori e Trastevere per
quell’ambiente da pittori, di artisti, anche se non è più la Trastevere di
35 anni fa. Mi piace molto anche piazza del Popolo, via del Corso sempre
affollata da gente e purtroppo anche da macchine. Comunque, quando posso amo
tornare ai Parioli per vedere il posto in cui sono cresciuto, dove ho passato la
giovinezza.
Come giudichi i romani?
Diciamo che il romano apparentemente potrebbe sembrare un po’ presuntuoso,
arrogante, ma in effetti è un pezzo di pane. E’ forse una sua forma di
auto-difesa, di atteggiamento, ma infine il romano, come la maggior parte degli
italiani, se te li fai amici, poi ti danno il cuore. I romani hanno un modo
arrogante e prepotente anche nel parlare, ma è una forma colorita innocua che
fa parte delle sue origini. Tutto sommato è un pezzo di pane.
Ma Roma è o era la città più bella del mondo?
Secondo me la città dove uno ha vissuto, ci vive, dove si trova bene, dove ha
le sue comodità e le sue esigenze è la città più bella del mondo. Io ho
cominciato a girare il mondo all’età di 18 anni e devo dire che a livello di
clima preferisco Roma alle città nordiche, perché soffro di articolazioni,
reumatismi cronici. Roma è bella anche per questo oltre che per la sua storia.
Un’ultima domanda. Un tuo sogno nel cassetto?
E’ quello di incidere le più belle canzoni dei cantautori italiani in inglese
e proporle al grande pubblico americano, perché la musica italiana à molto
bella, da Baglioni a Battisti, Venditti, ecc…
Inciderle alla “Elvis”, con la voce tipo “Elvis”. Non sarebbe male come
idea.