Camilla Baresani (scrittrice) Roma 14.12.2020
Intervista di Gianfranco Gramola
“Lo scrittore nella nostra società non
credo che abbia un ruolo morale o un ruolo guida, però penso che possa far
riflettere, che possa far allargare le proprie conoscenze”
Camilla Baresani è nata a Brescia nel 1961.
Nel 2000 il primo romanzo, Il plagio, pubblicato da Mondadori e nello stesso
anno ha scritto una pièce radiofonica, Al ristorante del buon ricordo, con la
regia di Andrea Barzini. I suoi successivi romanzi sono editi da Mondadori,
Bompiani, Feltrinelli e La nave di Teseo. Con il romanzo L'imperfezione
dell'amore ha vinto il premio Forte Village Montblanc - scrittore emergente
dell'anno]. Con il romanzo Un'estate fa ha vinto il Premio Hemingway e il Premio
Selezione Rapallo. Tre collaborazioni letterarie: i racconti di TIC – Tipi
italiani contemporanei, corredati dai sondaggi di Renato Mannheimer, Bompiani,
2006; La cena delle meraviglie, con le ricette di Allan Bay, Feltrinelli, 2007;
e i 63 racconti di Vini, amori, corredati dalle schede di vini scelti e
commentati da Gelasio Gaetani d'Aragona e dalle illustrazioni di Valeria Petrone.
Ha curato un libro sul cioccolato, Alla ricerca del cacao perduto, Gribaudo,
2011. Il suo romanzo Il sale rosa dell'Himalaya ha ricevuto il Premio
Internazionale di Letteratura Città di Como, il Premio Cortina d'Ampezzo, il
Premio Città di Vigevano. Il romanzo/pamphlet Gli sbafatori, pubblicato nel
2015 è edito da Mondadori Electa. Nel 2019 ha pubblicato il romanzo Gelosia con
La nave di Teseo. I suoi libri e racconti sono pubblicati in Olanda, Stati
Uniti, Romania. È autrice della postfazione del romanzo di Elaine Dundy Il
dolce frutto, BUR 2011, e dell'introduzione ai racconti-inchiesta di Nero Wolfe,
Entra la morte di Rex Stout, BEAT 2013. Il volume 12 apostati curato da Filippo
La Porta, Damiani editore 2015, contiene un suo microsaggio. Il volume Non si può
tornare indietro a cura di Christian Rocca, Marsilio 2015, che raccoglie i
contributi dei collaboratori di IL del Sole 24 ore, contiene due suoi reportage.
Nel 2002, dopo la pubblicazione del secondo romanzo, ha iniziato a collaborare
con i giornali. Ha scritto su Il Foglio, Il Sole 24 ore, Vanity Fair, Panorama,
Corriere della Sera. Ha collaborato con Sette, con Io Donna, con Style del
Corriere della Sera , con IL Sole 24 ore, con Grazia. Dal 2009 al 2017 è stata
docente di Scrittura creativa presso il Master in Giornalismo della Università
IULM di Milano e dal 2017 è docente alla Scuola di scrittura Molly Bloom
fondata da Leonardo Colombati ed Emanuele Trevi. Nel 2016 è stata nominata
presidente del CTB, Centro Teatrale Bresciano. Nel 2017 e 2018 diventa autrice e
conduttrice di "Mangiafuoco", programma radiofonico in onda su Radio
1, con Sandrone Dazieri e Angela Mariella. Da ottobre 2017 firma sulle pagine
romane del Corriere della sera la rubrica settimanale Roma Ghiotta. È autrice
del format Romanzo Italiano, otto puntate con interviste a ventinove scrittori
italiani, in onda su Rai 3 da dicembre 2019, condotto da Annalena Benini.
Libri
Il plagio. La volpe è un lupo che manda
fiori, Milano, Mondadori, 2000
Sbadatamente ho fatto l'amore, Milano,
Mondadori, 2002.
Il piacere tra le righe. Le seduzioni della
lettura, Milano, Bompiani, 2003
L'imperfezione dell'amore, Milano, Bompiani,
2005
La cena delle meraviglie, con Allan Bay,
Milano, Feltrinelli, 2007
Un'estate fa, Milano, Romanzo Bompiani, 2010
Alla ricerca del cacao perduto. In viaggio
con Gianluca Franzoni per svelare la magia del cioccolato Milano, Gribaudo, 2011
Il sale rosa dell'Himalaya, Milano, Romanzo
Bompiani, 2014
Vini, amori, con Gelasio Gaetani d'Aragona,
Milano, Bompiani, 2014
Gli sbafatori, Milano, Mondadori, 2015
Gelosia, Milano, La nave di Teseo, 2019
Intervista
Hai dedicato 20 anni ai libri. Quando
hai capito che scrivere sarebbe stato il tuo mestiere?
Avevo sempre desiderato scrivere, però non
sapevo se ne avevo la capacità e quando c’ho provato ho visto che ci
riuscivo.
Evidentemente c’era del talento …
Il talento non basta, ci sono tante persone
di grande talento che non riescono a realizzare quello che desiderano perché
per arrivarci bisogna avere anche capacità di applicazione perché uno scrive e
poi non sa se quello che ha scritto va in porto. Ci dedica tantissimo tempo e
potrebbe essere tempo sprecato, tempo buttato. Giorni e notti stai a scrivere e
poi sta cosa non si realizza. Oltre all’applicazione serve anche la forza di
carattere e poi negli anni bisogna insistere, resistere, migliorare, testare. La
scrittura è fatta anche di talento e il punto di vista deve essere fresco,
originale, nuovo. Poi c’è quello che il filosofo Walter Benjamin chiamava
“l’ora della leggibilità”, cioè
tu devi avere un talento che è adatto ai tuoi tempi. E poi oltre
all’applicazione ci vuole un po’ di testardaggine,
perché c’è molto lavoro artigianale nella scrittura, oltre che l’idea e
l’ispirazione.
Chi per primo ha scoperto il tuo dono per
la scrittura?
Chi l’ha scoperto non lo so, io c’ho
provato e quando il libro era pronto l’ho mandato a due editori ed entrambi me
l’avrebbero preso, ma io ho fatto il contratto con il primo che mi ha detto di
si, che era Antonio Franchini della Mondadori e un mese e mezzo dopo mi è
arrivato anche il “si” della Feltrinelli, ma a quel punto avevo già firmato
il contratto con la Mondadori.
Qual è il momento più creativo della
giornata?
Per me la notte. Io mi concentro nel silenzio
e nel buio, tutt’intorno ho il buio e ho davanti a me tutta la notte e so che
nessuno mi interromperà e non ci saranno telefonate. Non succede nulla di notte
se non quello che succede a te, nella tua testa, con le tue dita sulla tastiera
del computer.
Che ruolo ha lo scrittore nella nostra
società?
Sostanzialmente non credo che abbia un ruolo
morale o un ruolo guida. Io non credo neanche alla letteratura come messaggio
politico, però penso che possa far riflettere, che possa far allargare le
proprie conoscenze. Ci sono delle persone che per tanti motivi non possono
viaggiare, non ne hanno voglia o non ne hanno le possibilità. La letteratura è
un viaggio e viaggiare vuol dire arricchire la propria mente, vuol dire essere
tolleranti con persone con pensieri diversi dai nostri. Quindi in questo senso
il ruolo dello scrittore è allargare i confini mentali delle persone che
leggono e permettere loro di viaggiare leggono i suoi libri.
La critica che ha dato più fastidio?
Sai che non lo so? Critiche non me ne
ricordo, perché se c’è qualcosa che mi ha ferito, lo rimuovo. Magari mi
ferisce lì per lì, ma dopo un po’ sono pronta a stringere la mano a chi mi
ha criticato. Non credo all’odio o ai rancori. In questo sono molto romana,
dopo un po’ non me ne frega più niente.
Hai assorbito il carattere dei romani?
Forse si, ma forse sono sempre stata così. A
Roma fanno certe litigate con insulti e minacce. Un anno dopo si rivedono e sono
amici come prima.
E il complimento più bello?
Non lo so, mi dimentico anche dei
complimenti, perché guardo sempre avanti e non mi fermo a guardare indietro.
Non me li ricordo anche perché sono proiettata a fare bene quello che farò.
Hai già in mente il nuovo libro?
Si, sto iniziando proprio adesso a scriverlo.
Vivi a Roma?
Io sono un po’ una sradicata, perché sono
bresciana, però ho vissuto quasi tutta la mia vita a Milano e anche a Roma e
ora anche un po’ a Firenze. Roma è la città del mio cuore ed era la città
del cuore anche dei miei nonni e io sono andata avanti e indietro da Roma sempre
nella mia vita, fin da piccola. Ho passato gran parte delle mie estati nella
casa dei miei nonni, ad Anzio. Roma è nel mio cuore, lo è sempre stata, è la
città più bella del mondo, come dicono, però è malridotta, africana, però
anche questo ha il suo fascino.
Quali sono state le tue abitazioni romane?
Con i miei nonni ho abitato in via Arno, nel
quartiere Coppedè. Poi con mio marito ho vissuto in una traversa di via Po’,
ossia a 500 metri da dove abitavano i miei nonni. Quindi era una zona che
conoscevo molto bene, perché l’avevo vissuta, camminata e dove conoscevo
tutti i negozi. Ora sto ai Monti Parioli, vicino a villa Balestra.
Come vivi il quartiere?
Io non vivo il quartiere, vivo le amicizie.
Poi non ho legami in questo quartiere. Vedo gli amici e sono ancora molto legata
alla zona dove vivevo con mio marito e i miei nonni. Sto talmente vicino a
piazza del Popolo che dai Monti Parioli si scende a piedi e in 15 minuti sei a
piazza del Popolo. Mi piace molto quel posto.
Quanta Roma c’è nei tuoi libri?
Ce n’è tanta, a partire dal mio secondo
romanzo che è tutto ambientato a Roma e si chiamava “Sbadatamente ho fatto
l’amore”. Poi è ambientato a Roma anche il mio romanzo “Un’estate fa”
(Premio Hemingway e Premio Selezione Rapallo, ndr.) e molti racconti che ho
scritto per delle riviste. Io non so se sento più come mia città
Milano o Roma, forse Roma pur essendo una lombarda a Roma.
A Roma si fa cultura?
Si, molto. Per chi fa il mio mestiere Roma è
la città ideale e vi si sta bene. C’è la Rai che rimane il primo editore
italiano di cultura. La Tv ha dei canali come Rai 5, Rai storia e Rai cultura
che danno lavoro a tanti intellettuali. Ci
sono poi anche i premi letterali. A Roma abitano tanti scrittori, quindi diciamo
che per chi fa il mio mestiere, per le persone che ho voglia di frequentare,
Roma è il meglio che ci sia.
Mi ha incuriosito la tua rubrica sul
Corriere “Roma ghiotta”. Com’è nata l’idea?
L’idea è del direttore delle pagine romane
del Corriere della Sera, che prima era il direttore del magazine del Corriere
“Sette”. Mi conosceva, sapeva che vivevo a Roma, sapeva che da anni scrivevo
di cibo sui giornali e mi ha chiesto se volevo scrivere dei ristoranti romani.
Lo sto facendo ormai da due anni e ieri ho consegnato la 152esima recensione di
un ristorante romano. Ogni settimana ne esce una e quindi vado a mangiare nei
ristoranti che poi recensisco. Per me mangiare è una gioia.
Cosa ti piace della cucina romana?
Frequento tanti ristoranti romani, ma di
solito cerco dei luoghi del cuore, che sono il ristorante San Lorenzo, dove si
mangia pesce e poi vado molto volentieri dal Bolognese, in piazza del Popolo,
anche per la posizione che ha. Ad Anzio invece c’è secondo me il ristorante
più buono del mondo e si chiama “Da Romolo al porto”. E’ comodissimo,
perché si prende il treno a Termini, arrivi ad Anzio, scendi e a 300 metri
dalla stazione c’è il ristorante. Mangi con davanti il mare, poi riprendi il
treno e dopo un’ora sei alla stazione Termini.
Tra pochi mesi ci sarà l’elezione del
nuovo sindaco. Hai qualche consiglio da dare ai candidati?
Sono felice che a Milano si ricandidi
Giuseppe Sala, che è stato un ottimo sindaco, anche se a Milano c’è una
tradizione di ottimi sindaci. Non riesco a ricordare un sindaco pessimo, che
fosse di destra o di sinistra, ma Sala è eccellente. Roma è un disastro, so
che la Raggi si incazzerà ma spero che non la votino. Io voterei Carlo Calenda.
A Roma ci vorrebbe una task force, come diceva giustamente Francesco Rutelli
quando la Raggi si candidò. Rutelli è stato un ottimo sindaco di Roma, conosce
la città. Un sindaco che si presenta a Roma, deve avere già cento persone di
qualità che lui ha selezionato per amministrare la città. Roma è una città
enorme e dispersiva e non puoi
arrivare lì e dire “faccio il sindaco”. Devi avere una squadra di persone
competenti, brave, di fiducia da mettere nei posti giusti. La città va divisa
in settori e competenze e per questo devi avere dei buoni collaboratori, una
squadra di prim’ordine. La Raggi non aveva questa squadra, tant’è vero che
ricordiamo i primi anni da sindaco sono stati un disastro, anche perché era
circondata da persone sbagliate. Per avere una squadra di persone eccellenti da
mettere nei vari posti, bisogna conoscere bene la città, conoscere tante
persone e aver lavorato nella città. E’ una cosa che a Rutelli poteva essere
possibile e, secondo me, penso sia possibile anche a Calenda. Ci vuole uno che
sia in grado di rovesciare il vecchio sistema e riuscire a crearne uno nuovo.