Carlo Delle Piane (attore e regista) Roma 19.9.2002
Intervista di Gianfranco Gramola
Dai
film con Totò a quelli con Pupi Avati
Carlo
Delle Piane è nato a Roma, il 2 febbraio del
1936.
Nel 1948è stato scelto da Vittorio
De Sica e Duilio
Coletti per interpretare il
ruolo di Garoffi nel film Cuore.
La scelta avvenne per la conformazione del viso dell'attore, che lo rese
riconoscibile nel panorama dei caratteristi del cinema italiano. E’ apparso in
decine di film, seguendo una parabola discendente che lo porta ad interpretare
ruoli in film di scarso prestigio. Negli anni
'70, l'incontro col regista Pupi
Avati lo porta ad una profonda
crescita professionale, di critica e pubblico. Negli anni successivi sono molte
le sue partecipazioni a opere del regista bolognese,
sia in serie
televisive che pellicole
cinematografiche, conquistando
un nastro d'argento quale miglior attore per “Una
gita scolastica” (1983)
ed il premio come attore dell'anno al Festival
del cinema di Venezia (1986)
per “Regalo
di Natale”.
Filmografia:
Ha
detto:
-
Non ho mai studiato e non ho fatto l’Accademia. Andavo a scuola e non pensavo
di fare cinema.
- Mi
divertivo a fare l’attore, anche perché era un pretesto per non andare a
scuola e per guadagnare i miei soldini.
-
Ero sempre considerato solo un caratterista con la faccia buffa, curiosa perché
bastava un mio primo piano per divertire il pubblico.
- A me piacciono i personaggi anche conflittuali, con dei chiaroscuri, con un
carattere non schematico o didascalico. Credo sia una ricerca interessante per
un attore cercare di dare alla propria interpretazione delle vibrazioni, una
certa dose di imprevedibilità, perché mi interessano i ruoli complessi, con
delle sfaccettature.
- Un
film può essere divertente, anche drammatico o sentimentale, ma l’importante
è che trasmetta delle emozioni. Una storia non deve essere piatta, ti deve
coinvolgere, deve far arrivare qualcosa dentro al cuore dello spettatore.
Curiosità
-
Nel 1992 ha diretto il film con Brooke Shields “Un amore americano” e nel 1997
ha interpretato e diretto, come regista, il film “Ti
amo, Maria”.
- Ha
lavorato con attori del calibro di Totò, Alberto Sordi, Monica Vitti, Vittorio
De Sica, Diego Abatantuono e Aldo Fabrizi.
- Ha
inciso un Cd :“Bambini”, per promuovere le adozioni a distanza.
-
Nell’83
con Una gita scolastica ( di Pupi Avati ), gli fu assegnato il Premio dei
giornalisti, il premio Pasinetti quale miglior attore, poi il Globo
d’oro e il Nastro d’argento e nell’86, con Regalo di Natale ha vinto il
Leone d’oro come miglior attore.
Intervista
Incontro
Delle Piane a piazza del Popolo, a Roma. Io stavo riposando sulla scalinate della
chiesa gemella, detta anche degli "artisti". Per l’intervista ci siamo recati nella saletta interna
della famosa pasticceria Rosati. Ho passato una mezz’ora in compagnia di un
grande attore e devo dire che è stato piacevole. Durante l’intervista siamo
stati più volte interrotti dai fan che chiedevano l’autografo. Per la
cronaca, Carlo Delle Piane ha consumato un succo di frutta e io un caffè
macchiato.
In
quale zona di Roma sei nato, Carlo?
Sono
nato nella zona vecchia, in quella antica di Roma, cioè Campo de’ Fiori,
vicino al Ghetto, nella zona ebraica. Io e i miei fratelli siamo nati lì. Mia
madre era di Roma e mio padre, che è morto nel ’60, era abruzzese, di Santa
Margherita di Atri (Teramo).
Della mia infanzia ho dei ricordi bellissimi, come molti di noi. Non è che sia
un nostalgico. Oggi quella Roma è cambiata e non in meglio. Prendiamo le cose
più semplici, il traffico, lo smog. I rapporti fra la gente. E’ una vita
sempre più frenetica, assennata, sempre più nevrotica, piena di consumismo.
Ormai i valori sono tutti saltati, non esistono più e di questo ne sono
pienamente convinto. Purtroppo io sono un pessimista e ti confesso che la cosa
che più mi rattrista è che vedo un futuro sempre peggiore, non vedo un
miglioramento e la voglia di migliorare, perché non vedo riconquistare i
rapporti belli, sani tra di noi. Io amo molto i bambini e devo dire che sono
molto preoccupato per loro, per il loro futuro. Abbiamo tante malattie, tanta
fame e tante violenze.
Beh! La speranza è l’ultima a morire,
Carlo. Speriamo bene, quindi. Oltre al Ghetto hai abitato in altre zone di Roma?
Lì
ci ho vissuto una vita, praticamente fino a 10 anni fa. Dopo la morte di mia
madre, avvenuta nel ’94, mi sono trasferito a corso Trieste, cioè nella zona
dove abitano i miei fratelli con le loro mogli e i loro figli. Siamo molto
legati e ci vogliamo molto bene.
Quali
sono i pregi e mi difetti dei romani?
Sono
molto simpatici, a dire la verità. Forse l’unico difetto è che sono un
pochino arroganti, presuntuosi. “Semo de’la Capitale!”. Quando sono in
giro per l’Italia si credono di essere chissà che. E poi un altro difetto è
quello che noi romani non amiamo la nostra città, come si dovrebbe. Dico noi
romani ma anche i politici. Dovremo
amare e difendere di più Roma e tenerla più pulita e non fregarsene. Trattare
la propria città come se fosse il salotto di casa propria.
Ti
piace la cucina romana?
Io
ho avuto come cultore della cucina romana un grande maestro in questa arte: Aldo
Fabrizi. Io non so cucinare. Con Aldo c’era un grande rapporto di lavoro ma
anche un grande rapporto di amicizia. Con lui è stato un bel mangiare (risata). Ha scritto anche dei libri di poesie sulla cucina romana e di ricette. Era un
grande non perché mangiasse molto lui, ma perché gli piaceva cucinare per gli
altri, per gli amici . Era un cuoco molto bravo e cercava sempre di migliorarsi.
Io non sono un grande mangiatore, amo i piatti semplici. La cucina romana è
pesantina, come quella emiliana. Amo, come la maggior parte degli italiani, le
pastasciutte, ma amo molto anche le minestre.
Cosa
provi nel tornare a Roma dopo una lunga assenza?
Certamente
ci torno sempre volentieri, però mi piace molto anche assentarmi
da Roma, anche per lunghi periodi. Questo, si! Perché ho un rapporto,
come diceva Aldo Fabrizi, di amore e di odio o meglio di risentimento. La amo
perché Roma è una bellissima città. Io penso spesso alle altre metropoli
europee tipo Londra, Parigi, ecc…Roma rispetto alle altre grandi città è al
di sotto come organizzazione, com’è vissuta dagli abitanti, i collegamenti, i
mezzi pubblici, la cultura, i teatri, ecc… A Roma da alcuni anni d’estate
fanno delle belle manifestazioni, ma per anni è stata veramente l’ultima
rispetto a tutte le altre Capitali. Per esempio quando nel periodo natalizio vai
a Londra o a Parigi c’è un’illuminazione che è straordinaria e questo
settimane prima che arrivi il 25 dicembre. C’è una grande luce e una grande
festa che si sente già nell’aria. Roma in confronto è morta, ci sono poche
luci, poca voglia di festa, ecc... Un altro esempio è il Tevere. Vai a Parigi
c’è la Senna o a Londra c’è il Tamigi che sono navigabili, con le
orchestrine. Quest’estate vedevo un servizio su Parigi e facevano vedere che
hanno portato sulle rive del loro fiume della sabbia fine dal mare e hanno
creato un ambiente tipo spiaggia. Tu pensa Roma con questo fiume che passa
attraverso 2000 anni di storia. Questo fiume potrebbe essere sfruttato e usato
per noi romani ma anche per i turisti. Invece niente.
Ti
piacciono le poesie romanesche?
Si!
Mi piacciono molto. Ho letto Trilussa, il Belli, Cesare Pascarella ma anche quelle del
mio amico Aldo Fabrizi. Certo che mi piacciono.
Se
tu avessi la bacchetta magica, cosa faresti per migliorare Roma?
Ci
vorrebbe propri la bacchetta magica, caro Gianfranco, che non esiste purtroppo.
Farei quello che ti dicevo prima, cioè una città più vivibile, una città più
pulita, il nostro Tevere più navigabile e poi tanti parcheggi. Roma è una città
difficile, però credo che se volessero, i politici potrebbero fare qualcosa. Il
discorso è che quando un partito arriva al governo, tante promesse non vengono
mai mantenute. Questo in qualsiasi partito, sia chiaro. E’ utopia quello che
stiamo dicendo.
Com’è
avvenuto il tuo accostamento verso il mondo del cinema?
Io
non ci pensavo e quindi non è stata una mia scelta. Sono stato invece scelto da
alcune persone che andavano nelle scuole romane per cercare dei bambini, per il
film “Cuore” di De Amicis. E hanno scelto anche me, insieme agli altri. Ci
hanno portato a Cinecittà per i provini e risultai simpatico e naturale.
Parliamo di molti anni fa…
I
tuoi genitori sognavano per te un futuro diverso?
No!
Mio padre era sarto e mia madre casalinga. Volevano che io studiassi.
E
dopo le scuole cosa hai fatto?
Dopo
le scuole normali feci la scuola d’attore. Questo mentre lavoravo.
Qual
è stata la tua più grande soddisfazione artistica?
Intanto
l’incontro con Pupi Avati, nel ’76 e poi vincere negli anni ’80 tanti
premi. Poi passare da ruoli semplici a ruoli da protagonista e quindi più
impegnativi. Poi il Leone d’Oro come migliore attore protagonista del Festival
del Cinema nell’86, a Venezia.
Tu
ti adatti a tutti i ruoli, ma ce n’è uno in particolare che preferisci?
No! Io amo molto i ruoli più impegnativi, più
complessi. Mi piace poi esplorare il personaggio che interpreto. Conoscerlo a
fondo, cerco di immedesimarmi. Però mi piacerebbe tornare a recitare un ruolo
brillante, perché no? Adesso stiamo per iniziare questo nuovo film di Pupi
Avati, che è il seguito di “Regali di Natale” e che si intitola “La
rivincita di Natale”, dove oltre a me c’è Abatantuomo, Haber, Gianni Cavina,
ecc. . Iniziamo il 23 settembre (2002) e poi l’anno prossimo farò teatro.
Delusioni?
Nel ’96 feci la mia prima regia, con un
film tratto da una commedia rappresentata in teatro alcuni anni prima, dal
titolo “Ti amo Maria” (io ero attore e regista) credo e ne sono convinto di
aver fatto un buon lavoro. Purtroppo quello è stato un flop incredibile. Nessuno
l’ha visto.
Perché
un flop?
Il
mercato è quello che è, il mio
film è stato distribuito male e poco
reclamizzato ecc. e poi ci sono altri motivi.
Due parole su Totò!
Totò era un grande uomo riservato, forse
poteva dare l’idea di una persona triste, molto riservata, mai presuntuosa.
Con me poi, aveva un rapporto come padre e figlio. Quando però andava davanti
alla macchina da presa diventava quel gran personaggio che vediamo nei film. Si
trasformava.
(foto di Gianfranco Gramola)
E su Aldo Fabrizi?
Aldo aveva un carattere difficile. Io con lui
avevo anche un rapporto di amicizia, oltre che di lavoro. Si
usciva insieme, andavamo anche in vacanza insieme, ogni tanto.
Dove andavate in ferie?
Zone termali. Lui le chiamava “una cura”
dimagrante, disintossicante, quando andavamo nelle zone termali, o al mare alle
volte. Dicevo che era un uomo dal carattere difficile ma molto generoso. Era
agli estremi, molto generoso ma dentro di se aveva molta rabbia, molto rancore.
Un uomo difficile. Però di grande lealtà.
Un tuo sogno nel cassetto?
Tornare alla regia e farcela questa volta,
senza flop.