Christian De Sica (attore) Roma 28.2.2001
Intervista di Gianfranco Gramola
Tutto
suo padre
L’attore
e regista Christian De Sica è nato a Roma, il 5 gennaio del 1951. E’
figlio del grande Vittorio
De Sica e di Maria Mercader. Il
giovane Christian studia per conseguire la maturità classica e in quegli stessi
anni adolescenziali stringe amicizia con Carlo Verdone, di cui ne sposerà la
sorella. Consegue la maturità classica, e si iscrive all'Università, in
Lettere. Ma la passione per il mondo della celluloide è sempre lì, una
tentazione, una passione coltivata parallelamente alla vita di studente, che
pian piano diventa la sua principale attività. Dopo sette esami Christian
lascia gli studi e sceglie definitivamente di seguire le orme del padre.
L'esordio sul grande schermo avviene nel 1972, quando ottiene una piccola parte
in Pauline 1880 di Jean-Louis Bertucelli. Nel 1976 Pupi Avati lo scrittura per Bordella
dove veste i panni di un moderno e allegorico Conte Ugolino. E nel 1982 recita
in Borotalco,
per la prima volta in coppia con il cognato Carlo Verdone. Dopo una lunga serie di film, tra cui il cult Compagni di
scuola (1988), che raccontano gli anni '80 nostrani,
De Sica tenta l’avventura registica, producendo una serie di titoli
interessanti anche se non sempre premiati al botteghino: Faccione (1990), Il
Conte Max (1991), Ricky e Barabba (1992), Uomini Uomini Uomini (1995), Tre
(1996), Simpatici & Antipatici (1998).
Nel 1991 gira il remake de Il Conte Max, un omaggio al padre,
protagonista nelle pellicola originale del 1957. Non per questo dimentica di
calcare le assi del palcoscenico: nel 2000 va così in scena in tutta Italia Un
americano a Parigi, celeberrima commedia musicale di Gorge Gershwin,
ed è un trionfo. Nel frattempo l’attore romano
torna in televisione con la fiction “Lo Zio D’america” (2002),
divisa in otto puntate e interpretata, oltre che da De Sica, da Ornella Muti e
Eleonora Giorgi. Due anni dopo è la volta di “Attenti a quei tre” (2004),
una gustosa commedia giallorosa che vede il Nostro nei panni di un ladro
gentiluomo, accanto al figlio maggiore Brando e all’amico di sempre Paolo
Conticini. La sua più recente prova da regista è The Clan (2005), un omaggio
al musical americano che vede l’attore accompagnato dal solito Conticini e da
Max Tortora. Ormai consacrato come una delle poche autentiche star del nostro
panorama cinematografico, De Sica ha anche assistito di recente a una
rivalutazione del proprio valore artistico da parte dei critici più illuminati,
che hanno paragonato il suo rapporto attoriale con Boldi a quello fra Totò e
Peppino.
Filmografia
Ha
detto:
- Se
ho somiglianze con mio padre, nel fisico, nel modo di fare, ben vengano. Magari
avessi tutto di mio padre.
-
Mio papà mi diceva di usare il
cuore, ed io l’ho fatto, soprattutto con le donne.
-
Essere figli d’arte significa essere giudicati sempre con maggior severità,
essere sottoposti continuamente a paragoni impossibili. Mio padre era un genio.
Dico sempre: lui era un Renoir, io solo un pittore della domenica.
- Con
i soldi ho un rapporto bestiale. Se ne occupa mia moglie. Mi dà 100 mila lire
alla settimana ed io me le faccio durare. Ho la paghetta.
-
Premesso che Woody Allen è un genio. Ma se la volgarità viene dai suoi film
allora è genialità, se la facciamo noi è solo spazzatura.
-
Mario Soldati, parlando con gli amici, diceva di mio padre: "Noi tramontiamo e Vittorio albeggia".
Curiosità
-
Tra un successo al botteghino e l'ennesima regia, nel 2000 riceve il
riconoscimento speciale David di Donatello alla carriera. Al suo attivo vanta
ben 15 Biglietti d’Oro del cinema italiano, i riconoscimenti attribuiti
annualmente ai film che hanno i maggiori incassi.
Tra gli altri numerosi premi i più
importanti e significativi sono: Telegatto nel 1973, David di Donatello nel 1977
e nel 2000, Grand Prix della Pubblicità nel 1995, Mezzo Minuto d’Oro nel
1995, Oscar della Pubblicità nel 1996, Key Award nel 1996, Premio del Festival
di Valencia 1995 per “Uomini uomini uomini “ (regista e anche protagonista).
-
Grande
ammiratore di Frank
Sinatra e soprattutto di Marlon
Brando, ha chiamato "Brando"
il suo primo figlio proprio in onore dell'interprete statunitense.
- Nell’ estate del 1972, si esibiva nelle
balere di tutta Italia con un gruppo musicale il cui batterista era un certo
Massimo Boldi.
- Massimo
Boldi, impegnati in Florida sul
set di Natale
a Miami, sono stati costretti a
sospendere le riprese del film a causa del terribile uragano Katrina.
- Nel
1975 ha fatto la pubblicità per “Peaugeot Talbot , nel 1992 “Regia
dello spot Fiat Uno”, nel 1995 “ Parmacotto” , nel 1996 “Tele +” e nel
2005 “ Tim”.
- E’sposato
con Silvia Verdone ( sorella di Carlo ) e ha due figli: Brando e Mariarosa. Ha
un fratello, Manuel, musicista e una sorella, Emy, nata dal primo matrimonio di
suo padre, Vittorio De Sica, con Giuditta Rissone.
Intervista
Christian è nella sua splendida casa
dell’Aventino.
In
quale zona di Roma sei nato Christian e quali sono i tuoi ricordi?
Io
sono nato in via Severaro, vicino a piazza Bologna, che era un quartiere romano
molto importante. Ci abitava pure Aldo Fabrizi ed era un quartiere ricco come i
Parioli, come l’Eur. Mi ricordo che Roma era una città meravigliosa, come lo
è tutt’ora, anche se le vie del centro assomigliano più a Bagdad che alla
Roma dei miei tempi, con tutte quelle jeanserie. Non assomiglia per niente a
quella Roma che mi ha fatto conoscere mio padre. Via del Corso era bellissima,
un salotto, una bella passeggiata. C’erano ancora dei negozi foderati di legno
e le pasticcerie famose dove la
domenica andavo con papà a prendere una “treccia”. Ecco, tutto questo non
c’è più e adesso al loro posto ci sono, come ti dicevo prima, negozi di
jeans, di scarpe e di cravatte. Roma è cambiata molto ed è una città
difficile da inquadrare, perché è piena di traffico, di macchine dappertutto,
sono troppe. Roma è una bellissima città l’estate, quando si spopola, quando
i suoi abitanti vanno in vacanza o quando mettono la macchina in garage oppure
il fine settimana. Di Roma ricordo anche un ottimismo dei romani che si è un
po’ perso, ma credo non solo a Roma ma nell’intero paese. Un ottimismo fatto di cose semplici, tipo oggi è domenica, si mangia il
pollo. Oggi non è così, è tutto cambiato, anche la gioventù. Guarda sui
giornali, Gianfranco, “Giovane uccide la madre”. Non è che la gioventù
sua tutta così, per carità, non facciamo di tutta un’erba un fascio. E’
cambiata quella semplicità che c’era una volta e questo anche nel cinema.
Però si è guadagnato che la gente vive meglio, nel senso che oltre allo
stress ha molto benessere. Ha la macchina, il televisore, il cellulare, i soldi
per andare in vacanza, è più colta e meno provinciale. Si sono aperte di più
le frontiere e quindi la gente legge di più, si informa, commenta e quindi la
gioventù a perso si la semplicità ma adesso è molto più bella, più fresca,
più colta.
Cosa
provi nel tornare a Roma dopo una lunga assenza?
Mi
sembra di tornare al paese.
I
romani come li trovi?
Difetti
pochi, pregi tanti. Pregi sono la grande simpatia, intelligenza, gente di cuore.
Come difetto trovo che sono abbastanza volgari, questo è il peggior difetto e
anche forse un po’ di cinismo.
Ti
piace la cucina romana?
No!
Non sono a dieta ma mi piace molto di più la cucina veneta, perché è più
buona e più raffinata. Quella romana non mi piace perché è troppo pesante,
vedi la pajata, la coda alla vaccinara, ecc… Anche la cucina napoletana non è
male, caro Gianfranco, sai?
Com’è
il tuo rapporto con il Tevere?
Inesistente!
E’ un incubo, perché io per andare all’Aventino, dove abito, ai Parioli
devo fare tutto il lungotevere, per forza e sai che traffico. E’ sempre
peggio. A Roma se hai degli appuntamenti di lavoro devi calcolare che forse ne
riesci a farne solo uno.
C’è
un angolo di Roma a cui sei legato?
Si!
il mio quartiere, l’Aventino e poi mi piace molto la Roma vecchia e mi piace
molto camminare per Campo de’ Fiori e tutte quelle vie e viuzze li intorno.
Come
vivi la Roma by night?
La
vivevo molto a 20 anni. Ora molto ma molto meno, perché quando finisco di
recitare è molto tardi e vado a cena in qualche ristorante che fa il dopo
teatro e poi a nanna, stanco morto.
Per
un uomo di spettacolo cos’è Roma?
E’
Fellini.
Com’è
avvenuto il tuo accostamento verso la recitazione?
Già
da ragazzino, quando avevo 8 anni, cominciavo a recitare e a canticchiare e a
dire delle battute, perché mio padre ci faceva fare delle recite a casa, in
salotto. Poi piano piano mi sono appassionato e sono entrato in questo mondo
magico.
A
chi volesse fare l’attore, che consiglio vorresti dargli?
Di
pensarci sopra due volte e di capire se veramente lui vuole fare questo
mestiere, se gli piace recitare e se vuole veramente la notorietà. Se è per la
seconda è meglio abbandonare perché è un mestiere infame e non se ne esce. Se
hai talento va bene, altrimenti è meglio lasciare perdere.
Qual
è stata la tua più grande soddisfazione artistica?
Quest’ultimo
grande successo al teatro Sistina e in giro per l’Italia. Questo “Omaggio a
Gershwin” è stato un grande trionfo.
Chi
sono i tuoi compagni d’avventura?
Manuele
Frattini, Lorenza Mario e Monica Scattini.
Hai
avuto delusioni?
Si!
l’insuccesso del film che feci come regista e attore che si chiamava
“Simpatici e antipatici” che era il ritratto pietoso di una borghesia
romana.
Hai
un sogno nel cassetto?
Come
no, Gianfrà. Avere per i prossimi 10 anni un po' di serenità.
Dopo
il musical hai dei progetti?
Tanti,
forse troppi. Film di Natale e di non Natale, recital, pubblicità, ecc… Grazie a Dio il lavoro non manca e sono felice così. Basta la salute,
come si dice. Ciao, Gianfranco.