Cinzia Giorgio (scrittrice)                            Roma  3.6.2023

                           Intervista di Gianfranco Gramola

“Mi piace molto raccontare di donne che nonostante tutto, ce l’hanno fatta. La forza che ognuna trova dentro di sé dopo un percorso doloroso, per cui mi piace molto dare una speranza attraverso i miei libri”

Il suo sito ufficiale è www.cinziagiorgio.com

Cinzia Giorgio è nata a Venosa il 1° aprile 1975. È laureata in Lettere Moderne (Università degli studi di Napoli Federico II) e in Lingue (Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente di Roma), si è specializzata in Women’s Studies e Storia, compiendo studi anche all’estero. Nel 2002 ha vinto una borsa di studio con la Fondazione Bellonci per il progetto di ricerca: “Narrare la storia: dal documento al racconto”. Vive a Roma, è dottore di ricerca in Culture e Letterature Comparate presso l’Università degli studi di RomaTre. Pubblica regolarmente articoli di storia e arte su riviste specializzate. Scrive da anni saggi, romanzi, pièce teatrali e recensioni. Dal 19 agosto 2020 è Amministratore Unico della The Pink Factory Srls, e dirige la casa editrice nata in seno alla società, già editrice della rivista Pink Magazine Italia (www.pinkmagazineitalia.it), nata nel 2015, che si occupa di attualità e cultura. Insegna storia delle donne presso l’Università Sperimentale Decentrata di Roma e si occupa da sempre dei diritti delle donne. I suoi libri trattano tematiche femminili e di genere e sono pubblicati da prestigiose case editrici come la Newton Compton (www.newtoncompton.com) e la Rizzoli (www.rcs.it). I best-seller La Collezionista di libri proibiti e I migliori anni hanno scalato tutte le classifiche di vendita piazzandosi ai primi posti della narrativa contemporanea nazionale e rimanendo tra i primi venti per svariate settimane di seguito. Viene spesso chiamata in Italia e all’estero per tenere lezioni e seminari su diversi argomenti e corsi di scrittura creativa.

Intervista

Quando la scrittura ha fatto irruzione nella tua vita?

Questa passione è nata fin da piccola, perché sono cresciuta nella libreria di mio nonno. Lui era titolare dell’unica libreria della cittadina in cui io sono nata, Venosa, in provincia di Potenza ed è così che sono nata in mezzo ai libri e quindi mi è venuto proprio naturale scriverli. Devo dire che io ho avuto anche una formazione molto  matriarcale, con le nonne, le zie che mi raccontavano le favole, le fiabe e i racconti. Quindi alla fine mi è venuto veramente naturale poter mettere nero su bianco anche le mie fantasie.

Con quali scrittori di riferimento sei cresciuta? Chi sono stati i tuoi miti?

Molti scrittori sono ancora i miei miti. Prima fra tutti Jane Austen, l’autrice di “Orgoglio e pregiudizio”, di “Persuasione”, di “Ragione e sentimento” che io amo alla follia. Emily Bronte che devo ringraziare perché “Cime tempestose” mi ha aiutato a capire i punti di vista, poi tutti i grandi scrittori da Dumas a Charles Dickens e per finire in bellezza Margaret Mitchell che è l’autrice di “Via col vento”, un romanzo che amo particolarmente. Per cui amo i classici, quasi tutti.

E’ uscito il tuo ultimo libro “Cassandra”. Com’è nata l’idea di raccontare questa figura della mitologia greca?

Io per 17 anni ho insegnato all’università “Storia delle donne”, ora lavoro in archivio, e ho fatto su Cassandra tre convegni durante il mio percorso universitario, per cui avevo sempre l’idea di voler raccontare la sua storia. Non era mai il momento e le case editrici mi dicevano: “Si, ma questo personaggio è un po’ particolare, non si sa”. Per fortuna è uscita questa moda del retelling, ovvero di raccontare nuovamente con un’altra prospettiva i miti greci, così come altri racconti epici. Per cui alla fine ho ritrovato il mio personaggio Cassandra e ho detto: “Adesso non potete dire che non è il momento”. Siccome Cassandra per me è il simbolo della forza delle donne, ho voluto fortemente raccontare di lei.  

Un paio dei tuoi libri mi hanno incuriosito e sono “Il collezionista di libri proibiti” e “La piccola libreria di Venezia”. Libri che hanno a che fare con i libri.

Alla fine, si, i libri sono proprio la mia passione ed è così forte che le mie protagoniste le descrivo come grandi lettrici. A parte Cassandra che ovviamente non poteva essere una lettrice, però mi piace raccontare storie di donne che leggono e che sono indipendenti proprio perché studiano, per cui i libri sono fondamentali. “La collezionista di libri proibiti” è stato il mio primo romanzo con la Newton Compton ed è stato il mio primo best sellers e quindi ero molto emozionata da questo punto di vista. Racconta di una donna che fin da ragazza inizia a collezionare i libri antichi, che molto spesso appartenevano alla famosa lista dei libri proibiti, la lista che era nata durante l’inquisizione. In particolare le lettere di Veronica Franco che era una cortigiana veneziana del ‘500. Poi la storia prosegue ne “La piccola libreria di Venezia”, perché lì la protagonista è sempre una sorta di amica della protagonista de “La collezionista di libri proibiti”, però sono passati tanti anni ed è  come se fosse una figlia di cuore, non di sangue, che si chiama Margherita, che è una libraia che ha una piccola libreria a Venezia.

Quali sono gli argomenti preferiti, quelli che ami trattare nei tuoi libri?

La forza delle donne. Mi piace molto raccontare di donne che nonostante tutto, ce l’hanno fatta. Non perché non mi interessi raccontare degli uomini, perché io amo tutte le persone indipendentemente dal loro sesso e dal loro orientamento religioso.  Però le donne che voglio raccontare io, devono essere di esempio non solo per le donne, ma anche per gli uomini, perché mi piace raccontare della loro forza. La forza che ognuna trova dentro di sé dopo un percorso doloroso, per cui mi piace molto dare una speranza attraverso i miei libri.

Qual è il momento della giornata più fertile, più creativo per scrivere?

Adesso ti faccio ridere, perché il momento migliore per me è dopo i pasti (risata).

A stomaco pieno, si scrive meglio.

Si, dopo colazione, dopo pranzo e dopo cena. Sono i mie tre momenti in cui io, per almeno un paio di ore mi metto a scrivere, quindi scrivo tantissimo durante la giornata, se posso. Alcune volte devo saltare alcuni appuntamenti, però se sono libera da impegni, sono questi i tre momenti migliori per me.

Per te è più difficile iniziare un racconto o trovare il finale? Che metodo usi?

Forse cominciarlo, perché una volta che l’ho cominciato, io so già come va a finire. Per cominciarlo io ci metto anche mesi perché ho in testa tutta la storia ma mi mancano dei pezzi, però una volta che l’ho cominciato per la stesura impiego 3 o 4  mesi, non di più.

Hai già in mente di cosa parlerà il tuo prossimo libro?

Si, ce l’ho già in mente, non posso dirlo ma parlerà di una donna. Una donna molto ma molto forte, del passato, quindi un libro storico.

Quali sono le tue ambizioni?

La mia più grande ambizione è che mi leggano tante persone, non mi interessa il resto. Una pura velleità mia è che mi piacerebbe partecipare ad una sceneggiatura di un mio romanzo che diventa un film, però questo è un sogno che può pure rimanere così, basta che mi leggano. 

Dalla Basilicata a Roma, in quale occasione ti sei stabilita nella città eterna e come ricordi l’impatto?

Io dalla Basilicata in realtà sono venuta a Napoli per studiare, quindi l’impatto violento diciamo, l’ho avuto con Napoli, dopo di che mi sono spostata e ho girato  tutta l’Europa per studiare, quindi Parigi, Londra, Cambridge. Poi ho vinto il dottorato di ricerca a Roma e quindi sono venuta nella città eterna, mi sono stabilità qui e poi mi sono sposata e alla fine sono rimasta. Ho trovato lavoro all’università, però l’impatto violento è stato più con Napoli.

Hai scritto anche un libro che riguarda Roma, dal titolo “E’ facile vivere bene a Roma se sai cosa fare”. E’ così?

E’ così, se sai cosa fare, ma non è facile, però è divertente perché Roma è una città poliedrica, che ti offre tante opportunità e se le sai cogliere, te la vivi bene. Perché Roma poi è una città difficile, il traffico, le buche, i rifiuti, le manifestazioni ogni due minuti. Però Roma è superba, è veramente la città per eccellenza.

Cosa ti piace di Roma e viceversa?

Di Roma mi piace tutto, perché ha una storia millenaria, la vedi e la tocchi con mano. E’ veramente un museo a cielo aperto, tu passeggi e ti ritrovi adesso nel medio evo, poi dopo ai tempi dell’antica Roma, poi nel rinascimento, per cui soltanto passeggiando fai il pieno di cultura e non basterebbe una vita per vederla tutta come si deve. Cosa non mi piace? Non è solo di Roma, ma è tipico di tutte le città questo senso di alienazione, il pericolo che si nasconde ovunque, ma questo è di tutte le città, non solo di Roma. Questa è l’altra faccia della medaglia e Roma si fa perdonare con la sua bellezza.

Roma è anche fonte di ispirazione per il tuo lavoro di scrittrice?

Sempre. Non solo Roma come città, ma anche le sue biblioteche, i suoi archivi, soprattutto quello vaticano. Io quando ho bisogno di studio, di concentrarmi e soprattutto di trovare documenti, li trovo nelle biblioteche di Roma sono le più fornite, le più belle che io abbia mai visto. Ho lavorato anche nell’archivio di Napoli, nell’archivio di Firenze, ho lavorato veramente ovunque, però Roma mi offre più possibilità.

A piazza sant’Agostino c’è la biblioteca Angelica che è fantastica. L’ho visitata più volte in passato.

Meravigliosa. La conosco bene e l’hanno riaperta da poco perché l’hanno chiusa per ristrutturazione.