Claudio
Lippi (cantante e conduttore)
Roma 25.6.2020
Intervista
di Gianfranco Gramola
La
nuova sfida di Claudio Lippi su “TUBY
tv” (www.tubytv.it )
“Ho
vissuto questo esperimento come esperienza, non come esperimento casuale,
supportato da autori che sono di mia fiducia”
Claudio Lippi è nato a Milano il 3 giugno del
1945. Esordisce come cantante nei primi anni sessanta, prima come solista e poi
col gruppo I crociati. Nel 1964 partecipa al Festival delle Rose con Addio
amore e, nel 1966, ottiene il primo successo discografico con Per ognuno
c'è qualcuno.Partecipa poi a tournée teatrali con Memo Remigi e compare
come ospite in alcune trasmissioni televisive di Mike Bongiorno (nel 1963 in La
fiera dei sogni) e Pippo Baudo (Settevoci), sempre in veste di cantante o di
ospite brillante. Poi partecipa come concorrente a Un disco per l'estate 1968.
Nel 1972, esordisce in radio conducendo alcune trasmissioni per la Rai, tra cui Musica
In e,
sempre lo stesso anno, esordisce come conduttore televisivo in programmi per
ragazzi Aria aperta e Giocagiò, poi nel varietà Tanto piacere, Rivediamoli
insieme, Per una sera d'estate e Mille e una luce. Nel 1975,
compare nel musicarello Piange... il telefono e nello stesso anno, lavora
come doppiatore alla serie televisiva di animazione Barbapapà, dando la voce a
tutti i personaggi maschili. Nel 1978, lavora per TeleMilano, la futura Canale
5, in un one man show, tagliato su misura per lui dallo stesso Silvio
Berlusconi, Lo Sprolippio. Nel 1980, RaiUno trasmette il primo quiz in
fascia preserale, Sette e mezzo, condotto da Raimondo Vianello per la
prima metà, mentre per la seconda da Lippi; Nel 1984, lascia la Rai per passare
a Fininvest, realizzando i quiz Tuttinfamiglia (1984) e Il buon paese
(1985). Negli anni tra il 1988 e il 1990, fa breve ritorno in Rai per condurre Giochi
senza frontiere. Il 1º ottobre 1990, con l'abbandono di Corrado, viene da
lui scelto per presentare il quiz del mezzogiorno di Canale 5, Il pranzo è
servito: già nel 1985 Lippi era stato chiamato da Corrado per una breve
sostituzione a Buona Domenica. Nella primavera del 1992, la direzione
decide di prolungare la trasmissione per tutto il periodo estivo. Nel 1996 si
propone quasi casualmente per il ruolo di conduttore di Mai dire gol con
la Gialappa’s band, programma di punta di Italia 1. Lippi deve la presenza a
Mai dire Gol a un litigio tra Teo Teocoli e la Gialappa's: in seguito alla
defezione dello showman, il trio è costretto a trovare un rimpiazzo e recluta
Lippi che viene mandato in onda improvvisando. In seguito, partecipa alla Buona
Domenica di Maurizio Costanzo e di Lorella Cuccarini
e collabora ad altre produzioni, come Simpaticissima, 6 del
mestiere?!, Strada facendo e Canale 5 story. Lavora con
Michelle Hunziker al varietà Tacchi a spillo. Nel 2002 è impegnato con La
sai l'ultima?, show di prima serata insieme a Natalia Estrada, programma a
cui entrambi torneranno nel 2004. Nel 2003, durante una crisi con Mediaset,
ritorna su Rai 2, dove conduce Eureka, e partecipa a Domenica in,
lo storico programma concorrente di Buona Domenica. Il 28 ottobre 2006
annuncia di lasciare la conduzione di Buona Domenica, dopo sole 5
puntate, per divergenze con gli autori. Il 12 luglio 2008 riceve il "Grand
Prix Corallo città di Alghero", nel corso del Gran Galà dello Sport e
della Tv 2008. Un anno dopo il periodo di inattività televisiva, dal marzo
2009, conduce Dahlia in campo su Dahlia TV e dal settembre 2010 è
presenza fissa nei programmi Rai Uno La prova del cuoco e Se... a casa
di Paola. Il 30 dicembre 2010 torna in tv con il game-show I love Italy
su Rai 2. Nel
luglio 2011 conduce su Rai International il Gran Galà del Made in Italy l'oscar
alle eccellenze italiane scritto e prodotto da Nicola Paparusso e Gian Carlo
Nicotra che ne curò anche la regia. Nel settembre 2011 inizia le registrazioni
per la realizzazione di un nuovo album musicale, Volare è meraviglioso.
L'8 aprile 2012 esce su iTunes il nuovo album Volare è meraviglioso, un
omaggio a Domenico Modugno. Nel maggio 2012 conduce, con Elisa Isoardi, il nuovo
varietà di Rai 1 Punto su di te!. Dall'autunno 2012 Lippi co-conduce con
Antonella Clerici ogni sabato La prova del cuoco in onda su Rai 1. Il 2
giugno 2015 è il conduttore, insieme ad Amadeus, Pupo e Max Giusti della
Partita del cuore su Rai 1.
Dal
2011 conduce il Grand Prix Corallo Città di Alghero con il giornalista Nicola
Nieddu. Nella stagione 2017-2018, è nel cast dell'edizione di Domenica in,
con Cristina e Benedetta Parodi. Questa esperienza non fu, a suo dire, positiva.
Dal 9 settembre 2019 è impegnato nella co-conduzione de La prova del cuoco
insieme con Elisa Isoardi.
Intervista
Mi
racconti i tuoi nuovi progetti e della tua avventura di Tuby TV. Quando è nata
l’idea?
L’idea è nata in virtù
della forzata sosta, per quanto riguarda il periodo nero che ora si è un po’
allentato, ma che comunque ancora lascia qualche perplessità o qualche paura,
ma per il fatto di essere forzatamente in casa, prima di diventare vittima della
clausura, mi sono detto: “Razioniamo il
cervello, azzeriamo e ripartiamo. Mettiamoci in competizione e facciamo nuove
esperienze”. Io con la tecnologia vado d’accordo come con le verdure, non le
mangio (risata), ho riconosciuto che c’è un leggero gap dato dall’anagrafe,
perché io non sono nato con i computer, quelli sono arrivati in età molto
avanzata. Quindi con le conoscenze che mi hanno ovviamente supportato,
appoggiandomi a un video produttore che frequenta normalmente la tecnologia, ho
vissuto questo esperimento come esperienza, non come esperimento casuale,
supportato da autori che sono di mia fiducia e che quindi hanno anche loro un
linguaggio del web, perché è un altro mondo, anche se è banale dirlo. Anche i
tempi sono diversi. Ad esempio un’intervista non può andare oltre i 30
minuti, perché poi nell’on demand, so che è la capacità di permanenza
davanti alla visione di un filmato, non andrebbe oltre i 7/8 minuti. Se è una
cosa molto interessante, evidentemente poi magari si vede, si interrompe, si
ritorna e così via. Quindi è nato con questo stimolo provocato dalla
competenza di questo amico produttore, dalla partecipazione di autori che hanno
ben presente anche quella realtà e sono autori con i quali lavoro praticamente
da sempre. E’ chiaro che io nell’ambito della televisione generalista, è
giusto riconoscerlo e me ne vanto, ho un pubblico che quando è giovane ha 40
anni. Poi in virtù di altre esperienze, ci sono anche le diciottenni che mi
scrivono sui social le solite e graditissime considerazioni, che apprezzo.
Quindi avendo quel pubblico, noi stiamo cercando di trovare le situazioni giuste
e al momento abbiamo tre dirette a settimana. partecipazione di autori
che hanno ben presente anche quella realtà e sono autori con i quali lavoro
praticamente da sempre. E’ chiaro che io nell’ambito della televisione
generalista, è giusto riconoscerlo e me ne vanto, ho un pubblico che quando è
giovane ha 40 anni. Poi in virtù di altre esperienze, ci sono anche le
diciottenni che mi scrivono sui social le solite e graditissime considerazioni,
che apprezzo. Quindi avendo quel pubblico, noi stiamo cercando di trovare le
situazioni giuste e al momento il palinsesto prevede una
serie di rubriche pensate a e condotto condotte da me: dalla “CLIP”
quotidiana su argomenti d’attualità a “THE’
CON ME”, dialogo tra personaggi noti e gente comune; da “TUBYAMO”,
il format che mette a confronto linguaggi, formati e volti della Tv tradizionale
e del mondo del web, a “IL TALKINO”,
la voce di bambini e adolescenti per sapere cosa pensano del presente e del
futuro. Si aggiungono quindi “SKETCH
IN-DOOR”, programma satirico in cui comici e personaggi escono tutti da
un’unica porta immaginaria e dicono la loro; “SMART
KITCHEN”, un nuovo modo di fare cucina ai tempi del Coronavirus; “TE DO ‘NA PIZZA”, con un famosissimo pizzaiolo che crea
pizze con nomi propri di persona ed ognuna racconta una sua storia, fino a “#DITELOATUBY “,
striscia con un montaggio dei video più curiosi e intelligenti ricevuti dagli
utenti che vogliono denunciare, parlare, proporre qualsiasi argomento. Queste
dirette e questo canale nasce nel momento in cui eravamo tutti a casa, quindi
era un servizio alternativo alla moltitudine di programmi televisivi
generalisti, che davano bollettini di morti, di malati, di guariti, di
precauzioni per affrontare il corona virus, i politici, i virologi. I politici
diventavano propagandistici, i virologi ad un certo punto credo che due
d’accordo non ci fossero. E’ una mia impressione …
E'
vero, non è un impressione.
E
soprattutto si creava un clima in previsione di quello che sarebbero state le
riaperture che poi viviamo tuttora, di un numero infinito di categorie. Farne un
elenco dovremmo starci quanto meno fino a domani mattina o perlomeno fino a
“Marzullo” (risata), che non ha avuto il riscontro di quanto era stato
dichiarato e promesso. Fermo restando che sono perfettamente consapevole e
quindi non è né polemica, né una critica, che l’emergenza ha toccato il
mondo e in alcuni parti del mondo sta andando peggio di quanto sta andando da
noi. L’America, il Brasile, la Cina che già dall’agosto scorso abbiamo
scoperto che aveva un infezione in atto e gli ospedali strapieni. Quindi
tornando alla TV, volevamo dare voce al ristoratore, al proprietario di uno
stabilimento balneare, di un albergatore, ecc … sarebbe stato impossibile
sentire tutte le categorie. Adesso tutto sommato per molti è ancora un
problema, molti non stanno aprendo, la situazione è decisamente compromessa per
quanto riguarda l’estate, se va bene a qualcuno, si ripagherà di quello che
non ha guadagnato. Quindi non guadagna, considerando che per l’estate il
nostro turismo incide il 13,5 per cento sul Pil e sappiamo com’è ridotto.
Quindi purtroppo l’estate è molto compromessa e soprattutto la realtà è che
l’affanno si comincia a sentire. E’ un affanno politico, è un affanno che
viviamo da un po’ di tempo, perché si formano governi più numerici che di
condivisione (la parola ideologia è una parola grossa), di finalità o di scopi
con i quali portare avanti le riforme, togliere la burocrazia ed era anche una
grande occasione. E’ che quando si parla di soldi, io avrei forse pensato che
chi ne è responsabile, non della mancanza dei soldi, ma dell’argomento,
dicesse: “Signori, prima di promettere, diciamoci la verità. Noi siamo più
indebitati e la ricerca è sommersa”. In questo momento chi ha risparmiato,
non tira fuori i soldi, perché ha paura delle patrimoniali, ha paura delle
tasse e ha paura di esporsi. Quindi è una situazione secondo me, molto
difficile. Auguro ovviamente all’attuale governo a nome di tutti i nostri
concittadini, che se ne esca. L’Europa non mi sembra che sia così partecipe
alla velocità nel distribuire denaro a fondo perduto. Mi sembrano più prestiti
che sovvenzioni. Siamo in un ginepraio, però sento affermazioni a volte un
po’ troppo ottimistiche rispetto alla realtà che si verifica subito dopo
fatta l’affermazione. Non vorrei farmi interpretare per colpa della mia
esposizione in maniera polemica. E’ un dato di fatto, riconoscendo che
un’emergenza alla qualche non eravamo preparati nel mondo e soprattutto in
Italia dove ci sono stati tagli alla sanità negli ultimi tre o quattro governi.
Quindi c’erano le finanziarie che tagliavano
alla scuola, alla sanità, la riforma della giustizia sta ancora aspettando da
quando sono nato io. 75 anni che sento parlare di riforma della giustizia. Ci
sono molte cose che sono ancora inevase in questo paese, che è difficile
risolvere, ma credo sia un ammissione quella del politico per la quale prima di
tutto diciamoci la verità, cioè questo non si può fare e questo si può fare,
ma se quello si può fare, fallo.
Parliamo
un po’ della tua carriera. Tu nasci come cantante. Com’è avvenuto il
passaggio come conduttore?
Nasco
come cantante e rimango con quell’amore, quella necessità, quel bisogno di
trasferire le emozioni attraverso la musica da interprete, perché purtroppo non
ho il talento del cantautore. Quando ci fu l’avvento dei cantautori, cioè
verso il 1972, quando nascevano il Paoli, il Tenco, il De Andrè e tutta una
sfilza di straordinari autori, cambiò poi il sistema sia editoriale che
discografico. Non avendo quel talento, chiaramente entravi in una serie B, perché
sono venuti a mancare i sarti della musica, ossia quelli che scrivevano su di
me, pensando alle mie capacità vocali, al mio timbro di voce e così via. Gli
autori che servivano gli interpreti. Poi sono diventati tutti interpreti e
autori di se stessi e mi sono detto: “Qui rischiamo davvero di vivere di
speranze che non si realizzeranno mai”. Avendo avuto esperienze in campo di
ospitate da cantante, in cui avevo accennato anche l’uso della parola, gli
autori di Pippo Baudo, del programma
in cui lui debuttò che era “Settevoci”, mi sembra nel 1965, quindi parliamo
dell’epoca in cui c’erano ancora i televisori a valvole, mi dissero: “Sei
divertente, sai parlare, fai sorridere” e partì la gavetta, che si faceva a
quei tempi. Già dire “a quei tempi” mi viene un magone, perché c’è un
leggero rimpianto dei tempi che i più datati ricorderanno, dove c’era più
semplicità, forse anche più ingenuità e ci si divertiva quasi con niente, la
palla per giocare a calcio era fatta di stracci e non avevamo tutte le
esigenze di oggi che, secondo me, era anche più positivo. Detto questo,
accettiamo la realtà. Cominciarono a mettermi prima in radio dove facevo dei
quiz e dove ho fatto praticamente la gavetta e ho solo invertito quello che
allora era la scuola dell’obbligo. La radio è la scuola elementare, perché
la preparazione di base era fare la radio, perché ti insegna a dire, a
parlare, a dire cose che la gente ascolta. Se accendi la radio è per
ascoltarla, non è per fare solo da sottofondo. Non sei distratto dalle
immagini, come con la televisione. Quindi quello era in principio. Poi si faceva
la tv dei bambini per passare poi a quella dei ragazzi. Io per caso ho invertito
le cose e ho fatto prima la tv dei ragazzi, poi la tv dei bambini che è una
scuola straordinaria, perché far divertire i bambini dai 4 agli 8 anni, è un
mondo che ti ritrovi, se ce l’hai dentro, e che è difficile da una parte, ma
facilissimo dall’altra. Poi ho proseguito con i primi piccoli programmi e alla
fine, passo dopo passo, mi sono guadagnato fiducia anche in virtù di dirigenti
competenti che avevano il gusto di scoprire come talent chi fosse più portato
per un genere piuttosto che per un altro. Ho avuto grandi maestri. Il primo in
assoluto è stato Corrado, dal quale ho ereditato una caratteristica che è
un’ironia che non va mai ad offendere un concorrente o un ospite e così via.
Da Raimondo Vianello, maestro d’ironia. Da Mike Bongiorno, maestro di
professionalità, da Enzo Tortora che era di una cultura meravigliosa, proposta
in modo elementare, mai spacciata, non si è mai vantato di quale fosse la sua
preparazione. Quindi avendo i maestri, avendo queste indicazioni che erano
forzate, doverose, perché se non facevi quello, non passavi in prima serata
improvvisamente. Quindi la mia rinuncia al canto, l’ho tenuta come passione e
come uso spettacolare, perché nei miei spettacoli comunque propongo molto un
repertorio degli anni ’60 e soprattutto di Domenico Modugno, per il quale ho
fatto anche un CD in omaggio, fatto con grandissimo pudore e con grandissimo
rispetto. Domenico Modugno per me era un uomo straordinario per quanto
riguardava il senso della vita, il senso di godere la vita, che ha espresso in
maniera meravigliosa. Basta guardare il sole e ti accorgi che regalo ti ha
fatto, il mare, l’abbraccio dell’amico, il sorriso di un bambino, ecc … Le
cose che ritenevo piccole, lui le ha sapute descrivere in maniera straordinaria.
Quindi la musica per me rimane un elemento spettacolare perché mi diverte, mi
emoziona. Io faccio spesso le piazze, perché mi piace il rapporto con la gente,
quella che definiamo comune, ma che è l’ossatura della nostra nazione, è
scuola di vita. Quando canto, riesco a sentire che arriva l’emozione, perché
sono il primo ad emozionarmi. Quindi sono nato cantante, poi avendo rinunciato
alla carriera discografica, è nato l’intrattenitore, il conduttore, il
presentatore, chiamalo come vuoi, comunque il mestiere della parola. Come sono
logorroico oggi, Gianfranco (risata).
Il
mondo dello spettacolo era come te lo immaginavi o ti ha deluso?
Il
mondo dello spettacolo in effetti era come lo vedevamo, è stata
una grande scuola quella di aver fatto la gavetta perché sono entrato in punta
di piedi, ed era un passo dopo l’altro, con qualcuno che ho avuto la fortuna
di trovare sulla strada, che aveva la capacità di capire se stavo crescendo e
di darmi suggerimenti e così via. Quindi non l’ho vissuto traumaticamente.
Oggi è un po’ più traumatico perché c’è una leggera confusione, i generi
si sono ridotti a talk show, molto anche talk politici, qualche gioco o game
come si chiamano oggi, presentati da Amadeus, Gerry Scotti e Paolo Bonolis.
Un
tuo sogno artistico?
Il
mio sogno è fare un programma nel quale la gente si racconta in modo positivo,
perché stiamo vivendo veramente una tragedia e sembra che ci si vergogni di
dire come l’ha superato, chi l’ha superato, di come si sono superate
determinate problematiche di vita,
che poi un po’ toccano tutti. Un fatto positivo, mi sembra, è una mia
impressione, che non faccia notizia. Temo che ci sia nell’aria che si debba
fare notizia a tutti i costi. Che se poi è finta, è ancora meglio per quanto
riguarda certi risultati. Però così non facciamo crescere il nostro pubblico
televisivo, ma lo adattiamo un po’ alla frenesia del gossip, dei matrimoni con
un fantasma, con Caltagirone.
Un
personaggio televisivo che stimi molto?
Ho
una grande stima per Barbara D’Urso. L’ho portata io in televisione su
Canale 58, al debutto televisivo di Berlusconi. Barbara me l’aveva consigliata
un amico che era Memo Remigi, ed è nata lì. Poi si è fatta un mazzo così,
con la scelta di una proposizione di tematiche che lei con grande coerenza porta
avanti, non sempre però sono condivisibili, ma lei è bravissima nel fare
quello. E’ bravissima Maria De Filippi che ha usato al meglio il dolore, perché
le storie di “C’è posta per te” è fatta di storie strappa lacrime e devo
dire che spesso mi commuovo anch’io. E’ in onda da una quindicina di anni e
in certe storie mi aspetto che entri la polizia, perché un padre che dopo 30
anni, che si è fatto la sua vita e poi si pente e si trova un figlio trentenne
davanti, quello è abbandono di minore (risata). Sono storie, come dicevo prima
strappa lacrime, dove c’è la libertà di chi vuole esprimersi in quel modo,
però a me sembra comunque che manchi un po’ di sorrisi. Una storia di uno che
crede di aver visto gli ufo è comunque un personaggio che fa sorridere, poi
magari gli do il numero di un bravissimo psicoterapeuta (risata) e cerchiamo di
capire. Ma la gente ha tanto da dire e soprattutto vorrei fare un programma di
fatti positivi, perché si diventi emulazione del positivo, non emulazione del
negativo. Io non so se avrò mai un programma di questo tipo, vediamo. Io non
muoio, se Dio non mi richiama, cosa che c’ha provato e non c’è riuscito, si
è arreso e per il momento continua a ignorarmi. Però credo che davvero ci sia
bisogno anche di una parte di televisione positiva, che non sia solo la comicità
tradizionale, come Zelig e altri programmi similari o i quiz. Me lo sento e oggi
sono orgoglioso di un esperimento nel quale non posso altro che, secondo me,
crescere. Crescere come bagaglio personale, non ho la spasmodica ricerca della
popolarità o di aumentare la popolarità. Per quello che ho fatto ormai la
gente mi considera un famigliare, che entra in casa saltuariamente. Questa è la
visione che ho oggi dello spettacolo televisivo, ma che comunque comporta anche
quei piccoli sconfinamenti nel teatro, dove è difficile trovare opere prime e
quindi dare spazio a nuovi autori. Il cinema ha rari momenti di vitalità, a
parte Benigni che è geniale e ovviamente “La vita è bella” è un vero
capolavoro che meritava 25 Oscar, e Carlo Verdone che è molto bravo. Le nuove
generazioni temo che abbiano problemi per risparmi produttivi perché sembra che
anche i cine panettoni abbiano fatto la loro storia e credo siano in una fase
calante, perché si è detto tutto, tra invernali e estivi. C’è un Christian
De Sica di una bravura sua musicale, che sembra il Sinatra italiano, sia come
attore perché ha ereditato le grandissime capacità del padre, al quale molto
spesso assomiglia, ma non è un peccato mortale. Se tu hai un padre come quello,
beato te che hai potuto apprezzarlo. I fratelli Tognazzi, Ricky e Giammarco si
sono differenziati dal papà perché Ugo Tognazzi era unico, Raimondo Vianello
era unico, ecc … Ci sono personaggi che hanno rappresentato una realtà
professionale teatrale, cinematografica e televisiva che sono irripetibili. Dove
vai a trovare un altro Aldo Fabrizi, un altro Totò, un altro Peppino De
Filippo. Secondo me non siamo in condizioni di o scoprirli o farli vedere e
dargli un ruolo. Oppure i giovani li usiamo ma non li facciamo crescere, ma
questo è un mio modestissimo parere. Quindi a questo punto si deve guardare la
realtà, non ci si deve sentire vittime, perché la realtà è il giorno se tu
vivi. Se ogni giorno hai da vivere, tu quel giorno devi capire come si deve
entrare in un sistema, che cosa manca secondo te a quel sistema, sapersi
adeguare all’uso proprio della tecnologia, non a uso improprio, per cui alcuni
social sono assolutamente deleterei, per cui si è creato un mondo di insulti,
di rabbia nascosta dietro all’anonimato. Io ricordo che belle le lettere in
cui dicevano “Mi hai fatto morire dal ridere”, oppure “Ho avuto una
scarica di diarrea, perché quando ti vedo ho un problema gastrico”. Ma almeno
si firmavano, vivaddio. Oggi se hai un raffreddore, fra social e non social,
dopo dieci secondi hai una bio broncopolmonite, se poi diventa virale, hai un
tumore al polmone.
In
un’intervista hai detto: “Ho preso grandi mazzate per la mia ingenuità”.
Mi racconti un paio di esempi?
Tendo a
rimuovere le cose negative.
Oltre
a lavorare in TV, curi delle passioni nella vita?
Ad
essere sincero mi appassiona tutto quello che mi permette di fare nuove
esperienze.
Ad
un ragazzo che vuole fare il conduttore (presentatore) che consigli daresti?
Di
avere tanta forza di volontà e di darsi dei tempi.
Tu
sei milanese. In quale occasione ti sei stabilito a Roma e come ricordi
l’impatto?
Nel
1972 per essere più vicino alla sede principale della Rai
In
quali zone di Roma hai abitato? So che ora vivi fuori Roma.
Sono
state talmente tante che avrei fatto meglio a comprarmi una roulotte.
Cosa
ti da più fastidio di Roma?
Il
degrado che è sempre più avvertibile. Lo considero uno stupro.
Quali
sono i tuoi luoghi del cuore a Roma?
Era il
Gianicolo, che oggi sembra una discarica.
La
cucina romana ti ha conquistato?
Io amo
la pasta e Roma ne è regina.
Come
cittadino ti senti di dare un paio di consigli alla sindaca Raggi?
Non
alla sindaca ma un suggerimento generale: dividete la città in quattro
quartieri: Roma Nord, Roma Est, Roma Ovest e Roma Sud. Nominate un responsabile
per ogni quartiere. Fate un censimento dello stato del quartiere e distribuite
le risorse in funzione delle esigenze prioritarie.