Daniele
Groff (cantante)
Trento 7.8.2011
Intervista e foto di Gianfranco Gramola
Un
“artigiano”della musica, con la passione per la natura, il surf e per i
motori.
(Biografia
tratta dal sito ufficiale di Daniele)
Daniele
Groff è nato a Trento il 7 giugno del 1973, sotto
il segno dei gemelli. All'età di 7 anni viene avviato alla musica dal papà. A
soli 14 anni il suo talento pianistico gli vale il riconoscimento del
prestigioso Premio Lioness per la Musica. Dopo aver conseguito il Diploma di
Maturità Artistica con il massimo dei voti, a 21 anni si diploma in pianoforte
presso il Conservatorio Statale di Musica della sua città e approfondisce la
conoscenza del violoncello e dell'oboe, ottenendo il diploma inferiore in
entrambi gli strumenti. Successivamente partecipa a numerosi corsi di
perfezionamento pianistici sotto la guida dei docenti del Mozarteum di
Salisburgo e della University of Miami in Florida. A mutare il corso di una
prevedibile carriera di concertista classico, arriva nella sua vita di
adolescente la passione per il brit-pop che lo spinge all'età di diciannove
anni ad attraversare in lungo e largo il Regno Unito con la sua moto. Dalla
fusione di queste due culture, la formazione classica da una parte e
l'immersione nelle suggestive atmosfere del rock dall'altra, prendono vita le
sue prime canzoni. Nel 1998 incontra il produttore Marco Patrignani assieme al
quale, con la complicità di una band residente in Inghilterra, produce tra
Londra e Roma l'album di debutto Variatio 22 (RoadHouse/BMG). Le registrazioni
analogiche presso i Forum Studios (i celebri studi di registrazione fondati da
Ennio Morricone e noti come l'Abbey Road italiano) e le caratteristiche
atmosfere british fanno del disco Variatio 22 il pioniere delle sonorità indie
pop/rock in Italia. Con il singolo di esordio Daisy, Daniele vince l'edizione
'98 di Sanremo Famosi. Dopo Daisy, altri 4 singoli di successo: Io Sono Io,
Lamerica (brano scelto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per la
campagna sulla prevenzione dell'AIDS del '99), Adesso (5° posto Sanremo 1999) e
Everyday (scelto da Leonardo Pieraccioni come leit motiv del film Il Pesce
Innamorato). L'album Variatio 22, con i suoi 5 estratti, supera le 100.000 copie
vendute. Il 2001 e' l'anno della pubblicazione di Bit (RoadHouse/BMG), il
secondo album che, prodotto da Daniele Groff e Francesco Valente tra Los Angeles
e Roma, vanta gli arrangiamenti d'archi di Wil Malone (già con Madonna, The
Verve, Richard Ashcroft, Skunk Anansie, Trevor Horn, Massive Attack, Ub40). Tre
i singoli estratti: l'hit radiofonica If You Don't Like It, Anna Julia (Festivalbar
2001) e Lory (con la straordinaria partecipazione di Lucio Dalla, autore del
testo). Tutti gli otto singoli, tra primo e secondo album, raggiungono la Top 20
Music Control. Nel 2004 esce Mi Accordo (RoadHouse / Universal), terzo disco di
Groff che contiene 11 brani (di cui cinque in inglese) e una nuova importante
collaborazione: è infatti Renato Zero a firmare il testo di Pensa A Te e ad
affiancare Daniele nell'esecuzione vocale. La produzione artistica dell'album è
curata dallo stesso Daniele con il contributo di Marco Bosco e Marco Patrignani
mentre gli arrangiamenti degli archi sono di Romano Musumarra già produttore di
Pavarotti e Celine Dion. Il primo singolo estratto, Sei Un Miracolo, viene
presentato al pubblico dal palcoscenico del 54° Festival di Sanremo. Il brano
va direttamente Top 10 nelle playlists delle radio e porta Daniele ad esibirsi
alla presenza del Papa Karol Wojtyla. Il secondo singolo, Come Sempre,
accompagnato da un videoclip girato a New York per la regia di Bobby Yan,
raggiunge la Finale Festivalbar 2004 all'Arena di Verona. In contemporanea con
il suo tour 2004, Groff apre, con uno show di un'ora insieme alla sua band, gli
spettacoli di Renato Zero negli stadi sold out di Roma Olimpico, Milano San
Siro, Verona e Firenze per un totale di 300.000 spettatori. Nel 2005 Edoardo
Bennato gli chiede di produrre ed interpretare la propria ballata Una Ragazza
per inserirla nell'album La Fantastica Storia del Pifferaio Magico assieme ad
artisti come Raf, Jovanotti, Irene Grandi, Max Pezzali, Piero Pelù e molti
altri. Con Morning, terzo singolo (primo in lingua inglese) estratto dall'album
Mi Accordo, è vincitore negli Stati Uniti dei JPF 2006 Music Awards nella
categoria Best Pop Song precedendo nella classifica artisti di calibro
internazionale. Nell'autunno 2006, al fianco dei più grandi cantautori italiani
tra i quali Vasco Rossi, Claudio Baglioni, Eros Ramazzotti, Renato Zero, Lucio
Dalla, Samuele Bersani, Rino Gaetano, Franco Battiato, partecipa alla
compilation benefica per Telethon "Note per la ricerca" con la canzone
Sei Un Miracolo. Nel 2007 esce il singolo Prendimi, realizzato con la
partecipazione dei Fools Garden (la band del successo Lemon Tree con oltre 6
milioni di copie vendute in tutto il mondo) e del loro produttore chitarrista
Volker Hinkel. Il brano viene registrato a Stoccarda e missato da Dario Dendi
(tra i suoi crediti Stereophonics, Coldplay e The Killers). Il video della
canzone vede, al fianco del cantautore trentino, la partecipazione dell'attrice
italo-francese Diane Fleri, già protagonista con Elio Germano e Riccardo
Scamarcio del pluripremiato film Mio fratello è figlio unico di Daniele
Luchetti. Nell'estate dello stesso anno Groff apre in acustico i concerti di
Renato Zero, sold out negli stadi italiani di Milano San Siro, Roma Olimpico,
Firenze, Bari e Palermo per un totale di oltre 300.000 spettatori. Nel 2008,
sotto l'ala talentuosa ed esperta di Veronique Leroy e grazie all'impegno e la
passione dell'etichetta francese Kyrone GP Music, Daniele porta la sua musica in
Francia con il singolo Come Sempre. Nel 2010 Daniele Groff interpreta e produce
insieme ad Alberto Lombardi ed Ermanno Labianca la cover della canzone di Bruce
Springsteen Radio Nowhere inclusa nella raccolta For You 2, secondo tributo al
Boss pubblicato dalla Route 61 Music.
Intervista
Siamo
all’Hotel Venezia di Trento, che sta proprio in una delle più belle piazze
del capoluogo trentino. Daniele, una persona molto umile e disponibile, viene
all’appuntamento accompagnato dalla sua splendida compagna Olimpia.
I
tuoi genitori che futuro sognavano per te, Daniele?
Per
mia madre sicuramente il futuro migliore per me, nel senso quello che avrei
desiderato. Lei è una molto libera da passioni, nel senso che anche a
quest’ora vive la sua vita abbastanza equilibrata e non ha mai avuto degli
eccessi. Vive la vita abbastanza neutra, in maniera molto positiva e propositiva
e mi ha sempre aiutato molto. Mio padre invece era molto più passionale. Aveva
delle passioni che seguiva che anch’io avrei voluto seguire in parte. Lui
correva in macchina ed io ero molto affascinato dai motori e lo sono tutt’ora,
però ho cercato sempre di tenermi distante relativamente da quel mondo. Invece
un’altra sua grande passione era la musica e mi ci ha voluto avvicinare fin da
piccolo, infatti è a lui che devo l’inizio del tutto. Avevo solo sette anni e
mi ha trasmesso questa bellissima passione e soprattutto mi ha dato la
possibilità di cominciare con il pianoforte. Da noi la musica era di casa,
perché mio padre era appassionato, mia madre canticchiava sempre ed era molto
legata alla musica, pur non praticandola. Quindi ho sempre respirato questa
atmosfera e sicuramente lui ci teneva che facessi il percorso classico, cioè un
musicista che per chi fa la musica
leggera magari sembra più in alto, anche se non è esattamente così. Tra
l’altro ho scoperto, dopo che è morto, che da giovane andava a suonare anche
lui in un complessino. Questo non me l’aveva mai detto. Quindi penso che a lui
sarebbe piaciuto un futuro per me diverso, che poi c’è stato.
In
quale zona di Trento hai passato l’infanzia e come la ricordi?
Io
sono nato in via dei Muredei, (citata in “Everyday”, ndr.) al civico 32 o
34, mi confondo sempre. Lì ci sono stato fino a 16 anni e ho dei bellissimi
ricordi. Sarà che erano altri tempi, ci si poteva muovere tranquillamente. Per
dire alle elementari, quando venivo a casa da scuola, pranzavo, poi partivo e
tornavo alle sette di sera. Stavo via tutto il pomeriggio, avventure su
avventure con le biciclette, insieme al mio inseparabile amico che viveva di
fronte a me. Ho vissuto poco la dimensione che oggi manca a chi vive nelle città,
anche se piccole. Allora non c’era il traffico di oggi e giravamo in
bicicletta tranquillamente, senza nessun pericolo. E ci avventuravamo fino a
Gocciadoro che allora, per un bambino di otto anni, era molto distante. Ho dei
bei ricordi avventurosi e con la grande voglia addosso di scoprire posti nuovi,
di viaggiare.
Quante
volte torni nella tua città?
Due
o tre volte all’anno ci torno molto volentieri. A Natale sempre, anche perché
c’ho qui mia madre e desidero passare questa festa con lei. Vengo anche a
sciare, perché le montagne trentine sono uniche e vicino a Roma non ci sono
montagne così belle.
La
trovi cambiata Trento negli anni?
E’
cambiata tantissimo. E non dico dai tempi di quando ero bambino, ma ogni volta
che ci torno trovo qualcosa di diverso. Secondo me Trento, con il tempo, ha
perso una parte del suo fascino scuro, triste e malinconico, che però mi è
rimasto dentro. Nella musica che scrivo e nel mio apprezzare certe atmosfere
inglesi, c’è qualche cosa in comune. Ricordo di quando ero ragazzino, verso
la fine anni ’70 e primi anni ’80, Trento era una città più scura e più
difficile socialmente. Anche il problema della droga era più diffuso o meglio
era più a “galla”. Ricordo questo tipo di problematiche fra i ragazzi un
pochino più grandi di me. Trento adesso è una città che, nel bene, si sta
staccando di più dall’Italia, nel senso che è più europea dal punto di
vista civico, dalle strutture, da come si sviluppa la città… è un gioiellino.
Qui bene o male tutto o quasi funziona bene. Sicuramente ci saranno dei magheggi
anche qui, però è meno evidente rispetto ad altre grandi città italiane. Qui
le tasse le vedi spese almeno in qualcosa… Trento non dico che è perfetta,
però sembra quasi studiata, è come se gli mancasse un po’ di anni per
diventare perfetta, ma che sicuramente acquisterà. Questa sua perfezione sembra
una qualità presa in prestito dall’Alto Adige, non ti sembra? Guarda via
Belenzani, per esempio, è spettacolare. Una sera stavo con degli amici e
osservavamo questa via che abbiamo trovata troppo perfetta, poco vissuta, ma che
sembra quasi una scenografia di un teatro. Hai quasi paura di toccare la
facciata di un palazzo per non lasciare le impronte, per non sporcarla o
rovinarla. Roma, la città dove vivo, è esattamente il contrario, è sozza e
abbastanza sporca e soprattutto poco amata dai romani.
Il
tuo rapporto con la cucina trentina?
Mi
manca un po’. Qui apprezzo moltissimo i canederli, polenta e “cunel” e
soprattutto i crauti. Quando vengo su faccio scorta di quelli provenienti dalla
val di Gresta e ogni tanto li cucino per i miei amici romani che li apprezzano
molto, specialmente se dentro ci sono le puntine e la “luganega”.
Hai
lasciato qualche amico a Trento?
Molti
degli amici che frequentavo in infanzia ed adolescenza sono rimasti a Trento.
Con alcuni ci sono dei legami più forti e, ogni volta che ritorno, ci
incontriamo per una birra. Poi ci sono i nuovi incontri, le nuove amicizie,
anche favorite dalla musica per cui capita di incontrarsi e scambiare quattro
chiacchiere fra “colleghi” come Glauco Gabrielli dei Vetrozero, Emanuele
Lapiana in arte N.A.N.O, Anansi ed altri ancora oltre ai molti ragazzi e
ragazze appassionati di quest'arte che si incontrano, quando viene sera,
per le strade della città.
Com’è
scattata la decisione di mollare Trento per seguire il tuo sogno artistico?
La
decisione è scattata presto, perché mi sono reso conto che da qui era
difficile iniziare il mio percorso musicale. Alla fine, quando ho cominciato a
scrivere le prime canzoni, vedevo i passi da fare, cioè dovevo cercarmi una
casa discografica e un produttore e qualcuno che mi aiuti a produrre il disco e
a promuoverlo. Qui a Trento non c’erano possibilità, perché non c’era
nessuno che facesse questo. Alla fine l’orientamento era Roma e Milano. A
Milano ci sono più case discografiche, però mi interessava fare anche un
cambiamento. Ho sempre associato quelle che sono state le mie scelte di lavoro e
quelle di passione che sono un binario unico con la vita. Questo mio mestiere
coincide proprio con un percorso di vita e quindi Roma, per me trentino, mi
sembrava più interessante. Difatti quando sono arrivato nella capitale per me
è stato un trauma.
Le
radici trentine hanno influenzato in qualche maniera alla tua musica?
Senza
dubbio. Sicuramente anche perché non puoi scaricare quello che è la tua
formazione, la tua indole. Io ho vissuto quasi 20 anni a Trento e di carattere
sono profondamente trentino, profondamente nordico. Per cui c’è qualcosa
delle mie radici nella parte più intima, nella parte più riflessiva e profonda
della mia musica, di certe canzoni, che è propria di questi luoghi, situati in
mezzo alle montagne. Oltre che questa vicinanza con il nord Europa, con
territori che non hanno niente a che fare con il sud, con il sole del
mediterraneo. E il fascino per quel tipo di atmosfere sicuramente le riconduco
al fatto che sono nato qui.
Qual
è
la tua squadra del cuore, Daniele?
Non
sono mai stato un grande tifoso, Gianfranco. Devo dire che vivendo a Roma, ho
molti amici romanisti. Lì fra le due squadre Roma e Lazio, c’è un attrito
molto forte. Tra le due tendo a simpatizzare per la Roma.
Nella
tua musica lanci qualche messaggio?
Diciamo
che un po’ lo voglio e un po’ mi viene naturale. C’è una parte di me che
vuole condividere quello che penso in positivo. Ogni musicista penso voglia
circondarsi e quindi creare intorno a se un ambiente favorevole a quello che
sono le proprie idee, a quelli che sono i propri credo. C’è chi lo fa non per
politica, ma per carattere, perché ha una voglia dentro di divulgare in una
certa maniera, una voglia di esternare perché ha un carattere più aperto.
Penso a Jovanotti, penso a Ligabue… Vasco Rossi la fatto in maniera diversa,
però Vasco paradossalmente lancia messaggi ma meno da un pulpito, non in senso
negativo, perché lui racconta di sé, delle sue storie e automaticamente
rientra e comunica così. Anche a me piace l’idea, ma non sono un comunicatore
così diretto, però mi sono sempre venuti dei testi in cui, parlando un po’
dell’infanzia, anche con molte metafore e in maniera non diretta, ho
comunicato quelle che erano le mie sensazioni. Poi si è sempre alla ricerca di
punti in comune con gli altri. Questa rete di energie che c’è fra di noi, che
ci collega con tutti nell’universo, tu cerchi sempre di alimentarla, di averne
sempre una conferma. Poi dipende anche dai momenti, perché ogni tanto ti
interroghi su qualcosa, vai più a fondo in un sentimento. Penso a quando ho
scritto “Adesso”, che dicevo delle cose, in particolare nel ritornello, in
cui davo indicazioni che erano quelle che davo a me stesso, dicendo:” Adesso
raccogli ogni momento, riposati un secondo e prenditi il tuo tempo. Adesso
raccogli ogni momento, respira bene a fondo e poi non ci sei più”.
Ma
scrivi prima la musica o il testo?
Il
90 % delle mie canzoni è nata sempre prima la musica. Difatti mi sento più
musicista che autore e cantautore, anche se poi tecnicamente sono un cantautore,
perché scrivo e canto le cose che faccio. In me la musica ha sempre avuto la
parte predominante e lo ha tuttora e penso anche che la musica in se abbia già
un messaggio, anche senza le parole la musica dice già qualcosa. Difatti chi fa
il contrario, spesso la musica magari ha una parte meno importante. Penso a De
André, a Francesco De Gregori che pur hanno avuto delle melodie. Ma lì quello
che importava, in particolare a De Andrè, era il testo, perché la musica,
quella piccola atmosfera, era stata scritta come accompagnamento. O almeno
questo è quello che mi è sembrato. Mentre nel rock e nel pop rock in generale
è la melodia che parla, poi la puoi anche arricchire.
Per un cantautore, quando arriva
l’ispirazione? C’è un momento particolare della giornata?
Non
parlerei di momenti, anche se poi varia dai propri bioritmi. Io ho sperimentato
nel corso di questi anni varie possibilità. Primo ho sempre lavorato molto dal
pomeriggio fino a notte tarda, poi ho provato a lavorare la mattina. Penso che
l’ispirazione, il momento più fertile, arrivi dal pomeriggio in poi e questo
lo dico in modo mio personale. Questa è la mia sensazione, perché la mattina
ci sono cose più pratiche. Però poi in realtà diventa quasi una tecnica
compositiva. Tu l’ispirazione la puoi prendere da un suono. Ti faccio un
esempio… tu sei abituato a suonare sempre la stessa chitarra, ma se un tuo
amico ti presta un’altra chitarra che però ha un suono diverso, già suonando
con quelle corde lì e automaticamente facendo quei due accordi che abitualmente
fai, ti sembra una nuova melodia, capisci? Perché le canzoni sono già scritte,
stanno già lì. Tu devi solo accorgerti che quella può essere una canzone. In
certi momenti quelle due note, quei due accordi ti dicono già qualcosa, se
in certi momenti non ti dicono nulla, è perché tu non riesci a
coglierli.
Quali
sono i tuo hobby quando non pensi alla musica, Daniele?
Le
mie grandi passioni da sempre sono legate alla natura e in particolare al mare,
paradossalmente anche qui nata dalla passione paterna, perché da piccolo mi
portava sul Garda. Lui è sempre stato un sub, inoltre ha fatto lo
skipper, portando in giuro le barche anche per il mondo. Sul lago di Garda
andavamo anche a fare delle regate, la 100 miglia, poi l’estate ci portava al
mare, in Grecia, sull’Adriatico e ci ha fatto fare le vacanze più belle che
ricordo. Facevamo tre mesi estivi vissuti in maniera quasi selvaggia, totalmente
lontani da quello che era il vivere della città. Quindi il mare mi è sempre
rimasto dentro e fino ad alcuni anni fa, facevo molto surf da onda, che ho
imparato un po’ tardi, avevo 25 anni, proprio nel mare di Roma e in giro per
il mondo. Adesso ne faccio poco perché lavorando molto, con gli amici di surf
ci siamo un po’ persi di vista. Altra mia grande passione, anche se
combattuta, ha a che fare con i motori, che sono una cosa che assomiglia quasi
ad un mostro meccanico, però mi affascinano. Sono sempre state una mia grande
passione le moto e le auto da corsa. Adesso che sono abbastanza grande mi
piacerebbe cominciare a fare qualche gara. Ho fatto qualcosa con Telethon,
abbiamo fatto un paio di 24 ore al circuito di Adria, qualche anno fa e mi è
piaciuto moltissimo, inoltre mi sono confrontato con dei piloti professionisti.
Amo molto anche il cinema e se non avessi scelto la musica, forse mi sarei
buttato sul cinema. Poi amo l’arte contemporanea…
Un
tuo cantante preferito?
L’ascolto
della musica leggera per me è iniziata veramente tardi. A 14/15 anni ero preso
da Bach, Mozart, ecc… ho iniziato ad ascoltare le prime cose forse a 17 anni.
I primi ascolti erano questi cantautori folk americani tipo John Denver, Neil
Young, James Taylor poi erano usciti i Nirvana che mi hanno influenzato molto.
Erano quegli anni, che ascoltavo questo tipo di musica e non solo quella
classica. Poi i Beatles, canzoni che ho scoperto tardi. Io a 8 anni facevo parte
del coro dei minipolifonici quando all’epoca c’era Michele Conci e mi
ricordo che in qualche occasione abbiamo cantato qualche pezzo celebre dei
Beatles. Questi ragazzi di Liverpool mi sono rimasti sempre dentro, poi sono
andato a riscoprirli e sono stati poi il
“La” per poi fare la musica che ho iniziato a fare. Anche i cantanti e i
gruppi della metà degli anni 90, tipo gli Oasis, che avevano quelle sonorità
simili, anche se in chiave chiamiamola moderna, ai Beatles. Non ho mai avuto però
un cantante di riferimento, non sono mai stato un fan, non ho mai avuto dei miti
veri e propri. Sono una persona che
ha una ammirazione totale per i grandi talenti, anche sportivi. Mi piacciono
molto i grande talenti singoli, anche negli sport individuali e così nella
musica, come Lennon, McCartney… e figure così, che sono sempre influenzabili
dal segno che lasciano nella storia.
Hai
mai pensato ad un nome d’arte?
Si!
A dire la verità se ne era parlato, cioè di lasciare solo “Groff”. Sai,
Groff è un nome molto forte e sembra un nome d’arte, tant’è che tuttora
tanti mi chiedono se è il mio nome vero. Sui giornali poi, scrivevano il mio
cognome con una sola “f”, cioè Grof. Il mio è un cognome un po’
particolare, specialmente giù a Roma, dove vivo. Lì ci sono dei Croff.
Però nel contempo hai un cognome che è un po’ un marchio.
Come
hai conosciuto la tua compagna, Olimpia?
Noi
ci siamo conosciuti qui a Trento. Lei è nata a Roma, ma la sua famiglia si è
trasferita qui, quando lei aveva 7 anni. Olimpia ha fatto qua il Liceo e le
scuole e noi ci siamo conosciuti addirittura alle scuole Medie, però eravamo in
sezioni diverse e anche lei ha fatto il Conservatorio ed è diplomata in flauto
traverso.
Di
cosa si occupa?
Adesso
si occupa di arte contemporanea. Ha fatto per anni la flautista ed è stata
anche in Francia a seguire
delle specializzazioni, poi in passato si è occupata di cinema e ora appunto
sta nell’arte contemporanea.
Hai
mai dedicato una canzone alla tua compagna?
Una,
in particolare. Forse la prima canzone che io abbia mai scritto. E' rimasta
inedita e s’intitola “Spalle Larghe” e rappresentò un estremo
tentativo per cercare di conquistare le sue attenzioni, con un’esibizione
all'auditorium all’interno del Premio Pavanello.
Lei
è musicista. L’hai mai coinvolta nella stesura delle tue canzoni, nella tua
musica?
Quando
ero da poco diventato cittadino romano, il mio primo produttore, Giancarlo
Lucariello, si “inventò” per noi un progetto intitolato “Groff &
Pan” in cui lei suonava il flauto traverso. Fummo selezionati per l’ultima
fase di accesso a Sanremo ma il nostro duo si dovette infine arrendere alla
concorrenza.
Progetti?
A quando un nuovo Cd?
Sto
lavorando da quasi tre anni ad un progetto internazionale, il mio sogno in
musica da sempre. Ho pronte 5 canzoni e nel corso del 2012 verrà finalmente
alla luce un nuovo album.