Dario Vergassola (comico) Milano 18.7.2002
Intervista di Gianfranco Gramola
Un
attore che si arrabbia per la prepotenza degli ignoranti
Dario
Vergassola nasce il 3 maggio del 1957 a La Spezia. Dopo aver fatto vari lavori
fra cui l'operaio, approda nel mondo dello spettacolo partecipando a
"Professione Comico", la manifestazione diretta da Giorgio Gaber, Nel
'90 prende parte a "Star 90" classificandosi per la finalissima della
trasmissione e nel '91 registra numerosi "TG delle vacanze" per
Canale 5. Nel marzo del '92 vince il Festival di "San Scemo" e l'anno
dopo, sull'onda dell'apprezzamento che le sue canzoni demenziali ottengono,
pubblica il suo primo album "Manovale gentiluomo" pubblicato dalla
Polygram. Dal disco viene estrapolato il divertente brano remix dal titolo
"Non me la danno mai”. Sempre nel '93, grazie alla collaborazione di
Stefano Nosei, nasce lo spettacolo a due "Bimbi belli", portato in
varie piazze d'Italia sempre con notevole apprezzamento di pubblico.
Instancabile, nel '94 è la volta di un altro spettacolo teatrale "La vita
è un lampo" (per la regia di Massimo Martelli), che vede impegnato il
comico spezino in una nuova massacrante tourné, fatta di oltre duecento
repliche. Dopo il sodalizio con Nosei, lo si è visto dunque sul palco con vari
personaggi di spicco fra cui è da segnalare David Riondino
in "Recital per due", e in seguito lo stralunato Diego Parassole e il
mostro sacro Enzo Jannacci. Nel' 95 è
invitato come ospite a Sanremo al "Premio Tenco",
un appuntamento sul palco dell'Ariston che si rinnova ogni anno in occasione del
Premio. Nel '96 è coautore (assieme ad Arnaldo Bagnasco) ed interprete della
trasmissione televisiva "Tenera è la notte" (RAI 2), in onda anche
nel '97. Sempre del '96 è il suo nuovo spettacolo "Comici" e la
partecipazione al film per la TV "Dio vede e provvede" di Enrico
Oldoini. Nel '97 è ospite sempre più ricorrente sul palco del Parioli, un
sodalizio che dura tutt'oggi, mentre, in parallelo, partecipa, in veste di
coautore, alla trasmissione "Facciamo Cabaret" e come ospite a
"Mai dire goal" (Italia 1). All'interno
del suo carnet artistico, però, non manca di collezionare esperienze
cinematografiche, partecipando in veste di protagonista ad un cortometraggio dal
titolo "L'anima di Enrico" di Stefano Saveriano, al film per la TV
"Nuda proprietà" di Enrico Oldoini, al film "Affetti
smarriti" di Luca Manfredi. Nella stagione '97/'98 è stato ospite
ricorrente a "Quelli che il calcio" (Rai Tre), partecipando inoltre
alla seconda serie del film per la TV "Dio vede e provvede" di Enrico
Olodoini ed alla trasmissione radiofonica Radiorisate, in onda su Radio 2. A
novembre del '99 ha pubblicato con la Epic Sony Music il suo nuovo album
"Lunga vita ai pelandroni", tratto dal suo spettacolo di cabaret che
ha girato tra il '99 e 2000, anno in cui fra l'altro ha pubblicato per i tipi
Piemme "Lunga vita ai pelandroni", finito puntualmente nelle alte
vette delle classifiche di vendita. Tutti incentivi che hanno spinto Vergassola
a diventare un appuntamento fisso nell'editoria italiana, se è vero che,
immancabile, nella primavera 2002 ha pubblicato in collaborazione con Marco
Melloni, presso Mondadori "Me la darebbe?" raccolta delle celebri e
scabrose interviste realizzate a Zelig. Fra
le sue esperienze più recenti sono da segnalare il commento per Rai Tre di
tutte le tappe del Giro d'Italia e l'arruolamento fra i protagonisti della nuova
serie TV "Carabinieri". Dal 7 febbraio 2003, inoltre, conduce su
Raidue con Federica Panicucci "Bulldozer" un programma dedicato ai
nuovi comici.
Ha
detto:
-
Credo
che sia il sesso a far ridere: l'ultima volta che mi sono spogliato
davanti
a una, lei mi ha chiesto se era una caccia al tesoro.
-
L'ultima
canna me la sono fatta quando i tedeschi rastrellavano.
-
Ancora oggi, dopo uno spettacolo, ho la sensazione di aver fatto una rapina in
banca: ho sempre paura che mi chiedano di restituire i soldi.
-
Sono ansioso e ogni tanto
depresso e credo di essere il più grande ipocondriaco della storia. Modestia a
parte.
-
Ho
paura della solitudine: se non parlo con qualcuno sto male, mi piace condividere
tutte le mie emozioni.
-
I miei genitori erano poverissimi, io continuo a essere povero e anche i miei
figli lo saranno perché amo mantenere le tradizioni.
Curiosità
- Abita
a Manarola con la moglie e i due figli: Filippo e Caterina.
- Ha
fatto la pubblicità per Smile, di Sanbitter.
- La
forza della sua comicità sono i doppi sensi e la capacità di mettere in
simpatico imbarazzo le persone.
Intervista
Com’è
il tuo rapporto con Roma, Dario?
Il
mio rapporto con Roma è ottimo e abbondante. E’ come quel famoso detto:"Se
ci abitassero i bolognesi sarebbe una bellissima città". Questa però non
l’ho detta io, sia chiaro. E’ una battuta stupida che fanno da tutte le
parti. In realtà ci sarebbe molto da dire su Roma, anche perché è la città
più bella del mondo.
Quando
ci sei venuto la prima volta?
La
prima volta ci sono venuto da ragazzino, perché ero di passaggio. Andavo in
Sardegna. Ci siamo fermati un pomeriggio e venendo da La Spezia, geograficamente
è molto bella ma a livello urbano fa un po’ schifo, vedendo Roma mi è venuto
un colpo. Sembrava un film che vedevamo alla televisione. Tra Milano e Roma,
dico la verità, se dovessi scegliere dove andare ad abitare sceglierei
sicuramente Roma. Sarà banale tutto quello che sto dicendo, però a Roma se ti
prendi un gelato e ti fai tre giri in centro hai fatto la giornata, cioè vale
la pena vivere, capito cosa voglio dire?
Come
trovi i romani?
Con
i romani mi trovo bene ed ho un buon rapporto. Con i romani sei a livello
cabarettistico e c’è sempre un certo disagio, perché i
romani hanno un certo tipo di reazione,
almeno così si raccontava una volta, rispetto ad alcune cose. Mi piacciono
anche del cabaret diverso da quello nordico. Io a Roma ci vengo spesso e
ultimamente sono stato anche da Costanzo, al teatro Parioli, che ha aperto lo
spettacolo a livello nazionale e l’ altra sera sono stato a vedere il Colosseo
e ho notato che il pubblico è identico a quello di Milano, non c’è
differenza e chiaramente bisogna vedere anche cosa offri.
Cosa
provi nel tornare a Roma dopo una lunga assenza?
C’è
una piccola cosa che trovo come mancanza immediata, mi manca un po’ il mare
attaccato, lì a due passi. Io quando parto per venire a Roma, parto dalle
Cinque terre che non è un postaccio, ma
sento la mancanza della città. Sono contento ogni volta che vengo a Roma, anche
se ci vengo per lavorare per cui è importante avere una fidanzata in ogni città,
come i marinai (risata) per far sentire la città migliore. Questo dipende da
come sei fidanzato. Se la romana ti lasca ci stai male, che ti senti ancora
fidanzato ci torni con piacere a Roma, perché
sai che c’è una persona che ti aspetta.
Se
tu avessi la bacchetta magica, cosa faresti per migliorare Roma?
Cambierei
il traffico perché è l’unica cosa che mi sembra imbarazzante, il resto lo
lascerei com’è. Ah! Farei arrivare il mare più vicino e con la tangenziale
farei la scogliera. Si può?
Con la bacchetta magica, si. Dario, a
parte il Parioli c’è qualche altro angolino di Roma che frequenti?
Io
come turista sono abbastanza americano e quando vengo a Roma, se ho un paio di
ore libere, faccio il solito giro turistico. Mi piace molto camminare. C’è
una piazzetta che si chiama S. Ignazio che per me è straordinaria. E’ vicina
al Pantheon, dove c’è la caserma dei carabinieri, quella dell’arte. E’ un
gran bel posto. Una cosa divertente di Roma è che alle volte ti infili in certi
posticini che spalanchi gli occhi da tanta bellezza che trovi davanti. Cazzarola!
Puoi girare dei film in costume talmente sono belli certi angolini, certi posti
che sembrano fuori dal mondo, sembrano dei dipinti, dei quadri.
Come
vivi la Roma by Night?
Mangiando.
Dal punto di vista culinario è eccezionale, rispetto ad altre città, e questo
è importante. E’ veramente l’unico posto al mondo dove mangi bene in quasi
tutte le trattorie e paghi giusto, con dei prezzi accessibili. Questo rispetto a
Milano ha un punto in favore. A Roma ci sono delle piccole trattorie a livello
famigliare, con due tavolini fuori e puoi stare lì fin quando vuoi, a
cazzeggiare. Questo è troppo divertente. Tieni conto che quando vai in versione
diciamo privilegiata come me che faccio teatro e televisione, ecc… mi sembra
bello come vengo trattato. Da disoccupato preferirei abitare a Roma piuttosto
che a Milano.
Com’è
avvenuto il tuo accostamento verso il mondo dello spettacolo?
Ho
iniziato da un esaurimento nervoso dovuto al lavoro. Ho cominciato a
straparlare, a sparare cazzate. Poi sono andato allo Zelig di Milano e poi ho
fatto San Scemo, poi Costanzo Show e via, sono partito per questa nuova
avventura.
Facevi
l’operaio, giusto?
Si!
All’Arsenale militare di La Spezia.
Qual
è stata la tua più gran soddisfazione come artista?
La
prima serata del Maurizio Costanzo Show e poi le interviste a Zelig, però direi
un po’ tutto, perché quando fai una cosa, uno spettacolo lo trovo divertente
e allora mi da soddisfazione. Anche la pubblicità mi sembra carina. Poi Zelig
è andato bene e al Costanzo Show sono delle serate soddisfacenti.
E
la più gran delusione?
E’
la mattina quando mi guardo allo specchio. Mi sogno che sono un bel ragazzo e
poi guardandomi resto deluso.
Rimpianti?
No!
Forse avrei dovuto iniziare prima, per smettere qua, adesso. Così avrei più
tempo per andare a pescare.
Con
il successo sono cambiate le tue amicizie?
No!
E’ stata dura ma ho mantenuto i soliti amici del Bar, della provincia e del
quartiere dove abito, che è l’unica cosa che mi tiene i piedi per terra. Sono
felicemente sposato. Vedo in giro un sacco di belle gnocche, ma tanto il
problema è risolto a monte. Non me la danno quindi “punto”. Non corro
nemmeno il rischio di rovinare la famiglia.
Da
ragazzo cosa sognavi di fare?
Pensavo
di fare stupidaggini. Non sapevo nemmeno io cosa volevo fare da grande, come
tanti ragazzi. Idee confuse, insomma.
Che
rapporto hai con i soldi?
Anti
ligure. Sono ligure ma con i soldi
non lo sembro. Praticamente li butto dalla finestra come se piovesse. Ho le mani
bucate, anzi bucatissime.
E
il tuo rapporto con la Fede?
Con
la Fede ho delle alternanze, conforme i momenti. Sono molto opportuno. Quando
sono depresso, in crisi o sto male allora cerco subito qualcuno che mi dia
conforto. Quando sto bene non cerco nessuno. E’ molto superficiale, lo so. Non
sono credente però ho il massimo rispetto per tutto e per tutti e accetto anche
discussioni notturne, guardando il cielo e le stelle e chiedendomi su quello che
c’è dopo, chi ha fatto le stelle e chi c’è nell’aldilà. Un buon modo di
comunicare su tutto. Ho delle amicizie straordinarie con dei parroci che una
volta pensavo di non avere. Ho passato un periodo politico abbastanza
burrascoso, come tanti, verso il ’70. Un periodo burrascoso della sinistra più
incazzata, poi dopo ho scoperto nella realtà, che evidentemente la politica ha delle teste di cazzo
trasversali, però divisi da muro contro muro. Poi dopo scopri che fra quelli
che conoscevi ci sono anche degli imbecilli, diciamo in generale.
I
tuoi pregi e i tuoi difetti?
Il
pregio è che riesco ad inventarmi al volo delle situazioni. Sono molto
comunicativo, sono ciarliero e ho un umorismo ereditato da una certa spettinità
che a volte aiuta a passare estati intere, quando non hai niente da fare ed è
tutto chiuso, vedi Roma, tanto per capirci. Questa è la cosa che mi fa fare
questo lavoro. Difetti è che sono molto pigro e a volte
non ho voglia di fare una mazza. A volte mi lego certe cose da fare, tipo
il nodo al fazzoletto, e poi non mi ricordo più cosa dovevo fare. Pensa che ho delle cose da fare da anni e mi tornano in mente solo
adesso. Infine ho un carattere più
da ligure – montanaro che da cittadino.
Il
tuo tallone d’Achille?
Il
mio punto debole è mettersi a lavorare intorno ad un tavolo e leggere
i copioni. Non lo sopporto. Dal punto di vista lavorativo non ce la farò
mai. Devo fare cose che non sembra che siano per lavoro. Io sarei un ottimo
creativo, sai Gianfranco?
I
tuoi hobby?
Pesca
e mare, mare e pesca. Andare in mare, nuotare, andare in barca e pescare.
Un
tuo sogno nel cassetto?
Trovare
i pigiami (risata). E’ che ho talmente tanti sogni che non riesco nemmeno a
trovare i miei pigiami nel cassetto.
E
un ragazzo volesse intraprendere la carriera artistica, che consigli gli
daresti?
Di
farlo come un secondo lavoro, di non farlo mai si getto, perché non deve
impostare la propria vita così, sui questo lavoro. Uno se ha la possibilità di
essere un figlio d’arte, lo
faccia pure, ma se uno deve fare sacrifici enormi, se ci riesce, si trovi un bel
lavoretto che da la serenità e poi di giorno o di notte faccia questo secondo
lavoro, cioè l’artista.
Progetti,
Dario?
Innanzitutto
questo libro che si chiama “Me la daresti?”, che sono le interviste alle
belle gnocche e poi ricomincio la serie di Carabinieri, dove faccio il barista e
infine teatro con l’amico David Riondino.