Debora Villa (attrice)
Milano 29.2.2020
Intervista di Gianfranco Gramola
Oltre
a recitare una cosa che mi appassiona nella vita è fare la mamma, nel senso che
a me piace organizzare i pigiama party, le feste a sorpresa e cose così.
Attualmente è in tournée con lo spettacolo Gli
uomini vengono da Marte le donne da Venere tratto dal bestseller di John
Gray.
Nata a Pioltello
(Mi) il 13 aprile 1969, si forma negli anni tra il 1993 e il 1996
frequentando la scuola di teatro “Quelli di Grock” e successivamente
il laboratorio per attori tenuto da Raul Manso. Integra poi lo studio sul corpo
con seminari di mimo-danza con Hal Yamanouchi e Marcel Marceau e di danza con
Maria Consagra; completando con studi sul canto con Germana Giannini e Daniela
Panetta. Continua il suo percorso formativo diventando allieva dal 2018 nella
Master Class italiana di John Strasberg. L'attrice e comica Debora lavora da
quasi vent'anni per la televisione, la radio il cinema e il teatro, alternando
ruoli comici o di conduttrice brillante, a ruoli seri d'attrice in fiction tv e
spettacoli teatrali. Camera Cafè, le
Iene, Così fan tutte, Zelig, Colorado, Pechino Express, Glob, Lilit, Benvenuti
a Tavola, I Cesaroni, Matrimoni e altre follie, Alex & Co sono solo alcuni
dei lavori ai quali Debora ha partecipato nel corso degli anni. L'attrice ha
inoltre lavorato con artisti del calibro di Paolo Rossi, Diego Abatantuono,
Massimo Boldi, Biagio Izzo, Paolo Conticini, Aldo Giovanni e Giacomo, Ricky
Tognazzi, Stefania Sandrelli, Elena Sofia Ricci, Fabrizio Bentivoglio, Antonio
Catania, Lorenza Indovina, Claudio Amendola, Enrico Bertolino, Nancy Brilli,
Massimo Ghini, Giuseppe Esposito, Simone Colombari. Nel 1997 fonda con
l'Associazione Culturale "Società per Artisti" la scuola di Teatro a
Saronno. Da allora continua ad insegnare attraverso Stage e Seminari rivolti a
persone di ogni età. L'amore di Debora per il palco la portano ad essere
un'insegnante appassionata dalla coinvolgente personalità capace di esaltare le
qualità attorali e le caratteristiche espressive originali di ogni allievo.
Questa capacità empatica, unita alla tecnica e all'esperienza portano Debora a
collaborare con Aziende su temi importanti come la Diversity, il Public Speaking,
il Team building, Acting Coach: dal 2010 infatti si occupa di applicazione
teatrale nella formazione aziendale. In continua evoluzione Debora, maestra di
improvvisazione, all'attivo ha 6 Spettacoli-Laboratorio: formula innovativa di
show che accorpa la scrittura di uno spettacolo strutturato all'arte
dell'improvvisazione. Il coinvolgimento del pubblico come parte integrante dello
spettacolo rendono le sue serate uniche. Attualmente è in tournée con lo
spettacolo Gli uomini vengono da Marte le
donne da Venere tratto dal bestseller di John Gray.
Intervista
“Gli uomini vengono da Marte, le
donne da Venere”. Praticamente un monologo sulle differenze fra uomo e donna.
Qualche esempio?
Bisogna fare prima un discorsino. Lo
spettacolo sottolinea le diversità di genere ed è tratto dal libro di John
Gray e l’hanno poi portato in teatro altri colleghi, dalla Francia ma anche in
Italia con Paolo Migone. Dopo di che io ho sentito un pochino l’esigenza di
fare un punto di vista femminile, ma le direttive le ha date John Gray, nel
senso che i titoli li ha dati questo psicoterapeuta che con autorevolezza ha
scritto tantissimi libri sulla coppia. Come esempio l’uomo è sequenziale, la
donna è multifunzionale. Lui è razionale, lei è emozionale. Lui ha bisogno di
fiducia, lei di attenzioni, lei ha bisogno di comprensione, ecc … Lui dice che
siamo diversi e non ci capiamo, perché? Ti faccio un esempio di lui che ha
bisogno di fiducia e lei di attenzioni. Da che mondo è mondo quando l’uomo
parte per un viaggio, per l’uomo è l’avventura, la conquista, è quando lui
mette in campo tutto se stesso, tutta la sua virilità e la sua capacità di
cavarsela in ogni frangente. Anticamente andava alla conquista, oggi magari va a
cercare un contratto di lavoro. Quando lui parte tutto carico, pieno di
mascolina virilità e dietro ci siamo noi donne che gli diamo le attenzioni e
allora gli diciamo: “ Hai preso le mutandine? Ti sei ricordato la pancerina? E
il biglietto dell’aereo l’hai preso?”. E lui vive tutte queste attenzioni,
che per noi donne è una manifestazione affettuosa, come una rottura di scatole
infinita. Al contrario, dice Gray, quando invece è la donna che parte, ha
bisogno di attenzioni e gli diamo attenzioni, noi
abbiamo bisogno di fiducia e gli diamo fiducia. Quindi lui è già bello lì,
sdraiato, sul divano, rutto libero e dice: “Si, vai pure, ci vediamo fra tre
giorni”, e noi ci rimaniamo malissimo, perché per noi è come se ci stesse
cacciando fuori di casa. Gray dice che lui fa così perché ci sta dando il suo
amore in questo modo, non è che ci sta trattando male.
Le donne non è che vogliono soffocarvi, ma vogliono semplicemente darvi
quello di cui loro pensano voi abbiate bisogno.
E allora dopo tutte queste incomprensioni che poi portano a litigate
furibonde fra l’uno e l’altra, alla fine basta semplicemente capirsi, sapere
esattamente che lui o lei ci sta facendo questa cosa per amore e per
atteggiamento di genere e quindi tutto scivola in secondo piano. A questo punto
sei tranquillo, sereno e capisci che il suo è un gesto d’amore e questo vale
sia per l’uomo che per la donna. Poi tutto finisce in una risata.
Poi in tournée. Le date in Lombardia sono
state annullate per via del corona virus?
Per il momento a me non è saltata nessuna
data. Comunque sarò a Roma, in Lombardia e poi in giro per l’Italia.
Mi racconti com’è nata la tua
passione per la recitazione?
Fin da piccolina, con gli amichetti,
allestivamo dei teatrini con delle coperte che rubavamo a casa e poi
costringevamo i genitori e i nonni a vedere i nostri spettacoli che erano
agghiaccianti. Offrivamo merenda e spettacolo, quindi eravamo già
all’avanguardia. Da lì mi è sempre piaciuto recitare. Ho iniziato a fare
teatro nel mio paese, a Pioltello, in provincia di Milano, che era un paese
devastato per tanti motivi e c’era questo gruppo di ragazzi che invece avevano
voglia di fare qualcosa di diverso. Erano degli spettacoli agghiaccianti, però
noi eravamo contenti e felici.
Ma i tuoi genitori che futuro speravano
per te?
Non ne ho la più pallida idea. Non avevano
aspettative e quindi sono stata lasciata tranquilla
a pensare, fare e decidere di testa mia.
Fra colleghe hai trovato più rivalità
o complicità?
Assolutamente complicità. Non ho mai avuto
colleghe competitive. Sono sempre andata d’accordo con tutti e tutte, anche
con attrici del calibro di Nancy Brilli, con cui ho avuto la fortuna di
lavorare. O con Elena Sofia Ricci, con Christiane Filingeri o con
Barbara Tabita.
Prima
di entrare in scena hai un rito scaramantico?
No,
sinceramente no. Mi piace salire sul palco un po’ prima e ascoltare il brusio
del pubblico, che mi da un po’ di adrenalina.
Hai
mai pensato ad un nome d’arte?
No.
Anche perché non saprei che tipo di nome avrei potuto inventarmi. Va bene il
mio.
Quali
sono le tue ambizioni?
Intanto
fare quello che faccio mi piace, perché già ho raggiunto dei bellissimi
risultati e dei traguardi personali molto belli. Mi piacerebbe fare delle
fiction, perché mi piace molto recitare anche a livello cinematografico.
Hai
fatto film, teatro, cinema e radio. In quali di questi ambienti pensi di dare il
meglio di te e ti senti più a tuo agio?
Sul
live, nei monologhi con il pubblico davanti, che è esattamente quello che sto
facendo in questo periodo, in tournée. Anche la radio mi piace molto, però il
teatro, con il pubblico davanti, è la mia prima forma di espressione, ossia
quello che mi appaga maggiormente.
Prima
di dedicarti alla recitazione, hai fatto altri lavori?
Ho
fatto di tutto, Gianfranco. La commessa, la babysitter, l’assistente alla
poltrona del dentista, la commessa e
la segretaria.
Hai
pubblicato il libro “Amo un bastardo”. A chi l’hai dedicato?
In
realtà volevo fare un libro comico autobiografico, in cui volevo parlare di una
donna in un ruolo appunto
comico, che veniva rapita dagli alieni, che le chiedevano spiegazioni di come
andava la terra e lei spiegava agli alieni la situazione
del pianeta terra, sulle cose che non funzionavano, sulla malasanità,
ecc … Questo libri, questo racconto,
diventava una scusa per fare una satira sociale, però sempre con leggerezza.
Io sono sempre stata leggera nelle mie performance. In realtà
l’editore voleva un libro da donna per le donne. Quindi è riuscito a
veicolare tutto il libro sul fatto di farmi scrivere una storia strappalacrime
in cui lui la tradisce, poi lei lo perdona e rimane incinta. Ma a me
sinceramente “non me poteva fregarmene de meno”. Se devo essere sincera sono
stata un po’ obbligata a scrivere ‘sta cosa, perché era quello che ci si
aspetta dalle donne. Quindi sono stata obbligata anche a scrivere il lieto fine.
Non mi appartiene, ma siccome era il momento del post partum, mi hanno un po’
manipolato e quindi non ero totalmente lucida. Mi hanno detto: “E’ il primo
libro, facciamolo come ce lo chiedono”. Però in realtà non è da me trattare
così male gli uomini.
A
parte recitare, cosa ti appassiona nella vita?
Fare
la mamma, nel senso che a me piace organizzare i pigiama party, le feste a
sorpresa e cose così. Io ho un piccolo giardinetto e ogni tanto tiro fuori la
piscina gonfiabile e ci faccio giocare mio figlio.
Qual
è la chiave del tuo successo?
Io
non ho nessun segreto, nel senso che faccio cose
che mi piace fare e sono contenta di farle. Quindi se mi piace fare una cosa, la
faccio. Quindi tante cose non le faccio perché non sono idonee a me, sono un
po’ selettiva in questo. Io non voglio vincere, mi voglio realizzare e mi sono
realizzata.
Oltre
al talento quanto conta la fortuna nel tuo lavoro?
Tantissimo,
Gianfranco. Devo tutto alla fortuna di aver incontrato Paolo Rossi, perché è
stato lui che è venuto a cercarci. Lui nel 1998 voleva fare una trasmissione e
andava nei centri sociali, nei giardini dell’hinterland, quello proprio
underground, dove c’erano i cabarettisti che nessuno filava, per venire a
prendere la verità, perché lui è uno underground. E lui mi preso e ho fatto
la trasmissione grazie a Paolo.
Se
ti dico Roma, cosa mi dici?
Che
meraviglia. Io sono innamorata di Roma e c’ho vissuto tanto con mio figlio,
perché facevo fiction. Amo Roma, anzi la stra-amo. Io stavo in zona Prati e
devo dire che lì mi trovavo come se fossi a casa mia. Ogni volta che passo da
quelle parti mi viene una nostalgia.
Quindi se dico Roma, dico casa.
La
cucina romana ti ha conquistata?
(risata)
Questo dovremmo chiederlo a tutte le trattorie romane, perché mi conoscono
tutti. Mi piace mangiare bene e a Roma si mangia bene ovunque.
C’è
un posto che frequenti?
A
me piace molto “Feliziani” che è un panificio in via Candia. Ora ha aperto
anche una enoteca e ristorante e si mangia da Dio.
Sono
più spiritosi i romani o i milanesi?
I
romani di sicuro. Il milanese ha un umorismo un po’ bieco, un po’ da
milanese imbruttito. Il romano anche quando ti insulta ti fa ridere. A Milano se
vai piano in macchina, diventano tutti isterici. A Roma invece ti dicono: “Ao’,
vai a fa ‘na vacanza?”. Ti fanno
morire dal ridere. Hanno delle battute cinematografiche e pensi di stare in un
film di Alberto Sordi.
Sei
a Roma in teatro, al Brancaccio …
Sono
molto emozionata a venire al teatro Brancaccio. Per me è la prima volta e ci
vengo veramente con tutto il rispetto che merita, perché è un teatro
prestigioso, perché il romano è un pubblico che sa di cinema, sa di teatro
perché ha una tradizione profondissima e quindi è un onore per me poterci
venire.
Oltre
al quartiere Prati, c’è qualche angolo di Roma che ami particolarmente?
Quando
vengo a Roma io vado sempre a farmi un giro a San Pietro, vedere er cupolone, il
colonnato, sedermi sui gradini, osservare la piazza piena di turisti e fedeli
… è un momento di serenità, di pace.
Tradiresti
Milano per vivere a Roma?
Si,
ma senza tradire Milano, perché io Milano la amo tantissimo, però a Roma ci
verrei molto volentieri a vivere. Assolutamente.