Don Backy (cantante) Roma 21. 10. 2002
Intervista di Gianfranco Gramola
Nessun
rimpianto, ma con il sogno di realizzare i propri progetti
Don
Backy, nome d’arte di Aldo Caponi, è nato a Santa Croce sull'Arno
(Pisa) il 21 agosto del 1939. Passa l’infanzia a Castellammare di
Stabia ed
è quando torna a S. Croce sull'Arno, nel 1955, che esplode la sua grande
passione per il rock'n'roll. A spingerlo a intraprendere la carriera
musicale è la visione del film Senza tregua il rock'n'roll, con Bill
Haley. Il suo primo gruppo è quello dei Kiss, ma la prima occasione di
mettersi in evidenza si presenta grazie a Mario Riva che gli fa ottenere
un
servizio sul settimanale Il musichiere. Nell'estate del 1961 debutta come
professionista con il nome d'arte di Agaton, accompagnato dal gruppo
dei Delfini che subito dopo diventa gli Apaches. La svolta avviene nel
settembre dello stesso anno quando scrive La storia di Frankie Ballan. La
canzone fa il giro degli ambienti musicali, arrivando ad Adriano
Celentano che decide di chiamarlo. Aldo Caponi diventa Don Backy. Per il cantautore è in arrivo una serie di successi: Fuggiasco (1962),
L'ombra nel sole (1962), Ho rimasto (1963), Voglio dormire (1964), L'amore
(1965), Cara (1965), Serenata (1966), L'immensità (1967), Poesia (1967). Don
Backy partecipa al Festival di Sanremo del 1967 con L'immensità; nello stesso
anno a quello di Napoli con un brano di Ettore Lombardi E facimmoce 'a croce.
Poi ancora al Festival con due brani: Canzone interpretata da Adriano Celentano
e Milva, e Casa bianca, interpretata da Ornella Vanoni e Marisa Sannia. Sempre
nel 1968 Don Backy fonda una sua etichetta, la Amico, con la quale pubblica i
successi del Festival. Nel frattempo continua la fortunata attività di attore
iniziata nei primi anni Sessanta: nel 1967 è ne I sette fratelli Cervi di
Gianni Puccini. Poi interpreta Banditi a Milano di Carlo Lizzani e lavora nel
Satyricon di Gigi Polidoro e in Barbagia di Carlo Lizzani.
Lasciata
l'etichetta, incide per la Cgd (Bianchi cristalli sereni, ottava al Festival di
Sanremo del 1971 e Fantasia), con la Rare, la Love, la Rca (Io per te, 1973;
Amore non amore, 1974). Nel corso degli anni Settanta realizza Sognando, una
commedia musicale basata su fumetti e musica da lui ideati, andata in onda su
RaiDue nel 1978. Cura anche colonne sonore (Barbagia, Quarta parte e Una cavalla
tutta nuda), pubblica L'artista (1979), romanzi e scritti vari (Io che miro il
mondo, 1967, Cielo O'Connor & Franz il guercio soci a Parigi, 1970,
Radiografia ad un pupazzo di neve, (1973),
dipinge centinaia di quadri. Nel decennio successivo, oltre a comporre la sigla
di Domenica in 1981, Importa niente, si dedica a concerti e recital, in cui
rispuntano le sue antiche passioni: il rock'n'roll e la canzone demenziale e
ironica. I due album - Otto belle signore e Finalmente - rappresentano una summa
della sua musica.
Ha
detto:
-
Gianni
Morandi è un miracolato, è sempre stato appoggiato dalla sinistra. Quando andò
in disgrazia, poi, si mobilitarono: telefilm a puntate, la tournée con Dalla. E
poi la Nazionale cantanti: la inventai io, ma lui e Mogol mi rubarono l’idea
senza chiamarmi.
-
Sul
mio sito un ragazzo si lamentava per non aver ricevuto risposta a una e - mail
inviata a un cantante, mentre – sorpresa - da Don Backy (quell’antipatico) invece si.
-
Oggi
si ragiona solo in termini di “soldi tanti e subito”.
Curiosità
- Per
contattare l’artista: Ciliegia
Bianca, sas. via
Cassia 791 - 00189 Roma
-
Nel
2006 tiene una serie di lezioni sulla musica per il progetto universitario Rai
Nettuno, l'università a distanza.
-
E’ autore della prefazione del libro del giornalista e scrittore Gian
Carlo Padula (www.giancarlopadula.it), dal titolo: "Dio non è morto,
l'altro volto di Francesco Guccini".
- Oltre
a cantare e suonare è anche scrittore, fumettista e attore.
-
Nel marzo del 1962 entra a far parte, con il nome di Don Backy, del gruppo
composto da: Adriano Celentano, Rocky Gianco e Guidone. E’ nato il Clan.
-
L’ 11
aprile del 2005, la laureanda in scienze della comunicazione Daniela Setta, ha
presentato la tesi: "Biografia di Don Backy".
Intervista
E’ nella sua abitazione dalle parti del
Parco di Veio, praticamente sta in campagna e quindi in mezzo alla natura e al
verde.
Come
ricordi la tua prima volta a Roma?
Sai,
Gianfranco, io sono toscano. La prima volta che sono venuto a Roma è stata nel
1960 e ci sono venuto per incidere un disco. Avevo scritto a questa casa
discografica che si faceva pagare un tot. ad incisione ed io pagai le 100.000
lire e feci il mio primo disco. L’impatto con Roma ovviamente per un ragazzo
provinciale come me, che arrivava da Pisa e si ritrovava in questa città che
era molto più bella e meravigliosa di adesso, è stato splendido.
Pertanto io e i ragazzi del mio gruppo eravamo ammutoliti da così tanta
bellezza e questa città ci metteva un po’ di soggezione.. Roma, la Capitale
d’Italia. La prima volta che ci sono venuto è stato anche per una cosa molto
importante per me e quindi è stata una gioia. Davanti a Roma siamo restati a
bocca aperta.
Adesso
abiti a Roma. Quindi ne sei innamorato, vero?
Ti
dico solo una cosa: ci abito da 30 anni. Però adesso non ho un buon rapporto,
perché abito un po’ decentrato. Sto qui al Parco di Veio, praticamente sto in
campagna. Non ho un buon rapporto e poi sono passati gli anni per cui non esco
spesso per andare nei ristoranti.
Mi sono un po’ auto–calmato. Devo dire che Roma è una città che non
riconosco più, è cambiata tanto e secondo me in peggio. E’ caotica,
distratta, disinteressata. Ovviamente la città di per sé è quella che è ed
io parlo della comunità, dei suoi abitanti. Non è più quella di prima.
Cosa
provi nel tornare a Roma dopo una assenza?
E’
difficile che manchi tanto da Roma. Non ho periodi lunghi in cui possa mancare
da Roma. Sto sempre qui e mi trovo molto bene fra le mie quattro mura. Quando
vado in giro per lavoro mando al massimo 4-5 giorni e nel tornare a casa non
provo nessuna emozione se non quello do tornare a casa. Tutto qui.
E’ difficile che manchi da casa per mesi e non accetterei assenze così
lunghe e neanche delle tournee. Non mi interessano più.
C’è
un angolo di Roma a cui sei particolarmente affezionato?
No!
Negli anni ’60 con il mio gruppo
stavamo a Milano e venivamo a Roma alla RCA e come alloggio eravamo in un
albergo ai Parioli, in via Sciacci e lì ricordo che ci sembrava di stare in un’ isola felice. Quella era la
nostra zona preferita. Avevamo il nostro ristorante preferito che era Il
Caminetto, il cinema era lì vicino, ecc…
Quella era la zona che ci piaceva molto, anche perché andavamo in giro
molto poco, se non per raggiungere la casa discografica per incidere o per
andare al cinema. Quindi quello era il nostro quartiere di riferimento, quello
che ci piaceva di più. Adesso tornandoci non provo più quella passione, anzi
provo fastidioso tutto questo caos.
Anni
fa hai fatto una protesta mettendoti nudo davanti al Colosseo, vero?
Si!
Il motivo è lo stesso per cui Gianni Morandi, tempo fa, ad “Uno di noi”
s’è messo in mutande, in diretta. L’ha fatto, dice lui, per sottolineare
che per avere audience bisogna fare delle cose eclatanti o clamorose, altrimenti
il pubblico ti abbandona. Io feci la stessa cosa qualche anno prima (1997) e
certamente io, non avendo gli appoggi che ha moranti, sono passato per quello che in maniera patetica ha fatto
parlare di sé. In realtà la mia era una protesta molto articolata e anche ben
definita dal momento che avevo scritto a tutti i direttori dei quotidiani più
importanti, avevo scritto al Procuratore della Repubblica di Roma, avevo scritto
ai Direttori delle reti Rai e avevo preannunciato questa mia protesta. Quindi
era un fatto piuttosto eclatante che dovevo fare proprio per sottolineare che
per avere un po’ più di visibilità, certi artisti o si mettono nudi, che era
certamente un paradosso, o non se ne parla più per quanto possano essere bravi
artisticamente. Oggi l’ha fatto Moranti e ne parlano tutti i giornali.
Per
un uomo di spettacolo cos’è Roma?
Certo
è importante Roma per un uomo di spettacolo, anche se Milano per la discografia
è molto più importante di Roma. Poi non è che una città fa brillare di più
o di meno un’artista. E’ chiaro che per il teatro e
per il cinema Roma rappresenta qualcosa di determinante. Ma non è che
Roma sia più ispiratrice di Milano. Io ho abitato a Milano per 10 anni e devo
dire che ho ancora una grande nostalgia, nonostante
siano 30 anni che vivo a Roma.
Il
tuo vero nome è Aldo Caponi, però agli inizi usavi il nome d’arte Agaton e
poi Don Backy. Qual è l’origine di questi nomi?
E’ una lunga storia. Tra l’altro io
c’ho scritto su un libro per raccontare tutti questi particolari che si
intitolava:” C’era una volta il Clan”. Diciamo che a quei tempi si usavano
molto i nomi d’arte e io ho scelto Don Backy, mentre l’altro, Agaton,
era un soprannome.
Cantante, pittore, attore, scrittore. Ma
quale di queste professioni ti ha dato più soddisfazione?
Sicuramente
il cantante, l’autore di canzoni. Le altre non le chiamo professioni, diciamo
hobby, perché le faccio con questo spirito.
Quanto
cinema hai fatto?
Ho
fatto molti film e ho lavorato in una piccola parte anche in un film con il
grande Totò. Ho fatto, come attore, esattamente 23 film fra cui
Banditi a Milano, Barbagia e Satirycon.
Hai
conosciuto Totò. Una grande emozione, vero?
Si!
l’ho conosciuto in quel film, in occasione di quella scena in cui io e Adriano
Celentano, vestiti da fraticelli, cantavamo in una locanda e nel mezzo della
canzone arriva lui vestito da frate. L’effetto puoi immaginarlo, Gianfranco.
Avevo 25 anni e trovarmi davanti a Totò fu il massimo. Ho scritto anche una
canzone dal titolo “Totò” che fa parte del CD che uscirà fra poco e che si
intitola proprio come una frase di Totò:” Signori si nasce e io nacqui”.
La
cosa più cattiva che hanno detto su di te?
Sono
talmente tante che non me le ricordo tutte. Ci verrebbe un libro.
La
tua più grande delusione?
Non
lo so… Forse alcune delle mie canzoni a cui avevo destinato un destino più
importante, invece non sono state capite più di tanto. Canzoni come Fantasia
o Frasi d’amore che l’hanno scoperta solo adesso perché l’hanno
inserita dentro il film di Soldini:” Pane e tulipani”. Solo adesso
hanno capito quant’è bella. Pensa Gianfranco che quella canzone è del 1969.
Hai
dei rimpianti Aldo?
No!
No, rimpianti, no. Assolutamente.
Un
tuo sogno nel cassetto?
Non
ce n’è uno solo di cassetti. Sono ancora in piena attività agonistica e
quindi ho tempo per realizzarli. Ma non solo il tempo ma se non altro ho un
po’ di illusione di poterli realizzare.
Quindi lavorerò con la stessa lena di quando avevo 18 anni, con la stessa
carica.
Progetti?
C’è
questo CD a cui sto lavorando e poi c’è un fumetto che esce fra poco,
che si chiama “Clanyricon” e che racconta a fumetti la storia del
Clan di quel periodo.